Noi, ora.

Volti

Voci senza corpo e corpi senza voce: alcun contatto ad unirci se non il ricordo di quel che fummo.

E ti capita di pensare

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E ti capita di pensare alla tua inutilità di fronte ad un problema, ad un punto, ad un rifiuto, ad un silenzio. E ti capita di pensare a come essere vicino essendo lontano per distanza,. per impossibilità, per richiesta. E ti capita di pensare a come un messaggio può portare un sorriso, può portare un pensiero, può ancora fare riflettere. E ti capita di pensare che essere “fratelli” è con-dividere, è con-patire è con-prendere. E ti capita di pensare che a volte puoi solo pensare, pregare, sperare, a chi e con chi senti vicino, nella distanza. E allora uniamoli questi pensieri, il pensare “bene”, il pensare “positivo” può solo portare al bene, al positivo. Smettiamola di avere paura a dire “ci sono”, conta su di me, ti sono vicino, ti sono amico, ti sono fratello. Smettiamola anche, però, di aver paura a tendere la mano per dare ma soprattutto per chiedere, di sentirci in difetto a domandare aiuto, di aver paura a farci vedere deboli. Siamo uomini, siamo amici, siamo fratelli… Niente grazie, niente prego….insieme per quanto possibile, per quanto possiamo, per quello che siamo….

Aspettando la luce

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Buio dentroe fuori,affrontando malesserie paured’un tempo sospesotra l’angoscia e la speranza,aspettando l’albrad’una nuovarinascita

Spreco

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Stanco di pensieri perennemente in testa libero sogni in alito di noia sprecando energie in un giorno non vissuto

Pensieri di una domenica di (forse) fine quarantena

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Nel silenzioso isolamento, si susseguono diversamente uguali i giorni di questa quarantena.Routine spezzate, vite sospese.Tempo scandito solo dall’alternanza del giorno e della notte, finestre vere e virtuali i soli contatti col mondo.Case diventate prigioni e stanze come celle.Messi in scacco da ciò che ci è ignoto, bramiamo il ritorno a ciò che pensavamo fosse la normalità, nascondendo la paura di aver ancora paura di essere contagiati.Indecisi se essere leoni o pecore lasciamo che parole di altri diventino le nostre, annullando ancora di più quel che siamo.Siamo passati dal non avere tempo ad averne troppo, rimanendo schiacciati dalla sabbia che scende inesorabile dalla clessidra chiamata vita.Troppo presuntuosi nell’ammettere che ci manca un abbraccio, bramiamo una ripartenza che comunque ci terrà ancora lontani.Incapaci dal riconoscerci fragili, ripariamo le nostre inutili armature verso un nemico invisibile che ci porta a scontrarci tra di noi invece che ad unirci.In una società del tutto e subito, siamo costretti ad aspettare un vaccino senza accorgersi che l’isolamento lo avevano già prima quando come formiche non collaborative brulicavano aria, suolo e sottosuolo di questo nostro mondo che, forse, ci ha voluto solo avvisare della sua presenza.Prima o poi torneremo alle nostre vite più o meno uguali a prima, torneremo a correre, a muoverci, a litigare per un posto in fila, a suonare clacson e a rimandarci a quel paese….quasi come se tutto questo non fosse mai esistito o come una brutta esperienza da raccontare si nipoti….Spero solo che non sia stato tutto vano, che non sia proprio così. Spero che ci ricorderemo di quel mancante abbraccio, comprendendo che siamo parte di un tutto e non il tutto di una parte.

5na

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E così, dalla sera alla mattina, ti ritrovi in quarantena, o meglio nel mio caso, in cinquena… Il 9 marzo scorso sono venuto a contatto (sono stato nello stesso ambiente) con una persona che da 2 giorni è in ospedale risultando positiva. Positivo… Che strana parola… Consideriamo sempre l’accezione migliore del termine ma questa volta, scusate il gioco di parole, non c’è nulla di positivo in questo “verdetto”. Eppure qualcosa di positivo, come già detto precedentemente, voglio trovarlo in questa situazione (tralasciando le paure che aumentano ad ogni colpo di tosse o respiro lungo, o pensando a chi ti è vicino)….Potrei ritirare fuori la chitarra o finire quel libro, o vedere quella serie TV che avevo abbandonato, o dare una mano a quel gruppo online, o semplicemente dormire e riposare…. Ma quanto è difficile se la tua testa “gira” senza darti retta… No, io voglio sorridere e pensare a questi 5 giorni, con ancora maggiori restrizioni, come ad un’opportunità per progettare il disegno di ciò che sarò nel momento in cui potrò (potremo) riapririre la porta di casa e dell’anima.

E ti capita di aspettare….

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E ti capita di aspettare un gesto, una parola. E ti capita di aspettare un abbraccio, un bacio, un sorriso. E ti capita di aspettare che qualcuno si ricordi, che qualcuno TI ricordi. E ti capita di aspettare di voler aspettare, perché sei stanco di correre e rincorrere, di gettare semi aspettando che almeno cresca l’erba cattiva; sei stanco di mendicare qualcosa che probabilmente non ci sarà mai, non ci sarà più, forse non c’è mai stata. E allora… E allora ad un certo punto smetti di aspettare, giri pagina, attraversi il ponte, più semplicemente metti una nuova pezza alla corazza che hai attorno al cuore, chiudi il lucchetto e butti la chiave…  

Silenzi e parole

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Ci son silenzi che assordano e altri che urlano, silenzi che non ti spieghi ed altri che ti aspetti, silenzi da paura, silenzi da rifiuto. Silenzi… ricercati nel caos, non voluti nel bisogno…quando una parola, quella parola, di quella persona o detta in un determinato modo ti cambierebbe non solo la giornata ma magari “la vita”. Una mail, un messaggio, un “EHI…CI SONO”, un “HAI BISOGNO?” Un “CHIAMAMI A QUALSIASI ORA” possono rappresentare il tesoro più grande. E poi ci sono le attese, spesso disilluse…quando, come diceva Confucio, la mano che cerchi nel momento del bisogno è solo quella che trovi alla fine del tuo braccio…. E continui ad illuderti… aspettando QUEL GESTO e QUELLA PAROLA… che non arriva da chi ti aspetti ma da chi magari avevi tu dimenticato… e se felice…e triste… euforico…e “depresso”. Ecco… il poter delle parole…perché la stessa cosa detta da chi “non ti aspetti” non ha lo stesso potere di quella uguale che avrebbe potuto dirti “chi ti aspetti”? Perché non sappiamo gioire di quello che c’è e cerchiamo, vogliamo sempre “altro” o…da qualcun altro? E allora: “Vivi ogni giorno come se fosse ogni giorno. Né il primo né l’ultimo. L’unico.”. Pablo Neruda

Quel senso di inquietudine

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E poi ti assale quel senso di inquietudine: umore grigio come il cielo di questa giornata d’ottobre e anima umida come nebbiolina leggera. Impotente di fronte a scelte incomprensibili resti tra l’accettare, l’incazzarti, l’andartene o l’attendere. Stanco di parole al vento e di promesse non mantenute per paura od orgoglio. Stanco d’attendere un “proviamoci” al posto di un forse. Stanco di pensare per due, trovandosi di fronte ad un uno. Chiaro il percorso nella mente, chiaro l’obiettivo e le eventuali rinunce, oscuro il capire se quanto credi è recepito da chi non dovrebbe nemmeno chiederti le priorità. Ed una malinconia s’insinua nelle vene… lasciandoti come dopo un pianto senza lacrime

Pensieri di prima mattina

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Passano diversamente uguali questi ultimi giorni, scanditi da notizie e da orari, da sorrisi e affaticamenti. Si perdono le date e i riferimenti, cercando la luce in fondo al tunnel, avvicinandosi ad essa, con la paura di ostacoli imprevisti. Preghiera, fede, comunione, bene comune, speranza, pensieri positivi, dita incrociate… attendendo una data, un pronunciarsi che arriverà quando non te lo aspetti. Lotto, lotta, lottiamo ogni momento…piú dura è la prova, piú grande sará la gioia una volta superata.

Nel momento del bisogno…

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E’ proprio nel momento del bisogno che scopri parecchie cose… Porte che avresti pensato sprangate che “miracolosamente” si aprono, porte che credevi aperte che “inspiegabilmente” rimangono chiuse. Voci lontane che sentivi vicine che tacciono, voci vicine che sentivi lontane che gridano. Persone con cui non prenderesti nemmeno un caffè che “ti offrono il pranzo, persone da cui ti aspetteresti “anche il letto” che nemmeno ti passano lo zucchero. Ed è così, è la vita… Forse c’è chi non vuole interferire col tuo dolore e chi poi interviene troppo; forse c’è chi “nemmeno due righe” perchè non “si vuole esporre”; forse c’è chi da troppo a nulla e chi da nulla troppo… E pensi, rifletti, resti indeciso se cambiare le priorità che hai dato, il tempo che hai perso, la fiducia donata… ma poi dici chissenefrega, ognuno in fondo si dimostra per quello che è e che ha, pure io con questo sfogo non sfogo, con questa riflessione inutile… Continuerò a crederci nelle persone, anche se forse è il momento di aspettare di ricevere, prima di dare…

E quando sei li…

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E quando sei li ad augurarti che il telefono non suoni, a sperare che pian piano tutto si sistemi, a chiedere l’auto di chiunque possa esprimere un pensiero, una preghiera… E quando sei li che non dormi la notte… E quando sei li che mangi poco e vivi male… E quando sei li che i tempi sono scanditi “dagli orari delle visite”… E quando sei li che attendi una parola “buona” da un “camice”… E quando sei li che non sai più a cosa pensare… Riscopri la vera verità… bisogna vivere e non sopravvivere, perché tutto può finire in un attimo, senza se e senza ma… Trovi la forza di andare avanti, col sorriso e la spreranza… Capisci che devi “lottare” (almeno) per e in due.

Riparo

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Respiro odore di terra e pioggia. Raggi di spade nel grigio annunciano l’arcobaleno. Aggrappato alla quercia che mi ripara, mi sento vivo.

Sul ponte sventola bandiera bianca

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E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)” Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca. Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca! No, non è un omaggio a Franco Battiato ma semplicemente un prendere atto della situazione. Dopo due mesi dalla mia richiesta di collaborazione per il “nuovo libro” non ho avuto alcun riscontro se non di un paio di persone. Probabilmente, anzi sicuramente, sarò stato poco incisivo io o non son riuscito a spiegarmi bene oppure semplicemente la proposta non interessa; in ogni caso il risultato è lo stesso… nessuna o meglio poche risposte. QUINDI? Quindi semplicemente mi si presentano 2 possibilità: RINUNCIARE PROSEGUIRE AUTONOMAMENTE Dato che non sono un tipo che rinuncia facilmente, molto probabilmente l’opzione scelta sarà la seconda… ma con tempi, modi tutti da verificare… Dovrò anche ripensare all’idea di “condividere” tutto… la mia era un’idea per, appunto, condividere il come fare per autoprodursi un libro (magari a costo zero), che strumenti usare, che passi seguire… Se mai pubblicherò questo libro per me sarà il quarto (oltre ad un quinto – per beneficenza – di cui ho seguito tutte le fasi) e… so già cosa e come farlo… Ora lascio sventolare la bandiera… prima o poi qualcuno o qualcosa mi farà prigioniero.   E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)”

Da dove iniziamo?

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Questionario annulalto data la poca partecipazione è stato unilateralmente deciso che proseguirò da solo Partiamo ma… da cosa partiamo? Ciao a tutti. Penso sia arrivato il momento di partire…e anche per partire voglio la vostra opinione. Ogni libro ha una sua “storia”, una sua identità, una sua “vita” e le prime decisioni sono le più importanti. Ho preparato (lo trovate qui a fianco) un piccolo questionario per sapere come partire. Viste le ultime decisioni il questionario è stato annullato. Le opzioni mi sembrano piuttosto chiare ma non lesiniamo le spiegazioni: Titolo: con un ulteriore sondaggio verranno proposti dei titoli, lasciando comunque la possibilità di suggerimenti Copertina: stesso discorso del titolo,  verranno proposte delle copertine , lasciando comunque la possibilità di suggerimenti Titolo e copertina:  si dovrà scegliere da “pacchetti” copertina e titolo già pronti Contenuti (non ha bisogno di spiegazioni…) decideremo “cosa mettere” nel libro Altro: a voi i suggermienti Ora quindi lascio a voi la parola… aspetto le vostre idee/opinioni Le proposte restano più o meno le stesse ma come anticipato vi terrò aggiornati sulle mie decisioni A presto!

Stillicidio

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Gocce di parole, rubate al tempo; siccità perenne del cuore.  

V come Vendetta – lettera di Valerie

Vxv

Ieri notte hanno passato un tv il fil “V come Vendetta”. Non l’avevo mai visto se non qualche spezzone. Al di là del film in sé che non voglio commentare, volevo soffermarmi su un pezzo di una lettera che, ad un certo punto della storia, viene letta: Dalla lettera di Valerie: “Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l’unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio… All’interno di quel centimetro siamo liberi. [..]Morirò qui… tutto di me finirà… tutto… tranne quell’ultimo centimetro… un centimetro… è piccolo, ed è fragile, ma è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere. Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino“ Stranamente quando ascoltavo questi passaggi mi veniva in mente il discorso di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica” Discorso negli spogliatoi di Tony D’Amato “E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia” E il “punto” è tutto qui… e non solo perché si parla di centimetri. Quanto siamo disposti a “cedere” per quel centimetro? Quanto siamo disposti a sacrificarci per quei “10 centimetri”? Al giorno d’oggi il commercio di “false onestà” è talmente inflazionato che non sappiamo nemmeno più riconoscere tra visi fasulli e maschere reali (o visi reali e maschere fasulle?). Incapaci di trovare ideali, slanci, obiettivi ci “lasciamo vivere” da chi decide a come dobbiamo sopravvivere. V diceva “Le idee sono a prova di proiettile”… le idee dobbiamo averle, crearle, coltivarle, viverle… Fintanto che il politico, attore, cantante, comico, anchorman di turno ci dirà cosa pensare, come pensarlo e anche quando pensarlo saremo sempre sotto il controllo dell’Adam Sutler di turno, senza possibilità di difendere o guadagnare “il nostro centimetro”.  

Lettera inedita di Primo Levi ad una bambina

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25/4/83 Cara Monica, la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritta nel libro che conosci. Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto Primo Levi   Articolo completo: http://www.lastampa.it/2015/01/23/cultura/gli-avevo-chiesto-come-potevano-essere-cos-cattivi-yujG71cq0e9HlC0SBwQMGP/pagina.html

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muto consenso gambe divaricate grembo fecondo

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pianti e sorrisi unendosi al tramonto vite divise

Cammino

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Camminai,  solo per il gusto di camminare. Nessuna meta, nessun traguardo, nessuna destinazione…. Camminai, dormendo  sotto i ponti o le stelle, condividendo il pane coi raminghi come me, bevendo la pioggia, rinfrescandomi nei ruscelli… Camminai, a piedi nudi, la mattina, nei prati ancora bagnati di rugiada, nei corsi secchi dei fiumi, riparandomi nei boschi. Camminai, per dimenticare chi fossi, ritrovando me stesso. Camminai…a volte solo, a volte in compagnia…. Camminai… salite e discese…. attraverso paludi e fiumi,  sullo sterrato e sull’asfalto…. Camminai… dal primo vagito ad oggi… che stanco mi fermo… Camminai… giorno per giorno, attimo per attimo… Camminai… la mia vita.

Scrosci e rimembranze

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    Odore di pioggia, si risvegliano vecchi ricordi: passi leggeri, a piedi nudi, sull’erba umida

Sentimento

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Lacrime di Primavera, ad irrigare l’umida terra; faticosamente vivo attendendo il cielo terso.

In un letto troppo grande

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Nuda e sola, simulano le tue mani Il ricordo di un uomo lontano. Solitario piacere, fino a chiudere gli occhi, lasciando una mano tra le umide cosce.

Ultima cena

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Pane spezzato Mistero dubbio o farsa Mio credere

Insonnia

notte fonda a contar sogni senza dormire, aspettando “il” domani

ͺ¬ͺ

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Vola la mosca fastidioso ronzare sonno interrotto

)Stallo(

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Vivo schiacciato tra due parentesi: una ormai chiusa, l’altra mai aperta.

° __°

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Sorriso triste magra consolazione vittoria vana

[¿]

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Gelo e sole Risveglio della città Greche di luce

Maschere

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Parole Gettate al vento: Falsa condivisione D’inutili chimere. Mi vestirò Di me stesso, Almeno a Carnevale.

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Capezzoli irti Tra paura voglia e passione Dono dall’anima

Perpetue domande

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Raccolgo momenti, incornicio attimi ricercando il “chi sono”, spesso e ancora senza risposte

Verso l’estasi

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La tua lingua, sul mio palato, le tue labbra serrate alle mie. Mani vogliose e vestiti strappati Occhi chiusi e, come ciechi, corpi scoperti al solo tatto: viso, collo, spalle, petto,  seni e capezzoli, schiena e natiche, peli bagnati, la mia erezione e le tue cosce spalancate: congiunzione sublime di due anime gia’ unite.

“ode al silenzio”

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C’è il silenzio dopo parole arrabbiate,c’è il silenzio dei pensieri, c’è il silenzio degli innamorati, c’è il silenzio dell’abbandono, c’è il silenzio della neve che cade, c’è il silenzio della notte e quello della morte. C’è il silenzio della lontananza, c’è il silenzio del dubbio, c’è il silenzio dell’ignoranza, c’è il silenzio del “deserto”, c’è il silenzio della preghiera, c’è il silenzio dell’anima, il silenzio voluto, il silenzio dovuto, quello cercato, quello imposto. E poi c’è il silenzio da ascoltare, quello che urla, quello che avvolge, quello che adombra, spera, grida, quello che ti fa sorridere, piangere, sperare…   Silenzio… chi lo ama… chi lo odia… chi lo cerca… chi lo evita…   Shhhhhhhhhhhhh…. silenzio….  

oggi piove

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Strano quando silenzi si alternano parole e quando poi le parole di colpo mancano. Sensazioni s’alternano…       F o t o g r a f a n d o  p e n s i e r i ,   f i u m i  d i  p a r o l e  . . .   v e r s o  u n  m a r e  d i  t r a n q u i l l i t a ‘ D I V I S I O N E …. P A U R A  … Causa e rimedio…  Mantenere e pedere… F     a     n     t     a     s     m     i  .  .  . E mi ritrovo unito a cio’ che ero, follemente piu’ forte e anche deciso. Non aspetto sentenze Riscopro cio’ che non ho mai scordato In questo deserto non sono solo. N O I

Disquisizione semiseria sugli Haiku

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Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo    (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo.   3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5  sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo.  Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai  la connotazione umoristica è decisamente marcata.   Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta)   Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione.   E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda.   Uno studioso zen di haiku  una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza.   Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”.   Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che  gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente.     Curiosita’   Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia   Anche Ian Fleming  si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia”   Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve

Appello

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Chiedo cortesemente a chiunque abbia letto Fotografie di Pensieri e non l’abbia ancora fatta a pubblicare una propria recensione sul sito dell’editore a questo indirizzo “http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=7761&formato=6539“. (stessa cosa si puo’ fare per Haiku a questo indirizzo http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15146 – ma in questo caso ne servono molte di piu’ di 6)   Al momento ho 5 recensioni, se dovessi superare le 11 avrei pubblcita’ nei libri piu’ recensiti. Grazie Brazir

Celentano

So che mi attirero’ le ire di qualcuno (o di molti) e premetto che: 1) Non me ne frega nulla se qualcuno si offendera’ 2) Per impegni personali ieri non ho sentito il discorso di Celentano ma ho letto i commenti che ho trovato online; comunque volevo dire al sig. Celentano che: “Non sono d’accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle.  Voltaire” Cio’ nonostante pero’ non capisco perche’ debba pagare per permetergli di espiremere le sue opinioni. E non venitemi a dire che li dona in beneficenza perche’ anche io son capace di fare beneficenza se mi danno 350 mila euro (o 700 se fa piu’ sere); se avesse voluto fare beneficenza (che per inciso solitamente si fa ma non si dice) avrebbe potuto farla PRIMA e intascarsi il compenso… Altra cosa che non capisco e’  poi perche’ un cantante (perche’ di questo si tratta) debba fare la morale… capisco un comico che possa fare satira (vedi Luca e Paolo) ma non capisco predicozzi (condivisi o meno) da un cantante… Certo che se poi paragoniamo l’intervento con quello di Benigni (che non apprezzo manco lui appieno)  l’anno scorso…. CHE NOSTALGIA!!!

Haiku fotografico

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da una foto di francy62… (Spero non mi richieda i diritti ihihihih) neve sul fiore solo un imprevisto della natura

Propositi…

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Quest’anno non ho fatto bilanci… e nemmeno propositi…di certo non è andato tutto bene… ma non posso nemmeno dire che è andato tutto male… Diciamo che è andato…forse son riuscito a “vivere” un po’ più intensamente alcuni momenti che prima lasciavo correre, ma non ne sono nemmeno tanto sicuro. Non ho vinto, ma non ho nemmeno perso. E’ “solo ” passato un altro anno.. e quello che viene mi porta verso gli “anta”… Ho trovato online dei “propositi” universali, immodestamente mi son permesso di tradurli… penso che questi possano diventare gli obiettivi di quest’anno, almeno per me.    

Incongruenze?

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Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Articolo 27 «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»   << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione >> Articolo 21 della Costituzione Italiana, comma 1 ———————————   Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» ——————————— MAH! Secondo me qualcosa non torna…

Lezioni di vita…trovate online

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Lezione n° 1 Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: “ti do 800 Euro subito in contanti se fai cadere l’asciugamano!” Riflette e in un attimo l’asciugamano cade per terra… Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po’ sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: “era Giovanni”. Il marito: “perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?” Morale n° 1: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!   Lezione n° 2 Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All’improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell’insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. “Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria…” Morale n° 2: Al lavoro, siate sempre ben informati!   Lezione n° 3 Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall’ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. “Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno”. L’impiegato spinge gli altri e grida: “tocca a me, a me….Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete”. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: “a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi un cocktail su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!” E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. “Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!” Morale n° 3: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!   Lezione n° 4 In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: ‘Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?’ Gianni risponde: “Nessuno, perché con il rumore dello sparo voleranno via tutti”. La maestra: “Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni”. Allora Gianni dice “Posso farle io una domanda adesso?” La maestra: Va bene. “Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?” L’insegnante arrossisce e risponde: “Suppongo la seconda… quella che ingoia il gelato fino al cono”. Gianni: “Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma… mi piace come ragiona”!!! Morale n° 4: Lasciate che prevalga sempre la ragione. Lezione n° 5 Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”. Morale n° 5: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.   Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l’Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti…. Per scoprire il valore di un anno, chiedilo ad uno studente che è stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo ad una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.  

Nostalgia del futuro

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Nostalgia del Futuro Ho nostalgia di quel che non sara’ per la troppa paura di ripetere un passato artefice di quel che sono. Ho nostalgia degli errori che non commettero’ per la paura di commetterli. E gia’ conosco quel rimpianto che mi attanagliera’ domani quando, accorgendomi dell’immobilismo bastardo, m’accorgero’ che, perdendomi nel ricordo non ho vissuto, lasciandomi ancora con quell’inusiale nostalgia del futuro

Nel genetliaco

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Mentre s’aprono nuove pagine da scrivere per questo nuovo anno di vita, un invito nasce dall’anima. Non porgetemi saluti e festeggiamenti non sentiti. Cio’ che non viene dal cuore, inasprisce il mio. Voci di chi, per sangue o interesse ha incrociato il mio cammino, mi risultano lontane, inutili; mentre col fuoco, redigo l’ennesimo bilancio d’un anno passato, forse, ancora poco vissuto.

Vissi

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Vissi in quell’attimo, tra lampo e tuono; del buio, prima della notte, del silenzio prima del vagito: un momento sospeso nell’infinito tempo.

Il mio ricordo di un grande uomo.

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Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e  partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso;  e ancora  i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù  nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua,   morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni  mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che  “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere  “santo”  ripagando  senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi,  senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”

E-migranti

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Partimmo in una notte nera come la nostra pelle. In 150 su una barcarola che non riusciva a contenerci. Tutti in piedi, ammassati a combattere col freddo, col sale, contro l’acqua, la paura. Il silenzio interrotto dal pianto di qualche bimbo, prontamente soccorso dal seno della madre. Abbiamo investito i risparmi di una vita per una nuova vita. Non ci guardiamo neppure negli occhi. Abbiamo lasciato un passato, il nostro passato, senza conoscere il futuro. Cerchiamo d’affondare le speranze nelle nostre raidici: volti, voci,madri, padri, mogli,mariti, figli…lasciati alle nostre spalle, per non rischiare, ma forse rischiano più di noi che senza saper nuotare affrontiamo il mare. Ci hanno detto che andremo a nord, ma cos’è il nord? La luce di quella stella luminosa? Una convenzione? Una speranza? Un’incognita? Non è amico il mare, s’ingrossa, quacluno vomita dai parapetti ormai marci dal sale. Ora qualcuno urla, qualcuno prega… Son 3 giorni che navighiamo… poca acqua, qualche panino secco… niente servizi… il sole quando si alza, brucia anche la nostra pelle. Non si vede la meta… Ci chiamano migranti, profughi, clandestini… ma siamo solo uomini in cerca qualcosa di meglio, di un futuro. Ci accontenteremo delle briciole che cadranno dalle tavole di chi non avremo il coraggio di guardare in viso. Nessuno ci darà quella dignità che perdemmo ancora prima di partire. Un rumore, una vedetta…. ci scortano, forse non moriremo in questo mare anche se dentro siamo già morti, ci siamo venduti l’anima per un viaggio senza conoscerne la meta. Alzo lo sguardo, anche se non è ancora agosto, vedo la mia stella cadente…    

Mai uguale

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Siamo diversi, in ogni istante, in ogni attimo, mutiamo il nostro essere. Colui che inizio’ questi futili versi, non sono l’io d’ora che non sara’ quello che li concludera’. Essere e esistere, vivere, crescere, mutare: non fui, probabilmente sono, forse saro’.

Cambiare

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Cambiare umano desiderio del nuovo, reagendo agli eventi, voltando pagine, battendo nuovi sentieri, cercando nuove identita’, ma in fondo rimanendo coerentemente se stessi.

Preoccupazione emozionale

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Si legge e si sente in giro grande “preoccupazione” per il discorso sul nucleare dopo quello che è successo in Giappone. Per carità, ognuno è libero di pensare e anche di non pensare. Però vorrei fare qualche riflesione che vada “oltre” la “preoccupazione emozionale”. Come già detto non penso che i Giapponesi siano così “stupidi” di costruire 53 centrali nucleari (non 3… ma 53) sul suo territorio (altamente sismico e non molto più grande dell’Italia) senza prendere le dovute precauzioni. E’ ovvio e sotto gli occhi di tutti che il sisma giapponese è un evento fuori dal comune e che sicuramente ha creato danni speriamo “riparabili” ad una delle su centrali. E’ ovvio e sotto gli occhi di tutti che la centrale non ha retto all’urto del sisma e che ora “c’è” paura. Non lo nego ma non dico che “se lo sono meritato” o, come ho letto in giro, hanno voluto il nucleare e ora “fatti loro” e fortuna che “sono lontani”. Penso invece sinceramente che “bisogna guardare oltre” o, forse indietro. Già, indietro… e poi manco di tanto. Un annetto, anche meno. Nessuno si ricorda ORA cosa è successo nel golfo del Messico? Ma si, abbiamo la memoria corta… Eppure c’è stata una catastrofe ambientale e non solo di cui si è già smesso di parlare, è stato “Messo il tappo”, operazione finita! Ma tutto quel “mare di petrolio” nell’oceano, sappiamo che danni ha causato? Se e come si è sparso nel mondo, se e come “ci tocca”? E dei morti negli anni (o secoli) nelle miniere di carbone? Già, ma il “nucleare” fa paura…  e allora SI ALL’ENERGIA PULITA, per esempio quella idrica…. ma nessuno si ricorda del Vajont? Secondo me va inteso chiaramente e distintamente il RISCHIO EFFETTIVO dalla PERCEZIONE DEL RISCHIO. Ora la percezione del rischio è alta, perchè è appena successo, perchè l’idea di energia atomica è ancora legata alle bombe nucleari, perchè forse è una energia “complicata” che si conosce poco… Però dobbiamo metterci in testa che il petrolio più o meno a breve finirà e allora “che faremo”? Abbiamo paura dei morti che POTREBBERO esserci per il nucleare ma non parliamo mai di quanti morti all’anno ci sono per le polveri PM10. Ora non voglio assolutamente dire che il nucleare è sicuro ma che, forse, nessuna fonte alla fine lo è (direttamente o indirettamente), e poi abbiamo centrali in Francia, Svizzera e Germania e quella energia la compriamo (per esempio dalla Francia). Altri discorsi sono sulla gestione delle scorie, perchè “se non riusciamo a tenere pulita Napoli, che ne faremo delle scorie”? Ma qui forse non è anche “colpa nostra”? Che non siamo capaci di fare valere i nostri diritti e non adempiamo ai nostri doveri? O che comunque e quantunque ci fidiamo e diamo potere a chi “non fa le cose per nostro interesse”? Sapete benissimo che non mi piace parlare di politica e non vogliatemene, vorrei non aprire questo discorso in termini politici, ma solo vorrei lasciare una riflessione “distaccata” da ciò che sta succedendo nel paese del sol levante, poi ben vengano le discussioni su “nucleare si o nucleare no” ma esclusivamente in termini di problemi reali e oggettivi e non su quello che potrebbe succedere, perchè allora – scusatemi tanto – non dovremmo più usare la macchina (ha un serbatoio che puo infiammarsi o, in alcuni casi, sono addirittura A GAS) perchè quanti morti ci sono al giorno sulle strade? Nemmeno usare le bombole del gas in casa e nemmeno il gas “nei tubi” e, forse, non andrebbero bene nemmeno le stufe a legna… non si sa mai… un tizzone…potrebbe dare fuoco a tutto!!!! Per non parlare dei disastri aerei o navali…. insomma…il “rischio” c’è sempre, anche di cadere e sbattere la testa…

uno cinque zero

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Ricordiamoci sempre di essere Italiani e non solo ogni quattro anni… Ricordiamoci sempre che la nostra forza sta anche nella nostra diversità Ricordiamoci sempre che c’è chi ha versato sudore e sangue per renderci Nazione e per fare in modo che questa restasse unita,  contro il terrorismo, le mafie, che pensano che “divisi è meglio”. Ricordiamoci sempre che abbiamo tanti dialetti ma una sola lingua. Ricordiamoci sempre che la nostra amata Italia è la nazione col maggior numero di siti inclusi nel patrimonio dell’umanità. Ricordiamoci sempre che il VA PENSIERO non è un inno padano ma un patrimonio mondiale. Ricordiamoci di vivere da italiani e non solo ricordarcene in giorni come oggi.

.. …

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In un giorno di pioggia, immagino un arcobaleno ad unire  2 fiumi. Sponde diverse ma uguali si uniscono. Mani si tendono. S’insinua la voglia di non mollare, rimanere aggrappati anche alle parole. Seguo l’arcobaleno, restando verso terra…. salto tra i miei colori, pitturandomi il viso. Penso… Sorrido… Odoro l’aria.. Vivo…   Salsedine sulla pelle…. orme impresse nell’anima

Dubbio

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Ho perso giorni e notti aspettando sbocciasse un fiore, che mai vidi, perchè tenevo gli occhi chiusi ed ora che li ho aperti, non ne sento il profumo. Mentre scende la notte mi chiedo se domani mi sveglierò per viverlo, per sognarlo di nuovo o per dimenticarlo.

Polvere nella polvere

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Raccogliendo cocci di cielo, trovai luccichii di stelle, ma nessun battito di vita. Mosaico crollato, dal disegno incerto: giorni senza colore, ingrigiti dal nulla. Polvere, nella povere, attendo la notte, per alzar lo sguardo ricercando la vera luce, della luna.

I Moti dell’anima – terza edizione

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È Positano. Concorso di poesie “I Moti dell’Anima” edizione 2011 sono aperte le iscrizioni L’Associazione culturale Posidonia e Positanonews con il patrocinio del Comune di Positano organizzano “I Moti dell’Anima” una giornata dedicata alla poesia 3° Edizione L’Associazione culturale Posidonia e Positanonews con il patrocinio del Comune di Positano organizzano la terza edizione de “ I Moti dell’Anima”, una giornata dedicata alla poesia, che vede come protagonisti tutti coloro che si dilettano a scrivere poesie per il solo piacere di farlo, spinti unicamente dal bisogno di esprimere un sentimento. Per questo motivo la manifestazione s’intitola “I Moti dell’Anima” ed è aperta a tutte le lingue (dialetti compresi) ed a tutte le età. Non è previsto un tema specifico ma una poesia che sia frutto di un bisogno del poeta di esprimere un sentimento un “moto dell’anima” . Il concorso è curato dall’arch. Maria Rosaria Manzini, e la serata finale avrà luogo a Positano il 07/05/2011. La manifestazione prevede una giornata di lettura di poesie, in cui i poeti partecipanti saranno chiamati a recitare i propri versi e poi a votare quelli che più li hanno emozionati. La premiazione sarà quindi, un piccolo riconoscimento dato direttamente da chi condivide nello stesso momento le stesse emozioni. I versi dei poeti assenti saranno recitati dai nostri lettori . Il premio sarà simbolico, (non sono previsti premi in denaro) a tutti verrà consegnata una pergamena di partecipazione. La partecipazione è a titolo gratuito. Ogni autore potrà partecipare con un massimo di due poesie. Tutti i partecipanti avranno la possibilità, se lo vorranno, di veder pubblicate le poesie presentate. Come nelle edizioni precedenti, infatti i componimenti verranno raccolti in un libro. Le poesie dovranno pervenire all’associazione Posidonia entro il 31/03/2011 Si potranno presentare presso la Biblioteca Comunale di Positano il Lunedì, Mercoledì, Venerdì, dalle 9.00 alle 13,00, o via fax al n.089811808 oppure per posta elettronica all’indirizzo a.posidonia@yahoo.it o rosariamanzini@libero.it Per maggiori informazioni, regolamento, modulo di iscrizione e resoconti delle edizioni precedenti www.associazioneposidonia.com sezione “i moti dell’anima” Per info 393 9092537 mail rosariamanzini@libero.it

Si rincomincia

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E si rincomincia, dopo esattamente 45 giorni torno in ufficio ma non nell’ufficio dal quale ci siamo “visti” negli ultimi 3 anni. Già so che sarò vicino ai 2 capetti, che il lavoro sarà più frentico, ma che sarò più vicino a casa, che la moto non avrà un posto al coperto, che il caffè sarà quello delle macchinette, che (conoscendomi) torneranno i mal di stomaco e i mal di testa, che non potrò controllarmi le mail, che tutto sarà più controlato, che (forse) avrò più vita sociale…. Lo ammetto, un po’ di delusione c’è… ma cerco di non fermarmi alle apparenze e di andare con lo spirito di chi cerca sempre qualcosa di positivo. Un ringraziamento particolare a chi si è ricordato e mi ha fatto gli in bocca al lupo…. It’s Time!

Senza capire

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Confuso, resto senza parole; indeciso, tra l’essere usato e il menefreghismo, lascio cadere i pensieri, aspettandomi il nulla da chi non vede altro che se stesso. Tornero ad essere nessuno, esasperando quel che sono, mordendo il freno, ascoltando senza rispondere, rispondendo senza pensare, immaginando ciò che sarebbe stato, giocando semplicemente ancora, nascondendomi.

Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte

Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste:   Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni:   Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità –  mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…).   La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく

Sara’ ancora casa?

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Tu, che dovresti gioire dei mie sorrisi, ridi alle mie lacrime. Non è la distanza a separarci ma quel bieco egoismo che ci porta a non volere piu’ il bene. Confuso seguo il volo di una rondine che dal mare torna al nido. Sarà ancora casa?

M’aggrappo ancora.

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Non sarà mai, bianco o nero: veloce tu sei, nel cambiar parere, umore, sorriso, pianto. La morte lenta è per chi vuol morire, o lasciarsi andare; ancora una volta, oggi come ieri e domani, m’aggrappo alla vita.

Non e’ impedendo (che ami)

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Una sola domanda nella mia mente: perchè mi vuoi come cane al guinzaglio, pronto ad essere strattonato al primo passo lontano? Non è tenendo l’aquila in gabbia che sarà tua: l’avrai solo quando planando, mangerà dalle tue mani.

Nulla di me

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Non lascerò nulla di me, nemmeno l’odore. Forse il ricordo, forse uno sguardo, ma nessun segno del mio passaggio, della mia presenza. Amareggiato, controllo il sentiero percorso: lineare e alla luce del sole. Sereno del mio essere, non mi volterò.

Lo sbaglio

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Camminando per una strada ghiacciata scivolai. Non fece male la caduta, ma la consapevolezza della stessa. Rialzandomi, restai guardingo, perchè capii che l’errore è sempre in agguato. 18/12/10

All’improvviso.

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E’ bello, gratificante, direi quasi sconvolgente quando all’improvviso ti suona il telefono e 2 amici ti invitano fuori per la sera stessa. “Senti.. stasera vieni con noi? Andiamo ad un concerto… e ci è rimasto un biglietto” “EH? si? cosa? come? A a aaaaaspetta che chiedo a casa!” Insomma… gioia, stupore, penso che la mia faccia sia stata tipo questa: Due telefonate per avere ok dalla consorte e… OK! Ci sto! E dal cuore esce una sola parola GRAZIE!!!

Non oggi, non ora

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No. Non oggi. Non ora. Non riuscirai ad adombrare il mio sorriso, troppe volte perso nel ricercare inutili perche’ di tempeste e uragani. T’amo, quanto spero tu possa amarmi il resto non conta: voglio ancora esistere e resistere, abbracciando la vita.

Muto mattino

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Il silenzio urla, tutto il suo essere. Cammino scalzo sulla rugiada del mattino. Sveglia e torpore: cercando la nuova strada, osservo e vivo.

Il mio nuovo “mezzo” libro: Haiku

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Anche io voglio sostenere nel mio piccolo la ristrutturazione dell’oratorio della parrocchia che frequento. Al momento e’ stata completata ma non ancora finita di pagare la ristruttirazione della sala polifunzionale (ex cinemateatro) GXXII. Ma i sogni sono “grandi” e per finire “tutto il progetto” mancano ancora da rifare i campi sportivi e l’abbattimento e ricostruzione della palazzina dell’oratorio. Inutile snocciolare qui le cifre. Posso invece dirvi cosa ho pensato di fare per aiutare la raccolta fondi, anzi… ve lo faccio vedere: Ho raccolto in questo “libricino” gli Haiku gia’ pubblicati in Fotografie di Pensieri aggiungendone alcuni altri scritti nei 2 anni dall’uscita di F.d.P. Il costo di ogni libro è di 8 Euro + spese di spedizione. per ogni vendita circa 3 euro verranno donate all’iniziativa. Avevo un sogno nel cuore ed è diventato Fotogradie di Pensieri, ora vorrei che il mio sogno(o parte di esso)  possa aiutare a realizzare il sogno di tanti cuori, presenti e futuri. Per ordinare il libro, cliccare sulla copertina o cliccare   —>QUI<—- Chiedo cortesemente a chi acquisterà il libro “solo” per questa finalità di avvisarmi via mail in modo da poter avere un conteggio aggiornato. Grazie

Sono vecchio?

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In questi minuti mia figlia inizia la nuova avventura della scuola primaria di secondo grado. Stamattina al suo risveglio l’ho vista spaesata. E’ tutta estate che cerchiamo di farle capire che sicuramente sara’ un cambiamento non solo “fisico” di scuola ma anche ti tempi, modi, ritmi, insegnanti, compagni…. ma ovviamente senza “provare” non se ne puo’ rendere conto. E d’un tratto l’ho vista “bambina” che vuole fare la grande e…”grande” che vuol essere ancora bambina. E io nonostante abbia 38 anni mi son sentito “vecchio”. Vecchio perche’ di media gli altri genitori dei compagni di mia figlia sono piu’ “anziani” di me (lo e’ stato finora sia all’asiilo che al “primo grado”), vecchio perche’ lei cresce…con le gioie e i dolori della crescita, vecchio perche’ “la mia scuola” era diversa nei tempi e nei programmi, vecchio perche’, forse, essendo figlia unica non ho forze “fresche” a tenermi occupato. Vecchio perche’ in fondo in fondo, come tutti i genitori, voglio il suo bene e il meglio per lei e mi sento come probabilmente si sentivano i mei genitori… che sicuramente hanno riposto sulle mie spalle le loro aspettative e i loro sogni, che magari anzi quasi sicuramente, non erano i miei ed io, seppur voglio evitare questa cosa, mi perdo a pensare cosa mi piacerebbe lei facesse nella sua vita, spesso dimenticandomi o volendo dimenticare che e’ la sua e non la mia vita. E continuo a chiedermi… “sono vecchio?” o semplicemente “genitore”?

Atto di coraggio

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Ed era ancora li, a guardare quel foglio bianco. Ricordava quando da bambina fingeva di leggere tutto quello che si voleva sentire dire, poi crescendo iniziò a scrivere un diario, pensieri, poesia. Diario segreto, di cui tutti però avevano la chiave. Sogni e speranze s’alternavano in quel diario, pezzi di giornale, una vita che voleva vivere. Poi passarono gli anni e i sogni furono delusioni, le speranze s’infransero, quella bambina sognante e quella ragazza speranzosa divennero una donna senza più voglia di pensare ad un domani: marito, figli, lavoro, giornate da dover far passare tutte così identicamente diverse nel loro ripetersi, senza voglia di un futuro, senza ricerca di qualcosa di diverso, prigioniera di un ruolo che non voleva e da un finto perbenismo borghese, dove tutto era già stabilito per il quieto vivere. Tremava la mano che teneva quel foglio, cercando le parole giuste per esprimere  quello che aveva dentro: “Non fui, non sono e forse mai sarò.” Lasciò il foglio sul tavolo, usci’ di casa senza voltarsi indietro, arrivando fino al prato fece un salto, spiegò le ali e volò via.

Senza Timore

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Lasciando scivolare il tuo scialle di seta, ti mostrasti a me vestita solo di luna. Morbida e sunsuale t’avvicinasti mostrandoti senza timore. Seduta sulle mie ginocchia ci baciammo, guardandoci negli occhi, scambiandoci i sapori, respirando l’altrui fiato, fino al sorgere del sole.

Una notte

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Una notte passata a tracciare la mappa dei tuoi nei, a contare i tuoi sospiri; a godere dei tuoi gemiti. Una notte passata ad amare, ad amarci, finché giunse l’ora di separarci: “è così tardi che è quasi presto”.

Luna calante culli l’ultimo raggio di sole

Come foglia

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M’innamorai del tuo sguardo, ti donai il cuore. Passarono anni e stagioni, che mi videro foglia attaccata al tuo ramo, in attesa d’ un alito di vento e del calore del sole. Ancor oggi resisto e se mai dovessi cadere sorridero’, perche’ finalmente, allora, t’accarezzereri

Un lustro…una vita…

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Spesso non ci accorgiamo di quanto ci “leghiamo” alle persone. E di quanto le persone in un lasso di tempo relativamente breve ci possano “entrare” in profondo. Oggi mia figlia ha finito le elementari. Fine di un ciclo. Cambio di velocità. Inizio del “diventare grandi” ma… ieri al “saluto” alla sua maestra per 5 anni che tra l’altro andrà in pensione alla fine del mese… sembrava una fontana. Un pianto a dirotto, con singhiozzo. Un pianto “vero”. Mi ha fatto tenerezza e mi ha fatto venire magone pure a me. E ho iniziato a pensare a quanto mi è rimasto dei miei “maestri”. La “mia” maestra delle elementari… donno siciliana che amava il suo lavoro e si vedeva. Poi un vicepreside alle medie e 2 professori alle superiori: Italiano e Tecnica. Persone che hanno lasciato qualcosa “oltre” alle semplici nozioni. Persone che avrei piacere di incontare di nuovo e che se tornassi indietro vorrei conoscere e capire di più. E allora ben vengano le lacrime… che ci fanno ricordare ancora di avere emozioini… e di essere vivi. Anche se … sono lacrime “giovani” che semplicemente vorrebbero dire “ti voglio bene”.

Danzi nella pioggia

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T’ho vista, danzare armoniosa nella pioggia. Leggera e sensuale ridi mentre l’acqua ti bagna il viso e le vesti. Allarghi le braccia coccolando il mondo e me, che felice, ti vengo incontro, accennando una melodia per scaldare l’anima e accompagnare non piu’ i tuoi ma nostri passi.

Pensieri ascoltando Baglioni

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Gomitolo aggrovigliato l’amore; preso nell’insieme dona morbidezza, a districarlo non basta una vita. In questa partita senza fine, “mai piu’ come te”: meglio perdere amando che vincere senza avere amato. Alzo lo sguardo al cielo, cercando la stessa stella, lo stesso orizzonte. sentendoti ancora accarezzarmi il cuore.

Senza senso

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Sensa senso e senza direzione. Potrei definire cosi’ la mia permanenza qui. Cerco di donare pensieri, emozioni, sorrisi, magari anche lacrime: reazioni a quel che sono e quel che scrivo. Contornato spesso da silenzio, come goccia scavo nella roccia del mio essere. Buco nero da cui nasce o muore la voglia del mio vivere. Spazio, vago, gioco con parole, suoni e colori. Creo qualcosa che esiste gia’, solo che non ha materia, irraggingibile dai 5 sensi, e’ irrazionale come forse lo son anche io. Senza direzione e sensa senso, torna la domanda del chi sono e cosa voglio o forse semplicemente vivo.

Duplicita’

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Lacrima sulle ciglia, annebbia la vista, scopre l’arcobaleno.

A.M.O.R.E.

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 E’ il senso di una parola, o l’essenza del sentimento? ~ Dire o non dire resta inutile quando basta uno sguardo o una carezza lungo la schiena. A volte, la parola, e’ bisogno sensoriale, per non far restar solo l’udito.

In sogno

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M’abbandonai alle onde del mare. Mi ritrovai cullato tra le tue braccia.

Alzati e combatti

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Alzati e combatti, se ancora ci credi. Alzati e combatti, se vuoi chiarezza. Alzati e combatti, se pensi sia giusto. Alzati e combatti, se ancora pretendi d’esistere. Alzati e combatti per quello che sei, per quello che vuoi, con le tue forze e i tuoi pensieri. Alzati e combatti, agisci, chiedi, urla, pretendi perche’ il silenzio, l’inerzia, semplicemente allontana, rendendo sterile anche il dolore.

Forse di piu’…

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Una mattina come tante altre: la sveglia che suona, bagno, colazione, lavoro… Solita vita, soliti dejavu quitidiani. Cambiano le macchine che incontri sulla strada o i colleghi che incontri davanti al badge, ma non cambia la sostanza: Pc, telefono, fax, mail.. nessuna “botta di vita”… nessun colpo all’anima. Cerchi qualcosa per darti una spinta, un po’ di voglia, un polase per il morale, un multicentrum per lo spirito ma…nulla!!! Il cellulare ti vibra in tasca, “ecco – pensi – ci mancava qualcuno che rompe“. Un messaggio, anzi un mms. Una foto, un oggetto che tu ben conosci… appoggiato su un comodino,  poche parole: “E’  sempre qui sul comodino, ogni tanto lo prendo in mano e mi ci ritrovo”. Di colpo vedi il sole oltre le nubi, la pioggia da acida diventa dolce, un sorriso da ebete ti si  stampa sul volto, tanto che i colleghi ti chiedono se va tutto bene. Ti alzi, vai a prendere un caffe’ della macchinetta e ti sembra quello fatto nel migliore bar della citta’. “Allora… a qualcosa e’ servito” e’ l’unico pensiero che ti frulla per il cervello. Torni alla tua postazione e le mail ti sembrano poche, il telefono non e’ nemico, il pc diventa compagno di condivisione e non piu’ compagno di sventura. Sai che questa senzazione durera’ poco, sai che tra poche ore tutto sara’ tornato normale, ma un messaggio ti ha riportato un po’ di quella voglia che ormai pensavi perduta, pero’ ti porta ancora a fare qualche progetto, che sicuramente accantonerai, ma la scintilla scocca….. potere di un messaggio…forse di piu’ che un abbraccio

Da lontano

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Consapevolmente coperta da pesante armatura, affronti la vita insegnando ad altri cio’ che non sei, ma che dovresti essere. Mentre da lontano osservo il tuo agire, attendo che ti spogli e che, come Francesco, tu possa trovare la nuda e difficile strada, dell’esser te stessa.

La forza della decisione

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Si alzo’ nel momento in cui non ebbe piu’ lacrime da versare, la caduta ormai era finita, facendola arrivare a raschiare il profondo dell’anima.
Un bivio, una scelta, una moneta da lanciare in aria: se viene testa….
Ma in cuor suo aveva gia’ deciso, la sua scelta, in fondo era una scelta d’amore per se, per lui…per la propria e altrui vita.

La sindone

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Chi è mai quest’uomo? Quest’uomo che ha sofferto, che ha patito, che ha dato la vita? Di chi è questo corpo, come foto, impresso su di un telo? Di chi è questo volto, martoriato ma sereno? Non so se sia di Cristo, di un ladro o un truffatore, so solo che ogni volta che lo guardo gioia e angoscia combattono nel mio petto; so solo che ogni volta che lo guardo mi sento piccolo uomo davanti all’Amore Infinito 14/04/06

Sentiero

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Mi ritrovai per caso sulla tua strada. Ti studiai, mi studiasti, prima di scegliere di provare ad accompagnarci in un pezzo del cammino. Non v’è partenza, non v’è traguardo, solo la voglia e l’intenzione, del viaggio.

In fermata

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Devo fermarmi, per capire se vivo per me o per gli altri Devo fermarmi, per trovare ancora un senso unitario al mio agire. Devo fermarmi, per riassaporare l’odore di terra bagnata e di erba tagliata. Devo fermarmi ad ammirare ancora le impronte sulla sabbia e respirare la salsedine. Devo fermarmi, per poter poi, forse, riprendere il cammino

Ci son sere II

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Ci son sere che vivi aspettando qualcosa che non sai. Attendi, cercando nella tua mente vuota quel qualcosa che non hai. Eterno insoddisfatto, ti rifugi nel letto, ricercando, almeno, il tuo stesso calore.

Ci sono sere che

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Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  un gesto, una carezza, confronto,  sesso,  parole,  una mano tesa,  uno sguardo. Arrivi a casa, ti metti in attesa,  pensi e magari sogni. Ti sdrai nella penombra, liberando la mente… Aspetti…aspetti… aspetti.. si ma “cosa”? Ti chiamano, ti alzi. “Senti non e’ che…?”, “Mi puoi…?” “Riesci a…”? No.. non e’ questo quello che cerchi. Suona il cellulare, “volevo avvisarti che l’impegno e’ saltato”, come al solito all’ultimo momento, poco male, resti a casa ma non e’ quello che cerchi. E’ l’ora di cena, mangi, di gusto, ti abbuffi pensando che fosse quello il desiderio, un buon pasto; ma non e’ quello che cerchi. E via cosi’, per tutta la sera, tv,  musica,  pc… non va “bene” niente, non e’ quello che cerchi. Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  son quelle sere che non ti resta che abbracciare il cuscino, raggomitolandoti nel letto, cercando di trovare almeno il tuo calore.

Futuro anteriore

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Scrivo il libro del futuro, del trascorso ne ho pieni scaffali. Vite, amori, intrecci, sorrisi, pianti, gioia e morte, racchiusi in poche righe, ch’appena scritte non son piu’ sorpresa, e cio’ che sara’ per me gia’ fu; limbo d’un futuro anteriore che sa gia’ di passato, perdendo l’attimo presente.

Respirando un attimo

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Pelle contro pelle Carezze e labbra. Nudi senza paure ne’ vergogna accarezziamo l’infinito. M’addormento suoi tuoi seni mentre m’accarezzi il petto: amore, senza fare l’amore: respirando un attimo d’eterno.

Augurio

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Cammini nel mondo, guardando i tuoi passi. Basso il mento a toccare il petto. Segui la tua strada senza incrociare sguardi. T’ami, come mai hai fatto, ma non ti lasci amare. Poi all’improvviso un sorriso, alzi la testa, apri le palpebre lasci ammirare le tue pupille e la tua anima, mentre il mondo riprende colore.

in cammino

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Sposto lo sguardo dall’orizzonte, per cercare altrove il calore della prima stella. Solo lascio orme sulla sabbia che presto verranno cancellate. Con le spalle al mare cerco il sentiero, per salire quel monte maestro e fonte di vita, che mi porterà a vedere un identico eppur diverso confine tra cielo e terra.

Lingua diversa

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Straniera la mia voce a chi dovrebbe parlare la mia stessa lingua, m’esprimo a gesti come un vecchio mimo. Muta resta l’idea, lo sconforto ruba la scena al sorriso ogni giorno donato, che s’adombra come il sole, dentro e fuori di me, mentre fantasmi s’affacciano all’orizzonte.