Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto.
Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu: un gesto, una carezza, confronto, sesso, parole, una mano tesa, uno sguardo.
Arrivi a casa, ti metti in attesa, pensi e magari sogni.
Ti sdrai nella penombra, liberando la mente… Aspetti…aspetti… aspetti.. si ma “cosa”?
Ti chiamano, ti alzi.
“Senti non e’ che…?”, “Mi puoi…?” “Riesci a…”?
No.. non e’ questo quello che cerchi.
Suona il cellulare, “volevo avvisarti che l’impegno e’ saltato”, come al solito all’ultimo momento, poco male, resti a casa ma non e’ quello che cerchi.
E’ l’ora di cena, mangi, di gusto, ti abbuffi pensando che fosse quello il desiderio, un buon pasto; ma non e’ quello che cerchi.
E via cosi’, per tutta la sera, tv, musica, pc… non va “bene” niente, non e’ quello che cerchi.
Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto.
Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu: son quelle sere che non ti resta che abbracciare il cuscino, raggomitolandoti nel letto, cercando di trovare almeno il tuo calore.
Posso raccontare le mie sere, rischiando di farci un altro post?
La mia sera comincia nel momento in cui chiudo la “porta di mezzo”.
Da quel momento il tempo è mio e anche se non ci faccio nulla, quest’idea, a cui faccio caso ogni sera, mi dà un briciolo di “felicità”.
Il primo impegno è lottare contro il sonno, ma ora che fa meno freddo è più facile.
Le cose più belle che posso fare sono leggere i blog (lettura che puntualmente riservo alla sera e ogni volta mi dico che dovrei farlo quando sono più “lucida”, perchè certe risposte meritano attenzione) e sperare che qualcuno mi faccia compagnia, ma non mi aspetto più altro.
Le mie “compagnie” o hanno fretta e mi piantano dopo avermi fatto avvincere in qualche discorso, oppure sono troppo occupate. E’ ridicolo, ma mi basterebbe sbloccare qualcuno e comincerebbe subito, garantito e automatico, un discorso di “sesso”. L’ultima cosa che m’interessa.
Per questo ho imparato a non aspettarmi nulla da queste ore che sono comunque le migliori della giornata.
Quando vado a letto, però, mi porto dietro la “sensazione della serata”: contenta, triste, delusa, tranquilla.
Era un giochino: da 1 a 5, in una frazione di secondo “sentire” la serata.
Dal testo traspare tanta aspettativa…. Io mi sono resa conto, leggendolo, che non mi aspetto più nulla dalle mie sere, salvo uscirne triste o contenta…
E’ già buono che senti il tempo tuo. E hai anche tu i tuoi rituali.
Ma come si fa a definire le ore migliori della giornata se…. non sono portatrici di nulla?
Quando tutto è stato fatto, quando il giorno, bene o male, è andato, quando nessuno dovrebbe più chiamarmi, quando le alternative sono un dialogo o anche solo un saluto, o leggere, o dormire, o scrivere qualcosa, tutto questo predispone ad aspettare la sera ed a pensarla “libera” e tranquilla. Già questo basta a definirle “buone ore”.
che fatica entrare
conosco la sensazione
la conosco ma ormai so che nulla accadrà per cui cerco di non aspettare nulla e di vivere semplicemente
senza ansia
senza attesa
paga di piccoli riti
paga di piccole mie soddisfazioni
sono riuscita a fare ciò che desideravo?
è stata una giornata mediamente serena?
sono sopravvissuta relativamente indenne ai mille problemi della mia vita?
e me ne vado aletto
non stringo il cuscino
leggo qualche pagina e poi spenta la luce mi abbraccio e chiudo gli occhi
Ed è giusto che sia così? Senza alcun “picco”?
un ritmo proprio è difficile averlo, almeno per me!
Ma le sere mi piacciono perchè il ritmo rallenta,si fa meno stressante…puoi fare con calma.
I picchi?
Io non li cerco , anzi cerco silenzi.