E ti capita di aspettare….

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E ti capita di aspettare un gesto, una parola. E ti capita di aspettare un abbraccio, un bacio, un sorriso. E ti capita di aspettare che qualcuno si ricordi, che qualcuno TI ricordi. E ti capita di aspettare di voler aspettare, perché sei stanco di correre e rincorrere, di gettare semi aspettando che almeno cresca l’erba cattiva; sei stanco di mendicare qualcosa che probabilmente non ci sarà mai, non ci sarà più, forse non c’è mai stata. E allora… E allora ad un certo punto smetti di aspettare, giri pagina, attraversi il ponte, più semplicemente metti una nuova pezza alla corazza che hai attorno al cuore, chiudi il lucchetto e butti la chiave…  

Silenzi e parole

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Ci son silenzi che assordano e altri che urlano, silenzi che non ti spieghi ed altri che ti aspetti, silenzi da paura, silenzi da rifiuto. Silenzi… ricercati nel caos, non voluti nel bisogno…quando una parola, quella parola, di quella persona o detta in un determinato modo ti cambierebbe non solo la giornata ma magari “la vita”. Una mail, un messaggio, un “EHI…CI SONO”, un “HAI BISOGNO?” Un “CHIAMAMI A QUALSIASI ORA” possono rappresentare il tesoro più grande. E poi ci sono le attese, spesso disilluse…quando, come diceva Confucio, la mano che cerchi nel momento del bisogno è solo quella che trovi alla fine del tuo braccio…. E continui ad illuderti… aspettando QUEL GESTO e QUELLA PAROLA… che non arriva da chi ti aspetti ma da chi magari avevi tu dimenticato… e se felice…e triste… euforico…e “depresso”. Ecco… il poter delle parole…perché la stessa cosa detta da chi “non ti aspetti” non ha lo stesso potere di quella uguale che avrebbe potuto dirti “chi ti aspetti”? Perché non sappiamo gioire di quello che c’è e cerchiamo, vogliamo sempre “altro” o…da qualcun altro? E allora: “Vivi ogni giorno come se fosse ogni giorno. Né il primo né l’ultimo. L’unico.”. Pablo Neruda

Lezioni di vita…trovate online

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Lezione n° 1 Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: “ti do 800 Euro subito in contanti se fai cadere l’asciugamano!” Riflette e in un attimo l’asciugamano cade per terra… Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po’ sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: “era Giovanni”. Il marito: “perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?” Morale n° 1: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!   Lezione n° 2 Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All’improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell’insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. “Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria…” Morale n° 2: Al lavoro, siate sempre ben informati!   Lezione n° 3 Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall’ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. “Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno”. L’impiegato spinge gli altri e grida: “tocca a me, a me….Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete”. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: “a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi un cocktail su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!” E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. “Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!” Morale n° 3: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!   Lezione n° 4 In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: ‘Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?’ Gianni risponde: “Nessuno, perché con il rumore dello sparo voleranno via tutti”. La maestra: “Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni”. Allora Gianni dice “Posso farle io una domanda adesso?” La maestra: Va bene. “Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?” L’insegnante arrossisce e risponde: “Suppongo la seconda… quella che ingoia il gelato fino al cono”. Gianni: “Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma… mi piace come ragiona”!!! Morale n° 4: Lasciate che prevalga sempre la ragione. Lezione n° 5 Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”. Morale n° 5: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.   Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l’Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti…. Per scoprire il valore di un anno, chiedilo ad uno studente che è stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo ad una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.  

Il mio ricordo di un grande uomo.

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Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e  partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso;  e ancora  i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù  nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua,   morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni  mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che  “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere  “santo”  ripagando  senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi,  senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”

Ci sono sere che

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Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  un gesto, una carezza, confronto,  sesso,  parole,  una mano tesa,  uno sguardo. Arrivi a casa, ti metti in attesa,  pensi e magari sogni. Ti sdrai nella penombra, liberando la mente… Aspetti…aspetti… aspetti.. si ma “cosa”? Ti chiamano, ti alzi. “Senti non e’ che…?”, “Mi puoi…?” “Riesci a…”? No.. non e’ questo quello che cerchi. Suona il cellulare, “volevo avvisarti che l’impegno e’ saltato”, come al solito all’ultimo momento, poco male, resti a casa ma non e’ quello che cerchi. E’ l’ora di cena, mangi, di gusto, ti abbuffi pensando che fosse quello il desiderio, un buon pasto; ma non e’ quello che cerchi. E via cosi’, per tutta la sera, tv,  musica,  pc… non va “bene” niente, non e’ quello che cerchi. Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  son quelle sere che non ti resta che abbracciare il cuscino, raggomitolandoti nel letto, cercando di trovare almeno il tuo calore.