Io + Te = Noi

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Io + Te = Noi. Quante volte abbiamo visto questa “equazione” , magari sul muro delle nostre città. Solo stanotte mi sono messo a pensare a quanto sia falsa..o incorretta questa “formula” e che molto dipende dal Io e dal Te in questione. Io + Te = Noi significa uguaglianza, parità, due entità che ne diventano una terza, diversa e distinta dalle due che la compongono. Ma non è così… Spesso è un Io + Te = Io e te,  anche Io + Te = Io o,  peggio ancora,  Io + Te = IO, o ancora Io + Te = Te o TE… Quante volte in un rapporto di coppia (che sia amore o sia amicizia o anche solo conoscenza – ma in questo caso ha senso parlare di un “noi”?) prevalgono gli interessi personali, si prevarica l’altro o ci si fa prevaricare dall’altro? Magari per non rovinare tutto, magari perché pensiamo che l’altro/a ci voglia bene o ci ama? Purtroppo viviamo un un’epoca “usa e getta”, dove l’ “Io” imperversa e allora siamo disposti a dire addio  con poche parole o nessuna, con frasi di circostanza, con uno “scusa ma” (forse nemmeno sentito); siamo disposti a rinnegare promesse o comunquea  parole dette; siamo disposti a fare diventare dei “per sempre” semplicemente dei “fino a quando dico io” o “fino a quando mi dà comodo”; siamo disposti a lasciare moglie, mariti, figli, amici… perché “lo faccio per me”. Certo quando la situazione è malata ben venga, ma spesso quell’”Io + Te = Noi” non è altro che un Io = Noi dove tutto va bene finché “Io” sto bene e poi….grazie e arrivederci. E invece si dovrebbe affrontare i problemi assieme, discutere, anche arrabbiarsi, litigare; si dovrebbe chiedere aiuto all’altro/a; ci si dovrebbe fidare e non “scappare”, facendo (forse) restare tutto solo nei ricordi sbiaditi di una fotografia…. Click.

Per il momento

Forest G20789b952 1920

Tempo sospeso tra il silenzio e la parola: disarmato, attendo segnali che potrebbero non arrivare mai. Impotente tra rabbia e rassegnazione urla l’anima senza proferire suono: non ti dimentico.  

Porta aperta

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Sono stancodi aspettare,di aspettarti,col cuore e l’animaferiti dall’attesae dal silenzio.Stanco della solitudinedel credere nei sogni,torneró “al caldo buono”a leccarmi le ferite;lascio la porta aperta,ma non mi alzeróal tuo bussare.

Noi, ora.

Volti

Voci senza corpo e corpi senza voce: alcun contatto ad unirci se non il ricordo di quel che fummo.

Silente Attesa

Man Ga2f0a6fed 1920

Ascoltoil tuo silenziocarico di domande,restando qui,dove sempre fui. Dubbi e incertezzeaccompagnanoil mio accettareil tuo non detto. Restiamo così:infinito abbracciomai realizzato.

“Il saltotto del martedì” di Barbara Nipoti

Salotto

Grazie a Barbara Nipoti e alla sua rubrica “il salotto del martedì” (qui il suo canale) mi sono lasciato un po’ andare parlando di me e del mio ultimo perido… https://youtu.be/89jROXrpTWI

E ti capita di pensare

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E ti capita di pensare alla tua inutilità di fronte ad un problema, ad un punto, ad un rifiuto, ad un silenzio. E ti capita di pensare a come essere vicino essendo lontano per distanza,. per impossibilità, per richiesta. E ti capita di pensare a come un messaggio può portare un sorriso, può portare un pensiero, può ancora fare riflettere. E ti capita di pensare che essere “fratelli” è con-dividere, è con-patire è con-prendere. E ti capita di pensare che a volte puoi solo pensare, pregare, sperare, a chi e con chi senti vicino, nella distanza. E allora uniamoli questi pensieri, il pensare “bene”, il pensare “positivo” può solo portare al bene, al positivo. Smettiamola di avere paura a dire “ci sono”, conta su di me, ti sono vicino, ti sono amico, ti sono fratello. Smettiamola anche, però, di aver paura a tendere la mano per dare ma soprattutto per chiedere, di sentirci in difetto a domandare aiuto, di aver paura a farci vedere deboli. Siamo uomini, siamo amici, siamo fratelli… Niente grazie, niente prego….insieme per quanto possibile, per quanto possiamo, per quello che siamo….

Aspettando la luce

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Buio dentroe fuori,affrontando malesserie paured’un tempo sospesotra l’angoscia e la speranza,aspettando l’albrad’una nuovarinascita

Affinità

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Vorrei sognare affinità di pensieri tra anime fisicamente distanti. Pensieri e parole per sentimenti simili: m’innamoro delle idee

E ti capita di aspettare….

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E ti capita di aspettare un gesto, una parola. E ti capita di aspettare un abbraccio, un bacio, un sorriso. E ti capita di aspettare che qualcuno si ricordi, che qualcuno TI ricordi. E ti capita di aspettare di voler aspettare, perché sei stanco di correre e rincorrere, di gettare semi aspettando che almeno cresca l’erba cattiva; sei stanco di mendicare qualcosa che probabilmente non ci sarà mai, non ci sarà più, forse non c’è mai stata. E allora… E allora ad un certo punto smetti di aspettare, giri pagina, attraversi il ponte, più semplicemente metti una nuova pezza alla corazza che hai attorno al cuore, chiudi il lucchetto e butti la chiave…  

Deprecabile orgoglio

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Non mi cercherai,  non ti cercherò. Vincerà un silenzio  d’inutili aspettative. 

Silenzi e parole

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Ci son silenzi che assordano e altri che urlano, silenzi che non ti spieghi ed altri che ti aspetti, silenzi da paura, silenzi da rifiuto. Silenzi… ricercati nel caos, non voluti nel bisogno…quando una parola, quella parola, di quella persona o detta in un determinato modo ti cambierebbe non solo la giornata ma magari “la vita”. Una mail, un messaggio, un “EHI…CI SONO”, un “HAI BISOGNO?” Un “CHIAMAMI A QUALSIASI ORA” possono rappresentare il tesoro più grande. E poi ci sono le attese, spesso disilluse…quando, come diceva Confucio, la mano che cerchi nel momento del bisogno è solo quella che trovi alla fine del tuo braccio…. E continui ad illuderti… aspettando QUEL GESTO e QUELLA PAROLA… che non arriva da chi ti aspetti ma da chi magari avevi tu dimenticato… e se felice…e triste… euforico…e “depresso”. Ecco… il poter delle parole…perché la stessa cosa detta da chi “non ti aspetti” non ha lo stesso potere di quella uguale che avrebbe potuto dirti “chi ti aspetti”? Perché non sappiamo gioire di quello che c’è e cerchiamo, vogliamo sempre “altro” o…da qualcun altro? E allora: “Vivi ogni giorno come se fosse ogni giorno. Né il primo né l’ultimo. L’unico.”. Pablo Neruda

Quel senso di inquietudine

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E poi ti assale quel senso di inquietudine: umore grigio come il cielo di questa giornata d’ottobre e anima umida come nebbiolina leggera. Impotente di fronte a scelte incomprensibili resti tra l’accettare, l’incazzarti, l’andartene o l’attendere. Stanco di parole al vento e di promesse non mantenute per paura od orgoglio. Stanco d’attendere un “proviamoci” al posto di un forse. Stanco di pensare per due, trovandosi di fronte ad un uno. Chiaro il percorso nella mente, chiaro l’obiettivo e le eventuali rinunce, oscuro il capire se quanto credi è recepito da chi non dovrebbe nemmeno chiederti le priorità. Ed una malinconia s’insinua nelle vene… lasciandoti come dopo un pianto senza lacrime

Nessuna perseide

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Non osservo desideri cadenti come stelle decadute; raggiungerò, il materialmente possibile, contando ancora sul mio cammino.

Sul ponte sventola bandiera bianca

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E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)” Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca. Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca! No, non è un omaggio a Franco Battiato ma semplicemente un prendere atto della situazione. Dopo due mesi dalla mia richiesta di collaborazione per il “nuovo libro” non ho avuto alcun riscontro se non di un paio di persone. Probabilmente, anzi sicuramente, sarò stato poco incisivo io o non son riuscito a spiegarmi bene oppure semplicemente la proposta non interessa; in ogni caso il risultato è lo stesso… nessuna o meglio poche risposte. QUINDI? Quindi semplicemente mi si presentano 2 possibilità: RINUNCIARE PROSEGUIRE AUTONOMAMENTE Dato che non sono un tipo che rinuncia facilmente, molto probabilmente l’opzione scelta sarà la seconda… ma con tempi, modi tutti da verificare… Dovrò anche ripensare all’idea di “condividere” tutto… la mia era un’idea per, appunto, condividere il come fare per autoprodursi un libro (magari a costo zero), che strumenti usare, che passi seguire… Se mai pubblicherò questo libro per me sarà il quarto (oltre ad un quinto – per beneficenza – di cui ho seguito tutte le fasi) e… so già cosa e come farlo… Ora lascio sventolare la bandiera… prima o poi qualcuno o qualcosa mi farà prigioniero.   E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)”

Da dove iniziamo?

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Questionario annulalto data la poca partecipazione è stato unilateralmente deciso che proseguirò da solo Partiamo ma… da cosa partiamo? Ciao a tutti. Penso sia arrivato il momento di partire…e anche per partire voglio la vostra opinione. Ogni libro ha una sua “storia”, una sua identità, una sua “vita” e le prime decisioni sono le più importanti. Ho preparato (lo trovate qui a fianco) un piccolo questionario per sapere come partire. Viste le ultime decisioni il questionario è stato annullato. Le opzioni mi sembrano piuttosto chiare ma non lesiniamo le spiegazioni: Titolo: con un ulteriore sondaggio verranno proposti dei titoli, lasciando comunque la possibilità di suggerimenti Copertina: stesso discorso del titolo,  verranno proposte delle copertine , lasciando comunque la possibilità di suggerimenti Titolo e copertina:  si dovrà scegliere da “pacchetti” copertina e titolo già pronti Contenuti (non ha bisogno di spiegazioni…) decideremo “cosa mettere” nel libro Altro: a voi i suggermienti Ora quindi lascio a voi la parola… aspetto le vostre idee/opinioni Le proposte restano più o meno le stesse ma come anticipato vi terrò aggiornati sulle mie decisioni A presto!

De Sidero

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Siamo polvere che tende alle stelle. Desiderando di desiderare viviamo per non sopravvivere

Stillicidio

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Gocce di parole, rubate al tempo; siccità perenne del cuore.  

Senza difese

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Osservo, lo scorrere del tempo, intrappolato in una clessidra. Pioggia di rena a togliere il respiro, mentre, inerme, mastico la vita.

Primo commento ad Anima Nuda

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Ed è arrivato… il primo commento ad “anima nuda” ed è una soddisfazione… come dico nella quarta di copertina: “Con l’invito a non fermarsi all’apparenza, ma a cercare di spostare lo sguardo oltre le parole stampate vi lascio all’anima contenuta in queste poche pagine, con la segreta speranza di riuscire a scaturire un pensiero oltre a ciò che appare; solo in quel momento potrò ritenere compiuto il mio comunicare” e… già da questo commento.. posso ritenermi “arrivato”…   Ciao Brazir, mi peretto di usare il tuo nome d’arte perché vorrei parlare all’artista e per questo ti scrivo dalla mia mail personale. Ti ringrazio anzitutto per aver condiviso con me i tuoi componimenti, grazie di cuore. Trovo che tua abbia uno sguardo sulla vita che necessita proprio di essere rappresentato attraverso la poesia. E’ la tua arte. Ti faccio i miei complimenti. Ovviamente parlo da lettore “semplice”, non sono un tecnico, ma so con certezza che ho fatto questa esperienza leggendoli: ciascun componimento è come una finestra che mi dice “guarda come possono essere le cose viste da qui”… che è poi una finestra sull’anima. F.

_/°;°/_

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muto consenso gambe divaricate grembo fecondo

ɐpnu ɐɯıuɐ

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Silenzio assaporato con liberazione, rimembro ma non mi struggo: viaggio, nudo, nel sole

-Г¬

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pianti e sorrisi unendosi al tramonto vite divise

Impossibile azione?

Sutterlin 4984882 1920

Raccontai sogni e storie, vivendo d’altri e non di me: cambiare, semplice verbo, spesso, impossibile azione

Scrosci e rimembranze

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    Odore di pioggia, si risvegliano vecchi ricordi: passi leggeri, a piedi nudi, sull’erba umida

[….]

Sutterlin 4984882 1920

Passi distanti rimembrando sorrisi orme sulla sabbia

☻☺☻

Sogni confusi colgo calzini spaiati in un cassetto.

Sentimento

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Lacrime di Primavera, ad irrigare l’umida terra; faticosamente vivo attendendo il cielo terso.

Ultima cena

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Pane spezzato Mistero dubbio o farsa Mio credere

ͺ¬ͺ

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Vola la mosca fastidioso ronzare sonno interrotto

)Stallo(

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Vivo schiacciato tra due parentesi: una ormai chiusa, l’altra mai aperta.

° __°

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Sorriso triste magra consolazione vittoria vana

[¿]

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Gelo e sole Risveglio della città Greche di luce

Maschere

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Parole Gettate al vento: Falsa condivisione D’inutili chimere. Mi vestirò Di me stesso, Almeno a Carnevale.

Perpetue domande

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Raccolgo momenti, incornicio attimi ricercando il “chi sono”, spesso e ancora senza risposte

Verso l’estasi

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La tua lingua, sul mio palato, le tue labbra serrate alle mie. Mani vogliose e vestiti strappati Occhi chiusi e, come ciechi, corpi scoperti al solo tatto: viso, collo, spalle, petto,  seni e capezzoli, schiena e natiche, peli bagnati, la mia erezione e le tue cosce spalancate: congiunzione sublime di due anime gia’ unite.

Disquisizione semiseria sugli Haiku

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Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo    (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo.   3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5  sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo.  Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai  la connotazione umoristica è decisamente marcata.   Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta)   Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione.   E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda.   Uno studioso zen di haiku  una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza.   Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”.   Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che  gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente.     Curiosita’   Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia   Anche Ian Fleming  si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia”   Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve

Appello

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Chiedo cortesemente a chiunque abbia letto Fotografie di Pensieri e non l’abbia ancora fatta a pubblicare una propria recensione sul sito dell’editore a questo indirizzo “http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=7761&formato=6539“. (stessa cosa si puo’ fare per Haiku a questo indirizzo http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15146 – ma in questo caso ne servono molte di piu’ di 6)   Al momento ho 5 recensioni, se dovessi superare le 11 avrei pubblcita’ nei libri piu’ recensiti. Grazie Brazir

Avanzo

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Agito pensieri, lungo sentieri sconosciuti: sporcando le vesti di fango avanzo verso l’ignonto, sentendomi uomo.

Epitaffio

Sutterlin 4984882 1920

Vissi, aspettando che la vita cambiasse; morii con la consapevolezza che la vita aspettava il mio cambiamento

Haiku fotografico

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da una foto di francy62… (Spero non mi richieda i diritti ihihihih) neve sul fiore solo un imprevisto della natura

Haiku II

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fredda stellata osserva in silenzio uomini persi

Haiku

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umida nebbia riporta alla mente tristi pensieri

Arrivederci Facebook

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In vena di velocita’, essenzialita’ e di cambiamenti, ho deciso di “togliere” momentaneamente il collegamento con Facebook. Pur restando la possibilita’ di condividere su questo social network, ho tolto tutti quei collegamenti automatici. Lascio invece quelli con Twitter, forse perche’ mi piace il cinguettare….

Presentazione del libro Haiku

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PARROCCHIA S. MARIA LIBERATRICE MILANO Salone parrocchiale GXIII  Via Cuore Immacolato di Maria 20141 Milano ———————————————– Sabato 03 Dicembre ore 17.00   Domenica 04 Dicembre ore 11.15 Presentazione del libro Haiku di Brazir – F. Bombelli “Personalmente amo molto “giocare” con le parole, c’è un fascino, un potere in esse che trascende da quello che è il mero significato… accostate fra loro assumono sfumature inusuali, offrono visioni altre, come giustamente dice Brazir possono divenire flash, aprire visioni diverse. L’haiku è uno dei modi in cui si può “giocare”, non è certo un gioco semplice, molte regole rischiano di ingabbiare il pensiero, la libera espressione delle proprie sensazioni e riuscire in sole 17 sillabe ad esprimere un’emozione è un’impresa che non fa per me, non ci riuscirei mai. L’haiku richiede stilisticamente una buona, per non dire di più, capacità di sintesi ma richiede in primo luogo, per essere composto, la capacità di guardare oltre, di vedere al di là delle convenzioni, di sentire col cuore prima che conla mente. Ho letto sprazzi del cuore di Brazir in questi haiku”  – Prof. Claudia Poli. ———————————————–  “Anche io voglio sostenere nel mio piccolo la ristrutturazione dell’oratorio. Ho raccolto in questo libricino gli Haiku gia’ pubblicati in Fotografie di Pensieri (2008) aggiungendone alcuni scritti nei 2 anni successivi. Il costo di Haiku e’ di 8 Euro + s.s. e per ogni copia venduta circa 3 euro verranno da me donati all’iniziativa. Avevo un sogno nel cuore ed e’ diventato Fotografie di Pensieri, ora vorrei che il mio sogno (o parte di esso) possa aiutare a realizzare il sogno di tanti cuori, presenti e futuri”  – Brazir F. Bombelli Contestualmente verrà proposta anche una Personale di Matteo Colombini Seguira’ rinfresco. Vi Aspettiamo Numerosi   Scarica la locandina dell’evento! 

Il Vecchio della Montagna Vagante

Vorrei scrivere tutto quel che accade, o che accadesse, tutto ciò che scrivo. Padrone del tempo e dello spazio,giocheri col destino, fino a stancarmi, lasciando tirare i dadi ai figli del tempo: granelli di sabbia, come attimi da vivere o vissuti, chiusi in una clessidera, che gira e rigira, senza mai esser liberi.

Un piccolo aiuto

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Come ogni tanto capita sono a scrivervi per avere da voi “un piccolo aiuto”. Qualche post addietro vi avevo avvisati che ora i miei libri sono editi da photocity; orbene, nel cambiamento ho notato che ora si possono inserire le recensioni. Sono quindi a chiedere a tutti quelli che hanno letto FdP e Haiku di scrivere una recensione sul sito dell’editore, mentre chiedo a tutti quelli che ancora non li hanno letti di ordinalrli e… recensirli :-).   Grazie!

Nostalgia del futuro

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Nostalgia del Futuro Ho nostalgia di quel che non sara’ per la troppa paura di ripetere un passato artefice di quel che sono. Ho nostalgia degli errori che non commettero’ per la paura di commetterli. E gia’ conosco quel rimpianto che mi attanagliera’ domani quando, accorgendomi dell’immobilismo bastardo, m’accorgero’ che, perdendomi nel ricordo non ho vissuto, lasciandomi ancora con quell’inusiale nostalgia del futuro

Nel genetliaco

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Mentre s’aprono nuove pagine da scrivere per questo nuovo anno di vita, un invito nasce dall’anima. Non porgetemi saluti e festeggiamenti non sentiti. Cio’ che non viene dal cuore, inasprisce il mio. Voci di chi, per sangue o interesse ha incrociato il mio cammino, mi risultano lontane, inutili; mentre col fuoco, redigo l’ennesimo bilancio d’un anno passato, forse, ancora poco vissuto.

Vissi

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Vissi in quell’attimo, tra lampo e tuono; del buio, prima della notte, del silenzio prima del vagito: un momento sospeso nell’infinito tempo.

Il mio ricordo di un grande uomo.

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Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e  partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso;  e ancora  i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù  nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua,   morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni  mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che  “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere  “santo”  ripagando  senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi,  senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”

E-migranti

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Partimmo in una notte nera come la nostra pelle. In 150 su una barcarola che non riusciva a contenerci. Tutti in piedi, ammassati a combattere col freddo, col sale, contro l’acqua, la paura. Il silenzio interrotto dal pianto di qualche bimbo, prontamente soccorso dal seno della madre. Abbiamo investito i risparmi di una vita per una nuova vita. Non ci guardiamo neppure negli occhi. Abbiamo lasciato un passato, il nostro passato, senza conoscere il futuro. Cerchiamo d’affondare le speranze nelle nostre raidici: volti, voci,madri, padri, mogli,mariti, figli…lasciati alle nostre spalle, per non rischiare, ma forse rischiano più di noi che senza saper nuotare affrontiamo il mare. Ci hanno detto che andremo a nord, ma cos’è il nord? La luce di quella stella luminosa? Una convenzione? Una speranza? Un’incognita? Non è amico il mare, s’ingrossa, quacluno vomita dai parapetti ormai marci dal sale. Ora qualcuno urla, qualcuno prega… Son 3 giorni che navighiamo… poca acqua, qualche panino secco… niente servizi… il sole quando si alza, brucia anche la nostra pelle. Non si vede la meta… Ci chiamano migranti, profughi, clandestini… ma siamo solo uomini in cerca qualcosa di meglio, di un futuro. Ci accontenteremo delle briciole che cadranno dalle tavole di chi non avremo il coraggio di guardare in viso. Nessuno ci darà quella dignità che perdemmo ancora prima di partire. Un rumore, una vedetta…. ci scortano, forse non moriremo in questo mare anche se dentro siamo già morti, ci siamo venduti l’anima per un viaggio senza conoscerne la meta. Alzo lo sguardo, anche se non è ancora agosto, vedo la mia stella cadente…    

Cambiare

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Cambiare umano desiderio del nuovo, reagendo agli eventi, voltando pagine, battendo nuovi sentieri, cercando nuove identita’, ma in fondo rimanendo coerentemente se stessi.

Come pergamena

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Vorrei usare il tuo corpo come pergamena intingendo l’inchiostro non scriverei romanzi, ne poesie, ma quell’unica parola a rappresentarti per quel che sei: Amore.

Dubbio

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Ho perso giorni e notti aspettando sbocciasse un fiore, che mai vidi, perchè tenevo gli occhi chiusi ed ora che li ho aperti, non ne sento il profumo. Mentre scende la notte mi chiedo se domani mi sveglierò per viverlo, per sognarlo di nuovo o per dimenticarlo.

Polvere nella polvere

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Raccogliendo cocci di cielo, trovai luccichii di stelle, ma nessun battito di vita. Mosaico crollato, dal disegno incerto: giorni senza colore, ingrigiti dal nulla. Polvere, nella povere, attendo la notte, per alzar lo sguardo ricercando la vera luce, della luna.

Si rincomincia

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E si rincomincia, dopo esattamente 45 giorni torno in ufficio ma non nell’ufficio dal quale ci siamo “visti” negli ultimi 3 anni. Già so che sarò vicino ai 2 capetti, che il lavoro sarà più frentico, ma che sarò più vicino a casa, che la moto non avrà un posto al coperto, che il caffè sarà quello delle macchinette, che (conoscendomi) torneranno i mal di stomaco e i mal di testa, che non potrò controllarmi le mail, che tutto sarà più controlato, che (forse) avrò più vita sociale…. Lo ammetto, un po’ di delusione c’è… ma cerco di non fermarmi alle apparenze e di andare con lo spirito di chi cerca sempre qualcosa di positivo. Un ringraziamento particolare a chi si è ricordato e mi ha fatto gli in bocca al lupo…. It’s Time!

Senza capire

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Confuso, resto senza parole; indeciso, tra l’essere usato e il menefreghismo, lascio cadere i pensieri, aspettandomi il nulla da chi non vede altro che se stesso. Tornero ad essere nessuno, esasperando quel che sono, mordendo il freno, ascoltando senza rispondere, rispondendo senza pensare, immaginando ciò che sarebbe stato, giocando semplicemente ancora, nascondendomi.

Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte

Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste:   Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni:   Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità –  mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…).   La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく

Sara’ ancora casa?

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Tu, che dovresti gioire dei mie sorrisi, ridi alle mie lacrime. Non è la distanza a separarci ma quel bieco egoismo che ci porta a non volere piu’ il bene. Confuso seguo il volo di una rondine che dal mare torna al nido. Sarà ancora casa?

M’aggrappo ancora.

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Non sarà mai, bianco o nero: veloce tu sei, nel cambiar parere, umore, sorriso, pianto. La morte lenta è per chi vuol morire, o lasciarsi andare; ancora una volta, oggi come ieri e domani, m’aggrappo alla vita.

Non e’ impedendo (che ami)

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Una sola domanda nella mia mente: perchè mi vuoi come cane al guinzaglio, pronto ad essere strattonato al primo passo lontano? Non è tenendo l’aquila in gabbia che sarà tua: l’avrai solo quando planando, mangerà dalle tue mani.

Nulla di me

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Non lascerò nulla di me, nemmeno l’odore. Forse il ricordo, forse uno sguardo, ma nessun segno del mio passaggio, della mia presenza. Amareggiato, controllo il sentiero percorso: lineare e alla luce del sole. Sereno del mio essere, non mi volterò.

Lo sbaglio

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Camminando per una strada ghiacciata scivolai. Non fece male la caduta, ma la consapevolezza della stessa. Rialzandomi, restai guardingo, perchè capii che l’errore è sempre in agguato. 18/12/10

Non oggi, non ora

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No. Non oggi. Non ora. Non riuscirai ad adombrare il mio sorriso, troppe volte perso nel ricercare inutili perche’ di tempeste e uragani. T’amo, quanto spero tu possa amarmi il resto non conta: voglio ancora esistere e resistere, abbracciando la vita.

Muto mattino

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Il silenzio urla, tutto il suo essere. Cammino scalzo sulla rugiada del mattino. Sveglia e torpore: cercando la nuova strada, osservo e vivo.

Il mio nuovo “mezzo” libro: Haiku

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Anche io voglio sostenere nel mio piccolo la ristrutturazione dell’oratorio della parrocchia che frequento. Al momento e’ stata completata ma non ancora finita di pagare la ristruttirazione della sala polifunzionale (ex cinemateatro) GXXII. Ma i sogni sono “grandi” e per finire “tutto il progetto” mancano ancora da rifare i campi sportivi e l’abbattimento e ricostruzione della palazzina dell’oratorio. Inutile snocciolare qui le cifre. Posso invece dirvi cosa ho pensato di fare per aiutare la raccolta fondi, anzi… ve lo faccio vedere: Ho raccolto in questo “libricino” gli Haiku gia’ pubblicati in Fotografie di Pensieri aggiungendone alcuni altri scritti nei 2 anni dall’uscita di F.d.P. Il costo di ogni libro è di 8 Euro + spese di spedizione. per ogni vendita circa 3 euro verranno donate all’iniziativa. Avevo un sogno nel cuore ed è diventato Fotogradie di Pensieri, ora vorrei che il mio sogno(o parte di esso)  possa aiutare a realizzare il sogno di tanti cuori, presenti e futuri. Per ordinare il libro, cliccare sulla copertina o cliccare   —>QUI<—- Chiedo cortesemente a chi acquisterà il libro “solo” per questa finalità di avvisarmi via mail in modo da poter avere un conteggio aggiornato. Grazie

Sono vecchio?

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In questi minuti mia figlia inizia la nuova avventura della scuola primaria di secondo grado. Stamattina al suo risveglio l’ho vista spaesata. E’ tutta estate che cerchiamo di farle capire che sicuramente sara’ un cambiamento non solo “fisico” di scuola ma anche ti tempi, modi, ritmi, insegnanti, compagni…. ma ovviamente senza “provare” non se ne puo’ rendere conto. E d’un tratto l’ho vista “bambina” che vuole fare la grande e…”grande” che vuol essere ancora bambina. E io nonostante abbia 38 anni mi son sentito “vecchio”. Vecchio perche’ di media gli altri genitori dei compagni di mia figlia sono piu’ “anziani” di me (lo e’ stato finora sia all’asiilo che al “primo grado”), vecchio perche’ lei cresce…con le gioie e i dolori della crescita, vecchio perche’ “la mia scuola” era diversa nei tempi e nei programmi, vecchio perche’, forse, essendo figlia unica non ho forze “fresche” a tenermi occupato. Vecchio perche’ in fondo in fondo, come tutti i genitori, voglio il suo bene e il meglio per lei e mi sento come probabilmente si sentivano i mei genitori… che sicuramente hanno riposto sulle mie spalle le loro aspettative e i loro sogni, che magari anzi quasi sicuramente, non erano i miei ed io, seppur voglio evitare questa cosa, mi perdo a pensare cosa mi piacerebbe lei facesse nella sua vita, spesso dimenticandomi o volendo dimenticare che e’ la sua e non la mia vita. E continuo a chiedermi… “sono vecchio?” o semplicemente “genitore”?

Senza Timore

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Lasciando scivolare il tuo scialle di seta, ti mostrasti a me vestita solo di luna. Morbida e sunsuale t’avvicinasti mostrandoti senza timore. Seduta sulle mie ginocchia ci baciammo, guardandoci negli occhi, scambiandoci i sapori, respirando l’altrui fiato, fino al sorgere del sole.

Una notte

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Una notte passata a tracciare la mappa dei tuoi nei, a contare i tuoi sospiri; a godere dei tuoi gemiti. Una notte passata ad amare, ad amarci, finché giunse l’ora di separarci: “è così tardi che è quasi presto”.

Luna calante culli l’ultimo raggio di sole

Come foglia

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M’innamorai del tuo sguardo, ti donai il cuore. Passarono anni e stagioni, che mi videro foglia attaccata al tuo ramo, in attesa d’ un alito di vento e del calore del sole. Ancor oggi resisto e se mai dovessi cadere sorridero’, perche’ finalmente, allora, t’accarezzereri

Un lustro…una vita…

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Spesso non ci accorgiamo di quanto ci “leghiamo” alle persone. E di quanto le persone in un lasso di tempo relativamente breve ci possano “entrare” in profondo. Oggi mia figlia ha finito le elementari. Fine di un ciclo. Cambio di velocità. Inizio del “diventare grandi” ma… ieri al “saluto” alla sua maestra per 5 anni che tra l’altro andrà in pensione alla fine del mese… sembrava una fontana. Un pianto a dirotto, con singhiozzo. Un pianto “vero”. Mi ha fatto tenerezza e mi ha fatto venire magone pure a me. E ho iniziato a pensare a quanto mi è rimasto dei miei “maestri”. La “mia” maestra delle elementari… donno siciliana che amava il suo lavoro e si vedeva. Poi un vicepreside alle medie e 2 professori alle superiori: Italiano e Tecnica. Persone che hanno lasciato qualcosa “oltre” alle semplici nozioni. Persone che avrei piacere di incontare di nuovo e che se tornassi indietro vorrei conoscere e capire di più. E allora ben vengano le lacrime… che ci fanno ricordare ancora di avere emozioini… e di essere vivi. Anche se … sono lacrime “giovani” che semplicemente vorrebbero dire “ti voglio bene”.

Danzi nella pioggia

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T’ho vista, danzare armoniosa nella pioggia. Leggera e sensuale ridi mentre l’acqua ti bagna il viso e le vesti. Allarghi le braccia coccolando il mondo e me, che felice, ti vengo incontro, accennando una melodia per scaldare l’anima e accompagnare non piu’ i tuoi ma nostri passi.

Pensieri ascoltando Baglioni

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Gomitolo aggrovigliato l’amore; preso nell’insieme dona morbidezza, a districarlo non basta una vita. In questa partita senza fine, “mai piu’ come te”: meglio perdere amando che vincere senza avere amato. Alzo lo sguardo al cielo, cercando la stessa stella, lo stesso orizzonte. sentendoti ancora accarezzarmi il cuore.

Duplicita’

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Lacrima sulle ciglia, annebbia la vista, scopre l’arcobaleno.

A.M.O.R.E.

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 E’ il senso di una parola, o l’essenza del sentimento? ~ Dire o non dire resta inutile quando basta uno sguardo o una carezza lungo la schiena. A volte, la parola, e’ bisogno sensoriale, per non far restar solo l’udito.

In sogno

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M’abbandonai alle onde del mare. Mi ritrovai cullato tra le tue braccia.

Voglio

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Le tue mani addosso, la tua lingua sulla pelle, la tua bocca sul mio sesso, i tuoi capelli sul mio petto, la tua voglia urlata nella mia gola, il mio sudore, il tuo stupore, i tuoi occhi, i sospiri, le parole non dette, le lacrime, le tue carezze, attimo che duran una vita, una vita in attesa di quell’attimo.

Alzati e combatti

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Alzati e combatti, se ancora ci credi. Alzati e combatti, se vuoi chiarezza. Alzati e combatti, se pensi sia giusto. Alzati e combatti, se ancora pretendi d’esistere. Alzati e combatti per quello che sei, per quello che vuoi, con le tue forze e i tuoi pensieri. Alzati e combatti, agisci, chiedi, urla, pretendi perche’ il silenzio, l’inerzia, semplicemente allontana, rendendo sterile anche il dolore.

Forse di piu’…

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Una mattina come tante altre: la sveglia che suona, bagno, colazione, lavoro… Solita vita, soliti dejavu quitidiani. Cambiano le macchine che incontri sulla strada o i colleghi che incontri davanti al badge, ma non cambia la sostanza: Pc, telefono, fax, mail.. nessuna “botta di vita”… nessun colpo all’anima. Cerchi qualcosa per darti una spinta, un po’ di voglia, un polase per il morale, un multicentrum per lo spirito ma…nulla!!! Il cellulare ti vibra in tasca, “ecco – pensi – ci mancava qualcuno che rompe“. Un messaggio, anzi un mms. Una foto, un oggetto che tu ben conosci… appoggiato su un comodino,  poche parole: “E’  sempre qui sul comodino, ogni tanto lo prendo in mano e mi ci ritrovo”. Di colpo vedi il sole oltre le nubi, la pioggia da acida diventa dolce, un sorriso da ebete ti si  stampa sul volto, tanto che i colleghi ti chiedono se va tutto bene. Ti alzi, vai a prendere un caffe’ della macchinetta e ti sembra quello fatto nel migliore bar della citta’. “Allora… a qualcosa e’ servito” e’ l’unico pensiero che ti frulla per il cervello. Torni alla tua postazione e le mail ti sembrano poche, il telefono non e’ nemico, il pc diventa compagno di condivisione e non piu’ compagno di sventura. Sai che questa senzazione durera’ poco, sai che tra poche ore tutto sara’ tornato normale, ma un messaggio ti ha riportato un po’ di quella voglia che ormai pensavi perduta, pero’ ti porta ancora a fare qualche progetto, che sicuramente accantonerai, ma la scintilla scocca….. potere di un messaggio…forse di piu’ che un abbraccio

I moti dell’anima – seconda edizione

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Questo e’ l’attestato di partecipazione al concorso “I MOTI DELL’ANIMA” a cui ho partecipato con 3 poesie: Scrivo per me, Se vuoi essermi amico e Domande dal cuore. Per informazioni sulla serata finale della manifestazione potete leggere qui: positanonews. Io sono stato tra i pochi poeti non presenti e so che e’ stata letta dall’attore “Se vuoi essermi amico”. Il meccanismo della manifestazione prevedeva che ogni autore doveva votare per la composizione che piu’ l’aveva colpito. Gli autori non presenti avevano comunque 1 voto d’ufficio. Io ho ricevuto 3 voti. Non e’ il primo concorso a cui ho partecipato ma e’ il primo che, oltre ai finalisti e ai segnalati, avvisa e rende partecipi anche tutti gli altri. Volevo ringraziare Chao che mi ha segnalato il concorso e l’architetto Maria Rosaria Manzini, curatrice della manifestazione, che mi ha sempre risposto fugando ogni mio dubbio e anzi, ringraziandomi, per le critiche da me esposte. Ora lascio la  “parola” a chi la serata l’ha vissuta. “Serata primaverile a pochi metri dal mare; tra i turisti che girano, alcuni si dirigono nei locali del Museo del Viaggio di Positano. Non sono turisti, ma poeti, richiamati dalla manifestazione “I moti dell’Anima”, un’ iniziativa arrivata alla  seconda edizione, che ha riscosso e confermato un interesse attento e, considerando la posizione e la popolazione del paese, anche piuttosto numeroso. 44 poeti presentano i loro “moti dell’anima”, “foto” dei loro stati d’animo o delle sensazioni suscitate da avvenimenti o pensieri. Qualcuno assente, sicuramente forzato, ma la  presenza era resa quasi tangibile  dalle sue parole affidate alla lettura di un giovane attore della compagnia dei Murattori. Anime di ogni età: ragazzini, adolescenti e signori/e attempati e rappresentanti una buona parte d’Italia e anche un pò di estero, leggono con sentimento quello che hanno messo sui fogli bianchi. Due poesie lette dai poeti presenti ed una recitata dagli attori per coloro che non potevano esserci. Da spettatrice, qualche difficoltà a seguire l’audio di tutte le letture. Sarebbe stato bello avere i testi per non perdere parole che in una poesia non sono mai inutili o superflue. Ogni sei poesie, un piccolo intermezzo musicale, affinchè si potesse riflettere e ordinare nella mente quanto ascoltato. Poesie lunghe come piccoli racconti  e argomenti tra i più vari. Spesso è stato ricordato il paese, forse da coloro che se ne sono allontanati, o la sua vita: il mare, i pescatori, la luna. Molti versi dedicati ai propri cari, altri a persone che hanno lasciato un segno nella storia. La serata scorre tranquilla, nel clima che solo l’amore per la cultura e il sentimento possono creare. Quando tutte le sensazioni sono state espresse, mentre i presenti si rifocillano ad un piccolo buffet, i poeti sono occupati dalla votazione. Ognuno di essi dovrà esprimere tre preferenze; ai non presenti viene assegnato un voto “d’ufficio”, in modo da partire alla pari. Anche ai presenti non poeti sarebbe piaciuto esprimere un giudizio, ma… era giusto che fosse un discorso tra intenditori. Una professoressa romana, prima della premiazione, discorre sugli haiku: li presenta, li spiega, ne legge alcuni. Molti in sala li conoscevano già;  forse solo qualcuno non sapeva cosa fosse questa sintetica forma espessiva giapponese. Premia alcuni haiku dei ragazzi delle scuole che hanno seguito le sue lezioni e, in breve, imparato a comporre queste piccole poesie. I poeti sono attenti; è il momento di leggere i prescelti.  Qualcuno con aria tranquilla si è servito al buffet, ma molti sono rimasti seduti al loro posto, evidentemente compresi nel momento. Terzo posto: Chiara Baistrocchi,  liceale di Napoli, con una poesia ispirata  al mare: “Io e il mare” Secondo posto: Vincenzo Russo, della provincia di Napoli, con un lungo testo in dialetto dedicato a Karol Woitila: “A vuluntà ‘e Dio, Karol ‘na penna e ‘a mana mia”. Vincitrice Giovanna Parlato, ragazza poco più che ventenne di Positano , con “Vorrei..” . Il suo desiderio di vivere intensamente, di vivere bene, di essere e non di adeguarsi, è passato attraverso i desideri espressi in “Vorrei”… E’ passata la  sincerità della speranza e la speranza di chi (ancora?) crede nell’impegno di vivere. Ai tre finalisti un piatto in ceramica; a tutti i partecipanti, assenti compresi, un attestato di partecipazione. La serata per gli spettatori si conclude con la risalita verso casa con qualche bella emozione in più di cui parlare. Per i poeti e gli organizzatori, una cena insieme; persone che non si conoscevano nella maggioranza dei casi, ma che sicuramente avranno saputo di cosa parlare e si  saranno sentiti uniti e affiatati nel condividere la loro comune passione. Per tutti l’appuntamento a tra qualche mese,  in una sera di fine estate, per prendere in mano il frutto tangibile di questa esperienza: il libro che raccoglierà tutte le poesie presentate e qualche breve nota sugli autori. Sarà un altro momento particolare di attenzione allo spirito. I poeti che non hanno potuto leggere le proprie opere ad aprile, potranno farlo in quell’occasione e i “moti dell’anima, le “foto di pensieri”, saranno ancora una volta protagonisti. In conclusione, una serata particolare, prima che il caos del turismo e delle attività estive incalzino; una serata di riflessione, una serata di cultura che non può che far bene a chiunque, compreso Positano e che avrà fatto tirar fuori qualche poesia da qualche cassetto chiuso da tempo. – Chao“

Da lontano

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Consapevolmente coperta da pesante armatura, affronti la vita insegnando ad altri cio’ che non sei, ma che dovresti essere. Mentre da lontano osservo il tuo agire, attendo che ti spogli e che, come Francesco, tu possa trovare la nuda e difficile strada, dell’esser te stessa.

Promessa

Non chiederò di sapere quello che non vuoi dire; non aspetterò parole che non vogliono essere udite. Aspetterò un sorriso, o una lacrima, un lamento, o un sospiro, oppure semplicemente accompagnerò il tuo silenzio, senza paure, nè domande, ma semplicemente standoti accanto.

La forza della decisione

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Si alzo’ nel momento in cui non ebbe piu’ lacrime da versare, la caduta ormai era finita, facendola arrivare a raschiare il profondo dell’anima.
Un bivio, una scelta, una moneta da lanciare in aria: se viene testa….
Ma in cuor suo aveva gia’ deciso, la sua scelta, in fondo era una scelta d’amore per se, per lui…per la propria e altrui vita.

La sindone

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Chi è mai quest’uomo? Quest’uomo che ha sofferto, che ha patito, che ha dato la vita? Di chi è questo corpo, come foto, impresso su di un telo? Di chi è questo volto, martoriato ma sereno? Non so se sia di Cristo, di un ladro o un truffatore, so solo che ogni volta che lo guardo gioia e angoscia combattono nel mio petto; so solo che ogni volta che lo guardo mi sento piccolo uomo davanti all’Amore Infinito 14/04/06

Sentiero

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Mi ritrovai per caso sulla tua strada. Ti studiai, mi studiasti, prima di scegliere di provare ad accompagnarci in un pezzo del cammino. Non v’è partenza, non v’è traguardo, solo la voglia e l’intenzione, del viaggio.

In fermata

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Devo fermarmi, per capire se vivo per me o per gli altri Devo fermarmi, per trovare ancora un senso unitario al mio agire. Devo fermarmi, per riassaporare l’odore di terra bagnata e di erba tagliata. Devo fermarmi ad ammirare ancora le impronte sulla sabbia e respirare la salsedine. Devo fermarmi, per poter poi, forse, riprendere il cammino

Meglio lontani

Proprio ora che te ne vai, gli occhi diventan rossi e una lacrima si sforza di non scendere per non far vedere la mia debolezza, m’accorgo che di fronte a te non riesco ad esprimere cio’ che sento. T’amo e non te lo so dire guardandoti negli occhi; e ancora una volta, come per tutta la vita. meglio lontani. Mentre forzatamente sorrido, annusando il tuo profumo manifesto ancora in questa casa vuota, m’asciugo quella lacrima aggrappata alle ciglia.

Ci son sere II

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Ci son sere che vivi aspettando qualcosa che non sai. Attendi, cercando nella tua mente vuota quel qualcosa che non hai. Eterno insoddisfatto, ti rifugi nel letto, ricercando, almeno, il tuo stesso calore.

Ci sono sere che

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Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  un gesto, una carezza, confronto,  sesso,  parole,  una mano tesa,  uno sguardo. Arrivi a casa, ti metti in attesa,  pensi e magari sogni. Ti sdrai nella penombra, liberando la mente… Aspetti…aspetti… aspetti.. si ma “cosa”? Ti chiamano, ti alzi. “Senti non e’ che…?”, “Mi puoi…?” “Riesci a…”? No.. non e’ questo quello che cerchi. Suona il cellulare, “volevo avvisarti che l’impegno e’ saltato”, come al solito all’ultimo momento, poco male, resti a casa ma non e’ quello che cerchi. E’ l’ora di cena, mangi, di gusto, ti abbuffi pensando che fosse quello il desiderio, un buon pasto; ma non e’ quello che cerchi. E via cosi’, per tutta la sera, tv,  musica,  pc… non va “bene” niente, non e’ quello che cerchi. Ci sono sere che vivi da eterno insodisfatto. Sembra che aspetti qualcosa..che forse non sai nemmeno tu:  son quelle sere che non ti resta che abbracciare il cuscino, raggomitolandoti nel letto, cercando di trovare almeno il tuo calore.

Futuro anteriore

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Scrivo il libro del futuro, del trascorso ne ho pieni scaffali. Vite, amori, intrecci, sorrisi, pianti, gioia e morte, racchiusi in poche righe, ch’appena scritte non son piu’ sorpresa, e cio’ che sara’ per me gia’ fu; limbo d’un futuro anteriore che sa gia’ di passato, perdendo l’attimo presente.

Respirando un attimo

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Pelle contro pelle Carezze e labbra. Nudi senza paure ne’ vergogna accarezziamo l’infinito. M’addormento suoi tuoi seni mentre m’accarezzi il petto: amore, senza fare l’amore: respirando un attimo d’eterno.

Augurio

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Cammini nel mondo, guardando i tuoi passi. Basso il mento a toccare il petto. Segui la tua strada senza incrociare sguardi. T’ami, come mai hai fatto, ma non ti lasci amare. Poi all’improvviso un sorriso, alzi la testa, apri le palpebre lasci ammirare le tue pupille e la tua anima, mentre il mondo riprende colore.

in cammino

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Sposto lo sguardo dall’orizzonte, per cercare altrove il calore della prima stella. Solo lascio orme sulla sabbia che presto verranno cancellate. Con le spalle al mare cerco il sentiero, per salire quel monte maestro e fonte di vita, che mi porterà a vedere un identico eppur diverso confine tra cielo e terra.