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Capezzoli irti Tra paura voglia e passione Dono dall’anima
Luca Carboni – Senza Titolo (cd)
E’ uscito il 13 Settembre a 5 anni di distanza da “le band si sciolgono” il nuovo album di Luca Carboni dal titolo “Senza Titolo”. Non è la prima volta che Carboni usa dei “titoli / non titoli” per i suoi album, infatti possiamo ricordare LUCA CARBONI (1987), CARBONI (1992), DIARIO CARBONI (1993), LU*CA (2001) e volendo anche LIVE (2003; questo perchè, come dice lo stesso cantautore, un titolo caratterizza molto un disco, mentre con un “non titolo” ognuno può farsi un’idea personale del lavoro, ciò nonostante penso che la copertina sia particolarmente significativa un uomo (lo stesso Carboni) che tiene per la mano il figlio, di spalle che guardano/camminano nella stessa direzione… quindi se anche non c’è un vero titolo, Carboni sembra volerci suggerire che è un disco di confidenze, parole, forse anche insegnamenti, come un padre può fare con un figlio (ma anche vice-versa) SENZA TITOLO, contiene 10 tracce (11 se acquistato su Itunes): 01. Non Finisce Mica Il Mondo 02. Provincia D’Italia 03 Fare Le Valigie 04. Per Tutto Il Tempo 05. Ca**o Che Bello L’Amore 06. Senza Strade 07. Riccione-Alexander Platz 08. Liberi Di Andare 09. Una Lacrima 10. Madre 11 . Il Fiume (bonus tracks solo per Itunes) Un disco “nuovo” eppure sempre “intimo” nel classico stile Carboni, ci sono, a mio avviso, delle “goccie di vita” da assaporare piano piano, delle “perle rare”. Il disco “suona ” decisamente bene, si nota che è stato speso del tempo per gli arrangiamenti, ogni suono è studiato, curato. Non finisce mica il mondo E’ un inno al guardarsi attorno, a non fossilizzarsi su quello che si ha e/o che si sa fare bene, una spinta a sperimentare, innovare anche rischiare, “non finisce mica il mondo se finiscono le strade” Provincia D’Italia a mio avviso la prima perla, una “denuncia” di come la bella provincia italiana non è pronta ai cambiamenti, seppure tutto il mondo è cambiato. Fare le Valigie E’ il primo singolo dell’album, anzi a dire il vero l’ha preceduto. Per Tutto Il Tempo semplicemente una canzone d’amore… da ascoltare…. magari in 2 Ca**o Che Bello L’Amore Secondo singolo dell’album… semplicemente un “classico” inno all’amore, che riesce anche a far guarire. Su Twitter Jovanotti l’ha definita una fi**ta! Senza Strade La seconda perla dell’album e forse la canzone che meglio rappresenta la copertina, uno struggente ricordo del padre e dei suoi insegnamenti. Riccione-Alexander Platz Seconda denuncia dell’album, stavolta contro “i giovani” degli anni 80, che seppur animati di buoni propositi non hanno concluso nulla di buono per questa società e questo mondo. Liberi Di Andare Critica o consapevolezza… e continua voglia “del viaggio”… un esame di quello che si è o forse che non si è… uomini d’oggi. Una Lacrima Altra canzone d’amore, verso la propria compagna ma anche presa di consapevolezza di quel che accade quando si diventa genitori, ma in fondo ci si sente ancora figli. Madre Struggente ricordo/dedica alla madre. “Madre che sei andata via madre e non so niente di te”… Il fiume (bonus track solo per itunes. Carboni propone la sua prima canzone scritta a 14 anni per quello che era il suo gruppo allora… bisogna dire che già prometteva bene…
Preoccupazione emozionale
Si legge e si sente in giro grande “preoccupazione” per il discorso sul nucleare dopo quello che è successo in Giappone. Per carità, ognuno è libero di pensare e anche di non pensare. Però vorrei fare qualche riflesione che vada “oltre” la “preoccupazione emozionale”. Come già detto non penso che i Giapponesi siano così “stupidi” di costruire 53 centrali nucleari (non 3… ma 53) sul suo territorio (altamente sismico e non molto più grande dell’Italia) senza prendere le dovute precauzioni. E’ ovvio e sotto gli occhi di tutti che il sisma giapponese è un evento fuori dal comune e che sicuramente ha creato danni speriamo “riparabili” ad una delle su centrali. E’ ovvio e sotto gli occhi di tutti che la centrale non ha retto all’urto del sisma e che ora “c’è” paura. Non lo nego ma non dico che “se lo sono meritato” o, come ho letto in giro, hanno voluto il nucleare e ora “fatti loro” e fortuna che “sono lontani”. Penso invece sinceramente che “bisogna guardare oltre” o, forse indietro. Già, indietro… e poi manco di tanto. Un annetto, anche meno. Nessuno si ricorda ORA cosa è successo nel golfo del Messico? Ma si, abbiamo la memoria corta… Eppure c’è stata una catastrofe ambientale e non solo di cui si è già smesso di parlare, è stato “Messo il tappo”, operazione finita! Ma tutto quel “mare di petrolio” nell’oceano, sappiamo che danni ha causato? Se e come si è sparso nel mondo, se e come “ci tocca”? E dei morti negli anni (o secoli) nelle miniere di carbone? Già, ma il “nucleare” fa paura… e allora SI ALL’ENERGIA PULITA, per esempio quella idrica…. ma nessuno si ricorda del Vajont? Secondo me va inteso chiaramente e distintamente il RISCHIO EFFETTIVO dalla PERCEZIONE DEL RISCHIO. Ora la percezione del rischio è alta, perchè è appena successo, perchè l’idea di energia atomica è ancora legata alle bombe nucleari, perchè forse è una energia “complicata” che si conosce poco… Però dobbiamo metterci in testa che il petrolio più o meno a breve finirà e allora “che faremo”? Abbiamo paura dei morti che POTREBBERO esserci per il nucleare ma non parliamo mai di quanti morti all’anno ci sono per le polveri PM10. Ora non voglio assolutamente dire che il nucleare è sicuro ma che, forse, nessuna fonte alla fine lo è (direttamente o indirettamente), e poi abbiamo centrali in Francia, Svizzera e Germania e quella energia la compriamo (per esempio dalla Francia). Altri discorsi sono sulla gestione delle scorie, perchè “se non riusciamo a tenere pulita Napoli, che ne faremo delle scorie”? Ma qui forse non è anche “colpa nostra”? Che non siamo capaci di fare valere i nostri diritti e non adempiamo ai nostri doveri? O che comunque e quantunque ci fidiamo e diamo potere a chi “non fa le cose per nostro interesse”? Sapete benissimo che non mi piace parlare di politica e non vogliatemene, vorrei non aprire questo discorso in termini politici, ma solo vorrei lasciare una riflessione “distaccata” da ciò che sta succedendo nel paese del sol levante, poi ben vengano le discussioni su “nucleare si o nucleare no” ma esclusivamente in termini di problemi reali e oggettivi e non su quello che potrebbe succedere, perchè allora – scusatemi tanto – non dovremmo più usare la macchina (ha un serbatoio che puo infiammarsi o, in alcuni casi, sono addirittura A GAS) perchè quanti morti ci sono al giorno sulle strade? Nemmeno usare le bombole del gas in casa e nemmeno il gas “nei tubi” e, forse, non andrebbero bene nemmeno le stufe a legna… non si sa mai… un tizzone…potrebbe dare fuoco a tutto!!!! Per non parlare dei disastri aerei o navali…. insomma…il “rischio” c’è sempre, anche di cadere e sbattere la testa…
.. …
In un giorno di pioggia, immagino un arcobaleno ad unire 2 fiumi. Sponde diverse ma uguali si uniscono. Mani si tendono. S’insinua la voglia di non mollare, rimanere aggrappati anche alle parole. Seguo l’arcobaleno, restando verso terra…. salto tra i miei colori, pitturandomi il viso. Penso… Sorrido… Odoro l’aria.. Vivo… Salsedine sulla pelle…. orme impresse nell’anima
Oggi no.
Non ho voglia, di chiedere e dare spiegazioni. Lascio parlare il silenzio e i muti segnali lanciati come ombre cinesi sul muro. Ti lascio il tempo del pensiero, perchè non sempre dire o non dire è una mancanza. No, oggi no… resto in piedi e non mi piego.
Atto di coraggio
Ed era ancora li, a guardare quel foglio bianco. Ricordava quando da bambina fingeva di leggere tutto quello che si voleva sentire dire, poi crescendo iniziò a scrivere un diario, pensieri, poesia. Diario segreto, di cui tutti però avevano la chiave. Sogni e speranze s’alternavano in quel diario, pezzi di giornale, una vita che voleva vivere. Poi passarono gli anni e i sogni furono delusioni, le speranze s’infransero, quella bambina sognante e quella ragazza speranzosa divennero una donna senza più voglia di pensare ad un domani: marito, figli, lavoro, giornate da dover far passare tutte così identicamente diverse nel loro ripetersi, senza voglia di un futuro, senza ricerca di qualcosa di diverso, prigioniera di un ruolo che non voleva e da un finto perbenismo borghese, dove tutto era già stabilito per il quieto vivere. Tremava la mano che teneva quel foglio, cercando le parole giuste per esprimere quello che aveva dentro: “Non fui, non sono e forse mai sarò.” Lasciò il foglio sul tavolo, usci’ di casa senza voltarsi indietro, arrivando fino al prato fece un salto, spiegò le ali e volò via.
Senza senso
Sensa senso e senza direzione. Potrei definire cosi’ la mia permanenza qui. Cerco di donare pensieri, emozioni, sorrisi, magari anche lacrime: reazioni a quel che sono e quel che scrivo. Contornato spesso da silenzio, come goccia scavo nella roccia del mio essere. Buco nero da cui nasce o muore la voglia del mio vivere. Spazio, vago, gioco con parole, suoni e colori. Creo qualcosa che esiste gia’, solo che non ha materia, irraggingibile dai 5 sensi, e’ irrazionale come forse lo son anche io. Senza direzione e sensa senso, torna la domanda del chi sono e cosa voglio o forse semplicemente vivo.
Voglio
Le tue mani addosso, la tua lingua sulla pelle, la tua bocca sul mio sesso, i tuoi capelli sul mio petto, la tua voglia urlata nella mia gola, il mio sudore, il tuo stupore, i tuoi occhi, i sospiri, le parole non dette, le lacrime, le tue carezze, attimo che duran una vita, una vita in attesa di quell’attimo.
Forse di piu’…
Una mattina come tante altre: la sveglia che suona, bagno, colazione, lavoro… Solita vita, soliti dejavu quitidiani. Cambiano le macchine che incontri sulla strada o i colleghi che incontri davanti al badge, ma non cambia la sostanza: Pc, telefono, fax, mail.. nessuna “botta di vita”… nessun colpo all’anima. Cerchi qualcosa per darti una spinta, un po’ di voglia, un polase per il morale, un multicentrum per lo spirito ma…nulla!!! Il cellulare ti vibra in tasca, “ecco – pensi – ci mancava qualcuno che rompe“. Un messaggio, anzi un mms. Una foto, un oggetto che tu ben conosci… appoggiato su un comodino, poche parole: “E’ sempre qui sul comodino, ogni tanto lo prendo in mano e mi ci ritrovo”. Di colpo vedi il sole oltre le nubi, la pioggia da acida diventa dolce, un sorriso da ebete ti si stampa sul volto, tanto che i colleghi ti chiedono se va tutto bene. Ti alzi, vai a prendere un caffe’ della macchinetta e ti sembra quello fatto nel migliore bar della citta’. “Allora… a qualcosa e’ servito” e’ l’unico pensiero che ti frulla per il cervello. Torni alla tua postazione e le mail ti sembrano poche, il telefono non e’ nemico, il pc diventa compagno di condivisione e non piu’ compagno di sventura. Sai che questa senzazione durera’ poco, sai che tra poche ore tutto sara’ tornato normale, ma un messaggio ti ha riportato un po’ di quella voglia che ormai pensavi perduta, pero’ ti porta ancora a fare qualche progetto, che sicuramente accantonerai, ma la scintilla scocca….. potere di un messaggio…forse di piu’ che un abbraccio
Sentiero
Mi ritrovai per caso sulla tua strada. Ti studiai, mi studiasti, prima di scegliere di provare ad accompagnarci in un pezzo del cammino. Non v’è partenza, non v’è traguardo, solo la voglia e l’intenzione, del viaggio.
Un articolo della Ginzburg del 1988
Un argomento ancora attuale: Il crocefisso nelle scuole (e negli uffici pubblici). Trovo particolarmente interessante queste argomentazioni a cui penso che ogni mio commento sia superfluo: “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese. Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza. I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla. E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole. Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l’espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati. L’ora di religione è una prepotenza politica. E’ una lezione. Vi si spendono delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica? Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E’ muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder
Evitarsi
Facce contro diversi muri, per non incontrar gli sguardi: ignorati i segnali, inutili i messaggi. Orgoglio o pregiudizio, incomprensibile incomprensione, assenza di voglia di quel necessario chiarimento, mentre un muro di ghiaccio separa anime fino a poco fa amiche.
Q.P.G.A.
Esce oggi 27 Novembra Q.P.G.A, doppio cd di Baglioni che “riprende” la sua opera del 1972 ampliandola. Forse non tutti sanno che nelle intenzioni dell’artista gia’ allora l’album doveva essere doppio (circa 30 Canzoni), ma vista la giovane eta’ del cantautore e la non ancora grande fama, la casa discografica RCA decise di ridurre i pezzi e fare uscire l’album in un disco solo. A distanza di 37 anni e con un progetto che ha compreso un libro e un film (oltre che una serie di concerti) Baglioni da alla luce questa “opera pop” di 52 pezzi (alcuni corti) riprendendo quei 30 pezzi iniziali e aggiungendone di nuovi. Sebbene alcuni brani gia’ li conosciamo dall’album Questo Piccolo Grande Amore e altri come singoli usciti in quest’anno( Buon Viaggio della Vita, Niente piu’, Lungo il viaggio – conosciuta come “in viaggio”), tutti i pezzi suonano “nuovi”. Baglioni infatti li ha completamente riarrangiati donando loro a volte nuove sonorita’, pur mantenendo le melodie che conosciamo, melodie pero’ che si susseguono, si rincorrono, si riprendono e vengono vestite di nuove parole… A tutto questo dobbiamo aggiugnere che 70 artisti hanno dato una “pennellata” in questo lavoro di Baglioni, chi con una frase o una parola, ma tutti ben riconoscibili. Insomma un nuovo lavoro che parte da lontano e che ancora ci porta a spasso per una la Roma vecchia di piazza del popolo e che lungo il Tevere ci fa arrivare a Porta Portese, alla stazione Termini, a Fiumicino fino ad arrivare infine a quel Faro e a quella maglietta fina…. per “una storia d’amore che non dura ina vita, ma la cambia per sempre”. CLAUDIO BAGLIONI“Q.P.G.A.” tracklist con ospiti CD 1. 1 OUVERTURE (con Andrea Bocelli) 2. LUNGO IL VIAGGIO (con Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Francesco Renga) 3. PIAZZA DEL POPOLO (con Alex Britti chitarra) 4. UNA FACCIA PULITA (con Irene Grandi) 5. l’incontro (con Riccardo Cocciante) 6. NUVOLE E SOGNI (con Simone Cristicchi, Michele Zarrillo) 7. DUE UNIVERSI (con Gigi D’Alessio, Anna Tatangelo) 8. SE GUARDI SU (con Baraonna, Pino Daniele chitarra) 9. CENTOCELLE (con Danilo Rea piano) 10. SVELTO O LENTO (con Elio e le Storie Tese) 11. BUON COMPLEANNO (con Renzo Arbore, Morgan) 12. l’appuntamento (con Giorgia) 13. BATTIBECCO (con Paola Cortellesi) 14. CON TUTTO L’AMORE CHE POSSO (con Laura Pausini, Stefano Di Battista sax) 15. LUNGOTEVERE (con Rita Marcotulli piano) 16. JUKE-BOX (con Mario Biondi) 17. CHE BEGLI AMICI (con Pooh) 18. TORTADINONNA O GONNACORTA (con Neri Per Caso, Fabrizio Frizzi, Loredana Bertè, Ivana Spagna) 19. L’ULTIMO SOGNO (con PFM) 20. MIA LIBERTÀ (con Lucio Fabbri violino, Ron, Luca Barbarossa, Amedeo Minghi) 21. COSA NON SI FA (con Roy Paci tromba, Nek chitarra) 22. FIUMICINO (con Giovanni Allevi piano) 23. il riparo (con Antonello Venditti) 24. LA PAURA E LA VOGLIA (con Giovanni Baglioni chitarra) 25. LA PRIMA VOLTA (con Claudia Gerini) 26. UN SOLO MONDO (con Alessandra Amoroso) CD 2 1. PRELUDIO 2. QUEL GIORNO (con Joseph Calleja) 3. IO TI PRENDO COME MIA SPOSA (con Angelo Branduardi violino, Mango, Laura Valente) 4. l’arcobaleno (con Mina) 5. NOI SULLA CITTÀ (con Giusy Ferreri) 6. STAZIONE TERMINI (con Edoardo Bennato armonica) 7. ANCORA NO (con Giuliano Sangiorgi) 8. BUON VIAGGIO DELLA VITA (con Annalisa Minetti) 9. SISSIGNORE (con Gegè Telesforo, Enzo Jannacci) 10. MIA NOSTALGIA (con Fiorella Mannoia, Walter Savelli piano) 11. il rimpianto (con Ivano Fossati) 12. COME SEI TU (con Dolcenera) 13. PENSIONE STELLA (con Paolo Fresu tromba) 14. QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE (con Ennio Morricone piano) 15. AL MERCATO (con Neri Marcorè) 16. PORTA PORTESE (con Fiorello) 17. FIORE DE SALE (con Ornella Vanoni, Luis Bacalov piano) 18. QUANTO TI VOGLIO (con Noemi, Gianluca Grignani) 19. CON TUTTO IL MIO CUORE (con Jovanotti, Fabrizio Bosso tromba) 20. il ricordo (con Gianni Morandi) 21. UN PO’ D’AIUTO 22. VIA DI RIPETTA (con Stefano Bollani piano) 23. UNA STORIA FINITA (con Alice) 24. SEMBRA IL PRIMO GIORNO (con Franco Battiato) 25. SUITE 26. NIENTE PIÙ
Oggi mi sento “musico leggero”.
Stravolgendo gli schemi e i discorsi usuali, oggi voglio parlare di qualcosa di frivolo e magari anche poco interessante. Premettendo che non sono un fan sfegatato oggi volevo parlare dei POOH. Come molti sapranno oggi a Milano avverra’ l’ultimo concerto dei Pooh nella storica formazione.Dopo piu’ di 40 anni Stefano D’Orazio (il batterista entrato al posto di Negrini se non sbaglio nel 1971) lascia "l’astronave" dei Pooh.Nonostante sia d’accordo con molti nel ritenere Stefano d’Orazio il meno dotato almeno di voce dei quattro e tralasciando le molte voci che affermano che non sia lui a suonare e che sia tutta "scena", stasera mi sarebbe piaciuto essere al loro concerto.Penso sinceramente che sara’ un concoerto ricco di emozioni e carico di quella leggera malinconia che rendera’ il momento magico.Possa piacere o meno ma penso che almeno una volta nella vita tutti abbiamo cantato Piccola Ketty, Pensiero o Tanta voglia di lei (solo per citare 3 canzoni che conoscono tutti). Ora sara’ da capire cosa faranno "gli altri 3", che vorrebbero arrivare almeno ai 50 anni del gruppo e che dicono di avere ancora molte cose da dire.Personalmente penso che continueranno a fare qualcosa in studio e molto meno live, magari con qualche "concerto reunion", ma questa e’ una mia personale idea. Penso comunque che non sia facile dire basta quando, nonostante tutto, hai ancora l’apprezzamento del pubblico, continui a "vendere" e ad essere apprezzato.Un plauso a Stefano, ci vuol piu’ coraggio a dire basta perche’ ci si sente dia ver gia’ dato tutto che continuare un qualsiasi rapporto portandolo alla sterilita’.
Un viaggio
“Ma chi me lo ha fatto fare?”. Era questo il pensiero ricorrente di Delia guardando fuori dal finestrino mentre il treno correva. Sola, praticamente da sempre, aveva accettato quell’appuntamento al buio. Si certo, con Michele, conosciuto in un sito di incontri, si erano sentiti e visti tramite la web-cam ma… non si erano mai sfiorati ne’ annusati. Si era preparata con cura Delia, come non faceva da anni. Era stata giorni a scegliere come vestirsi, dando importanza anche all’intimo che doveva essere intrigante ma comunque rimanere sobrio. E poi ai vestiti: aveva scartato da subito il tailleur, poi era iniziato il dubbio tra gonna e pantalone, tra camicia e maglioncino. Alla fine aveva optato per una gonna lunga stile gitana e una camicia bianca molto leggera. L’intimo era rigorosamente nero con rasi e pizzi, un po’ per farlo notare dalla camicia, un po’ per dare contrasto con la sua pelle color latte. Per concludere trucco, smalto e estetista. Quante notti passate a pensare a quel momento, quante voglie represse nel letto, docce fredde e carezze ed ora, che quel benedetto treno correva, avrebbe voluto tornare indietro. Troppi dubbi… troppe aspettative… Bramava e temeva il contatto, il primo contatto, se non avesse dato la scossa, quella scossa? Si sentiva maledettamente una ragazzina al primo appuntamento, tesa e timida ma allo stesso tempo vogliosa e eccitata (durante il viaggio più volte si ritrovò a serrare e rilasciare le cosce e a pensare se chiudersi o meno in bagno). Passavano paesaggi e stazioni e i pensieri continuavano ad alternarsi impazziti come in una danza tribale dove tutto e’ caos in un preciso ordine. Con solo 10 minuti di ritardo il treno la lasciò straniera sulla banchina in una città che ricordava solo da bambina. Si diresse verso l’atrio, l’appuntamento era all’edicola. Incrociò uno sguardo, che sostenne il suo. Si fermò, le si avvicino. Nessuna parola, solo un lungo, interminabile bacio che la stordì facendole cedere le ginocchia. Michele la prese per mano e la condusse alla sua auto. Le chiese semplicemente “Vuoi?” a cui rispose di si con la testa. Michele mise in moto, direzione una camera per condividere un pomeriggio di passione e d’amore, mentre alla radio un giovane Baglioni cantava burlescamente “la paura e la voglia di essere nudi”.
Ore 10.40
A quell’ora sono stato contattato da una persona con cui non sono in rapporti "chiari". Sto aspettando delle risposte a dubbi mai sciolti.Non ho nulla da rimproverarmi e sono tranquillo, come si suol dire cammino a testa alta. Ma torniamo al discorso principale.Dicevo che vengo contattato e mi dice che oggi alle 13 sarebbe stata dalle mie parti e se potevamo inontrarci cosi’ da consegnarle il mio libro. Ho rifiutato. Primo perche’ non giro solitamente con copie di Fotografie di Pensieri nella borsa, secondo perche’ non posso prendere e mollare il lavoro senza preavviso o quasi ed infine perche’ non "capisco" il motivo dell’incontro se non ci si e’ chiariti (o almeno cosi’ e’ per me). Sapete tutti e se non lo sapete lo dico e ridico ora quanto tenga a FdP. Sapete o potete immaginare cosa voglia dire per me sapere che un’altra copia e’ vissuta e apprezzata, ma gia’ una volta sono stato accusato di "mantenere una amicizia" per poter vendere "2 copie del mio libro", quindi ora…preferisco limitare il mio "volo", ma non cadere nello stesso errore. E con questo… penso che non raggiungero’ mai il primo traguardo che mi ero posto per il libro…. pero’ posso sempre dire di averci provato.
M’hanno riferito…
..,che son diventato volgare per la foto dell’anello (probabilmente poi non ha "colto" l’ultima fotografia). Mi son fatto una grossa e grassa risata.Si perche’ dovete sapere che chi si "lamenta" e’ uno di quei fantasmi che controllano, seguono, giudicano… senza mai esporsi, una di quelle persone che: "Non me ne frega piu’ nulla, non ne voglio sapere, pero’…." pero’ mi tirano sempre in ballo.E allora dovrei farne una collezione di quegli anelli e non solo. Ma si sa’ il mondo e’ bello perche’ e’ vario e io sicuramente sono avariato, pero’ sono stanco di avere ombre intorno…va beh dai.. che si parli bene o si parli male, l’importante e’ che si parli di me no? Mi consolero’ con una fetta di torta…. ne vuoi anche tu? (Si..sempre tu che leggi… in anonimato) Il pagliaccio Cesare Cremonini Sono il guardiano del Paradiso per me si va soltanto se sei stato buono sono il pagliaccio e tu il bambino nel circo ho tutto e vivo solo di quel che sono la sera quando mi sciolgo il trucco riscopro che sono un pagliaccio anche sotto Ma infondo io sto bene qua tra le mie facce e la mia falsità ma infondo io sto bene qua trovando in quel che sono Un po’ di libertà Oh no! Non ridere perché lo sai meglio di me che non ho più voglia per risponderti perché sei sei come me Sono la sfera di un indovino nei miei disegni è scritto e vedo il tuo futuro sono il pagliaccio e tu il bambino farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso la sera quando mi sciolgo il trucco riscopro che sono un pagliaccio anche sotto e sullo specchio del camerino mi faccio della stessa droga per cui vivo, la vanità ma infondo io sto bene qua tra le reti del mio circo che non va ma infondo io sto bene qua trovando in quel che sono un po’ di libertà Oh No! Non ridere perché lo sai meglio di me che non ho più voglia per risponderti perché sei, sei come me
tanto non frega nulla a nessuno…
Pero’ volevo raccontarlo qui. Da una settimana ho fatto ripartire ufficialmente il mio acquario d’caqua dolce di 80 litri circa.La prima esperienza e’ stata con un acquario comprato a poco da un appassionato che l’aveva addirittura costruito da solo. Mi aveva regalato dei Guppy e venduto anche sotto costo 2 scalari che, subito, si sono azzuffati portando alla morte uno dei 2.Comunque sono andato avanti…. i Guppy si erano anche riprodotti (cosi’ come le ampullare)…. finche’ in uno spostamento…l’acquario ha ceduto… fortuna che ne avevo un altro gia’ mezzo pronto e son riuscito a fare il "trasloco"… ma un po’ per lo stress…un po’ per la fretta… pian piano i pesci son morti tutti… alla fine pian piano l’acquario l’ho dismesso per quasi un annetto.Questa primavera avevo iniziato a farlo ripartire ma per svogliatezza, mancanz di tempo, vacanze etc etc… non ero ancora ripartito. Ora, da sabato l’altro 29 Agosto l’acquario e’ ufficialmente ripartito.Ora oltre alle piante che vorrei sempre piu’ aumentare contiene 19 Platy, alcuni gold, alti coralli altri Michey mouse…E’ bello vederli nascondersi tra i legni o le piante… o "correre" ogniqualvolta capiscono che arriva la pappa… oppure come si nascondoo tutti assieme quando per un motivo qualsiasi devi sistemare qualcosa dentro….E’ una magia… a volte mi incanto a guardarli…. dimentico di quello che sta passando in tv (non e’ il mio acquario.. ma un po’ ci assomiglia…) Altri palty Tipi di Platy Red Platy Platy Michey Mouse….lo vedete topolino?
Mi hanno raccontato…
… Si ieri, non importa chi, come, dove e quando, mi hanno raccontato una storiella, breve ma intensa… senza morale, senza "finale" ma con una domanda aperta…."Camminavo per la strada quando noto un passante. E’ un signore anziano, avra’ superato al settantina… ha un viso sereno, rilassato felice…. ci ritroviamo dal panettiere e quest’ultimo appena visto il vecchietto esclama: "MA CHE VOLTO FELICE". Il vecchietto sorrise, senza dare motivazioni e spiegazioni. Prese il suo pane e torno’ per la sua strada.Anche io feci lo stesso… ma una volta uscito mi son chiesto da quanto non mi viene detto che ho un volto felice?" E la domanda me la son posta pure io… da quanto non sono "FELICE" e da quanto non lo faccio vedere?Cosa c’e’ di meglio di fare vedere la propria felicita’? Riuscire a trasmetterla agli altri? "Farsi notare" proprio per quello? Non lo so… non mi ricordo…forse ero bambino quando me lo hanno detto, o forse lo vedo ora nelle espressioni di mia figlia… Perche’ nessuno me lo dice? Forse perche’, amaramente, nonostante tutto, nonostante anche la mia "voglia"….. non sono "felice", di quella felicita’ che ti illumina il viso.
Io
Ci sono volte che e’ meglio essere nudi che vestirsi di falso perbenismo. Ed e’ cosi’ che sono oggi. Nudo, per quello che sono, senza paura e senza vergogna. Troppe parole a volte sono dette e date al vento. Stanco del sentitio del e dei “forse credo che” allargo le braccia e dico colpitemi, se volete colpirmi, internatemi se volete interarmi oppure fatemi compagnia… Oggi mi e’ stato detto… “quello sei tu” e chi dovrei essere, un altro? Quello che vogliono “gli altri”? Ligabue – Sulla mia Stada C’è chi mi vuole come vuole un po’ più santo più criminale e un po’ più nuovo un po’ più uguale mi vuole come vuole c’è chi mi vuole per cliente chi non mi vuole mai per niente e c’è chi vuole le mie scuse che ciò che sono l’ha offeso di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada c’è chi mi vuole più me stesso e più profondo, più maledetto e bravo padre e bravo a letto c’è chi mi vuole perfetto di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada Son diventato “cattivo” ed “egoista” porbabilmente non ho piu’ voglia di “farmi il fegato marcio”… prendere o lasciare, senza rancore.. Tolgo la maschera (03/01/2006) Ed ora che consciamente tolgo la maschera dal viso, potrete vedere il mostro che in realtà sono. Io, giocoliere di parole, cerco solo approvazione, gloria e fama! Non fuggite allo sguardo… i miei occhi sono sempre gli stessi, sono solo le parole che ora non ammaliano più e trafiggono l’anima. Ah, stupidi e stolti, non capite? Io vi ho usato e vi sto ancora usando! Fino a quando? Finché non toglierò anche questa maschera e mi ripresenterò con il mio vero volto quello di ieri! (da Fotografie di Pensieri )
Gira che ti rigira… nella mia testa…
Son giorni che mi rimbalza in testa questo testo…o meglio un pezzo della canzaone finale dell’album Gira che ti rigira amore bello di Baglioni “..mi sento troppo solo adesso perche’ voi non ci siete adesso che cosa mi e’ successo alzarmi piu’ non posso no Dio che ho? la testa mi fa male e tutto gira gira gira intorno a me ma perche’ “Camilla” fuma che cosa scema! Ho ancora tante cose da vedere tante cose da capire non c’e’ piu’ tempo per un amore un libro un fiume un fuoco un bacio un gioco un fosso no non c’e’ piu’ tempo per fare a pugni per un bosco un prato un salto un grido una bugia non c’e’ piu’ tempo per far benzina per sudare per sognare per cercare Dio…” Eppure non sono troppo solo adesso…e ho voglia di muovermi, alzarmi, a volte pure gridare… No, non sto bruciando una macchina e il mio passato…. Forse semplicemente e’ quel grido che mi tiene costantemente alla ricerca di qualcosa… quel grido che mi fa sentire vivo…quelle domande a cui cerco ancora risposta…
stelle cadenti
E se le stelle cadenti non fossero speranze di sogni da realizzare ma sogni ormai svaniti, dimenticati, perduti, abbandonati, rifiutati, mai realizzati?A parte il fatto che poi non sono stelle ma semplci frammenti di polvere che cadono sulla terra, in ogni caso quella sia di luce segna qualcosa "che muore".Osservando il cileo in questi giorni (questi ultimi 2 giorni a dire il vero… per il resto sempre nuvolo) mi è venuto da pensare che forse sarebbe "meglio" dare alle stelle che restano nel cielo la "potenza" di sogni… e non curarci di quelle che "cadono" e "muoiono".A quanti sogni rinunciamo nella vita? Quante volte manco alziamo la testa?Non sognamo più, non abbiamo più la forza di credere in qualcosa o semplicemente non ne abbiamo voglia.E’ più facile trovare "confezionato" o "accontentarsi" che sputare sangue e sudare per raggiungere una stella…Però… guardando le stelle… fantasticavo… e se una stella cadente cade proprio alla fine di un arcobaleno? Modà: Sala d’attesa dall’album Sala d’attesa Penso sempre che non ci riesco A fare quello che voglio Forse mi impegno troppo o forse non abbastanza Mi chiudo dentro me stesso, mi chiudo dentro una stanza Ma quando mi guardo dentro, poi capisco che infondo Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti A volte mi fa paura vivere all’avventura Ma almeno so che ho ogni giorno un’emozione sicura La sfida non garantisce spesso una vittoria Ma almeno puoi dire sempre che hai creduto in qualcosa Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti Ho capito che non e’ il botto, che ti fa fare il salto Ma che se voli basso ti gusti meglio il raccolto Perche’ per volare alto bisogna saper cadere E intanto che aspetto il turno Mi sto allenando ad atterrare Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti
Sterilità dall’anima.
Inutile procedere con sterili discorsi, con vuote parole di circostanza.Siamo ad un bivio e ad un bivio le strade si separano, mai si uniscono.Lontani anni luce ci mandiamo messaggi senza senso, tra il tuo non volere per paura e il mio attendere qualcosa che non avverrà mai.Volterò a sinistra e tu a destra, senza voltarci.Promesse, parole, discorsi forse torneranno alla mente mentre potrebbe scendere qualche lacrima subito asciugata dal vento.Abbiamo corso troppo… oppure costruito male.Ma non ho più voglia di ricominciare.Torno nella mia tana… ad aspettare altro "colore del grano".
Ho letto..
Qui sullo space un post che ha generato polemiche, contrasti, scuse date, richieste, volute e/o dovute.Non entro nel merito del post e nemmeno in quello dei commenti.Ognuno deve essere libero di dire quello che pensa (meglio con parole proprie) ma deve essere anche disposto a ricevere critiche che "danno fastidio".Anche se penso che sinceramente un bel silenzio… non fu mai scritto. Continuerò a sorridere Sono stanco di falso buonismo, di tattici ignoramenti, di sterili menefreghismi. Sono stanco di parole scoccate come frecce avvelenate, di brutte copie di gesti personali, di convivenze forzate. Avrei voglia di lasciare libero il pensiero, di pretendere quel rispetto che penso di meritare…. Ma va bene così.. continuate pure a stringermi la mano e a pugnalarmi alle spalle, Io continuerò a sorridere… …tra un silenzio e l’altro. 14/12/05
Un tuo segreto
Credo di aver capito un tuo segreto. Sorrido. No non ho detto che rido ma sorrido! Ancora non si e’ spento il raggio di sole, sono ancora “illuminato”. Anche se oggi piove e’ ancora primavera. Resto con la mia voglia e convinzione, anche se a volte e’ meglio la tana… Lascio solo brevi parole, ma non quella che non ci diciamo. Ancora una volta guardiamo lo stesso cielo, che siano nuvole o stelle cadenti, non siamo lontani. Non sempre scoprire qualcosa fa “male”. A volte non sposta di una virgola, vite, modi, pensieri…. e magari ci si sente ancora piu’ coccolato e protetto… o semplicemente vivo.
Porte che si chiudono.
Capita a volte nella vita di dover chiudere delle porte.Opportunita’, situazioni, offerte, treni… Capita anche per motivi diversi di dover chiudere dei rapporti: mancanza di tempo, voglia, interesse, sincerita’, diversita’ di vedute, obiettivi, interessi, tempi e modi. Eppure ci sono persone che non vorresti mai perdere…o quasi.Persone che sentivi vicine o che avrebbero potuto esserlo, persone su cui credevi, persone da capire e forse compatire.. ecco e’ quello che mi sta succedendo in questi giorni.Badate bene persone non personaggi o quaqquaraqqua’. Ora non so cosa fare, per questo motivo so che non riusciro’ a dormire, pensare.. saro’ bloccato per giorni e giorni. Non mangero’… mi si chiudera’ lo stomaco… "periro’ di fame". Che ci posso fare … sono cosi’… capita no?E ora? Che faccio???Fatemi pensare.. Ma si… vado a prendermi un gelato prima di fare un pisolo! p.s. Ogni riferimento a cose e soprattutto a persone e’ puramente casuale (forse)
Spleen
Serpeggia silenziosa questa sensazione di malessere. Un saluto dato o non dato, una parola non corrisposta e tutto diventa macigno. Non risesco piu’ a capire se son straniero in casa mia o in casa d’altri. Pesanti pensieri ingrigiscono la voglia e l’anima, attendo risposte che mai verranno ingoiando ippopotami dal vago sapore di fango. Alzo la testa dalla palude, incrocio gli occhi con un falco, mi rialzo, seguendolo in volo.
Lo scoprirai solo vivendo
Lo scoprirari solo vivendo, dove ti porta la tua strada. Lo scoprirai solo vivendo, se avrai amato. Lo scoprirari solo vivendo, se sarai amato. Lo scoprari solo vivendo, se sarai ricco o povero. Lo scopriari solo vivendo, se avrai piu’ gioie o dolori. Lo scoprirai solo vivendo…. Non e’ importante cio’ che sei o che sarai, l’importante e’ che tu voglia vivere ogni attimo, per scoprire di averlo vissuto.
Fantasmi Metropolitani
Li incontro tutti i giorni, ai soliti posti ai soliti angoli. Camminano trascinandosi dietro una valigia di sogni perduti, occasioni buttate, coincidenze mancate. Li ho visti in aeroporto aspettare voli che non partono mai, sdraiati sulle poltroncine per tirare mattina, sulle panchine delle stazioni a guardare il tabellone delle partenze e degli arrivi, vagare sui mezzi pubblici cercando calore, raccogliere cicche di sigarette per fumarsi un po’ di tempo, cercare giornarli per coprirsi e qualche avanzo dai cestini. Uomini e donne a cui è passata la voglia anche di parlare, raccontarsi. A volte ti chiedono un caffè o una sigaretta, senza mai guardarti negli occhi, senza mai sentirsi uguali, ma anche loro hanno una dignità, non ti chiedono mai soldi o favori. Sanno di vivere a margine, sui marciapiedi o semplicemente un’altra vita, a volte cercata e voluta, a volte costretta. Carrelli pieni di ciò che resta dei loro ricordi o di quello che serve per vivere. Vivere… Se questo è vivere. A guardarli mi torna in mente la poesia se questo è un uomo di P. Levi. Si, sono uomini, persi nei loro pensieri, nelle loro storie. Amano, sognano, ridono, piangonono. Ci comunicano quello che sono anche solo tramite i loro occhi, attendendo qualcuno che tenda una mano. Fantasmi metropolitani, ad accompagnarmi nella notte…
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare.
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare, siamo troppo abituati a guardare la terra e i nostri piedi e non siamo più capaci di perderci nel cielo. Gabbiani con le ali rattrappite, fenici incapaci di rinascere dalle ceneri. Abbiamo perso l’abitudine al volo, anche col pensiero, ci si stanno rattrappendo le ali e le idee.Viviamo senza sapere più rischiare, osare, sfidare, lanciarsi, scoprire. Non sappiamo più nemmeno guardare le stelle e cercare la nostra stella polare che ci possa indicare la via. Restiamo con le chiappe appoggiate al terreno e siamo anche capaci di lamentarci che e’ freddo. Ammiriamo e additiamo chi anche solo per poco prova a spingersi oltre, a sollevarsi; anche solo chi e’ in piedi ci pare un gigante. Strisciamo come vermi alla ricerca di umidità, evitando la luce del sole. Non ho piu’ voglia di fare parte di questo mondo sociale, non mi sento piu’ conforme. Voglio aprire ancora le mie ali, perdermi nelle correnti e sentirmi ancora Jonathan Livingston perdendomi nell’infinito tra cielo e mare, voglio ancora emozionarmi per una rosa e lasciare il ricordo del colore del grano a qualcuno, voglio trovare di nuovo la mia fanta imperatrice e darle il nome che serbo nel cuore, voglio ancora inseguire una tartaruga e recuperare il mio tempo, voglio abbandonare il paese dei balocchi e staccare i fili che fanno muovere questi miei arti di legno, nuotare nella terra e camminare sulle acque, passare attraverso i muri, buttare il cuore oltre l’ostacolo, innamorarmi di una principessa e sconfiggere il drago. Spinto oltre il precipizio, ho allargato le ali e mi son accorto di saper volare. M’innalzo sopra le teste di chi non alza gli occhi a guardare, restando chino, perso nel mondo materiale: soldi, apparire, successo. Depositerei su di loro guano, se non fosse sprecato. Grazie a te, viandante nella nebbia, per quella spinta anche se e’ più lontano, ora l’orizzonte ha trovato un nome: esistere.
Figurina
Voglio smettere di essere una figurina. E’ finito il tempo delle racolte e degli scambi. Non sono un numero o una foto. SONO UNA PERSONA. Una persona che vive, che sogna, che ha la propria vita e non quella immaginata dagli altri. Che crede fermamente in quello che fa e cerca di vivere di conseguenza. Che a volte scommete su cose e persone e spesso perde. Voglio smettere di essere una figurina, nelle mani degli altri. Io valgo di piu’. Non sono diverso da quello che scrivo o da quello che dico. Capita di essere interpretato male ma fa parte del gioco. So chiedere scusa e accettare le scuse quando queste sono “sentite” e non “dovute”. So sorridere, piagere, urlare, disperarmi, avere mal di testa e di stomaco. So anche incazzarmi se mi sento tradito, ferito, preso per il ….(m)ulo. So anche ingorare e dimenticare. So anche perdonare se ne vale la pena e capisco che dall’altra parte c’e’ realmente voglia di ricominciare. So anche chiedere perdono, se penso davvero di aver fatto male. Voglio smettere di essere figurina, per non essere piu’ figura.
Dicono del Libro Fotografie di Pensieri
Siamo sempre alla ricerca di un senso della vita, capire perché siamo al mondo, cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci. È l’interrogativo che ancora una volta si pone anche l’autore di queste poesie, queste “fotografie di pensieri”. Sono riflessioni sulla vita, la morte, le persone vicine e lontane, il quotidiano, quello che si cerca e quello che si trova. Sempre alla ricerca del nuovo se stesso, in costante mutazione. Tenta di affermare con le parole quello che gli brucia i pensieri, ma la definizione giusta sfugge sempre, perché le parole, per quanto precise restano imperfette per esprimere il tumulto interiore. La soluzione lui la trova negli affetti familiari, in quel che lui era ieri, bambino. L’infanzia assume i contorni di una terra mitica, in cui tutto era possibile e permesso. C’è questa voglia di liberarsi di incombenze e problemi, affidandosi all’inconsapevolezza dei primi anni di vita. Parla di morte, senza paura, per poter affermare a gran voce la vita. Poi ancora la solitudine, il dialogo amoroso, il desiderio, la rabbia, la curiosità. Sbircia di soppiatto gli altri, o li guarda apertamente in faccia per cercare risposte ai suoi interrogativi. Racconta i suoi “frammenti di vita condivisa”. Ogni pagina di poesia propone un diverso sguardo sulla realtà che ci circonda. Ci vuol far vedere il bicchiere mezzo pieno, ci invita a vivere intensamente e serenamente, godendo delle piccole meraviglie quotidiane. Usa un linguaggio semplice, immagini quotidiane, niente giri arzigogolati ed esperienze stravaganti. I suoi testi sono lo specchio del vivere di una persona comune che potremmo incontrare per la strada, andando a far la spesa, in coda alla posta, sul treno. Nell’ultima parte del libro si trova un assaggio di altre forme narrative: gli Haiku giapponesi e i racconti brevi. É un altro modo di usare le parole per ribadire gli stessi concetti. Gli Haiku esprimono in modo più schietto e diretto la meraviglia per il quotidiano, mentre i racconti continuano a porre, incessantemente, la domanda: cosa cerchiamo? Una scrittura leggera che regala spunti per riflettere. Recensione di Marta Lavagnoli, del “Writer’s Dream“
Vacanza
Che strano dover salutare…per andare in ferie e “non avere” quasi voglia di farlo. Però mi porto via carta e block notes… chissà che non segni qualcosa come ai vecchi tempi! Intanto saluto tutti quelli che passano di qui..spero di rincontrarvi al mio ritorno! Un abbraccio!