La mano di Fatima – Ildefonso Falcones
Nei villaggi delle Alpujarras è esploso il grido della ribellione. Stanchi di ingiustizie e umiliazioni, i moriscos si battono contro i cristiani che li hanno costretti alla conversione. È il 1568. Tra i rivoltosi musulmani spicca un ragazzo di quattordici anni dagli occhi incredibilmente azzurri. Il suo nome è Hernando. Nato da un vile atto di brutalità – la madre morisca fu stuprata da un prete cristiano –, il giovane dal sangue misto subisce il rifiuto della sua gente. La rivolta è la sua occasione di riscatto: grazie alla sua generosità e al coraggio, conquista la stima di compagni più o meno potenti. Ma c’è anche chi, mosso dall’invidia, trama contro di lui. E quando nell’inferno degli scontri conosce Fatima, una ragazzina dagli immensi occhi neri a mandorla che porta un neonato in braccio, deve fare di tutto per impedire al patrigno di sottrargliela. Inizia così la lunga storia d’amore tra Fatima ed Hernando, un amore ostacolato da mille traversie e scandito da un continuo perdersi e ritrovarsi. Ma con l’immagine della mamma bambina impressa nella memoria, Hernando continuerà a lottare per il proprio destino e quello del suo popolo. Anche quando si affaccerà nella sua vita la giovane cattolica Isabel… Un gran bel libro! Non ho letto la cattefrale del male, quindi per me autore “sconosciuto” anche se non di nome. Romanzo storico, ma che fa riflettere sull’integrazione tra 2 culture diverse. Una storia d’amore ma anche storia di una vita, di un popolo, di un regno… Tante pagine che scorrono veloci… colpi di scena, donne, descrizione di crudeltà e amore sublimi. Ricordi… pensieri… fatti… momento storico forse poco conosciuto ma decisivo nella storia spagnola e europea. Un libro da consigliare e da leggere, sotto molti punti di vista.
Forse di piu’…
Una mattina come tante altre: la sveglia che suona, bagno, colazione, lavoro… Solita vita, soliti dejavu quitidiani. Cambiano le macchine che incontri sulla strada o i colleghi che incontri davanti al badge, ma non cambia la sostanza: Pc, telefono, fax, mail.. nessuna “botta di vita”… nessun colpo all’anima. Cerchi qualcosa per darti una spinta, un po’ di voglia, un polase per il morale, un multicentrum per lo spirito ma…nulla!!! Il cellulare ti vibra in tasca, “ecco – pensi – ci mancava qualcuno che rompe“. Un messaggio, anzi un mms. Una foto, un oggetto che tu ben conosci… appoggiato su un comodino, poche parole: “E’ sempre qui sul comodino, ogni tanto lo prendo in mano e mi ci ritrovo”. Di colpo vedi il sole oltre le nubi, la pioggia da acida diventa dolce, un sorriso da ebete ti si stampa sul volto, tanto che i colleghi ti chiedono se va tutto bene. Ti alzi, vai a prendere un caffe’ della macchinetta e ti sembra quello fatto nel migliore bar della citta’. “Allora… a qualcosa e’ servito” e’ l’unico pensiero che ti frulla per il cervello. Torni alla tua postazione e le mail ti sembrano poche, il telefono non e’ nemico, il pc diventa compagno di condivisione e non piu’ compagno di sventura. Sai che questa senzazione durera’ poco, sai che tra poche ore tutto sara’ tornato normale, ma un messaggio ti ha riportato un po’ di quella voglia che ormai pensavi perduta, pero’ ti porta ancora a fare qualche progetto, che sicuramente accantonerai, ma la scintilla scocca….. potere di un messaggio…forse di piu’ che un abbraccio
La sindone
Chi è mai quest’uomo? Quest’uomo che ha sofferto, che ha patito, che ha dato la vita? Di chi è questo corpo, come foto, impresso su di un telo? Di chi è questo volto, martoriato ma sereno? Non so se sia di Cristo, di un ladro o un truffatore, so solo che ogni volta che lo guardo gioia e angoscia combattono nel mio petto; so solo che ogni volta che lo guardo mi sento piccolo uomo davanti all’Amore Infinito 14/04/06
Mostro
Vengo a prenderti nel sonno.Quando i sogni diventano incubi.Io che mi prestai a darti soccorso divento vampiro per cibarmi del sangue che ho contribuito a farti produrre.Strapazero’ la tua anima, la usero’ come fosse meretrice da strada pulendomi il sesso dopo l’amplesso.Rubero’ la tua linfa vitale, succhiero’ il tuo midollo, tagliero’ il tuo petto fino a bere dal cuore ancora pulsante. MOSTRO! Sono un mostro. Il tuo mostro.Mi hai creato e ora mi rivolto contro di te. Non distinguo tra bene e male, odio e amore.Assetato solo di nuove prede mi fingo poeta per attirarti nella mia rete.Poi sara’ mattanza.
Non piu’ io
Riflesso nello specchio non ho riconosciuto il mio volto. Non son io quello con la canuta fronte, le guance scavate, gli occhi ormai chiusi.Non son io quello con le labbra secche e le gengive vuote.Scherzo, beffa, incubo o realta?Se io, non son piu’ io, che mai sara’ della mia anima?
Che ne sarà di noi?
Saremo foglie concimanti la terra, o gabbiani liberi in cielo? Fili intrecciati della stessa corda, o parole perdute nel vento? Grani immobili della stessa clessidera, o sole e luna nello stesso cielo, costretti a sfiorarsi senza mai abbracciarsi? Tengo le tue mani tra le mie, e t’accarezzo il volto, per un attimo che ha il sapore d’eterno. Non so che sarà di noi, ma so cosa sei stata, sei e sarai per me: personale raggio di sole, illuminante la mia via, riscaldante l’anima.
Mi hanno raccontato…
… Si ieri, non importa chi, come, dove e quando, mi hanno raccontato una storiella, breve ma intensa… senza morale, senza "finale" ma con una domanda aperta…."Camminavo per la strada quando noto un passante. E’ un signore anziano, avra’ superato al settantina… ha un viso sereno, rilassato felice…. ci ritroviamo dal panettiere e quest’ultimo appena visto il vecchietto esclama: "MA CHE VOLTO FELICE". Il vecchietto sorrise, senza dare motivazioni e spiegazioni. Prese il suo pane e torno’ per la sua strada.Anche io feci lo stesso… ma una volta uscito mi son chiesto da quanto non mi viene detto che ho un volto felice?" E la domanda me la son posta pure io… da quanto non sono "FELICE" e da quanto non lo faccio vedere?Cosa c’e’ di meglio di fare vedere la propria felicita’? Riuscire a trasmetterla agli altri? "Farsi notare" proprio per quello? Non lo so… non mi ricordo…forse ero bambino quando me lo hanno detto, o forse lo vedo ora nelle espressioni di mia figlia… Perche’ nessuno me lo dice? Forse perche’, amaramente, nonostante tutto, nonostante anche la mia "voglia"….. non sono "felice", di quella felicita’ che ti illumina il viso.
Io
Ci sono volte che e’ meglio essere nudi che vestirsi di falso perbenismo. Ed e’ cosi’ che sono oggi. Nudo, per quello che sono, senza paura e senza vergogna. Troppe parole a volte sono dette e date al vento. Stanco del sentitio del e dei “forse credo che” allargo le braccia e dico colpitemi, se volete colpirmi, internatemi se volete interarmi oppure fatemi compagnia… Oggi mi e’ stato detto… “quello sei tu” e chi dovrei essere, un altro? Quello che vogliono “gli altri”? Ligabue – Sulla mia Stada C’è chi mi vuole come vuole un po’ più santo più criminale e un po’ più nuovo un po’ più uguale mi vuole come vuole c’è chi mi vuole per cliente chi non mi vuole mai per niente e c’è chi vuole le mie scuse che ciò che sono l’ha offeso di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada c’è chi mi vuole più me stesso e più profondo, più maledetto e bravo padre e bravo a letto c’è chi mi vuole perfetto di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada di un po’: te come ti vogliono? di un po’ tu come ti vuoi? tu come ti vuoi? sono vivo abbastanza sono vivo abbastanza per di qua comunque vada sempre sulla mia strada Son diventato “cattivo” ed “egoista” porbabilmente non ho piu’ voglia di “farmi il fegato marcio”… prendere o lasciare, senza rancore.. Tolgo la maschera (03/01/2006) Ed ora che consciamente tolgo la maschera dal viso, potrete vedere il mostro che in realtà sono. Io, giocoliere di parole, cerco solo approvazione, gloria e fama! Non fuggite allo sguardo… i miei occhi sono sempre gli stessi, sono solo le parole che ora non ammaliano più e trafiggono l’anima. Ah, stupidi e stolti, non capite? Io vi ho usato e vi sto ancora usando! Fino a quando? Finché non toglierò anche questa maschera e mi ripresenterò con il mio vero volto quello di ieri! (da Fotografie di Pensieri )
Una preghiera…un pensiero…
Quando ti sei svegliato…. Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservatoe ho sperato che tu mi rivolgessi la parola anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri. Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi “Ciao”. Però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colorie di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltaviperò nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare,suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un po’ perché l’acqua si portasse via il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome,io desideravo tanto che tu mi parlassi, c’era ancora tanto tempo. Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la tv, hai cenato, però ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola. Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzioe così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo. Al momento di dormire credo che fossi distrutto. Dopo aver dato la buonanotte alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato. Ho accompagnato il tuo sogno con una musica,i miei animali notturni si sono illuminati, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì per te. Ho più pazienza di quanto immagini. Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, Ti Amo tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera, il paesaggio che faccio è solo per te. Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una voltaio sono qui e aspetto senza niente altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po’ di tempo. Buona giornata. Tuo papà Dio.
Corsi e ricorsi
Gli uomini non cambiano… diceva una canzone. Ma anche le donne mica scherzano. Direi che forse nessuna persona cambia… e il tempo su qualcuno mi ha dato ragione… Ci sono persone che considerano le altre come gli strappi dell’asciugatutto in cucina… o i fazzoletti di carta o la carta igenica. Son comodi, utili… ma finiscono presto la loro funzione e allora? Beh allora si usano, finche’ si puo’ usarli, magari cercando se c’e’ ancora qualche angolino buono..o pulito e poi si buttano nel sacco nero, dicendo che non sono mai state “utili” e che da sempre non andavano bene. Auguro a queste persone di ritrovari in un bellissimo bagno, con le finiture d’oro, i marmi di carrara, oli e incensi, specchi e gioielli, giochi di luce e sfarzo. Uno di quei bagni da sogno, magari di qualche hotel arabo o di qualche sceicco, presente? Dicevo.. auguro a queste persone di trovarsi in uno di questi bagni… dove e’ quasi un piacere “farla”… e di ritrovarsi con un unico strappo di carta igenica e accorgersene dopo… Mettelela come volete… ma un po’ le mani dovrete sporcarvele! Tutto questo per dire che quando solitamente, dopo aver conosciuto, discusso, parlato, litigato con qualcuno, mi rendo conto che vale meno di un centesimo bucato e falso… e’ difficile che mi sbagli. Persone che poi, magari, fanno anche “finta” di voler riprendere i contatti, di “non portare rancore” e invece c’e’ sempre un doppio fine:”Gli amici sono amici se fanno quello che dico io, altrimenti non vanno bene” Questo e’ il loro motto anche se non lo ammetteranno mai. E invece l’amico e’ quello che ti sbatte in faccia quello che sei, che ti dice quello che pensa SEMPRE, che tiene alle tue cose come alle prorpie… solo che spesso non viene compreso e viene scambiato come quello che “vuole fare le scarpe”… che “insinua” e che “vuole distruzione”. I simili si circondano di propri simili… c’e’ chi la chiama selezione naturale, chi invece sa distinguere i posti dove “potere stare”, “poter sopravvivere” o “dover evitare”. Un consiglio.. prima di dare la mano ad una persona guardate se e’ appena uscita dal bagno e… controllatele sotto le unghie, non si sa mai… P.s. se qualcuno dovesse sentirsi coinvolto e volesse sapere se secondo me fa parte di questa categoria di persone… non deve fare altro che chiedermelo. Ma son sicuro che chi mi chiedera’ spiegazioni sara’ chi, con le persone sopra, non c’entra nulla…
Polaroid da una stazione
Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze. Non gli sfuggiva niente pero’, ogni minimo particolare, ogni colore, ogni espressione. Solitamnente calmo in mezzo a quella confuzione osservava centinaia di uomini formica muoversi per andare chissa’ dove. L’autoparlante annuncia meccanicamente i numeri dei treni. Vite si sfiorano, sguardi si incontrano, anime si avvicinano ad altre anime, a volte si incastrano l’una dentro l’altra dilatandosi per poi staccarsi. E’ un gioco, e’ la vita… pochi incontri decisivi, molti scontri, a volte anche irritanti. Seduto su gradini della stazione scriveva. Cadde un foglio, lo raccolsi. Istantanee di vita: – Donna col maglione rosso. Sola. Cerca l’amore. – Uomo d’affari, indaffarato, non sa che sta perdendo la vita. – Nonno coi nipotini, un viaggio a raccontare sogni passati. – Signora corre a casa, l’aspetta il marito affamato. – Ragazza, corre. Deve fare la spesa al discount. – Uomo, occhi tristi. Non piange ma sta morendo dentro. Righe piene di “polaroid”… vere o fasulle… colti attimi di anime perse. Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze, ma che cercava? La risposta la trovai nei suoi occhi: cercava lo sguardo din un volto perduto nel tempo che gli indicasse il treno per casa.
Il mare dentro
Come ogni giorno era li, coi suoi capelli bianchi, il suo bastone e la sua valigia di ricordi. Il vecchio era seduto sulla solita panchina di villa Borghese e ascoltava il mare. Si si, lo so che non c’e’ il mare a Roma, ma quel vecchio sapeva sentire il mare dentro di se. Lui, nato nella terra dei trulli, dove il rumore del mare era la colonna sonora della vita, aveva capito come sentire il mare. L’aveva imparato da bambino, nel secolo scorso, quando “per gioco” (o almeno cosi’ pensava) gli avevno scritto quei numeri sul braccio lassu’ in Germania. Cadeva la cenere come fosse neve, ma non riusciva a giocarci. Quanti amici, parenti, semplici conoscenti ha visto partire … senza tornare e sentiva il mare. E poi il ritorno a casa, solo col fratello piu’ piccolo, un’avventura, un’odissea e ancora sentiva il mare… L’arrivo a Roma, l’aiuto di qualche persona “buona”, aveva imparato un mestiere, garzone in fabbrica e in quel frastuono ancora il mare…Si era sposato con “una brava figliola” che gli aveva dato 5 figli, prima di lasciarlo solo… a sentire il mare. Ah quanti ricordi… e quanto mare. Ogni volta che perdeva le forze, le speranze, guardava dentro di se, in profondo e riscopriva il dolce suono delle onde, a volte il mare era anche agitato, si infrangeva sugli scogli dell’anima, ma quel vecchio lo conosceva bene quel suo mare che sapeva calmarlo, anche e soprattutto nei momenti di maggior burrasca. Rimaneva seduto per ore, con lo sguardo rivolto all’infinito, ogni tanto si accarezzava il braccio, la fede che ancora portava all’anulare, la fronte ricca di rughe. Qualche volta sospirava, ad avvicinarlo si potevano scorgere i suoi pensieri. Si fidava quel vecchio, ancora si fidava di chi gli sorrideva…. si e’ fidato anche di me, raccontandomi della sua vita e insegnandomi ad ascoltare la mia anima come conchiglia e a trovare serenita’ nelle mie onde. Il vecchio era seduto sulla solita panchina di villa Borghese anche quel giorno, quel pomeriggio, mi avvicinai e mi saluto’ stringendomi le mani, sorridendo al mio sorriso e ricordandomi di ascoltare il mare; lui, mi disse, sarebbe partito per un lungo viaggio, aveva incontrato qualche giorno prima una bellissima signora di nero vestita e mi disse che quella sera lei l’avrebbe portato al mare.Fu l’ultima volta che lo vidi, ora lo cerco tra le mie onde. Immagine trovata sul sito http://www.stefanoframbi.com