Il mio ricordo di un grande uomo.
Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso; e ancora i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua, morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere “santo” ripagando senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi, senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”
Dubbio
Ho perso giorni e notti aspettando sbocciasse un fiore, che mai vidi, perchè tenevo gli occhi chiusi ed ora che li ho aperti, non ne sento il profumo. Mentre scende la notte mi chiedo se domani mi sveglierò per viverlo, per sognarlo di nuovo o per dimenticarlo.
Sono vecchio?
In questi minuti mia figlia inizia la nuova avventura della scuola primaria di secondo grado. Stamattina al suo risveglio l’ho vista spaesata. E’ tutta estate che cerchiamo di farle capire che sicuramente sara’ un cambiamento non solo “fisico” di scuola ma anche ti tempi, modi, ritmi, insegnanti, compagni…. ma ovviamente senza “provare” non se ne puo’ rendere conto. E d’un tratto l’ho vista “bambina” che vuole fare la grande e…”grande” che vuol essere ancora bambina. E io nonostante abbia 38 anni mi son sentito “vecchio”. Vecchio perche’ di media gli altri genitori dei compagni di mia figlia sono piu’ “anziani” di me (lo e’ stato finora sia all’asiilo che al “primo grado”), vecchio perche’ lei cresce…con le gioie e i dolori della crescita, vecchio perche’ “la mia scuola” era diversa nei tempi e nei programmi, vecchio perche’, forse, essendo figlia unica non ho forze “fresche” a tenermi occupato. Vecchio perche’ in fondo in fondo, come tutti i genitori, voglio il suo bene e il meglio per lei e mi sento come probabilmente si sentivano i mei genitori… che sicuramente hanno riposto sulle mie spalle le loro aspettative e i loro sogni, che magari anzi quasi sicuramente, non erano i miei ed io, seppur voglio evitare questa cosa, mi perdo a pensare cosa mi piacerebbe lei facesse nella sua vita, spesso dimenticandomi o volendo dimenticare che e’ la sua e non la mia vita. E continuo a chiedermi… “sono vecchio?” o semplicemente “genitore”?
La sindone
Chi è mai quest’uomo? Quest’uomo che ha sofferto, che ha patito, che ha dato la vita? Di chi è questo corpo, come foto, impresso su di un telo? Di chi è questo volto, martoriato ma sereno? Non so se sia di Cristo, di un ladro o un truffatore, so solo che ogni volta che lo guardo gioia e angoscia combattono nel mio petto; so solo che ogni volta che lo guardo mi sento piccolo uomo davanti all’Amore Infinito 14/04/06
Meglio lontani
Proprio ora che te ne vai, gli occhi diventan rossi e una lacrima si sforza di non scendere per non far vedere la mia debolezza, m’accorgo che di fronte a te non riesco ad esprimere cio’ che sento. T’amo e non te lo so dire guardandoti negli occhi; e ancora una volta, come per tutta la vita. meglio lontani. Mentre forzatamente sorrido, annusando il tuo profumo manifesto ancora in questa casa vuota, m’asciugo quella lacrima aggrappata alle ciglia.
Volo controvento
Non crescero’ per scender ad un livello che non sento mio. Prendo il volo, controvento, seguendo la scia dell’estate che mi porta lontano da un luogo non luogo che non ho compreso, che non mi ha compreso. Parole senz’anima abbondano, portandomi all’indigestione: rinuncio ad esser complice d’un infantile gioco.
Oggi mi sento “musico leggero”.
Stravolgendo gli schemi e i discorsi usuali, oggi voglio parlare di qualcosa di frivolo e magari anche poco interessante. Premettendo che non sono un fan sfegatato oggi volevo parlare dei POOH. Come molti sapranno oggi a Milano avverra’ l’ultimo concerto dei Pooh nella storica formazione.Dopo piu’ di 40 anni Stefano D’Orazio (il batterista entrato al posto di Negrini se non sbaglio nel 1971) lascia "l’astronave" dei Pooh.Nonostante sia d’accordo con molti nel ritenere Stefano d’Orazio il meno dotato almeno di voce dei quattro e tralasciando le molte voci che affermano che non sia lui a suonare e che sia tutta "scena", stasera mi sarebbe piaciuto essere al loro concerto.Penso sinceramente che sara’ un concoerto ricco di emozioni e carico di quella leggera malinconia che rendera’ il momento magico.Possa piacere o meno ma penso che almeno una volta nella vita tutti abbiamo cantato Piccola Ketty, Pensiero o Tanta voglia di lei (solo per citare 3 canzoni che conoscono tutti). Ora sara’ da capire cosa faranno "gli altri 3", che vorrebbero arrivare almeno ai 50 anni del gruppo e che dicono di avere ancora molte cose da dire.Personalmente penso che continueranno a fare qualcosa in studio e molto meno live, magari con qualche "concerto reunion", ma questa e’ una mia personale idea. Penso comunque che non sia facile dire basta quando, nonostante tutto, hai ancora l’apprezzamento del pubblico, continui a "vendere" e ad essere apprezzato.Un plauso a Stefano, ci vuol piu’ coraggio a dire basta perche’ ci si sente dia ver gia’ dato tutto che continuare un qualsiasi rapporto portandolo alla sterilita’.
Anche per Te, solo per te.
Questa la dedico a te.Si si proprio a te che stai leggendo… lo so che lo fai anche se non ti fai mai vedere e sentire.A te che pensi che tutto ti sia dovuto…che il mondo ti debba girare attorno, ti lascio queste parole: TI SENTO Ti sento unita a me,attaccata,ti sento addosso,appiccicatacome colla tra le dita:fastidiosa. E non chiedere/chiedermi se e’ per te… te l’ho detto E’ PROPRIO PER TE!!! Ti lascio anche un regalo:
Non sparirò
Hai ritrovato la tua vita, ti sento di nuovo serena. Seguirò il tuo nuovo incedere con la benevolenza di chi ora sa che vuoi essere seguita ma non accompagnata, sorretta ma non sospinta, incoraggiata, ma non spronata. Non sparirò, non sparirai, semplicemente cambieremo l’incedere, d’attiguo a parallelo. 07/09/2009
Gira che ti rigira… nella mia testa…
Son giorni che mi rimbalza in testa questo testo…o meglio un pezzo della canzaone finale dell’album Gira che ti rigira amore bello di Baglioni “..mi sento troppo solo adesso perche’ voi non ci siete adesso che cosa mi e’ successo alzarmi piu’ non posso no Dio che ho? la testa mi fa male e tutto gira gira gira intorno a me ma perche’ “Camilla” fuma che cosa scema! Ho ancora tante cose da vedere tante cose da capire non c’e’ piu’ tempo per un amore un libro un fiume un fuoco un bacio un gioco un fosso no non c’e’ piu’ tempo per fare a pugni per un bosco un prato un salto un grido una bugia non c’e’ piu’ tempo per far benzina per sudare per sognare per cercare Dio…” Eppure non sono troppo solo adesso…e ho voglia di muovermi, alzarmi, a volte pure gridare… No, non sto bruciando una macchina e il mio passato…. Forse semplicemente e’ quel grido che mi tiene costantemente alla ricerca di qualcosa… quel grido che mi fa sentire vivo…quelle domande a cui cerco ancora risposta…
Abuso “letterario”.
In un mondo dove ormai la parola cede il passo all’immagine, dove tutto e’ veloce, asettico, impersonale, non c’e’ piu’ tempo per pesare il vero senso di quello che diciamo.Le parole perdono significato, spessore, colore, "sapore".Girando sul web (forum, blog, siti, guestboook) si leggono milioni di volte le parole Ti VOGLIO BENE, TVB, SEI IMPORTANTE, per non parlare del significato e del senso di parole come amico e amicizia…. Amicizia: Questa (in corsivo) e’ la definizione da vocabolario:Legame sentimentale, quindi che prevede un sentimento, basato su affinita’ di idee, che vanno quindi condivise, e reciproca stima, quindi prevede un rapporto, una conoscenza, un qualcosa di costruito.Non basta qualche messaggio, telefonata, conversazione per definirsi amici o come piace a me dire Amici.A tal proposito parlando con una persona che sento a me vicina tempo fa si parlava addirittura di mici e ici rispetto ai rapporti con le persone. Come faccio a definirti amico se non ti conosco? Posso sapere tante cose di te piu’ o meno belle, piu’ o meno intime, piu’ o meno personali ma questo non vuol dire che sei mio amico.Leggevo non ricordo piu’ dove che volere bene ad una persone e’ un lungo viaggio e per un lungo viaggio ci si prepara, si programma, si fa una valigia, si stabilisce una meta, si fanno delle tappe…. non si prende e si parte cosi’…a caso; quello l’ha fatto Forrest Gump ed ad un certo punto ha smesso di correre senza meta.Detto tutto questo sono ancora a chiedermi se oggi pensiamo a quello che diciamo e se diamo il giusto peso alle parole e lo dico io che con le parole mi diverto a "scherzare" ad "unirle" per dar forma ai miei pensieri e spesso mi dico di no e che la fretta ci porta a "costruire male le nostre case chimate rapporti" poi, come nella fiaba dei tre porcellini resta in piedi una casa su tre (se va bene). Pensiamoci prima di lasciarci trasportare dalle emozioni e dire qualcosa che poi, in fondo in fondo, non pensiamo o non sentiamo.
Il giusto nome.
Acqua chiara scorre nelle vene, mi nutro di ogni lacrima di vita, d’ogni riflesso del sole. Mi sento parte dell’orizzonte, sospeso tra mare e cielo respiro. T’amo perché non chiedi nulla, chiamami col giusto nome e ti risponderò.
In una lacrima
Riflesso, in una tua lontana lacrima, trovo il mio spirito d’eterno bambino, in un corpo di uomo. Scopro fili d’argento ad unire incompatibilmente cuori compatibili, mentre abbracciando l’aria sento il tuo profumo. Carne, sogno, corpi, odori, pensieri, immagini: Cuore, stomaco e cervello. Riflesso in una tua lontana lacrima, trovo il mio spirito, che, abbandonandosi ancora, ancora vive.
Io sono quello
Io sono quello che non e’ un buon amico, che pretendo la luna, che razzolo male. Io sono quello che pianta il coltello nella schiena, che si nasconde dietro le parole, che sa far male. Io sono quello che non tende la mano, che tira un cazzotto, che giudica e condanna. Io sono tutto questo, o il suo contrario, o tant’altro ancora… Io sono quello che sono, che vivo, che sento. Amami o odiami. disprezzami o lodami, non m’importa, io sono e resto io.
Giorno di pioggia
Buio in casa, gli scuri sono tirati. Sale un filo di fumo dalla sigaretta. Luci spente, spenta anche la musica. Solo il rumore dei pensieri a movimentare questo tempo fermo. La poltrona ha ormai preso la mia forma…. il bicchiere con l’alcool e’ ormai appoggiato al pavimento. Solo, non mi resta che pensare. La corazza protegge l’anima dai colpi esterni, ma a volte mi manca una carezza sul cuore…. un calore che poi si espande in tutto il corpo, dandomi la forza di abbozzare un sorriso. Da quanto tempo non sorrido per il gusto di sorridere? Da quanto tempo non scoppio in una risata fragorosa? Il tempo mi vive, il mondo mi vive. A volte mi sento gia’ uno zombee…. non voglio nemmeno camminare….resto fermo.. aspetto. Lotto con fantasmi e tiro i dadi, risultando perdente. Picchietta la pioggia fuori dai vetri, mi bagna l’anima….vorrei non pensare….vorrei non sbaglare…vorrei imporre quello che mi fa paura. Devo semplicemente tornare ad amarmi, per poter amare. O forse sentire ancora quella carezza della sera, sentirmi amato, per amare. Il fumo si perde sul soffitto… come i miei pensieri …..ascolto ancora il loro silenzioso rumore.
Non sono poeta.
Non sono poeta, eppure gioco con le parole, imbrattando righi. Non sono poeta, non rispetto regole, rime e dettami, eppure lascio le mie impronte. Non sono poeta, vate o scrittore, non mi sento tale, Mi arrabbato mischiando concetti che m’attraversano la mente. Pensieri impressi su fogli, come polaroid dell’anima, no, non sono poeta.
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare.
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare, siamo troppo abituati a guardare la terra e i nostri piedi e non siamo più capaci di perderci nel cielo. Gabbiani con le ali rattrappite, fenici incapaci di rinascere dalle ceneri. Abbiamo perso l’abitudine al volo, anche col pensiero, ci si stanno rattrappendo le ali e le idee.Viviamo senza sapere più rischiare, osare, sfidare, lanciarsi, scoprire. Non sappiamo più nemmeno guardare le stelle e cercare la nostra stella polare che ci possa indicare la via. Restiamo con le chiappe appoggiate al terreno e siamo anche capaci di lamentarci che e’ freddo. Ammiriamo e additiamo chi anche solo per poco prova a spingersi oltre, a sollevarsi; anche solo chi e’ in piedi ci pare un gigante. Strisciamo come vermi alla ricerca di umidità, evitando la luce del sole. Non ho piu’ voglia di fare parte di questo mondo sociale, non mi sento piu’ conforme. Voglio aprire ancora le mie ali, perdermi nelle correnti e sentirmi ancora Jonathan Livingston perdendomi nell’infinito tra cielo e mare, voglio ancora emozionarmi per una rosa e lasciare il ricordo del colore del grano a qualcuno, voglio trovare di nuovo la mia fanta imperatrice e darle il nome che serbo nel cuore, voglio ancora inseguire una tartaruga e recuperare il mio tempo, voglio abbandonare il paese dei balocchi e staccare i fili che fanno muovere questi miei arti di legno, nuotare nella terra e camminare sulle acque, passare attraverso i muri, buttare il cuore oltre l’ostacolo, innamorarmi di una principessa e sconfiggere il drago. Spinto oltre il precipizio, ho allargato le ali e mi son accorto di saper volare. M’innalzo sopra le teste di chi non alza gli occhi a guardare, restando chino, perso nel mondo materiale: soldi, apparire, successo. Depositerei su di loro guano, se non fosse sprecato. Grazie a te, viandante nella nebbia, per quella spinta anche se e’ più lontano, ora l’orizzonte ha trovato un nome: esistere.
Figurina
Voglio smettere di essere una figurina. E’ finito il tempo delle racolte e degli scambi. Non sono un numero o una foto. SONO UNA PERSONA. Una persona che vive, che sogna, che ha la propria vita e non quella immaginata dagli altri. Che crede fermamente in quello che fa e cerca di vivere di conseguenza. Che a volte scommete su cose e persone e spesso perde. Voglio smettere di essere una figurina, nelle mani degli altri. Io valgo di piu’. Non sono diverso da quello che scrivo o da quello che dico. Capita di essere interpretato male ma fa parte del gioco. So chiedere scusa e accettare le scuse quando queste sono “sentite” e non “dovute”. So sorridere, piagere, urlare, disperarmi, avere mal di testa e di stomaco. So anche incazzarmi se mi sento tradito, ferito, preso per il ….(m)ulo. So anche ingorare e dimenticare. So anche perdonare se ne vale la pena e capisco che dall’altra parte c’e’ realmente voglia di ricominciare. So anche chiedere perdono, se penso davvero di aver fatto male. Voglio smettere di essere figurina, per non essere piu’ figura.
Shhhh, silenzio!
Abbiamo tutti in fondo bisogno di ascoltare il nostro silenzio. Forse pochi lo ammettono ma prima o poi, quello che i “nonni” chiamano esame di coscienza, ci “tocca”. Magari non tutte le sere prima di addormentarsi, quando la vita diventa sogno e il sogno prende vita, magari non davanti a fatti eclatanti che possono sconvolgere l’esistenza, pero’ arriva il momento di cercare, deisderare, pretendere, di ascoltare il proprio silenzio. Siamo sempre tutti pronti a commentare, additare, giudicare gli altri, ma quanto e’ difficile farlo con noi stessi? Un “gioco” che mi e’ sempre piaciuto fin da bambimo e’ quello delle “scommesse/penitenze”, primo per la sfida in se stessa, secondo per la sana e naturale competizione che avviene quando c’e’ qualcosa in palio; bene, dicevo, che fin da piccolo quando, in caso di vittoria, dovevo decretare la penitenza di qualcun’altro veniva fuori il massimo della mia perfidia: “La penitenza? Trovatela da solo”. Gelo, freddo… la persona che avevo davanti si trovava e si trova tutt’ora spiazzata, scegliersi la penitenza e’ ancora piu’ difficile che farla! Se si sceglie qualcosa di semplice, in cuor proprio si sa che non e’ una vera peniteza, scegliere qualcosa di estremamente duro mica e’ facle. Che c’entra tutto questo col discorso? Semplice, anche in quel caso bisogna ascoltarsi. Non si puo’ mentire a se stessi, non ci si riesce… e’ impossibile. E’ proprio verso noi stessi che le nostre critiche diventano ancora piu’ pesanti, feroci, taglienti. Non ci sono maschere, non ci sono balle da raccontare. Il nostro essere parla di noi. Eppure arriva quel momento, quell’attimo in cui ognuno di noi cerca il silenzio! Abbandonato in riva al mare resto zitto ad ascoltare la natura: le onde scivolano lente a intervalli regolari, un gabbiano garrisce volando, una barca a motore si allontana verso l’orizzonte, il vento agita i rami facendo sentire il suo fruscio, dei bambini ridono sulla sabbia. Sento il battito del mio cuore e il mio lento respiro, ho quasi la sensazione di sentire pure i pensieri formarsi. E l’anima grida, in silenzio. Pretende attenzione, la mia! Quante cose ha da dirmi, o da ricordarmi. Chiudo gli occhi, sembra notte. Mi affronto in questo improvvisato ring senza arbtro, spettatori, non ho nemmeno nessuno all’angolo. Mi affronto allo specchio, ogni mossa rifatta uguale e contraria. Mi attacco se attacco, mi difendo se difendo. Nudo verso la meta, alla ricerca della mia assoluzione. Deserto Quanto è difficile silenziare, rimanere in presenza di se stessi, affrontarsi! Quanto è bello scontrarsi con il nulla, con sé; quel silenzio irreale, freddo e caldo allo stesso contempo. Silenzio, lasciatemi qui nel mio Deserto. 14/12/1989 Shhhhh, Silenzio…. Non ho ancora finito di parlarmi e ascoltarmi, ascoltando il silenzio e penso che mai smettero’ di farlo. L’uomo, perennemente insoddisfatto e costantemente alla ricerca di qualcosa; eppure quelle onde, quel gabbiano, quella barca… non sono gia’ tutto? O quasi?. Pensieri che si attorcigliano e si accavallano. L’uomo, unico essere dotato di intelletto, è il primo essere a spezzare il perfetto equilibrio del mondo e, bene o male, anche io sono un uomo… Prima foto: da www.nikonclub.it – foto di manuela innocenti Seconda foto da: http://www.arabia.it/
La voce del Lupo.
Passeggio nella notte senza poter ululare alla luna. Notte di sole stelle a illuminare la via. Sono un lupo solitario, per scelta, per necessità, per caso… Penso a me, al mio territorio, alla mia vita, non riesco a stare nel branco. Nel branco non si stà per scelta ma per convenienza, forse perchè l’unione fa la forza, o dona la forza. Eppure io non riesco a conformarmi alle regole, forse perchè non le accetto e così il branco non accetta me. Incrocio nel cammino altri lupi, spesso soli come me, camminiamo a volte assieme, affiancati, uniti…. a volte ci si illude che si possa “fare di più”, fose ci si illude pure di un amore; ma poi inevitabilmente ci si separa, o mi separo…. e torno a camminare solo. Sono libero, come il mio spirito. Guardo la maestra montagna, pronta ad insegnarti a non fidarti dels entiero facile, a ricordarti che la roccia può franare, che l’acqua del ruscello in piena sradica gli alberi, che non sempre in un temporale il riparo di un albero è sicuro; ma ti insegna anche il sapere aspettare, che devi spargere molti semi per vedere nascere una pianta, che anche sulla roccia più brulla può nascere un fiore, che l’acqua è forza, ma anceh gentilezza, che l’albero insicuro nel temporale ti ripara dal sole. Son salito in cima alla montagna in questa notte senza luna, a guardare l’orizzonte. Mi sento parte di questo tutto, di questo niente. Incurante del cacciatore a valle e del notturno silenzio, prima di iniziare la discesa, ululo alla vita.
Treno in corsa
Corre questo treno, corre veloce nella notte. Ci son salito neonato e non mi son mai fermato. Tutto il mondo passa dai finestrini, lo vedo, lo sfioro, ma non lo sento!. Ah, come vorrei a volte tirare il freno d’emergenza e aprire le porte, fermarmi, lasciarlo andare al suo destino, al MIO destino. Corre questo treno, carico di persone che come me si incontrano, si conoscono, si amano, si ignorano, si “vivono”. Ho messo un cartello al mio petto: “FERMI TUTTI, VOGLIO SCENDERE”, ma la gente leggendolo ride, pensa ad un gioco, ad uno scherzo. “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine …Muore lentamente chi evita una passione…Lentamente muore chi non capovolge il tavolo…Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo” (P. Neruda) E come faccio a non morire su questo treno che conduce alla morte? Non ho spazio, non ho “aria”. Eppure “sto bene” tutto e’ tranquillo, tutto e’ “normale”. Forse non son normale io, a cercare sempre di piu’, a voler vedere oltre, a lanciarmi e trattenermi… E un’altra stazione si avvicina, un altro traguardo, un’altra tacca segnata alla vita. Penso, mi domando, mi interrogo e mi sento sempre piu’ vuoto nella mia pienezza e pieno nella mia carenza. Sorrido, continuo a sorridere, non si notano “crepe” anche se l’intonaco ogni tanto cede. Sorrido, continuo a sorridere per chi e a chi mi sta accanto. Non posso e non voglio cedere. Giro il mio cartello, lo metto alle spalle e non sul petto, non lo vedo piu’ ma so che resta ed e’ parte di me.
Fantasmi
Compaiono, con frasi, battute…. mai dirette… mai "decise".Persone lontane nel tempo e nello spazio forse hanno ancora da dire.Ancora una volta mi sento di dire che io sono qui! Non mi sono mai nascosto, non ho mai lasciato "angoli segreti"…mi son sempre messo in piazza, per quello che sono… Eppure ancora compaiono Fantasmi….. e allora vado a ripescare nei ricordi… e negli scritti…. Ci ignoriamo Ci ignoriamo! Quasi per gioco… quasi per scherzo. Viviamo oramai in questa pace armata, Anche se provo a non invaderti, a non parlarti, a non sentirti, sento che tu stai provando a rubarmi: gli spazi, gli amici, il mio essere. Smettila di lanciare frecce spuntate, se devi attaccare fallo direttamente, non usare metafore, o parole ambigue… Sono stanco, deluso, arrabbiato…. vorrei cercare di reagire ma… Ma forse è meglio che continuiamo ad ignorarci. 11/12/05 … e allora… dimenticatemi… oppure non nascondetevi…. non restate Fantasmi ma siate almeno coerenti! E per tutti quelli che non sono fantasmi… scusate lo sfogo!
Cosi’ ti sento
Tristezza e desiderio, paura e decisione. Vita in equilibrio, tra essere e volere, scovo impronte lasciate sull’acqua da esili mani. Brucia l’anima: alba riflessa negli occhi.
Esserci o non esserci?
Spesso gli amici (e a volte anche gli Amici) ti chiedono di Esserci… di essere presente. Ma qui sorge il problema: devi esserci come vogliono loro o come “sei tu”? Io non son capace di “fingere”, si lo posso fare.. mi posso adeguare, ma non per molto. Subito o quasi subito (e chi mi conosce bene lo sa) vengo “scoperto” e allora preferisco essere chiaro dall’inizio. Se non approvo una scelta, un modo di fare anche un modo di vivere, lo dico e lo faccio presente. Posso gioire delle sue gioie e/o intristirmi delle sue tristezze, ma se non mi sento “partecipe” non saro’ mai cosi’ contento o mai cosi triste… o forse anche un po’ l’opposto. Non e’ sempre facile essere distanti e equi e non e’ nemmeno facile non dire o pensare “te lo avevo detto”. La mano, la mia mano resta sempre tesa, la disponibilita’ non cambia, ma mi accorgo che non sempre quello che ho da offrire e’ quello che l’amico o l’Amico cerca.
Pensieri strani
Passione, attrazione, infatuamento, sesso, amore… Sfacettature di una stessa medaglia? Colori differenti dello stesso ologramma? L’amore: Cuore, Stomaco e cervello? A volte penso di essere strano… a volte per me amore e’ Cervello, Stomaco, Cuore… a volte lo Stomaco puo’ anche mancare. Quando e’ vero AMORE? quando e’ solo attrazione o innamoramento? Amare, ci sono milioni di modi di amare…. i genitori, i figli, gli amici…c’e’ chi per amore ha dato la vita, c’e’ l’amore per il compagno o la compagna, per lo sposo o la sposa, l’amore per la vita, l’amore per la musica, per l’arte, l’amore per gli animali, per la lettura…. Forse semplicemente abusiamo della parola Amore? Pero’, parlando di amore torno spesso a pensare che, per me, spesso tutto deve partire dalla "testa"…. le farfalle a volte "non si sentono"… il cuore si, si gofia, accelera ma non basta. Mi sto quasi convincendo che, almeno per me, molto spesso parte dalla "testa". Ho fatto "l’amore" senza avere soddisfazione perche’ non mi son sentito anche "unito nei pensieri" ma solo nel corpo… e magari ho avuto "reazioni" solo trovandomi "in sintonia" perfetta con chi mi era vicino. No, non sono mai arrivato al culmine, ma son convinto che, concedetemi la battuta, dalle parole (anche non parole "d’amore) si fosse passati ai fatti in quei momenti, sarebbe stata una unione perfetta. Pensieri strani, pensieri mattutini di un giorno che non ha ancora decsiso se regalare pioggia o sole.