In un letto troppo grande
Nuda e sola, simulano le tue mani Il ricordo di un uomo lontano. Solitario piacere, fino a chiudere gli occhi, lasciando una mano tra le umide cosce.
Perpetue domande
Raccolgo momenti, incornicio attimi ricercando il “chi sono”, spesso e ancora senza risposte
Disquisizione semiseria sugli Haiku
Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo. 3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5 sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo. Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai la connotazione umoristica è decisamente marcata. Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta) Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione. E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda. Uno studioso zen di haiku una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza. Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”. Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente. Curiosita’ Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia Anche Ian Fleming si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia” Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve
Avanzo
Agito pensieri, lungo sentieri sconosciuti: sporcando le vesti di fango avanzo verso l’ignonto, sentendomi uomo.
Incongruenze?
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Articolo 27 «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.» << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione >> Articolo 21 della Costituzione Italiana, comma 1 ——————————— Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» ——————————— MAH! Secondo me qualcosa non torna…
Luca Carboni – Senza Titolo (cd)
E’ uscito il 13 Settembre a 5 anni di distanza da “le band si sciolgono” il nuovo album di Luca Carboni dal titolo “Senza Titolo”. Non è la prima volta che Carboni usa dei “titoli / non titoli” per i suoi album, infatti possiamo ricordare LUCA CARBONI (1987), CARBONI (1992), DIARIO CARBONI (1993), LU*CA (2001) e volendo anche LIVE (2003; questo perchè, come dice lo stesso cantautore, un titolo caratterizza molto un disco, mentre con un “non titolo” ognuno può farsi un’idea personale del lavoro, ciò nonostante penso che la copertina sia particolarmente significativa un uomo (lo stesso Carboni) che tiene per la mano il figlio, di spalle che guardano/camminano nella stessa direzione… quindi se anche non c’è un vero titolo, Carboni sembra volerci suggerire che è un disco di confidenze, parole, forse anche insegnamenti, come un padre può fare con un figlio (ma anche vice-versa) SENZA TITOLO, contiene 10 tracce (11 se acquistato su Itunes): 01. Non Finisce Mica Il Mondo 02. Provincia D’Italia 03 Fare Le Valigie 04. Per Tutto Il Tempo 05. Ca**o Che Bello L’Amore 06. Senza Strade 07. Riccione-Alexander Platz 08. Liberi Di Andare 09. Una Lacrima 10. Madre 11 . Il Fiume (bonus tracks solo per Itunes) Un disco “nuovo” eppure sempre “intimo” nel classico stile Carboni, ci sono, a mio avviso, delle “goccie di vita” da assaporare piano piano, delle “perle rare”. Il disco “suona ” decisamente bene, si nota che è stato speso del tempo per gli arrangiamenti, ogni suono è studiato, curato. Non finisce mica il mondo E’ un inno al guardarsi attorno, a non fossilizzarsi su quello che si ha e/o che si sa fare bene, una spinta a sperimentare, innovare anche rischiare, “non finisce mica il mondo se finiscono le strade” Provincia D’Italia a mio avviso la prima perla, una “denuncia” di come la bella provincia italiana non è pronta ai cambiamenti, seppure tutto il mondo è cambiato. Fare le Valigie E’ il primo singolo dell’album, anzi a dire il vero l’ha preceduto. Per Tutto Il Tempo semplicemente una canzone d’amore… da ascoltare…. magari in 2 Ca**o Che Bello L’Amore Secondo singolo dell’album… semplicemente un “classico” inno all’amore, che riesce anche a far guarire. Su Twitter Jovanotti l’ha definita una fi**ta! Senza Strade La seconda perla dell’album e forse la canzone che meglio rappresenta la copertina, uno struggente ricordo del padre e dei suoi insegnamenti. Riccione-Alexander Platz Seconda denuncia dell’album, stavolta contro “i giovani” degli anni 80, che seppur animati di buoni propositi non hanno concluso nulla di buono per questa società e questo mondo. Liberi Di Andare Critica o consapevolezza… e continua voglia “del viaggio”… un esame di quello che si è o forse che non si è… uomini d’oggi. Una Lacrima Altra canzone d’amore, verso la propria compagna ma anche presa di consapevolezza di quel che accade quando si diventa genitori, ma in fondo ci si sente ancora figli. Madre Struggente ricordo/dedica alla madre. “Madre che sei andata via madre e non so niente di te”… Il fiume (bonus track solo per itunes. Carboni propone la sua prima canzone scritta a 14 anni per quello che era il suo gruppo allora… bisogna dire che già prometteva bene…
Lezioni di vita…trovate online
Lezione n° 1 Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: “ti do 800 Euro subito in contanti se fai cadere l’asciugamano!” Riflette e in un attimo l’asciugamano cade per terra… Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po’ sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: “era Giovanni”. Il marito: “perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?” Morale n° 1: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni! Lezione n° 2 Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All’improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell’insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. “Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria…” Morale n° 2: Al lavoro, siate sempre ben informati! Lezione n° 3 Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall’ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. “Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno”. L’impiegato spinge gli altri e grida: “tocca a me, a me….Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete”. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: “a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi un cocktail su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!” E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. “Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!” Morale n° 3: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo! Lezione n° 4 In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: ‘Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?’ Gianni risponde: “Nessuno, perché con il rumore dello sparo voleranno via tutti”. La maestra: “Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni”. Allora Gianni dice “Posso farle io una domanda adesso?” La maestra: Va bene. “Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?” L’insegnante arrossisce e risponde: “Suppongo la seconda… quella che ingoia il gelato fino al cono”. Gianni: “Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma… mi piace come ragiona”!!! Morale n° 4: Lasciate che prevalga sempre la ragione. Lezione n° 5 Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”. Morale n° 5: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio. Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l’Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti…. Per scoprire il valore di un anno, chiedilo ad uno studente che è stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo ad una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.
Il mio ricordo di un grande uomo.
Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso; e ancora i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua, morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere “santo” ripagando senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi, senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”
Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte
Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste: Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni: Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità – mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…). La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく
La sindone
Chi è mai quest’uomo? Quest’uomo che ha sofferto, che ha patito, che ha dato la vita? Di chi è questo corpo, come foto, impresso su di un telo? Di chi è questo volto, martoriato ma sereno? Non so se sia di Cristo, di un ladro o un truffatore, so solo che ogni volta che lo guardo gioia e angoscia combattono nel mio petto; so solo che ogni volta che lo guardo mi sento piccolo uomo davanti all’Amore Infinito 14/04/06
Avatar.
Official Avatar Movie Finalmente ieri sera son riuscito a vedere Avatar, il film in 3d ed ora vorrei fare le mie considerazioni. Premesso che vorrei rivederlo (sempre in 3d) per poter essere meno attento alla “storia” e magari gustarmi particolari che mi son sfuggiti, devo dire che il lavoro tecnicamente e’ davvero ben fatto. La trama invece e alcune trovate sanno di “gia’” sentito. I robot mi ricordavano quelli di Matrix, cosi’ come Pangea mi ricorda un libro di Asimov e l’happy ending sembra quello delle favole. Ma non e’ questo che mi ha colpito. Ci sono due cose fondamentali che secondo me valgono la pena di essere riprese. Il “contatto” uomo/natura che nel film e’ ben esemplificato dall’intrecciarsi di “fibre” con gli animali e le piante e il “vedere” l’altro. L’uomo e’ a contatto con la natura, con la “madre terra” e l’uomo puo’ disporre della natura, usarla, “comandarla” ma sempre rispettandola. C’e’ questo contatto e va mantenuto, ad ogni costo. Contatto e Rispetto. L’uomo e’ anche circondato da suoi simili, noi siamo abituati a guardare gli altri uomini ma non a vederli. Non li vediamo perche’ “non simili a noi”, o perche’ “estranei” alla nostra societa’. Pero’ a volte ci possiamo “accorgegerei” della presenza di qualcun’altro “uguale” a noi e “vederlo”. “IO TI VEDO” e’ la frase che usano. Ti vedo come persona, come uguale ma diverso da me. TI VEDO perche’ TI CONOSCO e TI RICONOSCO. TI VEDO perche’ in te mi RIVEDO. No, non ti guardo ne’ osservo piu’… ma TI VEDO.
Nuvole Barocche e Damiano
Birre vino, tavolini e fumo di sigarette. Fuori dal Teatro Ringhiera un cartellone con la programmazione. Persone raggruppate in nuvole discorrono sull’evento della serata che per molti non e’ “Nuvole Barocche” ma il post rappresentazione: Damiano fara’ un mini concerto omaggio a De Andre’. “Damiano?, quel Damiano?” Si, quel Damiano, quello di XFactor… quello “della Mori”, quello che ha fatto uscire un disco con un suo pezzo inedito: Anima. Per Damiano e’ un ritorno al passato: quel teatro e’ a due passi dalla casa dove e’ vissuto, nel quartire che l’ha visto bambino, su quel teatro ha fatto alle medie il suo saggio di musica. Improvvisamente come per un colpo di vento le nuvole si spostano e si assembrano. Foto, parole, abbracci, baci, autografi: e’ arrivato, semplice, spettinato, quasi assente: non e’ cambiato. Passano i minuti e molti sono a chiedersi che senso ha dover vedere uno spettacolo prima di poterlo sentire, alcuni pensano di tornare piu’ tardi, poi si aprono le porte, si prende posto. “Nuvole Barocche” drammaturgia e regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Luca Stano, con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, Elisa Marinoni. “1979: l’estate dei grandi sequestri. In scena sono Nico l’anarchico, Beppe l’alcolizzato, Pier l’emarginato, tre teppistelli sbandati e balordi, in cerca del colpo che cambia la vita. Nel chiuso di uno squallido scantinato di una qualsiasi periferia metropolitana, progettano il rapimento di un bambino, puntando lì le carte sbagliate di un possibile riscatto, ma finiscono solo per implodere in un feroce gioco al massacro a tre e per azzerare ogni orizzonte di futuro. La disillusione, il rapporto con la loro infanzia, l’amicizia ormai tramutata in qualcos’altro e la perdita della loro innocenza, sono temi che dominano i dialoghi. Quasi un noir, sullo sfondo storico dei violenti anni ’70, poco prima dei rampanti e ottusi anni ’80. E sull’eco allusiva del sequestro vero, nel 1979, di Dori Ghezzi e Fabrizio De André, indimenticabile musicista-poeta, autore dell’album omonimo da cui è ripreso il titolo dello spettacolo. E come le nuvole gonfie minacciano di squarciarsi in pioggia, così esplodono le anime di Nico, Beppe e Pier, perdenti nella vita e perduti dentro di sé.” (dal sito della compagnia http://www.carrozzeriaorfeo.it/) Intenso, linearmente complicato, ironico, drammatico, dai tempi perfetti. La Figura di De Andre’ che rieccheggia senza invadere, personaggi (a detta degli autori stessi) che si rifanno alla “poetica” del maestro: l’anarchico, il malato, l’emarginato, la puttana. Un monologo centrale sulla notte carico di significato e bellezza, dove non vi e’ solo voce ma anche corpo e anima. Fino ad arrivare all’epilogo dove, come ha detto sorridente Dori Ghezzi, che era presente allo spettacolo, “ascoltare De Andre’ non fa bene”. Pubblico senza parole e senza fiato, bella e inattesa sorpresa di un teatro ancora vivo, intenso e “nuovo”, nonostante tutte le difficolta’. Pausa. Le nuvole si ritrovano ancora fuori a parlare, bere, discutere. Si conoscono o riconoscono persone, volti amici e volti magari visti dietro uno schermo. Fumo, cellulari. Una visita alla mostra di disegni ispirati all’opera. Si riaprono le porte, gli interpreti e la Ghezzi commentano lo spettacolo, dando luce ad aspetti magari trascurati: gli anni 70, gli anni 80, le decisioni e le indecisioni, le certezze, le illusioni, la paura, la speranza, la forza di sorridere di drammi anche personali. Pensieri sul sequestratore che diviene sequestrato… solitudine e disillusioni. Si spengono le luci, il teatro e’ un po’ piu’ pieno. Un faro, un uomo, una chitarra: emozioni sulle note di del Poeta: Amore che vieni amore che vai. Poi, l’entrata dei musicisti de “la Nuova Orchestra “da camera” della Città Vecchia (Diego Maggi – pianoforte e tastiere, Claudia Zannoni – gia’ voce dei “Monopoliodistato” – basso e voce e percussioni– e Frank Ferrara – fiati e voce) si aggiunge atmosfera all’atmosfera. Tutti assieme accompagnano la calda voce di Damiano in Geordie, La canzone dell’amor perduto, Crueza de Ma, Rimini… intervallate da poche parole e qualche “cazzata”, testi da leggere e fogli che cadono. Fine? Si, Fine. Ma il pubblico chiama ancora e ancora ritorna un uomo con la sua chitarra e la sua voce: Se ti tagliassero a pezzetti e, su richiesta quasi esplicita della signora Ghezzi, Damiano ci regala un suo inedito “Non quello che passa alle radio adesso…non facciamo promozione, un altro pezzo scritto da me, di cui, dopo vorrei un parere privato di Dori“: Fai da te. Ma non e’ finita, mentre si smonta l’attrezzatura Damiano e’ ancora in mezzo alla gente, la sua gente. Altri autografi, saluti, foto, pupazzi regalati, pacche sulle spalla, in bocca al lupo… finche’ le nubi si sperdono in una notte di dicembre, anime calde in una fredda serata.
M’hanno riferito…
..,che son diventato volgare per la foto dell’anello (probabilmente poi non ha "colto" l’ultima fotografia). Mi son fatto una grossa e grassa risata.Si perche’ dovete sapere che chi si "lamenta" e’ uno di quei fantasmi che controllano, seguono, giudicano… senza mai esporsi, una di quelle persone che: "Non me ne frega piu’ nulla, non ne voglio sapere, pero’…." pero’ mi tirano sempre in ballo.E allora dovrei farne una collezione di quegli anelli e non solo. Ma si sa’ il mondo e’ bello perche’ e’ vario e io sicuramente sono avariato, pero’ sono stanco di avere ombre intorno…va beh dai.. che si parli bene o si parli male, l’importante e’ che si parli di me no? Mi consolero’ con una fetta di torta…. ne vuoi anche tu? (Si..sempre tu che leggi… in anonimato) Il pagliaccio Cesare Cremonini Sono il guardiano del Paradiso per me si va soltanto se sei stato buono sono il pagliaccio e tu il bambino nel circo ho tutto e vivo solo di quel che sono la sera quando mi sciolgo il trucco riscopro che sono un pagliaccio anche sotto Ma infondo io sto bene qua tra le mie facce e la mia falsità ma infondo io sto bene qua trovando in quel che sono Un po’ di libertà Oh no! Non ridere perché lo sai meglio di me che non ho più voglia per risponderti perché sei sei come me Sono la sfera di un indovino nei miei disegni è scritto e vedo il tuo futuro sono il pagliaccio e tu il bambino farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso la sera quando mi sciolgo il trucco riscopro che sono un pagliaccio anche sotto e sullo specchio del camerino mi faccio della stessa droga per cui vivo, la vanità ma infondo io sto bene qua tra le reti del mio circo che non va ma infondo io sto bene qua trovando in quel che sono un po’ di libertà Oh No! Non ridere perché lo sai meglio di me che non ho più voglia per risponderti perché sei, sei come me
E’ morto il re, viva il re.
So gia’ che andro’ ancora una volta controcorrente con questo mio pensiero e sinceramente non me ne frega nulla. Sono "stufo" del can can attorno alla morte di Mike Bongiorno.E’ morto. Aveva 85 anni. Ha fatto molto nella sua vita, penso che abbia avuto molto. Era un uomo. Quanti uomini muoiono ogni giorno? Magari sul lavoro, magari uccisi?Funerali di stato, camera ardente.. 3 collegamenti nei tg… e che sara’ mai.E poi ci lamentiamo che l’Italia va male?Non sto facendo un discorso politico, non parlo di destra o sinistra, di Franceschini o Berlusconi. Parlo di NOI.Noi italiani, pronti a piangere per la morte di un uomo di televisione ma altrettanto pronti a girare la faccia davanti a chi dorme per strada o nei dormitori pubblici.Pronti a togliere una lapide in una biblioteca per un morto di mafia solo perche’ non e’ del luogo o di murare i quartieri problematici, pronti a protestare per l’allargamento di una base militare USA (che porta lavoro a molte persone in zona e meno) e altrettanto pronti a sputtanare sui giornali un politico o un direttore di giornale. Ma fa nulla… andiamo avanti…. E’ morto Mike, viva Mike!
la storia di un amico, un bambino che ho visto diventare uomo
A gennaio scrivevo ad un passo dal sogno. Quella non era una mia esperienza. Era la storia di un amico, un bambino che ho visto diventare uomo. Un uomo che ha cercato la sua strada e il suo posto nel mondo. A gennaio, quando scrissi quelle parole era arrivato ad un passo da entrare a XFACTOR, Morgan gli disse di no seppur con difficolta’. In giro su youtube si trovano ancora i video. Ieri, per caso, accesa la tv ho messo sui provini del nuovo Xfactor e alla selezioni finali…c’era ancora lui. Stavolta a decidere c’e’ (c’era) Cladia Mori. E stavolta ce l’ha fatta. E’ entrato. Puo’ giocarsi le sue possibilita’. Lui e’ Damiano Fiorella. (gia’ membro di in gruppo che ha vinto anni fa il cornetto music festival se non ricordo male, I monopoli di stato) Anticonformista, un alieno tra le persone normali. Nei video dell’anno scorso… cantava con le mani in tasca. Sul suo myspace alcune sue canzoni (se la trovate vi consiglio anima). Forse sara’ meteora….o forse nuova stella… io, conoscendo la persona, spero sia semplicemente se stesso. alcuni link per conoscerlo: http://www.damianofanclub.it/ http://www.youtube.com/watch?v=ZFkEVyzvz9I (xfactor anno scorso) http://www.youtube.com/watch?v=zOgBv3xQo-8 (Xfactor quest’anno) http://www.youtube.com/watch?v=q6skog6qEec (Xfactor quest’anno) http://www.youtube.com/watch?v=AzZHPaN_YoE (tributo a de andre’ a Rimini) http://www.youtube.com/watch?v=yT1pZASNWIw (monopolio di stato SAI CHE C’E’ – il vecchio gruppo) Che dire… in bocca al lupo Damiano…o meglio ancora IN CU** ALLA BALENA!
Amore Solitario
T’ho vista, nuda, perduta nei tuoi pensieri, mentre t’amavi. Mani vogliose incarnavano altre mani, portandoti a sospiri e gemiti perduti nella notte. Chi mai sarà, l’uomo che tanto ti fece vibrare solo al pensiero? In un tempo ormai dilatato, ora dormi serena, con ancora una mano tra le cosce.
Orizzonte?
Dove finisce l’orizzonte? Dove ti porta lo sguardo, o dove ti porta il pensiero? Lascia scorrere la mente verso linee lontane, dove il limite è il tuo limite, dove il sogno è realtà, e la realtà fantasia. Sposta il tuo sguardo oltre quel cielo per riscoprirti uomo.
Quando ti perdero’ di nuovo
Non riusciva a smetter di pensarci. Le era impossibile. D’altronde Raffaella era cosi’, ha sempre dovuto focalizzare e arrivare al cuore del problema, prima di poter andare avanti. Erano passati anni ma pensava ancora a lui, cosi’ vicino cosi’ distante. Lui che l’ha delusa, lui che non ha mai saputo aspettarla anche se accettava i suoi silenzi, le sue sparizioni e riapparizioni. Ora era cambiata e le cose erano cambiate, pero’…. un tarlo continuava a tormentarla. Raffaella pensava e scriveva pensieri su un foglio di carta, disegnando con le parole un grande punto interrogativo. Perche’ nonostante tutto ha continuato a pensarlo e a cercarlo? Per la sicurezza che le donava? Per la forza che sapeva trasmetterle? Per quello scintillio che solo lei vedeva nei suoi occhi? Forse semplicemetne perche’ gli voleva bene, quel bene che puo’ andare oltre il tempo e lo spazio, l’uomo e la donna, quel bene senza condizione, senza se e senza ma, quel bene che si puo’ chiamare amore nel significato piu’ puro del termine. Pensava tutte queste cose e sul foglio si susseguivano parole, mare e monti, soli e nuvole, punti di domanda e punti esclamativi. Prima di strappare e gettare il foglio nel fuoco scrisse ancora poche parole, parole che le rimasero marchiate nell’anima: “T’ho perso e non ancora trovato, eppure son qui a pensare a cosa faro’ nel momento in cui ti perdero’ di nuovo”.
Per sempre figlio
Crescerai, avrai la tua strada, la tua vita: primi pensieri quando ti portai al mio seno Ho seguito i tuoi passi con trepidante attesa: i primi barcollanti, poi man mano più decisi, poi quelli sui gradini della scuola, dei tuoi primi battiti al cuore…. quelli del tuo incedere: diventasti uomo, marito, padre… diventerai nonno eppure, per me resterai sempre figlio, da seguire, con lo sguardo, sognante e attento, di madre.
In una lacrima
Riflesso, in una tua lontana lacrima, trovo il mio spirito d’eterno bambino, in un corpo di uomo. Scopro fili d’argento ad unire incompatibilmente cuori compatibili, mentre abbracciando l’aria sento il tuo profumo. Carne, sogno, corpi, odori, pensieri, immagini: Cuore, stomaco e cervello. Riflesso in una tua lontana lacrima, trovo il mio spirito, che, abbandonandosi ancora, ancora vive.
27 Gennaio 2009 – Giorno della Memoria
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case; Voi che trovate tornando la sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce la pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì e per un no Considerate se questa è una donna Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno: Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole: Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli: O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri cari torcano il viso da voi. Primo Levi – Se questo è un uomo
Who am I?
Anima vagante, alla ricerca di domande e risposte: un fanciullo divenuto uomo, un uomo divenuto marito e padre, un padre che vuole tornare fanciullo, per essere ancora anima vagante alla ricerca di domande e risposte.
Rispetto
Porta rispetto! Quante volte abbiamo sentito queste parole…Rispetto per gli insegnanti, per i genitori, per il datore di lavoro, per gli amici, per le donne in stato interessante, per gli anziani… Ma il rispetto va dato a TUTTI, indistintamente. O almeno andrebbe dato a tutti. Io rispetto chi ho davanti in quanto UOMO (Essere vivente) e non per quello che “rappresenta”. Se davanti a me non ho un UOMO…. allora potrebbe venire meno anche il rispetto. Non porti rispetto perchè ho davanti una persiona anziana, una mamma, una donna o una figura religiosa, al massimo posso avere più accortezza nei loro confronti, più attenzione, più riguardo. Mi deve portare rispetto perchè sono più anziano, perchè sono donna, perchè sono madre, perchè sono “qualcuno”.E che ci azzecca? Se sei una persona cafona, insulsa, arrogante, che rispetto ti devo? Dimostrami che meriti rispetto per quello che sei…. non per quello che “il mondo” vuole che tu sia.
Fantasmi Metropolitani
Li incontro tutti i giorni, ai soliti posti ai soliti angoli. Camminano trascinandosi dietro una valigia di sogni perduti, occasioni buttate, coincidenze mancate. Li ho visti in aeroporto aspettare voli che non partono mai, sdraiati sulle poltroncine per tirare mattina, sulle panchine delle stazioni a guardare il tabellone delle partenze e degli arrivi, vagare sui mezzi pubblici cercando calore, raccogliere cicche di sigarette per fumarsi un po’ di tempo, cercare giornarli per coprirsi e qualche avanzo dai cestini. Uomini e donne a cui è passata la voglia anche di parlare, raccontarsi. A volte ti chiedono un caffè o una sigaretta, senza mai guardarti negli occhi, senza mai sentirsi uguali, ma anche loro hanno una dignità, non ti chiedono mai soldi o favori. Sanno di vivere a margine, sui marciapiedi o semplicemente un’altra vita, a volte cercata e voluta, a volte costretta. Carrelli pieni di ciò che resta dei loro ricordi o di quello che serve per vivere. Vivere… Se questo è vivere. A guardarli mi torna in mente la poesia se questo è un uomo di P. Levi. Si, sono uomini, persi nei loro pensieri, nelle loro storie. Amano, sognano, ridono, piangonono. Ci comunicano quello che sono anche solo tramite i loro occhi, attendendo qualcuno che tenda una mano. Fantasmi metropolitani, ad accompagnarmi nella notte…
Shhhh, silenzio!
Abbiamo tutti in fondo bisogno di ascoltare il nostro silenzio. Forse pochi lo ammettono ma prima o poi, quello che i “nonni” chiamano esame di coscienza, ci “tocca”. Magari non tutte le sere prima di addormentarsi, quando la vita diventa sogno e il sogno prende vita, magari non davanti a fatti eclatanti che possono sconvolgere l’esistenza, pero’ arriva il momento di cercare, deisderare, pretendere, di ascoltare il proprio silenzio. Siamo sempre tutti pronti a commentare, additare, giudicare gli altri, ma quanto e’ difficile farlo con noi stessi? Un “gioco” che mi e’ sempre piaciuto fin da bambimo e’ quello delle “scommesse/penitenze”, primo per la sfida in se stessa, secondo per la sana e naturale competizione che avviene quando c’e’ qualcosa in palio; bene, dicevo, che fin da piccolo quando, in caso di vittoria, dovevo decretare la penitenza di qualcun’altro veniva fuori il massimo della mia perfidia: “La penitenza? Trovatela da solo”. Gelo, freddo… la persona che avevo davanti si trovava e si trova tutt’ora spiazzata, scegliersi la penitenza e’ ancora piu’ difficile che farla! Se si sceglie qualcosa di semplice, in cuor proprio si sa che non e’ una vera peniteza, scegliere qualcosa di estremamente duro mica e’ facle. Che c’entra tutto questo col discorso? Semplice, anche in quel caso bisogna ascoltarsi. Non si puo’ mentire a se stessi, non ci si riesce… e’ impossibile. E’ proprio verso noi stessi che le nostre critiche diventano ancora piu’ pesanti, feroci, taglienti. Non ci sono maschere, non ci sono balle da raccontare. Il nostro essere parla di noi. Eppure arriva quel momento, quell’attimo in cui ognuno di noi cerca il silenzio! Abbandonato in riva al mare resto zitto ad ascoltare la natura: le onde scivolano lente a intervalli regolari, un gabbiano garrisce volando, una barca a motore si allontana verso l’orizzonte, il vento agita i rami facendo sentire il suo fruscio, dei bambini ridono sulla sabbia. Sento il battito del mio cuore e il mio lento respiro, ho quasi la sensazione di sentire pure i pensieri formarsi. E l’anima grida, in silenzio. Pretende attenzione, la mia! Quante cose ha da dirmi, o da ricordarmi. Chiudo gli occhi, sembra notte. Mi affronto in questo improvvisato ring senza arbtro, spettatori, non ho nemmeno nessuno all’angolo. Mi affronto allo specchio, ogni mossa rifatta uguale e contraria. Mi attacco se attacco, mi difendo se difendo. Nudo verso la meta, alla ricerca della mia assoluzione. Deserto Quanto è difficile silenziare, rimanere in presenza di se stessi, affrontarsi! Quanto è bello scontrarsi con il nulla, con sé; quel silenzio irreale, freddo e caldo allo stesso contempo. Silenzio, lasciatemi qui nel mio Deserto. 14/12/1989 Shhhhh, Silenzio…. Non ho ancora finito di parlarmi e ascoltarmi, ascoltando il silenzio e penso che mai smettero’ di farlo. L’uomo, perennemente insoddisfatto e costantemente alla ricerca di qualcosa; eppure quelle onde, quel gabbiano, quella barca… non sono gia’ tutto? O quasi?. Pensieri che si attorcigliano e si accavallano. L’uomo, unico essere dotato di intelletto, è il primo essere a spezzare il perfetto equilibrio del mondo e, bene o male, anche io sono un uomo… Prima foto: da www.nikonclub.it – foto di manuela innocenti Seconda foto da: http://www.arabia.it/
Chi è l’amico assoluto?
Chi e’ l’amico vero? L’amico assoluto? Colui che ti sorride sempre, o quello che sa anche arrabbiarsi? Colui che ti dice sempre si, o quello che sa urlarti addosso anche i suoi no? Colui che ti da solo pacche sulle spalle, o quello che sa anche darti una sberla? Colui che non critica mai, o quello che sa portare avanti le proprie ragioni? Colui che… meglio star zitti, o quello che nonostante tutto parla? Non so… chi sia l’amico assoluto e se io mai saprò esserlo, ma se tu lo sei bussa alle porte del mio cuore e ti riconoscerò. 03/01/06 liberamente nata e ispirata ascoltando…. Non meritiamo la felicità, insoddisfatti sempre la vita se c’è è una stagione qualunque. Riposa sogno, non svelarti più non puoi bruciarti anche tu La rabbia oramai ha chiuso gli occhi e la mente Com’eri importante. Qui finisce il mondo, la nostra complicità l’amore si arrende Vincere senza più regole senza onestà, ti offende. Resti lì indeciso, sospeso sopra di noi nè ali nè vento Ecco il grande sogno schiacciato dalla realtà Un po’ di pietà… Addio poeti, artisti e navigatori, umanità a colori Almeno voi abbiate giorni migliori. Qualcuno dica no, qualcuno si impegni che è poi la verità a nutrire i sogni Più fantasia così non ti spegni. Qualcuno lo insegni. Io non ti ho venduto, io non ti tradirei mai amico assoluto Vieni da lontano che Cristo ti dedicò il suo accorato saluto. E per tutti i figli che non ti accendono più la nostra preghiera Che la fatica possa stanarci e portarci da te… ancora! Vola… Vola… Nè orgoglio nè paura.. Torna prepotente intrigante, armi ne hai Sei nato vincente Sfidaci a combattere il buio dentro di noi a uscire dal niente Scalda questi venti di pace e sincerità di musica nuova Per raccontarci un sogno sospeso, lasciato a metà Un uomo lo sa che esiste un disegno Incontriamoci là All’alba di un sogno…
Polaroid da una stazione
Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze. Non gli sfuggiva niente pero’, ogni minimo particolare, ogni colore, ogni espressione. Solitamnente calmo in mezzo a quella confuzione osservava centinaia di uomini formica muoversi per andare chissa’ dove. L’autoparlante annuncia meccanicamente i numeri dei treni. Vite si sfiorano, sguardi si incontrano, anime si avvicinano ad altre anime, a volte si incastrano l’una dentro l’altra dilatandosi per poi staccarsi. E’ un gioco, e’ la vita… pochi incontri decisivi, molti scontri, a volte anche irritanti. Seduto su gradini della stazione scriveva. Cadde un foglio, lo raccolsi. Istantanee di vita: – Donna col maglione rosso. Sola. Cerca l’amore. – Uomo d’affari, indaffarato, non sa che sta perdendo la vita. – Nonno coi nipotini, un viaggio a raccontare sogni passati. – Signora corre a casa, l’aspetta il marito affamato. – Ragazza, corre. Deve fare la spesa al discount. – Uomo, occhi tristi. Non piange ma sta morendo dentro. Righe piene di “polaroid”… vere o fasulle… colti attimi di anime perse. Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze, ma che cercava? La risposta la trovai nei suoi occhi: cercava lo sguardo din un volto perduto nel tempo che gli indicasse il treno per casa.
compassione e comprensione
Compassione: moto dell’animo che porta a soffrire dei mali altrui come se fossero propri Comprensione: capacita’ di considerare con animo tollerante i sentimenti altrui Parole simili, parole a volte abusate. NON MI PIACCIONO, specialmente in un rapporto che si definisce di AMICIZIA, e sottolinea amicizia e non “conoscenza reciproca”. Tra amici non bisogna avere compassione dell’altro perche’ a primo acchito compassione diventa un termine negativo, a meno che DAVVERO si sia talemnte amici da SENTIRE i mali (ma anche le gioie) altrui come propri e allora diventa CON PATHOS, PATIRE CON…. e vediamo come semplicemente girando le parole come ci sembra di significato diverso… Tra amici non si dovrebbe nemmeno Comprendere…. si dovrbbe gia’ sapere! Un amico considera di fatto con animo tollerante i sentimenti altrui. Ma se un comportamento o un modo di fare/pensare non mi sta bene…. dovrei stare zitto? Quando un amico fa una critica la fa costruttiva o almeno questa dovrebbe essere l’intenzione….poi il seme puo’ marcire, fare radici sulla sabbia o sulla terra fertile e portare l’amico ad avere almeno una riflessione… una idea di mettersi in discussione, a volte pero’ il seme torna indietro perche’ si scontra con un muro di gomma che lo fa rimbalzare. Ecco ancora una volta spiegato perche’ per me la parola AMICO vuol dire qualcosa… e nella mia mente bacata ho addirittura una specie di classificazione delle “persone”: indifferenti conoscenti amici e… Amici. Dove sta la differenza? in quella A maiuscola quella A che si avvicina e molto alla A di Amore…quella sottile differenza che permette di far si che tu sia disposto ad avere COMPASSIONE del tuo Amico o meglio ancora dell’uomo o della donna che ti sono davanti e che magari, di colpo si spogliano l’anima e te la fanno vedere e tu ti ritrovi pronto a “rischiare” qualcosa pur di non perdere quell’anima, ti ritrovi pronto a spogliarti anche tu…col rischio di non avere difese e affondare un colpo mortale all’altro, o riceverne uno. In tutta onesta’ devo dire che non sono poi molte le persone da cui e per cui sarei disposto di dare o ricevere un colpo mortale.