Primo commento ad Anima Nuda
Ed è arrivato… il primo commento ad “anima nuda” ed è una soddisfazione… come dico nella quarta di copertina: “Con l’invito a non fermarsi all’apparenza, ma a cercare di spostare lo sguardo oltre le parole stampate vi lascio all’anima contenuta in queste poche pagine, con la segreta speranza di riuscire a scaturire un pensiero oltre a ciò che appare; solo in quel momento potrò ritenere compiuto il mio comunicare” e… già da questo commento.. posso ritenermi “arrivato”… Ciao Brazir, mi peretto di usare il tuo nome d’arte perché vorrei parlare all’artista e per questo ti scrivo dalla mia mail personale. Ti ringrazio anzitutto per aver condiviso con me i tuoi componimenti, grazie di cuore. Trovo che tua abbia uno sguardo sulla vita che necessita proprio di essere rappresentato attraverso la poesia. E’ la tua arte. Ti faccio i miei complimenti. Ovviamente parlo da lettore “semplice”, non sono un tecnico, ma so con certezza che ho fatto questa esperienza leggendoli: ciascun componimento è come una finestra che mi dice “guarda come possono essere le cose viste da qui”… che è poi una finestra sull’anima. F.
Seconda edizione concorso letterario ass. Greta e la Nuvola
SECONDA EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO A TEMA INDETTO DALL’ASSOCIAZIONE GRETA E LA NUVOLA IN COLLABORAZIONE CON ALBERTO DAMILANO “VOSTRO AMICO SIA IL CAMBIAMENTO“ Scadenza 30 aprile 2012 Partecipazione gratuita L’Associazione Greta e la nuvola, ispirandosi ai principi della solidarietà sociale si prefigge come scopo: la sensibilizzazione nei confronti di Enti e persone sulle problematiche relative ai pazienti con malattie “rare” e gravi patologie; il sostentamento morale ed economico delle famiglie in condizioni di disagio; in particolare, si sottolinea l’impegno dell’Associazione nei confronti di pazienti in stato vegetativo e Sla, e pazienti con cerebro lesioni gravi; sostegno economico a favore di Centri che si occupano di riabilitazione per questi pazienti. Per la realizzazione dello scopo e nell’intento di agire a favore di tutta la collettività, l’Associazione si propone di: sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche concernenti l’assistenza dei malati, e su tutti i problemi ad esse connessi o legate alle condizioni o situazioni familiari attraverso dibattiti, conferenze, concerti, mostre, concorsi letterari artistici a tema, gare e tornei a tema, pubblicando e sostenendo la divulgazione di libri scritti da malati o di argomenti attinenti alle malattie rare e gravi patologie, utilizzandoli per una maggiore divulgazione e sensibilizzazione degli Enti e persone durante le presentazioni e dibattiti. TEMA DEL CONCORSO: .. Ecco, erano stati i burattini. Andrea e tutti quelli come lui erano tutti dei burattini, visti da fuori. Lavati, vestiti, imboccati, privi di movimento proprio, senza voce a meno che qualcuno gliela prestasse. Tutto il movimento era dentro. Ma non si vedeva. Per lasciare ancora un segno, il burattino doveva reinventarsi, parlare una lingua nuova. L’altro, il sano che gli stava innanzi, era come il bimbo di fronte al sipario. Il sipario si alzava e il burattinaio che era dentro Andrea, e dentro tutti quelli come lui, doveva saperlo animare e permettergli, così, di raccontare un’altra storia, una nuova storia. Se questo non fosse accaduto, il burattino sarebbe rimasto, inanimato, appoggiato al margine della scena. Avrebbe fatto simpatia e tristezza, avrebbe forse raccolto applausi commossi, ma la vitalità presente in lui non si sarebbe manifestata… (Dal prologo del romanzo “Stanotte è la mia” di Alberto Damilano) Il cambiamento è compagno inseparabile delle nostre vite. Che lo si insegua o che sia lui a braccarci, che sia oggetto di desiderio o perdita irreparabile e temuta, il cambiamento fa parte della nostra natura. Renderselo comunque amico, anche nelle circostanze più dolorose, è una sfida a cui nessuno può pensare di sottrarsi. Solo così si può cogliere il senso del tragico, ma anche del buffo e del poetico, che alberga in ogni esperienza di cambiamento, anche la più estrema. Regolamento: art. 1 L’associazione Greta e la nuvola bandisce la seconda edizione del Concorso Letterario “Vostro amico sia il cambiamento” art. 2 Possono concorrere al Premio, opere inedite a tema di narrativa, sceneggiature teatrali, poesia . Sono esclusi dalla partecipazione i membri della Segreteria e della Giuria del Premio Letterario. art. 3 Il concorso si articola nelle seguenti sezioni: Sezione A – “Poesia inedita” in lingua italiana – Si partecipa con una poesia inedita a tema, mai premiata in altro concorso letterario. Condizioni di partecipazione all’art.4 Sezione B – “Racconto inedito” in lingua italiana – Si partecipa con un racconto inedito a tema, mai premiato in altro concorso letterario. Il racconto dovrà essere lungo massimo tre cartelle formato A4 (testo Times New Roman o Arial dimensione carattere 12) Condizioni di partecipazione all’art.4 Sezione C – “Sceneggiatura teatrale” in lingua italiana a tema. Sono ammessi testi in lingua italiana mai rappresentati, con almeno due personaggi, la cui durata non superi un’ora circa di rappresentazione. Verrà valutata, oltre all’originalità della forma e alla qualità della scrittura, la possibilità di rappresentazione. Ogni autore è ammesso con un unico testo. Nel caso nessun testo sia considerato adeguato l’organizzazione mantiene la facoltà di non proclamare alcun vincitore Il testo vincitore verrà rappresentato da una compagnia teatrale che sosterrà l’iniziativa di sensibilizzazione curata dall’Associazione Greta e la nuvola, l’autore rinuncia a qualunque forma di rimborso economico sui diritti d’autore e autorizza l’eventuale rappresentazione pur mantenendo i diritti letterari. art. 4 INVIO OPERE SEZIONE POESIE – RACCONTI: le opere inviate dovranno pervenire in n. 3 copie dattiloscritte in forma anonima. In busta a parte, da inserire nel plico, il candidato dovrà formulare la domanda di partecipazione consistente in una scheda con le indicazioni relative all’autore: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero telefonico e, laddove sia possibile, indirizzo e-mail (il modello è allegato al bando). Inoltre, il candidato, in calce alla suddetta scheda, dovrà dare il proprio consenso per il trattamento dei dati personali come previsto dal D.Lgs 196/03 per i fini e gli scopi connessi allo svolgimento del concorso. Il candidato, infine, dovrà dichiarare che le opere presentate sono frutto della propria fantasia, inedite e mai premiate. Il plico va inviato tramite Posta Prioritaria entro il 30 aprile 2012 (farà fede il timbro postale) presso Associazione Greta e la nuvola SECONDA EDIZIONE CONCORSO LETTERARIO “Vostro amico sia il cambiamento”strada comunale di Bertolla 4 Torino 10156, oppure la consegna può essere effettuata “a mano” presso la suddetta segreteria. INOLTRE E’ INDISPENSABILE INVIARE UNA COPIA DELL’OPERA IN FORMATO WORD CON I DATI DELL’AUTORE A: greta-e-la-nuvola@libero.it Oggetto: Concorso Letterario seconda edizione INVIO OPERE SEZIONE SCENEGGIATURE TEATRALI: le opere inviate dovranno pervenire in 1 copia dattiloscritta. In busta a parte, da inserire nel plico, il candidato dovrà formulare la domanda di partecipazione consistente in una scheda con le indicazioni relative all’autore: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero telefonico e, laddove sia possibile, indirizzo e-mail (il modello è allegato al bando). Inoltre, il candidato, in calce alla suddetta scheda, dovrà dare il proprio consenso per il trattamento dei dati personali come previsto dal D.Lgs 196/03 per i fini e gli scopi connessi allo svolgimento del concorso. Il candidato, infine, dovrà dichiarare che le opere presentate sono frutto della propria fantasia, inedite e mai premiate. Il plico va inviato tramite Posta Prioritaria entro il
Disquisizione semiseria sugli Haiku
Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo. 3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5 sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo. Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai la connotazione umoristica è decisamente marcata. Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta) Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione. E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda. Uno studioso zen di haiku una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza. Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”. Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente. Curiosita’ Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia Anche Ian Fleming si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia” Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve
Attesa
Una sala vuota, ventotto quadri, un tavolo, libri e volantini. Un’ora, tra un’ora si inaugura la mostra e la presentazione di un libro, il mio libro Haiku. Preoccupato? Forse più ansioso e in attesa. Attesa di capire cosa accadrà. Poi c’è il mescolare pittura e poesia, unire l’arte, per quanto “piccola”, almeno nel mio caso essa possa essere, ad altra arte. Solo, attendo. Tra poco non potrò nascondermi. Voglio vivere il momento, attimo per attimo, poi accada quel che accada.
Presentazione del libro Haiku
PARROCCHIA S. MARIA LIBERATRICE MILANO Salone parrocchiale GXIII Via Cuore Immacolato di Maria 20141 Milano ———————————————– Sabato 03 Dicembre ore 17.00 Domenica 04 Dicembre ore 11.15 Presentazione del libro Haiku di Brazir – F. Bombelli “Personalmente amo molto “giocare” con le parole, c’è un fascino, un potere in esse che trascende da quello che è il mero significato… accostate fra loro assumono sfumature inusuali, offrono visioni altre, come giustamente dice Brazir possono divenire flash, aprire visioni diverse. L’haiku è uno dei modi in cui si può “giocare”, non è certo un gioco semplice, molte regole rischiano di ingabbiare il pensiero, la libera espressione delle proprie sensazioni e riuscire in sole 17 sillabe ad esprimere un’emozione è un’impresa che non fa per me, non ci riuscirei mai. L’haiku richiede stilisticamente una buona, per non dire di più, capacità di sintesi ma richiede in primo luogo, per essere composto, la capacità di guardare oltre, di vedere al di là delle convenzioni, di sentire col cuore prima che conla mente. Ho letto sprazzi del cuore di Brazir in questi haiku” – Prof. Claudia Poli. ———————————————– “Anche io voglio sostenere nel mio piccolo la ristrutturazione dell’oratorio. Ho raccolto in questo libricino gli Haiku gia’ pubblicati in Fotografie di Pensieri (2008) aggiungendone alcuni scritti nei 2 anni successivi. Il costo di Haiku e’ di 8 Euro + s.s. e per ogni copia venduta circa 3 euro verranno da me donati all’iniziativa. Avevo un sogno nel cuore ed e’ diventato Fotografie di Pensieri, ora vorrei che il mio sogno (o parte di esso) possa aiutare a realizzare il sogno di tanti cuori, presenti e futuri” – Brazir F. Bombelli Contestualmente verrà proposta anche una Personale di Matteo Colombini Seguira’ rinfresco. Vi Aspettiamo Numerosi Scarica la locandina dell’evento!
Incongruenze?
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Articolo 27 «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.» << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione >> Articolo 21 della Costituzione Italiana, comma 1 ——————————— Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» ——————————— MAH! Secondo me qualcosa non torna…
Nostalgia del futuro
Nostalgia del Futuro Ho nostalgia di quel che non sara’ per la troppa paura di ripetere un passato artefice di quel che sono. Ho nostalgia degli errori che non commettero’ per la paura di commetterli. E gia’ conosco quel rimpianto che mi attanagliera’ domani quando, accorgendomi dell’immobilismo bastardo, m’accorgero’ che, perdendomi nel ricordo non ho vissuto, lasciandomi ancora con quell’inusiale nostalgia del futuro
BANDO PREMIO NAZIONALE 2011 – POESIA EDITA – Leandro Polverini
con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Anzio. Possono partecipare libri editi di poesia in lingua italiana. Tema libero. 2 copie – di cui una firmata dall’autore – dovranno essere spedite entro fine ottobre 2011 alla segreteria del premio: Tito Cauchi – via di Valle Schioia 255 – 00042 Lavinio – Roma. Tel. 06/90286930 – 389/5468825 – indirizzo mail: editotem@mclink.it Le opere dovranno essere accompagnate da una lettera su cui sono chiaramente indicati: nome – cognome – indirizzo – recapito telefonico dell’autore. Opere ammesse: Libri di poesia editi in Italia da gennaio 2005 a settembre 2011. Sono ammesse anche opere stampate in proprio o presso tipografie. Nessuna quota di adesione. I premiati verranno avvisati tramite lettera. Premi: Ai primi tre classificati saranno assegnate opere d’arte del pittore Valerio Giuffrè. Dal quarto al decimo classificato saranno date attestazioni di merito contenenti la motivazione critica della premiazione. I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione e a ritirare personalmente il premio. È ammessa delega al ritiro. Premiazione Domenica 27 novembre 2011, ore 10 – presso la Sala Conferenze dell’Hotel Lido di Garda – Piazza G. Caboto 8 – 00042 Anzio – Roma – tel. 069870354 Giuria Tito Cauchi (Presidente) Monica Alessandrelli Gianfranco Cotronei Marina Giudicissi Angelini Valerio Giuffrè Nicoletta Gigli (ufficio stampa) Angela Di Paola (segretaria del premio). Gli autori autorizzano la pubblicazione di stralci di poesie sulla stampa che interverrà alla premiazione. Tutte le opere spedite non saranno restituite. I partecipanti accettano tutte le condizioni del presente bando.
Il mio ricordo di un grande uomo.
Riporto l’articolo che è stato pubblicato sul “mio” giornalino parrocchiale. Penso di non offendere nessuno e, comunque, espirmo quello che penso e che sento. Giovanni Paolo II è sicuramente stato un grande uomo oltre che, a mio avviso, un grande Papa. Gradirei che i commenti possano essere rivolti a quanto da me scritto e sulla sua figura e non,come purtroppo spesso accade, sulla “Chiesa”, sui “preti”, sul “potere” e via discorrendo. Penso che persone come Papa Giovanni Paolo II possano e debbano essere giudicate per quanto fatto nella loro vita, per quanto detto, per quanto vissuto… come giustamente viene fatto con altre figure come Madre Teresa, Martin Luther King, Ghandhi, il Dalai Lama, etc etc etc. Se mi viene chiesto di riflettere sulla figura di Karol Józef Wojtyła non mi viene in mente un suo discorso ma tanti piccoli flash che assieme compongono la figura di quello che a torto o ragione io considero come “il mio” Papa. Come prima cosa mi risuona nella testa la canzone di Minghi “Un uomo venuto da molto lontano “: “Un uomo che parte, vestito di bianco, per mille paesi e non sembra mai stanco “, quanto ha viaggiato per il mondo questo successore di Pietro, portando la Parola e l’Amore in ogni continente!Poi mi viene in mente la sera della sua morte e l’indecisione se prendere la macchina e partire per andare a salutarlo o restare a casa; poi ancora il funerale e quel Vangelo che non voleva saperne di rimanere chiuso; e ancora i suoi occhi carichi di vita, il suo gesto di stizza dalla finestra quando non riusciva a parlare, l’elezione e quel suo voler essere amico e l’umiltà di quel “se sbaglio mi corriggerete”. Altri flash s’affacciano nella memoria: l’attentato e l’apprensione, il bastone ruotato alla GMG, il giubileo del 2000… Poi ancora altri ricordi, come ondate, come quando si pensa a qualcuno “di famiglia” che ci ha lasciato… Nel mio piccolo sono stato fortunato in quanto sono riuscito ad incontrarlo 2 volte, la prima volta a 12 anni, nei giardini vaticani, quando andai a Roma come chierichetto per la beatificazione di don Giovanni Mazzucconi: era il 1984 e ricordo che, mentre visitavamo appunto i giardini, qualcuno avvisò il Pontefice che c’era questo gruppo di “ragazzi” in visita e lui, tra un impegno e l’altro, si fermò con noi per ringraziarci della presenza, per salutarci e per benedirci ed esortarci a continuare nel nostro impegno. La seconda volta che lo incontrai fu’ per per la IV Giornata Mondiale della Gioventù nel 1989 a Santiago de Compostela. A parte l’esperienza indimenticabile di quel viaggio e pellegrinaggio, a parte il rendermi conto per la prima volta che la Chiesa è davvero “una , santa, cattolica e apostolica”, ricordo ancora la trepidazione e l’attesa del suo arrivo al monte Gozo per la veglia e le sue parole: “A voi, giovani, il compito di farvi testimoni in mezzo al mondo di oggi della verità sull’amore. È una verità esigente, che spesso contrasta con le opinioni e con gli “slogans” correnti. Ma è l’unica verità degna di esseri umani, chiamati a far parte della famiglia di Dio! ” Parole ancora attuali in un mondo che forse non ha ancora imparato ad amare. Probabilmente, come in un gioco, scavando nella memoria altri ricordi, gesti, parole, sguardi, attimi di vita, verrebbero in mente (per esempio le sue purtroppo frequenti visite al “Vaticano III” come lui definiva il policlinico Gemelli di Roma, le “via Crucis” al Colosseo, compreso l’ultima che fece inginocchiato davanti alla tv, la prima mail spedita, l’intervento in diretta Tv da Bruno Vespa), ma ora che, come la folla ha chiesto dal momento stesso della sua, morte, questo servo di Dio viene innalzato agli onori degli altari, un sorriso si affaccia sul mio viso e la gioia invade il mio animo perché mi sento onorato di aver, seppur per poco, incrociato il mio cammino con un uomo che con la sua vita e soprattutto con la sofferenza dei suoi ultimi anni mi ha insegnato con i gesti e non solo con le parole che “amare e portare la croce” non è una cosa impossibile e che ogni uomo, perché lui è rimasto uomo fino all’ultimo momento, può e deve essere “santo” ripagando senza porsi troppe domande l’amore che Dio ha per noi, senza avere “paura ad aprire, anzi spalancare, le porte a Cristo che sa cosa è dentro l’uomo e che ci parla con parole di vita, sì, di vita eterna!”
I Moti dell’anima – terza edizione
È Positano. Concorso di poesie “I Moti dell’Anima” edizione 2011 sono aperte le iscrizioni L’Associazione culturale Posidonia e Positanonews con il patrocinio del Comune di Positano organizzano “I Moti dell’Anima” una giornata dedicata alla poesia 3° Edizione L’Associazione culturale Posidonia e Positanonews con il patrocinio del Comune di Positano organizzano la terza edizione de “ I Moti dell’Anima”, una giornata dedicata alla poesia, che vede come protagonisti tutti coloro che si dilettano a scrivere poesie per il solo piacere di farlo, spinti unicamente dal bisogno di esprimere un sentimento. Per questo motivo la manifestazione s’intitola “I Moti dell’Anima” ed è aperta a tutte le lingue (dialetti compresi) ed a tutte le età. Non è previsto un tema specifico ma una poesia che sia frutto di un bisogno del poeta di esprimere un sentimento un “moto dell’anima” . Il concorso è curato dall’arch. Maria Rosaria Manzini, e la serata finale avrà luogo a Positano il 07/05/2011. La manifestazione prevede una giornata di lettura di poesie, in cui i poeti partecipanti saranno chiamati a recitare i propri versi e poi a votare quelli che più li hanno emozionati. La premiazione sarà quindi, un piccolo riconoscimento dato direttamente da chi condivide nello stesso momento le stesse emozioni. I versi dei poeti assenti saranno recitati dai nostri lettori . Il premio sarà simbolico, (non sono previsti premi in denaro) a tutti verrà consegnata una pergamena di partecipazione. La partecipazione è a titolo gratuito. Ogni autore potrà partecipare con un massimo di due poesie. Tutti i partecipanti avranno la possibilità, se lo vorranno, di veder pubblicate le poesie presentate. Come nelle edizioni precedenti, infatti i componimenti verranno raccolti in un libro. Le poesie dovranno pervenire all’associazione Posidonia entro il 31/03/2011 Si potranno presentare presso la Biblioteca Comunale di Positano il Lunedì, Mercoledì, Venerdì, dalle 9.00 alle 13,00, o via fax al n.089811808 oppure per posta elettronica all’indirizzo a.posidonia@yahoo.it o rosariamanzini@libero.it Per maggiori informazioni, regolamento, modulo di iscrizione e resoconti delle edizioni precedenti www.associazioneposidonia.com sezione “i moti dell’anima” Per info 393 9092537 mail rosariamanzini@libero.it
Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte
Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste: Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni: Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità – mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…). La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく
Il mio nuovo “mezzo” libro: Haiku
Anche io voglio sostenere nel mio piccolo la ristrutturazione dell’oratorio della parrocchia che frequento. Al momento e’ stata completata ma non ancora finita di pagare la ristruttirazione della sala polifunzionale (ex cinemateatro) GXXII. Ma i sogni sono “grandi” e per finire “tutto il progetto” mancano ancora da rifare i campi sportivi e l’abbattimento e ricostruzione della palazzina dell’oratorio. Inutile snocciolare qui le cifre. Posso invece dirvi cosa ho pensato di fare per aiutare la raccolta fondi, anzi… ve lo faccio vedere: Ho raccolto in questo “libricino” gli Haiku gia’ pubblicati in Fotografie di Pensieri aggiungendone alcuni altri scritti nei 2 anni dall’uscita di F.d.P. Il costo di ogni libro è di 8 Euro + spese di spedizione. per ogni vendita circa 3 euro verranno donate all’iniziativa. Avevo un sogno nel cuore ed è diventato Fotogradie di Pensieri, ora vorrei che il mio sogno(o parte di esso) possa aiutare a realizzare il sogno di tanti cuori, presenti e futuri. Per ordinare il libro, cliccare sulla copertina o cliccare —>QUI<—- Chiedo cortesemente a chi acquisterà il libro “solo” per questa finalità di avvisarmi via mail in modo da poter avere un conteggio aggiornato. Grazie
I moti dell’anima – seconda edizione
Questo e’ l’attestato di partecipazione al concorso “I MOTI DELL’ANIMA” a cui ho partecipato con 3 poesie: Scrivo per me, Se vuoi essermi amico e Domande dal cuore. Per informazioni sulla serata finale della manifestazione potete leggere qui: positanonews. Io sono stato tra i pochi poeti non presenti e so che e’ stata letta dall’attore “Se vuoi essermi amico”. Il meccanismo della manifestazione prevedeva che ogni autore doveva votare per la composizione che piu’ l’aveva colpito. Gli autori non presenti avevano comunque 1 voto d’ufficio. Io ho ricevuto 3 voti. Non e’ il primo concorso a cui ho partecipato ma e’ il primo che, oltre ai finalisti e ai segnalati, avvisa e rende partecipi anche tutti gli altri. Volevo ringraziare Chao che mi ha segnalato il concorso e l’architetto Maria Rosaria Manzini, curatrice della manifestazione, che mi ha sempre risposto fugando ogni mio dubbio e anzi, ringraziandomi, per le critiche da me esposte. Ora lascio la “parola” a chi la serata l’ha vissuta. “Serata primaverile a pochi metri dal mare; tra i turisti che girano, alcuni si dirigono nei locali del Museo del Viaggio di Positano. Non sono turisti, ma poeti, richiamati dalla manifestazione “I moti dell’Anima”, un’ iniziativa arrivata alla seconda edizione, che ha riscosso e confermato un interesse attento e, considerando la posizione e la popolazione del paese, anche piuttosto numeroso. 44 poeti presentano i loro “moti dell’anima”, “foto” dei loro stati d’animo o delle sensazioni suscitate da avvenimenti o pensieri. Qualcuno assente, sicuramente forzato, ma la presenza era resa quasi tangibile dalle sue parole affidate alla lettura di un giovane attore della compagnia dei Murattori. Anime di ogni età: ragazzini, adolescenti e signori/e attempati e rappresentanti una buona parte d’Italia e anche un pò di estero, leggono con sentimento quello che hanno messo sui fogli bianchi. Due poesie lette dai poeti presenti ed una recitata dagli attori per coloro che non potevano esserci. Da spettatrice, qualche difficoltà a seguire l’audio di tutte le letture. Sarebbe stato bello avere i testi per non perdere parole che in una poesia non sono mai inutili o superflue. Ogni sei poesie, un piccolo intermezzo musicale, affinchè si potesse riflettere e ordinare nella mente quanto ascoltato. Poesie lunghe come piccoli racconti e argomenti tra i più vari. Spesso è stato ricordato il paese, forse da coloro che se ne sono allontanati, o la sua vita: il mare, i pescatori, la luna. Molti versi dedicati ai propri cari, altri a persone che hanno lasciato un segno nella storia. La serata scorre tranquilla, nel clima che solo l’amore per la cultura e il sentimento possono creare. Quando tutte le sensazioni sono state espresse, mentre i presenti si rifocillano ad un piccolo buffet, i poeti sono occupati dalla votazione. Ognuno di essi dovrà esprimere tre preferenze; ai non presenti viene assegnato un voto “d’ufficio”, in modo da partire alla pari. Anche ai presenti non poeti sarebbe piaciuto esprimere un giudizio, ma… era giusto che fosse un discorso tra intenditori. Una professoressa romana, prima della premiazione, discorre sugli haiku: li presenta, li spiega, ne legge alcuni. Molti in sala li conoscevano già; forse solo qualcuno non sapeva cosa fosse questa sintetica forma espessiva giapponese. Premia alcuni haiku dei ragazzi delle scuole che hanno seguito le sue lezioni e, in breve, imparato a comporre queste piccole poesie. I poeti sono attenti; è il momento di leggere i prescelti. Qualcuno con aria tranquilla si è servito al buffet, ma molti sono rimasti seduti al loro posto, evidentemente compresi nel momento. Terzo posto: Chiara Baistrocchi, liceale di Napoli, con una poesia ispirata al mare: “Io e il mare” Secondo posto: Vincenzo Russo, della provincia di Napoli, con un lungo testo in dialetto dedicato a Karol Woitila: “A vuluntà ‘e Dio, Karol ‘na penna e ‘a mana mia”. Vincitrice Giovanna Parlato, ragazza poco più che ventenne di Positano , con “Vorrei..” . Il suo desiderio di vivere intensamente, di vivere bene, di essere e non di adeguarsi, è passato attraverso i desideri espressi in “Vorrei”… E’ passata la sincerità della speranza e la speranza di chi (ancora?) crede nell’impegno di vivere. Ai tre finalisti un piatto in ceramica; a tutti i partecipanti, assenti compresi, un attestato di partecipazione. La serata per gli spettatori si conclude con la risalita verso casa con qualche bella emozione in più di cui parlare. Per i poeti e gli organizzatori, una cena insieme; persone che non si conoscevano nella maggioranza dei casi, ma che sicuramente avranno saputo di cosa parlare e si saranno sentiti uniti e affiatati nel condividere la loro comune passione. Per tutti l’appuntamento a tra qualche mese, in una sera di fine estate, per prendere in mano il frutto tangibile di questa esperienza: il libro che raccoglierà tutte le poesie presentate e qualche breve nota sugli autori. Sarà un altro momento particolare di attenzione allo spirito. I poeti che non hanno potuto leggere le proprie opere ad aprile, potranno farlo in quell’occasione e i “moti dell’anima, le “foto di pensieri”, saranno ancora una volta protagonisti. In conclusione, una serata particolare, prima che il caos del turismo e delle attività estive incalzino; una serata di riflessione, una serata di cultura che non può che far bene a chiunque, compreso Positano e che avrà fatto tirar fuori qualche poesia da qualche cassetto chiuso da tempo. – Chao“
Sentiero
Mi ritrovai per caso sulla tua strada. Ti studiai, mi studiasti, prima di scegliere di provare ad accompagnarci in un pezzo del cammino. Non v’è partenza, non v’è traguardo, solo la voglia e l’intenzione, del viaggio.
Book on Demand (Bod) e Print on Demand (Pod). Perche’ no?
breve escursus motivato sul perche’ non e’ sempre negativo usare il book on demand.
Un articolo della Ginzburg del 1988
Un argomento ancora attuale: Il crocefisso nelle scuole (e negli uffici pubblici). Trovo particolarmente interessante queste argomentazioni a cui penso che ogni mio commento sia superfluo: “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese. Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza. I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla. E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole. Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l’espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati. L’ora di religione è una prepotenza politica. E’ una lezione. Vi si spendono delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica? Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E’ muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder
Sono su scherzi a Parte?
Ore 7.50 esco di casa per andare a ritirare motorino che ho fatto sistemare. Piove ma non tanto. Sono 15 min a piedi, tanto l’appuntamento e’ alle 8.20 – 8.30. Ore 8.45 non e’ ancora arrivato nessuno… Ore 8.50 Arriva il meccanico (si era addormentato) che mi consegna il motorino (50 euro) e un sacco dove aveva riposto tutta la roba che avevo nel sottosella e che devo rimettere a posto. Mi “racconta” cosa ha fatto dicendomi che il problema dovrebbe essere risolto anche se con lui non l’ha fatto. Prendo il motorino e trafelato mi lancio (e lo lancio) per andar in ufficio. Non passano 2 KM che… il motorino torna a tentare di spegnersi quando giro a fondo il gas. Mah – penso – magari e’ freddo, proviamo ad andare avanti… Nulla, il problema non e’ risolto. Decido di portarlo indietro. A fatica (devo andare al minimo) raggiungo l’officina, mi spiego e rispiego il problema e chiamo mio padre per sapere se puo’ portarmi in ufficio, mi dice ok. Vado a lui incontro ma … non arriva nessuno. Telefonando, scopro che ha deciso di uscire anche mia mamma e di venire con 2 macchine per lasciarmene una. Poco male, meglio per me, solo che nell’uscire per lasciarmi la macchina (accesa, in folle e col freno a mano tirato) mia mamma chiude la portiera centralizzata, morale? Macchina accesa ma chiusa. …Ritornano a casa a prendere le altre chiavi, mentre io attendo sempre sotto l’acqua. Tornano dopo mezz’ora buona (hanno trovato incidente) e finalmente riesco a muovermi. Arrivo in ufficio, chiamo loro a casa per sapere se tutto e’ ok ma non c’e’ nessuno… Chiamo sul cell: Sono stati fermati dai vigili per un controllo. Hanno fermato mio padre, che e’ l’unico essere al mondo che rispetta i 50 KM in citta’, manco le pantegane ormai vanno cosi’ piano! Va beh… su dai…ditemelo, DOVE SONO LE TELECAMERE? […continua…???]
Nuvole Barocche e Damiano
Birre vino, tavolini e fumo di sigarette. Fuori dal Teatro Ringhiera un cartellone con la programmazione. Persone raggruppate in nuvole discorrono sull’evento della serata che per molti non e’ “Nuvole Barocche” ma il post rappresentazione: Damiano fara’ un mini concerto omaggio a De Andre’. “Damiano?, quel Damiano?” Si, quel Damiano, quello di XFactor… quello “della Mori”, quello che ha fatto uscire un disco con un suo pezzo inedito: Anima. Per Damiano e’ un ritorno al passato: quel teatro e’ a due passi dalla casa dove e’ vissuto, nel quartire che l’ha visto bambino, su quel teatro ha fatto alle medie il suo saggio di musica. Improvvisamente come per un colpo di vento le nuvole si spostano e si assembrano. Foto, parole, abbracci, baci, autografi: e’ arrivato, semplice, spettinato, quasi assente: non e’ cambiato. Passano i minuti e molti sono a chiedersi che senso ha dover vedere uno spettacolo prima di poterlo sentire, alcuni pensano di tornare piu’ tardi, poi si aprono le porte, si prende posto. “Nuvole Barocche” drammaturgia e regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Luca Stano, con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, Elisa Marinoni. “1979: l’estate dei grandi sequestri. In scena sono Nico l’anarchico, Beppe l’alcolizzato, Pier l’emarginato, tre teppistelli sbandati e balordi, in cerca del colpo che cambia la vita. Nel chiuso di uno squallido scantinato di una qualsiasi periferia metropolitana, progettano il rapimento di un bambino, puntando lì le carte sbagliate di un possibile riscatto, ma finiscono solo per implodere in un feroce gioco al massacro a tre e per azzerare ogni orizzonte di futuro. La disillusione, il rapporto con la loro infanzia, l’amicizia ormai tramutata in qualcos’altro e la perdita della loro innocenza, sono temi che dominano i dialoghi. Quasi un noir, sullo sfondo storico dei violenti anni ’70, poco prima dei rampanti e ottusi anni ’80. E sull’eco allusiva del sequestro vero, nel 1979, di Dori Ghezzi e Fabrizio De André, indimenticabile musicista-poeta, autore dell’album omonimo da cui è ripreso il titolo dello spettacolo. E come le nuvole gonfie minacciano di squarciarsi in pioggia, così esplodono le anime di Nico, Beppe e Pier, perdenti nella vita e perduti dentro di sé.” (dal sito della compagnia http://www.carrozzeriaorfeo.it/) Intenso, linearmente complicato, ironico, drammatico, dai tempi perfetti. La Figura di De Andre’ che rieccheggia senza invadere, personaggi (a detta degli autori stessi) che si rifanno alla “poetica” del maestro: l’anarchico, il malato, l’emarginato, la puttana. Un monologo centrale sulla notte carico di significato e bellezza, dove non vi e’ solo voce ma anche corpo e anima. Fino ad arrivare all’epilogo dove, come ha detto sorridente Dori Ghezzi, che era presente allo spettacolo, “ascoltare De Andre’ non fa bene”. Pubblico senza parole e senza fiato, bella e inattesa sorpresa di un teatro ancora vivo, intenso e “nuovo”, nonostante tutte le difficolta’. Pausa. Le nuvole si ritrovano ancora fuori a parlare, bere, discutere. Si conoscono o riconoscono persone, volti amici e volti magari visti dietro uno schermo. Fumo, cellulari. Una visita alla mostra di disegni ispirati all’opera. Si riaprono le porte, gli interpreti e la Ghezzi commentano lo spettacolo, dando luce ad aspetti magari trascurati: gli anni 70, gli anni 80, le decisioni e le indecisioni, le certezze, le illusioni, la paura, la speranza, la forza di sorridere di drammi anche personali. Pensieri sul sequestratore che diviene sequestrato… solitudine e disillusioni. Si spengono le luci, il teatro e’ un po’ piu’ pieno. Un faro, un uomo, una chitarra: emozioni sulle note di del Poeta: Amore che vieni amore che vai. Poi, l’entrata dei musicisti de “la Nuova Orchestra “da camera” della Città Vecchia (Diego Maggi – pianoforte e tastiere, Claudia Zannoni – gia’ voce dei “Monopoliodistato” – basso e voce e percussioni– e Frank Ferrara – fiati e voce) si aggiunge atmosfera all’atmosfera. Tutti assieme accompagnano la calda voce di Damiano in Geordie, La canzone dell’amor perduto, Crueza de Ma, Rimini… intervallate da poche parole e qualche “cazzata”, testi da leggere e fogli che cadono. Fine? Si, Fine. Ma il pubblico chiama ancora e ancora ritorna un uomo con la sua chitarra e la sua voce: Se ti tagliassero a pezzetti e, su richiesta quasi esplicita della signora Ghezzi, Damiano ci regala un suo inedito “Non quello che passa alle radio adesso…non facciamo promozione, un altro pezzo scritto da me, di cui, dopo vorrei un parere privato di Dori“: Fai da te. Ma non e’ finita, mentre si smonta l’attrezzatura Damiano e’ ancora in mezzo alla gente, la sua gente. Altri autografi, saluti, foto, pupazzi regalati, pacche sulle spalla, in bocca al lupo… finche’ le nubi si sperdono in una notte di dicembre, anime calde in una fredda serata.
Q.P.G.A.
Esce oggi 27 Novembra Q.P.G.A, doppio cd di Baglioni che “riprende” la sua opera del 1972 ampliandola. Forse non tutti sanno che nelle intenzioni dell’artista gia’ allora l’album doveva essere doppio (circa 30 Canzoni), ma vista la giovane eta’ del cantautore e la non ancora grande fama, la casa discografica RCA decise di ridurre i pezzi e fare uscire l’album in un disco solo. A distanza di 37 anni e con un progetto che ha compreso un libro e un film (oltre che una serie di concerti) Baglioni da alla luce questa “opera pop” di 52 pezzi (alcuni corti) riprendendo quei 30 pezzi iniziali e aggiungendone di nuovi. Sebbene alcuni brani gia’ li conosciamo dall’album Questo Piccolo Grande Amore e altri come singoli usciti in quest’anno( Buon Viaggio della Vita, Niente piu’, Lungo il viaggio – conosciuta come “in viaggio”), tutti i pezzi suonano “nuovi”. Baglioni infatti li ha completamente riarrangiati donando loro a volte nuove sonorita’, pur mantenendo le melodie che conosciamo, melodie pero’ che si susseguono, si rincorrono, si riprendono e vengono vestite di nuove parole… A tutto questo dobbiamo aggiugnere che 70 artisti hanno dato una “pennellata” in questo lavoro di Baglioni, chi con una frase o una parola, ma tutti ben riconoscibili. Insomma un nuovo lavoro che parte da lontano e che ancora ci porta a spasso per una la Roma vecchia di piazza del popolo e che lungo il Tevere ci fa arrivare a Porta Portese, alla stazione Termini, a Fiumicino fino ad arrivare infine a quel Faro e a quella maglietta fina…. per “una storia d’amore che non dura ina vita, ma la cambia per sempre”. CLAUDIO BAGLIONI“Q.P.G.A.” tracklist con ospiti CD 1. 1 OUVERTURE (con Andrea Bocelli) 2. LUNGO IL VIAGGIO (con Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, Francesco Renga) 3. PIAZZA DEL POPOLO (con Alex Britti chitarra) 4. UNA FACCIA PULITA (con Irene Grandi) 5. l’incontro (con Riccardo Cocciante) 6. NUVOLE E SOGNI (con Simone Cristicchi, Michele Zarrillo) 7. DUE UNIVERSI (con Gigi D’Alessio, Anna Tatangelo) 8. SE GUARDI SU (con Baraonna, Pino Daniele chitarra) 9. CENTOCELLE (con Danilo Rea piano) 10. SVELTO O LENTO (con Elio e le Storie Tese) 11. BUON COMPLEANNO (con Renzo Arbore, Morgan) 12. l’appuntamento (con Giorgia) 13. BATTIBECCO (con Paola Cortellesi) 14. CON TUTTO L’AMORE CHE POSSO (con Laura Pausini, Stefano Di Battista sax) 15. LUNGOTEVERE (con Rita Marcotulli piano) 16. JUKE-BOX (con Mario Biondi) 17. CHE BEGLI AMICI (con Pooh) 18. TORTADINONNA O GONNACORTA (con Neri Per Caso, Fabrizio Frizzi, Loredana Bertè, Ivana Spagna) 19. L’ULTIMO SOGNO (con PFM) 20. MIA LIBERTÀ (con Lucio Fabbri violino, Ron, Luca Barbarossa, Amedeo Minghi) 21. COSA NON SI FA (con Roy Paci tromba, Nek chitarra) 22. FIUMICINO (con Giovanni Allevi piano) 23. il riparo (con Antonello Venditti) 24. LA PAURA E LA VOGLIA (con Giovanni Baglioni chitarra) 25. LA PRIMA VOLTA (con Claudia Gerini) 26. UN SOLO MONDO (con Alessandra Amoroso) CD 2 1. PRELUDIO 2. QUEL GIORNO (con Joseph Calleja) 3. IO TI PRENDO COME MIA SPOSA (con Angelo Branduardi violino, Mango, Laura Valente) 4. l’arcobaleno (con Mina) 5. NOI SULLA CITTÀ (con Giusy Ferreri) 6. STAZIONE TERMINI (con Edoardo Bennato armonica) 7. ANCORA NO (con Giuliano Sangiorgi) 8. BUON VIAGGIO DELLA VITA (con Annalisa Minetti) 9. SISSIGNORE (con Gegè Telesforo, Enzo Jannacci) 10. MIA NOSTALGIA (con Fiorella Mannoia, Walter Savelli piano) 11. il rimpianto (con Ivano Fossati) 12. COME SEI TU (con Dolcenera) 13. PENSIONE STELLA (con Paolo Fresu tromba) 14. QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE (con Ennio Morricone piano) 15. AL MERCATO (con Neri Marcorè) 16. PORTA PORTESE (con Fiorello) 17. FIORE DE SALE (con Ornella Vanoni, Luis Bacalov piano) 18. QUANTO TI VOGLIO (con Noemi, Gianluca Grignani) 19. CON TUTTO IL MIO CUORE (con Jovanotti, Fabrizio Bosso tromba) 20. il ricordo (con Gianni Morandi) 21. UN PO’ D’AIUTO 22. VIA DI RIPETTA (con Stefano Bollani piano) 23. UNA STORIA FINITA (con Alice) 24. SEMBRA IL PRIMO GIORNO (con Franco Battiato) 25. SUITE 26. NIENTE PIÙ
(ri)Partenza
m’incamminai in un giorno di pioggia verso il sole.
stelle cadenti
E se le stelle cadenti non fossero speranze di sogni da realizzare ma sogni ormai svaniti, dimenticati, perduti, abbandonati, rifiutati, mai realizzati?A parte il fatto che poi non sono stelle ma semplci frammenti di polvere che cadono sulla terra, in ogni caso quella sia di luce segna qualcosa "che muore".Osservando il cileo in questi giorni (questi ultimi 2 giorni a dire il vero… per il resto sempre nuvolo) mi è venuto da pensare che forse sarebbe "meglio" dare alle stelle che restano nel cielo la "potenza" di sogni… e non curarci di quelle che "cadono" e "muoiono".A quanti sogni rinunciamo nella vita? Quante volte manco alziamo la testa?Non sognamo più, non abbiamo più la forza di credere in qualcosa o semplicemente non ne abbiamo voglia.E’ più facile trovare "confezionato" o "accontentarsi" che sputare sangue e sudare per raggiungere una stella…Però… guardando le stelle… fantasticavo… e se una stella cadente cade proprio alla fine di un arcobaleno? Modà: Sala d’attesa dall’album Sala d’attesa Penso sempre che non ci riesco A fare quello che voglio Forse mi impegno troppo o forse non abbastanza Mi chiudo dentro me stesso, mi chiudo dentro una stanza Ma quando mi guardo dentro, poi capisco che infondo Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti A volte mi fa paura vivere all’avventura Ma almeno so che ho ogni giorno un’emozione sicura La sfida non garantisce spesso una vittoria Ma almeno puoi dire sempre che hai creduto in qualcosa Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti Ho capito che non e’ il botto, che ti fa fare il salto Ma che se voli basso ti gusti meglio il raccolto Perche’ per volare alto bisogna saper cadere E intanto che aspetto il turno Mi sto allenando ad atterrare Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti
Abuso “letterario”.
In un mondo dove ormai la parola cede il passo all’immagine, dove tutto e’ veloce, asettico, impersonale, non c’e’ piu’ tempo per pesare il vero senso di quello che diciamo.Le parole perdono significato, spessore, colore, "sapore".Girando sul web (forum, blog, siti, guestboook) si leggono milioni di volte le parole Ti VOGLIO BENE, TVB, SEI IMPORTANTE, per non parlare del significato e del senso di parole come amico e amicizia…. Amicizia: Questa (in corsivo) e’ la definizione da vocabolario:Legame sentimentale, quindi che prevede un sentimento, basato su affinita’ di idee, che vanno quindi condivise, e reciproca stima, quindi prevede un rapporto, una conoscenza, un qualcosa di costruito.Non basta qualche messaggio, telefonata, conversazione per definirsi amici o come piace a me dire Amici.A tal proposito parlando con una persona che sento a me vicina tempo fa si parlava addirittura di mici e ici rispetto ai rapporti con le persone. Come faccio a definirti amico se non ti conosco? Posso sapere tante cose di te piu’ o meno belle, piu’ o meno intime, piu’ o meno personali ma questo non vuol dire che sei mio amico.Leggevo non ricordo piu’ dove che volere bene ad una persone e’ un lungo viaggio e per un lungo viaggio ci si prepara, si programma, si fa una valigia, si stabilisce una meta, si fanno delle tappe…. non si prende e si parte cosi’…a caso; quello l’ha fatto Forrest Gump ed ad un certo punto ha smesso di correre senza meta.Detto tutto questo sono ancora a chiedermi se oggi pensiamo a quello che diciamo e se diamo il giusto peso alle parole e lo dico io che con le parole mi diverto a "scherzare" ad "unirle" per dar forma ai miei pensieri e spesso mi dico di no e che la fretta ci porta a "costruire male le nostre case chimate rapporti" poi, come nella fiaba dei tre porcellini resta in piedi una casa su tre (se va bene). Pensiamoci prima di lasciarci trasportare dalle emozioni e dire qualcosa che poi, in fondo in fondo, non pensiamo o non sentiamo.
Ipnotici versi
Se vorrai ascoltare, in questo immane silenzio sentirai la mia voce che nuda gridera’ al vento quel che sono:problemi senza soluzione. risposte senza domande, petali senza fiore, fiume senza sorgente, fuoco senza calore.Accarezzo la tua anima senza fartene accorgere, mentre attendo di sentire la tua. Guardandoci negli occhi, senza riconoscerci, ci perdiamo in cieli sconosciuti, attendendo un familiare suono a interrompere questa contemporanea ipnosi.
Il giusto nome.
Acqua chiara scorre nelle vene, mi nutro di ogni lacrima di vita, d’ogni riflesso del sole. Mi sento parte dell’orizzonte, sospeso tra mare e cielo respiro. T’amo perché non chiedi nulla, chiamami col giusto nome e ti risponderò.
Anche questo è amore
Due corpi nudi distesi al sole dell’orizzonte, il mio petto sulla tua schiena; abbraccio la tua vita, mentre il tuo respiro si confonde col mio, sospriando al mare che ci bacia i piedi, facendoci sentire parte di esso, come lui lo e’ di noi. Addormentati alla luna, attendiamo l’alba: anche questo e’ amore.
Ad un passo dal sogno
Mi fermai li, sull’ultimo gradino. Mi mancò la forza o la spensieratezza di spingermi oltre, o di farmi tirare. Ho giocato le mie carte, torno indietro da signore. Non ho perso, son rimasto semplicemente me stesso: spirito libero, cantore di cuore, poeta nella mia quotidianità.
Fantasmi Metropolitani
Li incontro tutti i giorni, ai soliti posti ai soliti angoli. Camminano trascinandosi dietro una valigia di sogni perduti, occasioni buttate, coincidenze mancate. Li ho visti in aeroporto aspettare voli che non partono mai, sdraiati sulle poltroncine per tirare mattina, sulle panchine delle stazioni a guardare il tabellone delle partenze e degli arrivi, vagare sui mezzi pubblici cercando calore, raccogliere cicche di sigarette per fumarsi un po’ di tempo, cercare giornarli per coprirsi e qualche avanzo dai cestini. Uomini e donne a cui è passata la voglia anche di parlare, raccontarsi. A volte ti chiedono un caffè o una sigaretta, senza mai guardarti negli occhi, senza mai sentirsi uguali, ma anche loro hanno una dignità, non ti chiedono mai soldi o favori. Sanno di vivere a margine, sui marciapiedi o semplicemente un’altra vita, a volte cercata e voluta, a volte costretta. Carrelli pieni di ciò che resta dei loro ricordi o di quello che serve per vivere. Vivere… Se questo è vivere. A guardarli mi torna in mente la poesia se questo è un uomo di P. Levi. Si, sono uomini, persi nei loro pensieri, nelle loro storie. Amano, sognano, ridono, piangonono. Ci comunicano quello che sono anche solo tramite i loro occhi, attendendo qualcuno che tenda una mano. Fantasmi metropolitani, ad accompagnarmi nella notte…
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare.
A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare, siamo troppo abituati a guardare la terra e i nostri piedi e non siamo più capaci di perderci nel cielo. Gabbiani con le ali rattrappite, fenici incapaci di rinascere dalle ceneri. Abbiamo perso l’abitudine al volo, anche col pensiero, ci si stanno rattrappendo le ali e le idee.Viviamo senza sapere più rischiare, osare, sfidare, lanciarsi, scoprire. Non sappiamo più nemmeno guardare le stelle e cercare la nostra stella polare che ci possa indicare la via. Restiamo con le chiappe appoggiate al terreno e siamo anche capaci di lamentarci che e’ freddo. Ammiriamo e additiamo chi anche solo per poco prova a spingersi oltre, a sollevarsi; anche solo chi e’ in piedi ci pare un gigante. Strisciamo come vermi alla ricerca di umidità, evitando la luce del sole. Non ho piu’ voglia di fare parte di questo mondo sociale, non mi sento piu’ conforme. Voglio aprire ancora le mie ali, perdermi nelle correnti e sentirmi ancora Jonathan Livingston perdendomi nell’infinito tra cielo e mare, voglio ancora emozionarmi per una rosa e lasciare il ricordo del colore del grano a qualcuno, voglio trovare di nuovo la mia fanta imperatrice e darle il nome che serbo nel cuore, voglio ancora inseguire una tartaruga e recuperare il mio tempo, voglio abbandonare il paese dei balocchi e staccare i fili che fanno muovere questi miei arti di legno, nuotare nella terra e camminare sulle acque, passare attraverso i muri, buttare il cuore oltre l’ostacolo, innamorarmi di una principessa e sconfiggere il drago. Spinto oltre il precipizio, ho allargato le ali e mi son accorto di saper volare. M’innalzo sopra le teste di chi non alza gli occhi a guardare, restando chino, perso nel mondo materiale: soldi, apparire, successo. Depositerei su di loro guano, se non fosse sprecato. Grazie a te, viandante nella nebbia, per quella spinta anche se e’ più lontano, ora l’orizzonte ha trovato un nome: esistere.
…Amicizia?
Rimase intenta ad ascoltare le sue parole. Seduta in riva al mare, faceva tesoro di ogni sillaba pronunciata. Pensieri si accavallavano nella mente, un misto tra stupore, rabbia, gioia, rispetto e ammirazione. “Una vita raccontata in cinque minuti” – le disse – che poi divennero ore. Racconti di episodi lontani impressi nella mente. VIVI, presenti. Attimi anche difficili, terribili, duri: morte, vita, rassegnazione, fallimento, forza, costanza, rinascita, accettazione, ricadute, riprese… Un quadro a colori dietro una lastra grigia… sprazzi vivi in un contesto monocromatico. Non riusciva a parlare, ogni parola sarebbe stata superflua, inutile. Assaporava quell’attimo in cui il tempo sembrava essersi fermato e, come in un film, riusciva quasi ad essere protagonista condividendo quegli attimi non suoi, librandosi in volo con la fantasia. Visse la sua rinascita, la sua “fenice”. Ne fu’ felice. Si ritrovo’ serena, si accorse di aver ricevuto tra le mani una parte della vita di un’altra persona e capi’ di aver condiviso parte dell’anima. L’abbraccio’, un bacio in fronte, a voler ringraziare del dono. Poi in silenzio guardarono il tramonto, con la consapevolezza di aver posto alcuni mattoni per quella che potrebbe chiamarsi Amicizia.
Figurina
Voglio smettere di essere una figurina. E’ finito il tempo delle racolte e degli scambi. Non sono un numero o una foto. SONO UNA PERSONA. Una persona che vive, che sogna, che ha la propria vita e non quella immaginata dagli altri. Che crede fermamente in quello che fa e cerca di vivere di conseguenza. Che a volte scommete su cose e persone e spesso perde. Voglio smettere di essere una figurina, nelle mani degli altri. Io valgo di piu’. Non sono diverso da quello che scrivo o da quello che dico. Capita di essere interpretato male ma fa parte del gioco. So chiedere scusa e accettare le scuse quando queste sono “sentite” e non “dovute”. So sorridere, piagere, urlare, disperarmi, avere mal di testa e di stomaco. So anche incazzarmi se mi sento tradito, ferito, preso per il ….(m)ulo. So anche ingorare e dimenticare. So anche perdonare se ne vale la pena e capisco che dall’altra parte c’e’ realmente voglia di ricominciare. So anche chiedere perdono, se penso davvero di aver fatto male. Voglio smettere di essere figurina, per non essere piu’ figura.
Dicono del Libro Fotografie di Pensieri
Siamo sempre alla ricerca di un senso della vita, capire perché siamo al mondo, cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci. È l’interrogativo che ancora una volta si pone anche l’autore di queste poesie, queste “fotografie di pensieri”. Sono riflessioni sulla vita, la morte, le persone vicine e lontane, il quotidiano, quello che si cerca e quello che si trova. Sempre alla ricerca del nuovo se stesso, in costante mutazione. Tenta di affermare con le parole quello che gli brucia i pensieri, ma la definizione giusta sfugge sempre, perché le parole, per quanto precise restano imperfette per esprimere il tumulto interiore. La soluzione lui la trova negli affetti familiari, in quel che lui era ieri, bambino. L’infanzia assume i contorni di una terra mitica, in cui tutto era possibile e permesso. C’è questa voglia di liberarsi di incombenze e problemi, affidandosi all’inconsapevolezza dei primi anni di vita. Parla di morte, senza paura, per poter affermare a gran voce la vita. Poi ancora la solitudine, il dialogo amoroso, il desiderio, la rabbia, la curiosità. Sbircia di soppiatto gli altri, o li guarda apertamente in faccia per cercare risposte ai suoi interrogativi. Racconta i suoi “frammenti di vita condivisa”. Ogni pagina di poesia propone un diverso sguardo sulla realtà che ci circonda. Ci vuol far vedere il bicchiere mezzo pieno, ci invita a vivere intensamente e serenamente, godendo delle piccole meraviglie quotidiane. Usa un linguaggio semplice, immagini quotidiane, niente giri arzigogolati ed esperienze stravaganti. I suoi testi sono lo specchio del vivere di una persona comune che potremmo incontrare per la strada, andando a far la spesa, in coda alla posta, sul treno. Nell’ultima parte del libro si trova un assaggio di altre forme narrative: gli Haiku giapponesi e i racconti brevi. É un altro modo di usare le parole per ribadire gli stessi concetti. Gli Haiku esprimono in modo più schietto e diretto la meraviglia per il quotidiano, mentre i racconti continuano a porre, incessantemente, la domanda: cosa cerchiamo? Una scrittura leggera che regala spunti per riflettere. Recensione di Marta Lavagnoli, del “Writer’s Dream“
La voce del Lupo.
Passeggio nella notte senza poter ululare alla luna. Notte di sole stelle a illuminare la via. Sono un lupo solitario, per scelta, per necessità, per caso… Penso a me, al mio territorio, alla mia vita, non riesco a stare nel branco. Nel branco non si stà per scelta ma per convenienza, forse perchè l’unione fa la forza, o dona la forza. Eppure io non riesco a conformarmi alle regole, forse perchè non le accetto e così il branco non accetta me. Incrocio nel cammino altri lupi, spesso soli come me, camminiamo a volte assieme, affiancati, uniti…. a volte ci si illude che si possa “fare di più”, fose ci si illude pure di un amore; ma poi inevitabilmente ci si separa, o mi separo…. e torno a camminare solo. Sono libero, come il mio spirito. Guardo la maestra montagna, pronta ad insegnarti a non fidarti dels entiero facile, a ricordarti che la roccia può franare, che l’acqua del ruscello in piena sradica gli alberi, che non sempre in un temporale il riparo di un albero è sicuro; ma ti insegna anche il sapere aspettare, che devi spargere molti semi per vedere nascere una pianta, che anche sulla roccia più brulla può nascere un fiore, che l’acqua è forza, ma anceh gentilezza, che l’albero insicuro nel temporale ti ripara dal sole. Son salito in cima alla montagna in questa notte senza luna, a guardare l’orizzonte. Mi sento parte di questo tutto, di questo niente. Incurante del cacciatore a valle e del notturno silenzio, prima di iniziare la discesa, ululo alla vita.
La Banca della Memoria. I racconti dei nonni.
La Banca della Memoria è un progetto “no profit” dedicato alla raccolta delle esperienze e dei racconti di vita delle persone nate prima del 1940, sotto forma di “racconti” di 10 minuti. “Molti di noi probabilmente ricordano con piacere se stessi da bambini, accoccolati sulle gambe di un nonno, assorti, attenti a non perdere una parola delle storie che ci venivano raccontate. Queste, col passare degli anni, vengono comprese e ricordate come esperienze di vita vera, vissuta. Venivano raccontate per insegnare quello che l’esperienza aveva portato ad imparare, perché fossero di esempio o per mantenere la memoria di vite vissute secondo usanze e valori di un’altra epoca. Per molti di noi l’importanza di queste esperienze si è svelata ed è cresciuta man mano che si diventava “grandi”, quando abbiamo incominciato a capirne il vero valore. Capita allora di ritrovarsi alla ricerca, di inseguire quello che i “nostri vecchi” saprebbero raccontarci. Prima che scompaia. Quando questo succede, quando si ha la fortuna di riuscire a trovare il tempo fra i mille impegni della vita quotidiana per sedersi ad ascoltare, si scopre un mondo estremamente affascinante. Vorremmo con questo progetto riuscire a portare un po’ di questa magia a chiunque abbia dieci minuti di tempo da dedicare. Il video è il mezzo scelto: è quello che a nostro avviso “media” il meno possibile quello che deve essere un messaggio “puro”. La voce, i volti, le espressioni fanno parte imprescindibile di una persona e dei suoi racconti. Non ultimo, Internet è intrisecamente il media dei giovani, ovvero di coloro che più di tutti devono diventare i destinatari della memoria e i custodi dell’esperienza.” http://www.bancadellamemoria.it/
Corsi e ricorsi
Gli uomini non cambiano… diceva una canzone. Ma anche le donne mica scherzano. Direi che forse nessuna persona cambia… e il tempo su qualcuno mi ha dato ragione… Ci sono persone che considerano le altre come gli strappi dell’asciugatutto in cucina… o i fazzoletti di carta o la carta igenica. Son comodi, utili… ma finiscono presto la loro funzione e allora? Beh allora si usano, finche’ si puo’ usarli, magari cercando se c’e’ ancora qualche angolino buono..o pulito e poi si buttano nel sacco nero, dicendo che non sono mai state “utili” e che da sempre non andavano bene. Auguro a queste persone di ritrovari in un bellissimo bagno, con le finiture d’oro, i marmi di carrara, oli e incensi, specchi e gioielli, giochi di luce e sfarzo. Uno di quei bagni da sogno, magari di qualche hotel arabo o di qualche sceicco, presente? Dicevo.. auguro a queste persone di trovarsi in uno di questi bagni… dove e’ quasi un piacere “farla”… e di ritrovarsi con un unico strappo di carta igenica e accorgersene dopo… Mettelela come volete… ma un po’ le mani dovrete sporcarvele! Tutto questo per dire che quando solitamente, dopo aver conosciuto, discusso, parlato, litigato con qualcuno, mi rendo conto che vale meno di un centesimo bucato e falso… e’ difficile che mi sbagli. Persone che poi, magari, fanno anche “finta” di voler riprendere i contatti, di “non portare rancore” e invece c’e’ sempre un doppio fine:”Gli amici sono amici se fanno quello che dico io, altrimenti non vanno bene” Questo e’ il loro motto anche se non lo ammetteranno mai. E invece l’amico e’ quello che ti sbatte in faccia quello che sei, che ti dice quello che pensa SEMPRE, che tiene alle tue cose come alle prorpie… solo che spesso non viene compreso e viene scambiato come quello che “vuole fare le scarpe”… che “insinua” e che “vuole distruzione”. I simili si circondano di propri simili… c’e’ chi la chiama selezione naturale, chi invece sa distinguere i posti dove “potere stare”, “poter sopravvivere” o “dover evitare”. Un consiglio.. prima di dare la mano ad una persona guardate se e’ appena uscita dal bagno e… controllatele sotto le unghie, non si sa mai… P.s. se qualcuno dovesse sentirsi coinvolto e volesse sapere se secondo me fa parte di questa categoria di persone… non deve fare altro che chiedermelo. Ma son sicuro che chi mi chiedera’ spiegazioni sara’ chi, con le persone sopra, non c’entra nulla…
Treno in corsa
Corre questo treno, corre veloce nella notte. Ci son salito neonato e non mi son mai fermato. Tutto il mondo passa dai finestrini, lo vedo, lo sfioro, ma non lo sento!. Ah, come vorrei a volte tirare il freno d’emergenza e aprire le porte, fermarmi, lasciarlo andare al suo destino, al MIO destino. Corre questo treno, carico di persone che come me si incontrano, si conoscono, si amano, si ignorano, si “vivono”. Ho messo un cartello al mio petto: “FERMI TUTTI, VOGLIO SCENDERE”, ma la gente leggendolo ride, pensa ad un gioco, ad uno scherzo. “Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine …Muore lentamente chi evita una passione…Lentamente muore chi non capovolge il tavolo…Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo” (P. Neruda) E come faccio a non morire su questo treno che conduce alla morte? Non ho spazio, non ho “aria”. Eppure “sto bene” tutto e’ tranquillo, tutto e’ “normale”. Forse non son normale io, a cercare sempre di piu’, a voler vedere oltre, a lanciarmi e trattenermi… E un’altra stazione si avvicina, un altro traguardo, un’altra tacca segnata alla vita. Penso, mi domando, mi interrogo e mi sento sempre piu’ vuoto nella mia pienezza e pieno nella mia carenza. Sorrido, continuo a sorridere, non si notano “crepe” anche se l’intonaco ogni tanto cede. Sorrido, continuo a sorridere per chi e a chi mi sta accanto. Non posso e non voglio cedere. Giro il mio cartello, lo metto alle spalle e non sul petto, non lo vedo piu’ ma so che resta ed e’ parte di me.
Polaroid da una stazione
Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze. Non gli sfuggiva niente pero’, ogni minimo particolare, ogni colore, ogni espressione. Solitamnente calmo in mezzo a quella confuzione osservava centinaia di uomini formica muoversi per andare chissa’ dove. L’autoparlante annuncia meccanicamente i numeri dei treni. Vite si sfiorano, sguardi si incontrano, anime si avvicinano ad altre anime, a volte si incastrano l’una dentro l’altra dilatandosi per poi staccarsi. E’ un gioco, e’ la vita… pochi incontri decisivi, molti scontri, a volte anche irritanti. Seduto su gradini della stazione scriveva. Cadde un foglio, lo raccolsi. Istantanee di vita: – Donna col maglione rosso. Sola. Cerca l’amore. – Uomo d’affari, indaffarato, non sa che sta perdendo la vita. – Nonno coi nipotini, un viaggio a raccontare sogni passati. – Signora corre a casa, l’aspetta il marito affamato. – Ragazza, corre. Deve fare la spesa al discount. – Uomo, occhi tristi. Non piange ma sta morendo dentro. Righe piene di “polaroid”… vere o fasulle… colti attimi di anime perse. Seduto sui gradini della stazione segnava su un quaderno tutti gli arrivi e le partenze, i ritardi e le coincidenze, ma che cercava? La risposta la trovai nei suoi occhi: cercava lo sguardo din un volto perduto nel tempo che gli indicasse il treno per casa.
Tabellone AP
Seduto alla stazione della vita, osservo il tabellone, degli arrivi e partenze. Anime sfiorano anime, vite incrociano vite. Ricerco quello sguardo ormai perduto per sentirmi a casa.
Esserci o non esserci?
Spesso gli amici (e a volte anche gli Amici) ti chiedono di Esserci… di essere presente. Ma qui sorge il problema: devi esserci come vogliono loro o come “sei tu”? Io non son capace di “fingere”, si lo posso fare.. mi posso adeguare, ma non per molto. Subito o quasi subito (e chi mi conosce bene lo sa) vengo “scoperto” e allora preferisco essere chiaro dall’inizio. Se non approvo una scelta, un modo di fare anche un modo di vivere, lo dico e lo faccio presente. Posso gioire delle sue gioie e/o intristirmi delle sue tristezze, ma se non mi sento “partecipe” non saro’ mai cosi’ contento o mai cosi triste… o forse anche un po’ l’opposto. Non e’ sempre facile essere distanti e equi e non e’ nemmeno facile non dire o pensare “te lo avevo detto”. La mano, la mia mano resta sempre tesa, la disponibilita’ non cambia, ma mi accorgo che non sempre quello che ho da offrire e’ quello che l’amico o l’Amico cerca.
S(i)t(u)azione
Un treno arriva,un altro parte.Sfiorati in questo tempo,stesso luogo,diversi binari.Ti guardo, sorridi.Non c’è più tempo:fine corsa,inizio del viaggio.
Pensieri strani
Passione, attrazione, infatuamento, sesso, amore… Sfacettature di una stessa medaglia? Colori differenti dello stesso ologramma? L’amore: Cuore, Stomaco e cervello? A volte penso di essere strano… a volte per me amore e’ Cervello, Stomaco, Cuore… a volte lo Stomaco puo’ anche mancare. Quando e’ vero AMORE? quando e’ solo attrazione o innamoramento? Amare, ci sono milioni di modi di amare…. i genitori, i figli, gli amici…c’e’ chi per amore ha dato la vita, c’e’ l’amore per il compagno o la compagna, per lo sposo o la sposa, l’amore per la vita, l’amore per la musica, per l’arte, l’amore per gli animali, per la lettura…. Forse semplicemente abusiamo della parola Amore? Pero’, parlando di amore torno spesso a pensare che, per me, spesso tutto deve partire dalla "testa"…. le farfalle a volte "non si sentono"… il cuore si, si gofia, accelera ma non basta. Mi sto quasi convincendo che, almeno per me, molto spesso parte dalla "testa". Ho fatto "l’amore" senza avere soddisfazione perche’ non mi son sentito anche "unito nei pensieri" ma solo nel corpo… e magari ho avuto "reazioni" solo trovandomi "in sintonia" perfetta con chi mi era vicino. No, non sono mai arrivato al culmine, ma son convinto che, concedetemi la battuta, dalle parole (anche non parole "d’amore) si fosse passati ai fatti in quei momenti, sarebbe stata una unione perfetta. Pensieri strani, pensieri mattutini di un giorno che non ha ancora decsiso se regalare pioggia o sole.