Ed è passato…

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…un altro compleanno… Tra auguri “falsi” e auguri “veri”… tra auguri che ti hanno commosso e altri che ti han fatto ridere, tra auguri arrivati inaspettato e quelli che proprio non sono arrivati… tra quelli freddi e quelli caldi.. anche se magari solo “scritti”.. Ma in fondo è giusto così… inutile fantasticare, aspettare, sperare…ognuno di noi ha seminato… ma non è solo dalla semina che dipende il buon raccolto, molto dipende anche dalla terra e dai fattori atmosferici… Così…in giorni come questi scopri chi ti è realmente “vicino”… chi sa come e quando farti gli auguri e chi è… 41 anni che “sbaglia”…o quasi … E poi che c’è da fare gli Auguri? Uno INVECCHIA e gli si dice pure AUGURI… in poche parole gli si AUGURA DI INVECCHIARE!!! E alla fine? Che rimane di tutto questo discorso? rubati attimi osservando il tramonto nel genetliaco

Cammino

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Camminai,  solo per il gusto di camminare. Nessuna meta, nessun traguardo, nessuna destinazione…. Camminai, dormendo  sotto i ponti o le stelle, condividendo il pane coi raminghi come me, bevendo la pioggia, rinfrescandomi nei ruscelli… Camminai, a piedi nudi, la mattina, nei prati ancora bagnati di rugiada, nei corsi secchi dei fiumi, riparandomi nei boschi. Camminai, per dimenticare chi fossi, ritrovando me stesso. Camminai…a volte solo, a volte in compagnia…. Camminai… salite e discese…. attraverso paludi e fiumi,  sullo sterrato e sull’asfalto…. Camminai… dal primo vagito ad oggi… che stanco mi fermo… Camminai… giorno per giorno, attimo per attimo… Camminai… la mia vita.

Sentimento

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Lacrime di Primavera, ad irrigare l’umida terra; faticosamente vivo attendendo il cielo terso.

Lezioni di vita…trovate online

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Lezione n° 1 Un uomo va sotto la doccia subito dopo la moglie e nello stesso istante suonano al campanello di casa. La donna avvolge un asciugamano attorno al corpo, scende le scale e correndo va ad aprire la porta: è Giovanni, il vicino. Prima che lei possa dire qualcosa lui le dice: “ti do 800 Euro subito in contanti se fai cadere l’asciugamano!” Riflette e in un attimo l’asciugamano cade per terra… Lui la guarda a fondo e le da la somma pattuita. Lei, un po’ sconvolta, ma felice per la piccola fortuna guadagnata in un attimo risale in bagno. Il marito, ancora sotto la doccia le chiede chi fosse alla porta. Lei risponde: “era Giovanni”. Il marito: “perfetto, ti ha restituito gli 800 euro che gli avevo prestato?” Morale n° 1: Se lavorate in team, condividete sempre le informazioni!   Lezione n° 2 Al volante della sua macchina, un attempato sacerdote sta riaccompagnando una giovane monaca al convento. Il sacerdote non riesce a togliere lo sguardo dalle sue gambe accavallate. All’improvviso poggia la mano sulla coscia sinistra della monaca. Lei lo guarda e gli dice: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Il prete ritira subito la mano e si perde in mille scuse. Poco dopo, approfittando di un cambio di marcia, lascia che la sua mano sfiori la coscia della religiosa che imperterrita ripete: “Padre, si ricorda il salmo 129?” Mortificato, ritira la mano, balbettando una scusa. Arrivati al convento, la monaca scende senza dire una parola. Il prete, preso dal rimorso dell’insano gesto si precipita sulla Bibbia alla ricerca del salmo 129. “Salmo 129: andate avanti, sempre più in alto, troverete la gloria…” Morale n° 2: Al lavoro, siate sempre ben informati!   Lezione n° 3 Un rappresentante, un impiegato e un direttore del personale escono dall’ufficio a mezzogiorno e vanno verso un ristorantino quando sopra una panca trovano una vecchia lampada ad olio. La strofinano e appare il genio della lampada. “Generalmente esaudisco tre desideri, ma poiché siete tre, ne avrete uno ciascuno”. L’impiegato spinge gli altri e grida: “tocca a me, a me….Voglio stare su una spiaggia incontaminata delle Bahamas, sempre in vacanza, senza nessun pensiero che potrebbe disturbare la mia quiete”. Detto questo svanisce. Il rappresentante grida: “a me, a me, tocca a me!!!! Voglio gustarmi un cocktail su una spiaggia di Tahiti con la donna dei miei sogni!” E svanisce. Tocca a te, dice il genio, guardando il Direttore del personale. “Voglio che dopo pranzo quei due tornino al lavoro!” Morale n° 3: Lasciate sempre che sia il capo a parlare per primo!   Lezione n° 4 In classe la maestra si rivolge a Gianni e gli chiede: ‘Ci sono cinque uccelli appollaiati su un ramo. Se spari a uno degli uccelli, quanti ne rimangono?’ Gianni risponde: “Nessuno, perché con il rumore dello sparo voleranno via tutti”. La maestra: “Beh, la risposta giusta era quattro, ma mi piace come ragioni”. Allora Gianni dice “Posso farle io una domanda adesso?” La maestra: Va bene. “Ci sono tre donne sedute su una panchina che mangiano il gelato. Una lo lecca delicatamente ai lati, la seconda lo ingoia tutto fino al cono, mentre la terza dà piccoli morsi in cima al gelato. Quale delle tre è sposata?” L’insegnante arrossisce e risponde: “Suppongo la seconda… quella che ingoia il gelato fino al cono”. Gianni: “Beh, la risposta corretta era quella che porta la fede, ma… mi piace come ragiona”!!! Morale n° 4: Lasciate che prevalga sempre la ragione. Lezione n° 5 Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: “Sono cieco, aiutatemi per favore”. Un pubblicitario che passava di lì si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un’altra frase. Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò che il suo cappello era pieno di monete e di banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli domandò se era stato lui che aveva scritto sul suo pezzo di cartone e soprattutto che cosa vi avesse annotato. Il pubblicitario rispose: “Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo”. Sorrise e se ne andò. Il non vedente non seppe mai che sul suo pezzo di cartone vi era scritto: “Oggi è primavera e io non posso vederla”. Morale n° 5: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene e vedrai che poi andrà meglio.   Se un giorno ti verrà rimproverato che il tuo lavoro non è stato fatto con professionalità, rispondi che l’Arca di Noè è stata costruita da dilettanti e il Titanic da professionisti…. Per scoprire il valore di un anno, chiedilo ad uno studente che è stato bocciato all’esame finale. Per scoprire il valore di un mese, chiedilo ad una madre che ha messo al mondo un bambino troppo presto. Per scoprire il valore di una settimana, chiedilo all’editore di una rivista settimanale. Per scoprire il valore di un’ora, chiedilo agli innamorati che stanno aspettando di vedersi. Per scoprire il valore di un minuto, chiedilo a qualcuno che ha appena perso il treno, il bus o l’aereo. Per scoprire il valore di un secondo, chiedilo a qualcuno che è sopravvissuto a un incidente. Per scoprire il valore di un millisecondo, chiedilo ad un atleta che alle Olimpiadi ha vinto la medaglia d’argento. Il tempo non aspetta nessuno. Raccogli ogni momento che ti rimane, perché ha un grande valore. Condividilo con una persona speciale, e diventerà ancora più importante.  

.. …

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In un giorno di pioggia, immagino un arcobaleno ad unire  2 fiumi. Sponde diverse ma uguali si uniscono. Mani si tendono. S’insinua la voglia di non mollare, rimanere aggrappati anche alle parole. Seguo l’arcobaleno, restando verso terra…. salto tra i miei colori, pitturandomi il viso. Penso… Sorrido… Odoro l’aria.. Vivo…   Salsedine sulla pelle…. orme impresse nell’anima

La forza della decisione

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Si alzo’ nel momento in cui non ebbe piu’ lacrime da versare, la caduta ormai era finita, facendola arrivare a raschiare il profondo dell’anima.
Un bivio, una scelta, una moneta da lanciare in aria: se viene testa….
Ma in cuor suo aveva gia’ deciso, la sua scelta, in fondo era una scelta d’amore per se, per lui…per la propria e altrui vita.

In fermata

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Devo fermarmi, per capire se vivo per me o per gli altri Devo fermarmi, per trovare ancora un senso unitario al mio agire. Devo fermarmi, per riassaporare l’odore di terra bagnata e di erba tagliata. Devo fermarmi ad ammirare ancora le impronte sulla sabbia e respirare la salsedine. Devo fermarmi, per poter poi, forse, riprendere il cammino

in cammino

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Sposto lo sguardo dall’orizzonte, per cercare altrove il calore della prima stella. Solo lascio orme sulla sabbia che presto verranno cancellate. Con le spalle al mare cerco il sentiero, per salire quel monte maestro e fonte di vita, che mi porterà a vedere un identico eppur diverso confine tra cielo e terra.

Avatar.

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Official Avatar Movie Finalmente ieri sera son riuscito a vedere Avatar, il film in 3d ed ora vorrei fare le mie considerazioni. Premesso che vorrei rivederlo (sempre in 3d) per poter essere meno attento alla “storia” e magari gustarmi particolari che mi son sfuggiti, devo dire che il lavoro tecnicamente e’ davvero ben fatto. La trama invece e alcune trovate sanno di “gia’” sentito. I robot mi ricordavano quelli di Matrix, cosi’ come Pangea mi ricorda un libro di Asimov e l’happy ending sembra quello delle favole. Ma non e’ questo che mi ha colpito. Ci sono due cose fondamentali che secondo me valgono la pena di essere riprese. Il  “contatto”  uomo/natura che nel film e’ ben esemplificato dall’intrecciarsi di “fibre” con gli animali e le piante e il “vedere” l’altro. L’uomo  e’ a contatto con la natura, con la “madre terra” e l’uomo puo’ disporre della natura, usarla, “comandarla” ma sempre rispettandola. C’e’ questo contatto e va mantenuto, ad ogni costo. Contatto e Rispetto. L’uomo e’ anche circondato da suoi simili, noi siamo abituati a guardare gli altri uomini ma non a vederli. Non li vediamo perche’ “non simili a noi”, o perche’ “estranei” alla nostra societa’. Pero’ a volte ci possiamo “accorgegerei” della presenza di qualcun’altro “uguale” a noi e “vederlo”. “IO TI VEDO” e’ la frase che usano. Ti vedo come persona, come uguale ma diverso da me. TI VEDO perche’ TI CONOSCO e TI RICONOSCO. TI VEDO perche’ in te mi RIVEDO. No, non ti guardo ne’ osservo piu’… ma TI VEDO.

santi moderni

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Non vi son più santi in paradiso, son tutti in terra. Uomini perfetti giudicano e sentenziano in un’ anticipata apocalisse, trasmessa a reti unificate. Doni, talenti e capacità quali segni distintivi. Finchè l’argentea scure oscurerà il cielo e, come boomerang, colpirà chi il male ha vomitato in orecchie pronte a cibarsi d’inutili parole, lasciando ai corvi un succulento banchetto

Ritrovarsi

Seduta davanti alla finestra in una camera spogia, Raffaella guardava fuori la pioggia rigare i vetri e abbeverare la terra. Praticamente nuda s’accarezzava le spalle per donarsi un po’ di calore. Un velo di tristezza le annebbiava l’anima. Era stanca Raffaella, stanca di una ipocrisia fatta di parole vuote, pettegolezzi, invidia, violenza e poca chiarezza. Continuava a chiedersi quale fosse la sua colpa, ma non la trovava, aveva sempre cercato di essere coerente con se stessa, difendendo persone e valori a lei cari. Che aveva fatto di tanto male per meritarsi disprezzo e odio di chi fino a poco prima la reputava amica e confidente? Si mise a canticchiare un pezzo del Barbiere di Siviglia… e si abbraccio’ forte. Confuse le sue lacrime con la pioggia…fino a tirare un profondo sospiro. S’accorse che lei si merivata di volersi bene e che in fondo era inutile stare male per chi preferiva gettare fango addosso piuttosto che tendere una mano. Seduta davanti alla finestra in una camera spogia, Raffaella guardava fuori la pioggia rigare i vetri e abbeverare la terra. Praticamente nuda s’accarezzava le spalle per donarsi un po’ di calore. Un sorriso ora le illumino’ l’anima: il suo.

Che ne sarà di noi?

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Saremo foglie concimanti la terra, o gabbiani liberi in cielo? Fili intrecciati della stessa corda, o parole perdute nel vento? Grani immobili della stessa clessidera, o sole e luna nello stesso cielo, costretti a sfiorarsi senza mai abbracciarsi? Tengo le tue mani tra le mie, e t’accarezzo il volto, per un attimo che ha il sapore d’eterno. Non so che sarà di noi, ma so cosa sei stata, sei e sarai per me: personale raggio di sole, illuminante la mia via, riscaldante l’anima.

stelle cadenti

E se le stelle cadenti non fossero speranze di sogni da realizzare ma sogni ormai svaniti, dimenticati, perduti, abbandonati, rifiutati, mai realizzati?A parte il fatto che poi non sono stelle ma semplci frammenti di polvere che cadono sulla terra, in ogni caso quella sia di luce segna qualcosa "che muore".Osservando il cileo in questi giorni (questi ultimi 2 giorni a dire il vero… per il resto sempre nuvolo) mi è venuto da pensare che forse sarebbe "meglio" dare alle stelle che restano nel cielo la "potenza" di sogni… e non curarci di quelle che "cadono" e "muoiono".A quanti sogni rinunciamo nella vita? Quante volte manco alziamo la testa?Non sognamo più, non abbiamo più la forza di credere in qualcosa o semplicemente non ne abbiamo voglia.E’ più facile trovare "confezionato" o "accontentarsi" che sputare sangue e sudare per raggiungere una stella…Però… guardando le stelle… fantasticavo… e se una stella cadente cade proprio alla fine di un arcobaleno?    Modà: Sala d’attesa dall’album Sala d’attesa Penso sempre che non ci riesco A fare quello che voglio Forse mi impegno troppo o forse non abbastanza Mi chiudo dentro me stesso, mi chiudo dentro una stanza Ma quando mi guardo dentro, poi capisco che infondo Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti A volte mi fa paura vivere all’avventura Ma almeno so che ho ogni giorno un’emozione sicura La sfida non garantisce spesso una vittoria Ma almeno puoi dire sempre che hai creduto in qualcosa Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti Ho capito che non e’ il botto, che ti fa fare il salto Ma che se voli basso ti gusti meglio il raccolto Perche’ per volare alto bisogna saper cadere E intanto che aspetto il turno Mi sto allenando ad atterrare Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti

Disquisizioni sul mio tempo

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Guardo il cielo, cercando stelle cadenti, accecandomi col sole: Tempo sprecato per i desideri. Nuoto controcorrente cercando d’arrivare ai miei luoghi natali. Tempo passato a riscoprire la vita. Mi bagno nella pioggia, lavante il sudore e l’amarezza, calpestando la terra umida. Tempo vissuto ad affondare radici. Osservo un faro lontano a segnare la via dei marinai ma non la mia. Tempo improvviso di nuove certezze Disarmato grido il mio nome al modo. Tempo voluto a ricordarmi chi sono.

A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare.

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A volte basta una spinta per accorgersi di saper volare, siamo troppo abituati a guardare la terra e i nostri piedi e non siamo più capaci di perderci nel cielo. Gabbiani con le ali rattrappite, fenici incapaci di rinascere dalle ceneri. Abbiamo perso l’abitudine al volo, anche col pensiero, ci si stanno rattrappendo le ali e le idee.Viviamo senza sapere più rischiare, osare, sfidare, lanciarsi, scoprire. Non sappiamo più nemmeno guardare le stelle e cercare la nostra stella polare che ci possa indicare la via. Restiamo con le chiappe appoggiate al terreno e siamo anche capaci di lamentarci che e’ freddo. Ammiriamo e additiamo chi anche solo per poco prova a spingersi oltre, a sollevarsi; anche solo chi e’ in piedi ci pare un gigante. Strisciamo come vermi alla ricerca di umidità, evitando la luce del sole. Non ho piu’ voglia di fare parte di questo mondo sociale, non mi sento piu’ conforme. Voglio aprire ancora le mie ali, perdermi nelle correnti e sentirmi ancora Jonathan Livingston perdendomi nell’infinito tra cielo e mare, voglio ancora emozionarmi per una rosa e lasciare il ricordo del colore del grano a qualcuno, voglio trovare di nuovo la mia fanta imperatrice e darle il nome che serbo nel cuore, voglio ancora inseguire una tartaruga e recuperare il mio tempo, voglio abbandonare il paese dei balocchi e staccare i fili che fanno muovere questi miei arti di legno, nuotare nella terra e camminare sulle acque, passare attraverso i muri, buttare il cuore oltre l’ostacolo, innamorarmi di una principessa e sconfiggere il drago. Spinto oltre il precipizio, ho allargato le ali e mi son accorto di saper volare. M’innalzo sopra le teste di chi non alza gli occhi a guardare, restando chino, perso nel  mondo materiale: soldi, apparire, successo. Depositerei su di loro guano, se non fosse sprecato. Grazie a te, viandante nella nebbia, per quella spinta anche se  e’ più lontano, ora l’orizzonte ha trovato un nome: esistere.

Dicono del Libro Fotografie di Pensieri

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Siamo sempre alla ricerca di un senso della vita, capire perché siamo al mondo, cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci. È l’interrogativo che ancora una volta si pone anche l’autore di queste poesie, queste “fotografie di pensieri”. Sono riflessioni sulla vita, la morte, le persone vicine e lontane, il quotidiano, quello che si cerca e quello che si trova. Sempre alla ricerca del nuovo se stesso, in costante mutazione. Tenta di affermare con le parole quello che gli brucia i pensieri, ma la definizione giusta sfugge sempre, perché le parole, per quanto precise restano imperfette per esprimere il tumulto interiore. La soluzione lui la trova negli affetti familiari, in quel che lui era ieri, bambino. L’infanzia assume i contorni di una terra mitica, in cui tutto era possibile e permesso. C’è questa voglia di liberarsi di incombenze e problemi, affidandosi all’inconsapevolezza dei primi anni di vita. Parla di morte, senza paura, per poter affermare a gran voce la vita. Poi ancora la solitudine, il dialogo amoroso, il desiderio, la rabbia, la curiosità. Sbircia di soppiatto gli altri, o li guarda apertamente in faccia per cercare risposte ai suoi interrogativi. Racconta i suoi “frammenti di vita condivisa”. Ogni pagina di poesia propone un diverso sguardo sulla realtà che ci circonda. Ci vuol far vedere il bicchiere mezzo pieno, ci invita a vivere intensamente e serenamente, godendo delle piccole meraviglie quotidiane. Usa un linguaggio semplice, immagini quotidiane, niente giri arzigogolati ed esperienze stravaganti. I suoi testi sono lo specchio del vivere di una persona comune che potremmo incontrare per la strada, andando a far la spesa, in coda alla posta, sul treno. Nell’ultima parte del libro si trova un assaggio di altre forme narrative: gli Haiku giapponesi e i racconti brevi. É un altro modo di usare le parole per ribadire gli stessi concetti. Gli Haiku esprimono in modo più schietto e diretto la meraviglia per il quotidiano, mentre i racconti continuano a porre, incessantemente, la domanda: cosa cerchiamo? Una scrittura leggera che regala spunti per riflettere. Recensione di Marta Lavagnoli, del “Writer’s Dream“

Il mare dentro

Come ogni giorno era li, coi suoi capelli bianchi, il suo bastone e la sua valigia di ricordi. Il vecchio era seduto sulla solita panchina di villa Borghese e ascoltava il mare. Si si, lo so che non c’e’ il mare a Roma, ma quel vecchio sapeva sentire il mare dentro di se. Lui, nato nella terra dei trulli, dove il rumore del mare era la colonna sonora della vita, aveva capito come sentire il mare. L’aveva imparato da bambino, nel secolo scorso, quando “per gioco” (o almeno cosi’ pensava) gli avevno scritto quei numeri sul braccio lassu’ in Germania. Cadeva la cenere come fosse neve, ma non riusciva a giocarci. Quanti amici, parenti, semplici conoscenti ha visto partire … senza tornare e sentiva il mare. E poi il ritorno a casa, solo col fratello piu’ piccolo, un’avventura, un’odissea e ancora sentiva il mare… L’arrivo a Roma, l’aiuto di qualche persona “buona”, aveva imparato un mestiere, garzone in fabbrica e in quel frastuono ancora il mare…Si era sposato con “una brava figliola” che gli aveva dato 5 figli, prima di lasciarlo solo… a sentire il mare. Ah quanti ricordi… e quanto mare. Ogni volta che perdeva le forze, le speranze, guardava dentro di se, in profondo e riscopriva il dolce suono delle onde, a volte il mare era anche agitato, si infrangeva sugli scogli dell’anima, ma quel vecchio lo conosceva bene quel suo mare che sapeva calmarlo, anche e soprattutto nei momenti di maggior burrasca. Rimaneva seduto per ore, con lo sguardo rivolto all’infinito, ogni tanto si accarezzava il braccio, la fede che ancora portava all’anulare, la fronte ricca di rughe. Qualche volta sospirava, ad avvicinarlo si potevano scorgere i suoi pensieri. Si fidava quel vecchio, ancora si fidava di chi gli sorrideva…. si e’ fidato anche di me, raccontandomi della sua vita e insegnandomi ad ascoltare la mia anima come conchiglia e a trovare serenita’ nelle mie onde. Il vecchio era seduto sulla solita panchina di villa Borghese anche quel giorno, quel pomeriggio, mi avvicinai e mi saluto’ stringendomi le mani, sorridendo al mio sorriso e ricordandomi di ascoltare il mare; lui, mi disse, sarebbe partito per un lungo viaggio, aveva incontrato qualche giorno prima una bellissima signora di nero vestita e mi disse che quella sera lei l’avrebbe portato al mare.Fu l’ultima volta che lo vidi, ora lo cerco tra le mie onde.  Immagine trovata sul sito http://www.stefanoframbi.com

compassione e comprensione

Water 1828865 1920

Compassione: moto dell’animo che porta a soffrire dei mali altrui come se fossero propri Comprensione: capacita’ di considerare con animo tollerante i sentimenti altrui Parole simili, parole a volte abusate. NON MI PIACCIONO, specialmente in un rapporto che si definisce di AMICIZIA, e sottolinea amicizia e non “conoscenza reciproca”.   Tra amici non bisogna avere compassione dell’altro perche’ a primo acchito compassione diventa un termine negativo, a meno che DAVVERO si sia talemnte amici da SENTIRE i mali (ma anche le gioie) altrui come propri e allora diventa CON PATHOS, PATIRE CON…. e vediamo come semplicemente girando le parole come ci sembra di significato diverso…   Tra amici non si dovrebbe nemmeno Comprendere…. si dovrbbe gia’ sapere! Un amico considera di fatto con animo tollerante i sentimenti altrui. Ma se un comportamento o un modo di fare/pensare non mi sta bene…. dovrei stare zitto? Quando un amico fa una critica la fa costruttiva o almeno questa dovrebbe essere l’intenzione….poi il seme puo’ marcire, fare radici sulla sabbia o sulla terra fertile e portare l’amico ad avere almeno una riflessione… una idea di mettersi in discussione, a volte pero’ il seme torna indietro perche’ si scontra con un muro di gomma che lo fa rimbalzare.   Ecco ancora una volta spiegato perche’ per me la parola AMICO vuol dire qualcosa… e nella mia mente bacata ho addirittura una specie di classificazione delle “persone”: indifferenti conoscenti amici e… Amici.   Dove sta la differenza? in quella A maiuscola quella A che si avvicina e molto alla A di Amore…quella sottile differenza che permette di far si che tu sia disposto ad avere COMPASSIONE del tuo Amico o meglio ancora dell’uomo o della donna che ti sono davanti e che magari, di colpo si spogliano l’anima e te la fanno vedere e tu ti ritrovi pronto a “rischiare” qualcosa pur di non perdere quell’anima, ti ritrovi pronto a spogliarti anche tu…col rischio di non avere difese e affondare un colpo mortale all’altro, o riceverne uno.   In tutta onesta’ devo dire che non sono poi molte le persone da cui e per cui sarei disposto di dare o ricevere un colpo mortale.

Orme

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Ho lasciato orme sulla sabbia, cancellate dalla marea. Ho lasciato orme sulla neve, cancellate da altre orme. Ho lasciato orme sulla terra, cancellate dal vento. Ho lasciato orme, leggere o pesanti, di corsa e tranquille. Non mi importa se son state cancellate, non mi importa se ora non ci son più. Lascerò ancora orme, per sentirmi ancora liberamente vivo.