E ti capita di aspettare….

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E ti capita di aspettare un gesto, una parola. E ti capita di aspettare un abbraccio, un bacio, un sorriso. E ti capita di aspettare che qualcuno si ricordi, che qualcuno TI ricordi. E ti capita di aspettare di voler aspettare, perché sei stanco di correre e rincorrere, di gettare semi aspettando che almeno cresca l’erba cattiva; sei stanco di mendicare qualcosa che probabilmente non ci sarà mai, non ci sarà più, forse non c’è mai stata. E allora… E allora ad un certo punto smetti di aspettare, giri pagina, attraversi il ponte, più semplicemente metti una nuova pezza alla corazza che hai attorno al cuore, chiudi il lucchetto e butti la chiave…  

Senza Timore

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Lasciando scivolare il tuo scialle di seta, ti mostrasti a me vestita solo di luna. Morbida e sunsuale t’avvicinasti mostrandoti senza timore. Seduta sulle mie ginocchia ci baciammo, guardandoci negli occhi, scambiandoci i sapori, respirando l’altrui fiato, fino al sorgere del sole.

Nel sogno

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T’ho baciata, fermando un granello del tempo e scolpendolo nel corpo e nel cuore. Un bacio ad occhi aperti, il primo, l’ultimo, l’unico. Cadde la clessidra frantumandosi al terreno, rilasciando il tempo, Destandomi trovai una nuova cicatrice sulla pelle all’altezza del cuore, ora d’un granello piu’ pesante.

Un viaggio

“Ma chi me lo ha fatto fare?”. Era questo il pensiero ricorrente di Delia guardando fuori dal finestrino mentre il treno correva. Sola, praticamente da sempre, aveva accettato quell’appuntamento al buio. Si certo, con Michele, conosciuto in un sito di incontri, si erano sentiti e visti tramite la web-cam ma… non si erano mai sfiorati ne’ annusati. Si era preparata con cura Delia, come non faceva da anni. Era stata giorni a scegliere come vestirsi, dando importanza anche all’intimo che doveva essere intrigante ma comunque rimanere sobrio. E poi ai vestiti: aveva scartato da subito il tailleur, poi era iniziato il dubbio tra gonna e pantalone, tra camicia e maglioncino. Alla fine aveva optato per una gonna lunga stile gitana e una camicia bianca molto leggera. L’intimo era rigorosamente nero con rasi e pizzi, un po’ per farlo notare dalla camicia, un po’ per dare contrasto con la sua pelle color latte. Per concludere trucco, smalto e estetista. Quante notti passate a pensare a quel momento, quante voglie represse nel letto, docce fredde e carezze ed ora, che quel benedetto treno correva, avrebbe voluto tornare indietro. Troppi dubbi… troppe aspettative… Bramava e temeva il contatto, il primo contatto, se non avesse dato la scossa, quella scossa? Si sentiva maledettamente una ragazzina al primo appuntamento, tesa e timida ma allo stesso tempo vogliosa e eccitata (durante il viaggio più volte si ritrovò a serrare e rilasciare le cosce e a pensare se chiudersi o meno in bagno). Passavano paesaggi e stazioni e i pensieri continuavano ad alternarsi impazziti come in una danza tribale dove tutto e’ caos in un preciso ordine. Con solo 10 minuti di ritardo il treno la lasciò straniera sulla banchina  in una città che ricordava solo da bambina. Si diresse verso l’atrio, l’appuntamento era all’edicola. Incrociò uno sguardo, che sostenne il suo. Si fermò, le si avvicino. Nessuna parola, solo un lungo, interminabile bacio che la stordì facendole cedere le ginocchia. Michele la prese per mano e la condusse alla sua auto. Le chiese semplicemente “Vuoi?” a cui rispose di si con la testa. Michele mise in moto, direzione una camera per condividere un pomeriggio di passione e d’amore, mentre alla radio un giovane Baglioni cantava burlescamente “la paura e la voglia di essere nudi”.

Gira che ti rigira… nella mia testa…

Son giorni che mi rimbalza in testa questo testo…o meglio un pezzo della canzaone finale dell’album Gira che ti rigira amore bello di Baglioni “..mi sento troppo solo adesso perche’ voi non ci siete adesso che cosa mi e’ successo alzarmi piu’ non posso no Dio che ho? la testa mi fa male e tutto gira gira gira intorno a me ma perche’ “Camilla” fuma che cosa scema! Ho ancora tante cose da vedere tante cose da capire non c’e’ piu’ tempo per un amore un libro un fiume un fuoco un bacio un gioco un fosso no non c’e’ piu’ tempo per fare a pugni per un bosco un prato un salto un grido una bugia non c’e’ piu’ tempo per far benzina per sudare per sognare per cercare Dio…” Eppure non sono troppo solo adesso…e ho voglia di muovermi, alzarmi, a volte pure gridare… No, non sto bruciando una macchina e il mio passato…. Forse semplicemente e’ quel grido che mi tiene costantemente alla ricerca di qualcosa… quel grido che mi fa sentire vivo…quelle domande a cui cerco ancora risposta…

…Amicizia?

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Rimase intenta ad ascoltare le sue parole. Seduta in riva al mare, faceva tesoro di ogni sillaba pronunciata. Pensieri si accavallavano nella mente, un misto tra stupore, rabbia, gioia, rispetto e ammirazione. “Una vita raccontata in cinque minuti” – le disse – che poi divennero ore. Racconti di episodi lontani impressi nella mente. VIVI, presenti. Attimi anche difficili, terribili, duri: morte, vita, rassegnazione, fallimento, forza, costanza, rinascita, accettazione, ricadute, riprese… Un quadro a colori dietro una lastra grigia… sprazzi vivi in un contesto monocromatico. Non riusciva a parlare, ogni parola sarebbe stata superflua, inutile. Assaporava quell’attimo in cui il tempo sembrava essersi fermato e, come in un film, riusciva quasi ad essere protagonista condividendo quegli attimi non suoi, librandosi in volo con la fantasia. Visse la sua rinascita, la sua “fenice”. Ne fu’ felice. Si ritrovo’ serena, si accorse di aver ricevuto tra le mani una parte della vita di un’altra persona e capi’ di aver condiviso parte dell’anima. L’abbraccio’, un bacio in fronte, a voler ringraziare del dono. Poi in silenzio guardarono il tramonto, con la consapevolezza di aver posto alcuni mattoni per quella che potrebbe chiamarsi Amicizia.