Per il momento

Tempo sospeso tra il silenzio e la parola: disarmato, attendo segnali che potrebbero non arrivare mai. Impotente tra rabbia e rassegnazione urla l’anima senza proferire suono: non ti dimentico.
Silente Attesa

Ascoltoil tuo silenziocarico di domande,restando qui,dove sempre fui. Dubbi e incertezzeaccompagnanoil mio accettareil tuo non detto. Restiamo così:infinito abbracciomai realizzato.
Silenzi e parole

Ci son silenzi che assordano e altri che urlano, silenzi che non ti spieghi ed altri che ti aspetti, silenzi da paura, silenzi da rifiuto. Silenzi… ricercati nel caos, non voluti nel bisogno…quando una parola, quella parola, di quella persona o detta in un determinato modo ti cambierebbe non solo la giornata ma magari “la vita”. Una mail, un messaggio, un “EHI…CI SONO”, un “HAI BISOGNO?” Un “CHIAMAMI A QUALSIASI ORA” possono rappresentare il tesoro più grande. E poi ci sono le attese, spesso disilluse…quando, come diceva Confucio, la mano che cerchi nel momento del bisogno è solo quella che trovi alla fine del tuo braccio…. E continui ad illuderti… aspettando QUEL GESTO e QUELLA PAROLA… che non arriva da chi ti aspetti ma da chi magari avevi tu dimenticato… e se felice…e triste… euforico…e “depresso”. Ecco… il poter delle parole…perché la stessa cosa detta da chi “non ti aspetti” non ha lo stesso potere di quella uguale che avrebbe potuto dirti “chi ti aspetti”? Perché non sappiamo gioire di quello che c’è e cerchiamo, vogliamo sempre “altro” o…da qualcun altro? E allora: “Vivi ogni giorno come se fosse ogni giorno. Né il primo né l’ultimo. L’unico.”. Pablo Neruda
ɐpnu ɐɯıuɐ

Silenzio assaporato con liberazione, rimembro ma non mi struggo: viaggio, nudo, nel sole
░░░░

neve in estate eloquente silenzio strade divise
“ode al silenzio”

C’è il silenzio dopo parole arrabbiate,c’è il silenzio dei pensieri, c’è il silenzio degli innamorati, c’è il silenzio dell’abbandono, c’è il silenzio della neve che cade, c’è il silenzio della notte e quello della morte. C’è il silenzio della lontananza, c’è il silenzio del dubbio, c’è il silenzio dell’ignoranza, c’è il silenzio del “deserto”, c’è il silenzio della preghiera, c’è il silenzio dell’anima, il silenzio voluto, il silenzio dovuto, quello cercato, quello imposto. E poi c’è il silenzio da ascoltare, quello che urla, quello che avvolge, quello che adombra, spera, grida, quello che ti fa sorridere, piangere, sperare… Silenzio… chi lo ama… chi lo odia… chi lo cerca… chi lo evita… Shhhhhhhhhhhhh…. silenzio….
Disquisizione semiseria sugli Haiku

Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5 sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo. 3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5 sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo. Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai la connotazione umoristica è decisamente marcata. Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta) Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione. E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda. Uno studioso zen di haiku una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza. Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”. Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente. Curiosita’ Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia Anche Ian Fleming si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia” Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve
Haiku II

fredda stellata osserva in silenzio uomini persi
Vissi

Vissi in quell’attimo, tra lampo e tuono; del buio, prima della notte, del silenzio prima del vagito: un momento sospeso nell’infinito tempo.
E-migranti

Partimmo in una notte nera come la nostra pelle. In 150 su una barcarola che non riusciva a contenerci. Tutti in piedi, ammassati a combattere col freddo, col sale, contro l’acqua, la paura. Il silenzio interrotto dal pianto di qualche bimbo, prontamente soccorso dal seno della madre. Abbiamo investito i risparmi di una vita per una nuova vita. Non ci guardiamo neppure negli occhi. Abbiamo lasciato un passato, il nostro passato, senza conoscere il futuro. Cerchiamo d’affondare le speranze nelle nostre raidici: volti, voci,madri, padri, mogli,mariti, figli…lasciati alle nostre spalle, per non rischiare, ma forse rischiano più di noi che senza saper nuotare affrontiamo il mare. Ci hanno detto che andremo a nord, ma cos’è il nord? La luce di quella stella luminosa? Una convenzione? Una speranza? Un’incognita? Non è amico il mare, s’ingrossa, quacluno vomita dai parapetti ormai marci dal sale. Ora qualcuno urla, qualcuno prega… Son 3 giorni che navighiamo… poca acqua, qualche panino secco… niente servizi… il sole quando si alza, brucia anche la nostra pelle. Non si vede la meta… Ci chiamano migranti, profughi, clandestini… ma siamo solo uomini in cerca qualcosa di meglio, di un futuro. Ci accontenteremo delle briciole che cadranno dalle tavole di chi non avremo il coraggio di guardare in viso. Nessuno ci darà quella dignità che perdemmo ancora prima di partire. Un rumore, una vedetta…. ci scortano, forse non moriremo in questo mare anche se dentro siamo già morti, ci siamo venduti l’anima per un viaggio senza conoscerne la meta. Alzo lo sguardo, anche se non è ancora agosto, vedo la mia stella cadente…
Oggi no.
Non ho voglia, di chiedere e dare spiegazioni. Lascio parlare il silenzio e i muti segnali lanciati come ombre cinesi sul muro. Ti lascio il tempo del pensiero, perchè non sempre dire o non dire è una mancanza. No, oggi no… resto in piedi e non mi piego.
Muto mattino

Il silenzio urla, tutto il suo essere. Cammino scalzo sulla rugiada del mattino. Sveglia e torpore: cercando la nuova strada, osservo e vivo.
Senza senso

Sensa senso e senza direzione. Potrei definire cosi’ la mia permanenza qui. Cerco di donare pensieri, emozioni, sorrisi, magari anche lacrime: reazioni a quel che sono e quel che scrivo. Contornato spesso da silenzio, come goccia scavo nella roccia del mio essere. Buco nero da cui nasce o muore la voglia del mio vivere. Spazio, vago, gioco con parole, suoni e colori. Creo qualcosa che esiste gia’, solo che non ha materia, irraggingibile dai 5 sensi, e’ irrazionale come forse lo son anche io. Senza direzione e sensa senso, torna la domanda del chi sono e cosa voglio o forse semplicemente vivo.
Alzati e combatti

Alzati e combatti, se ancora ci credi. Alzati e combatti, se vuoi chiarezza. Alzati e combatti, se pensi sia giusto. Alzati e combatti, se ancora pretendi d’esistere. Alzati e combatti per quello che sei, per quello che vuoi, con le tue forze e i tuoi pensieri. Alzati e combatti, agisci, chiedi, urla, pretendi perche’ il silenzio, l’inerzia, semplicemente allontana, rendendo sterile anche il dolore.
Promessa
Non chiederò di sapere quello che non vuoi dire; non aspetterò parole che non vogliono essere udite. Aspetterò un sorriso, o una lacrima, un lamento, o un sospiro, oppure semplicemente accompagnerò il tuo silenzio, senza paure, nè domande, ma semplicemente standoti accanto.
Un articolo della Ginzburg del 1988

Un argomento ancora attuale: Il crocefisso nelle scuole (e negli uffici pubblici). Trovo particolarmente interessante queste argomentazioni a cui penso che ogni mio commento sia superfluo: “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese. Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza. I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla. E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole. Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l’espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati. L’ora di religione è una prepotenza politica. E’ una lezione. Vi si spendono delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica? Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E’ muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder
Opposizione
Antinconformistaper definizione,non mi conformeròa stupide regole.In questa futile lottaparleràil silenzio,quello di chiancora una voltanon piega il capoa dire signorsì.Obietto,urlando un’ultima voltail mio noalla stupiditàumana.
Immobile

Nel mio silenzio mille mute parole che non sentirai. Incapace a reagire continuerai cercando inutili appigli, rivolgendoti a chi non potra’ aiutarti intercedendo. Non recupereari il terreno perso restando immobile e, come annunciato, tutto sara’ inutile ricordo
Ho letto..
Qui sullo space un post che ha generato polemiche, contrasti, scuse date, richieste, volute e/o dovute.Non entro nel merito del post e nemmeno in quello dei commenti.Ognuno deve essere libero di dire quello che pensa (meglio con parole proprie) ma deve essere anche disposto a ricevere critiche che "danno fastidio".Anche se penso che sinceramente un bel silenzio… non fu mai scritto. Continuerò a sorridere Sono stanco di falso buonismo, di tattici ignoramenti, di sterili menefreghismi. Sono stanco di parole scoccate come frecce avvelenate, di brutte copie di gesti personali, di convivenze forzate. Avrei voglia di lasciare libero il pensiero, di pretendere quel rispetto che penso di meritare…. Ma va bene così.. continuate pure a stringermi la mano e a pugnalarmi alle spalle, Io continuerò a sorridere… …tra un silenzio e l’altro. 14/12/05
Ipnotici versi
Se vorrai ascoltare, in questo immane silenzio sentirai la mia voce che nuda gridera’ al vento quel che sono:problemi senza soluzione. risposte senza domande, petali senza fiore, fiume senza sorgente, fuoco senza calore.Accarezzo la tua anima senza fartene accorgere, mentre attendo di sentire la tua. Guardandoci negli occhi, senza riconoscerci, ci perdiamo in cieli sconosciuti, attendendo un familiare suono a interrompere questa contemporanea ipnosi.
Spleen
Serpeggia silenziosa questa sensazione di malessere. Un saluto dato o non dato, una parola non corrisposta e tutto diventa macigno. Non risesco piu’ a capire se son straniero in casa mia o in casa d’altri. Pesanti pensieri ingrigiscono la voglia e l’anima, attendo risposte che mai verranno ingoiando ippopotami dal vago sapore di fango. Alzo la testa dalla palude, incrocio gli occhi con un falco, mi rialzo, seguendolo in volo.
Una preghiera…un pensiero…

Quando ti sei svegliato…. Quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservatoe ho sperato che tu mi rivolgessi la parola anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri. Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi “Ciao”. Però eri troppo occupato. Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colorie di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltaviperò nemmeno di questo ti sei reso conto. Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare,suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa. Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un po’ perché l’acqua si portasse via il tuo stress. Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome,io desideravo tanto che tu mi parlassi, c’era ancora tanto tempo. Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la tv, hai cenato, però ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola. Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzioe così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo. Al momento di dormire credo che fossi distrutto. Dopo aver dato la buonanotte alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato. Ho accompagnato il tuo sogno con una musica,i miei animali notturni si sono illuminati, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì per te. Ho più pazienza di quanto immagini. Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, Ti Amo tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera, il paesaggio che faccio è solo per te. Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una voltaio sono qui e aspetto senza niente altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po’ di tempo. Buona giornata. Tuo papà Dio.
Giorno di pioggia
Buio in casa, gli scuri sono tirati. Sale un filo di fumo dalla sigaretta. Luci spente, spenta anche la musica. Solo il rumore dei pensieri a movimentare questo tempo fermo. La poltrona ha ormai preso la mia forma…. il bicchiere con l’alcool e’ ormai appoggiato al pavimento. Solo, non mi resta che pensare. La corazza protegge l’anima dai colpi esterni, ma a volte mi manca una carezza sul cuore…. un calore che poi si espande in tutto il corpo, dandomi la forza di abbozzare un sorriso. Da quanto tempo non sorrido per il gusto di sorridere? Da quanto tempo non scoppio in una risata fragorosa? Il tempo mi vive, il mondo mi vive. A volte mi sento gia’ uno zombee…. non voglio nemmeno camminare….resto fermo.. aspetto. Lotto con fantasmi e tiro i dadi, risultando perdente. Picchietta la pioggia fuori dai vetri, mi bagna l’anima….vorrei non pensare….vorrei non sbaglare…vorrei imporre quello che mi fa paura. Devo semplicemente tornare ad amarmi, per poter amare. O forse sentire ancora quella carezza della sera, sentirmi amato, per amare. Il fumo si perde sul soffitto… come i miei pensieri …..ascolto ancora il loro silenzioso rumore.
Estate
Caldo! Caldo e Afa! Che faccio? Quasi quasi esco… apro la porta di casa e…un Phon mi assale alla gola. Rientro in casa…Prendo da bere… freddo … l’acqua è ghiacciata va beh fa niente… troppo tardi, mi fa già male lo stomaco. Che faccio? Accendo il pc…apro Mirc..entro in chat… /login #F A …….. CIAOOOOOOOOOOO nessuno… non risponde nessuno.. e ora che faccio? Vado nell’altra chat, quella che frequentavo prima …. /login #A V …… Ciao, vi ricordate di me? Peggio del deserto del sahaara… almeno tra le dune potrei incontrare qualche beduino. Ok, non demoralizziamoci. Apro il browser mi dirigo sugli space…li troverò sicuramente qualcuno… o almeno qualcosa da leggere. “Ciao Brazir Messaggi … Visualizzato oggi …” Novita’ NULLA! Ma ma ma come è possibile? Ma che sta succedendo? Ero abituato ad entrare e avere una serie infinita di interventi da leggere. E va beh! Sul mio sito? Gia’.. ma tanto li non scrive nessuno… Sul mio forum? Peggio che andare di notte….sembra l’artico… Apro Msn.. qualcuno ci sara’! Silenzio di tomba!E ora??? Dove sono finiti tutti? Si, lo so… se voglio leggere posso andare anche indietro nel tempo ricercare cose “vecchie”, ma… è bello incontrare qualcuno e rispondere o commentare le cose nuove! Mah.. intanto provo a scrivere qualcosa io… Dunque… che scrivere?… UFF si suda anche a pensare…figurarsi a battere i tasti….mi viene un dubbio…Che siano tutti sdraiati a letto col ventilatore al massimo, un gelato in una mano e di fianco al letto un bicchiere da 5 litri della bibita preferita…ovviamente con la cannuccia direttamente in bocca? Quasi quasi ci vado anche io….CIAOOOOOOOO!!!! No dai resto e leggo qualcosa… ma per favore…ogni tanto però… venitemi a fare comagnia!!! modifica da pezzo originale inserto su www.concertodisogni.it
…Amicizia?

Rimase intenta ad ascoltare le sue parole. Seduta in riva al mare, faceva tesoro di ogni sillaba pronunciata. Pensieri si accavallavano nella mente, un misto tra stupore, rabbia, gioia, rispetto e ammirazione. “Una vita raccontata in cinque minuti” – le disse – che poi divennero ore. Racconti di episodi lontani impressi nella mente. VIVI, presenti. Attimi anche difficili, terribili, duri: morte, vita, rassegnazione, fallimento, forza, costanza, rinascita, accettazione, ricadute, riprese… Un quadro a colori dietro una lastra grigia… sprazzi vivi in un contesto monocromatico. Non riusciva a parlare, ogni parola sarebbe stata superflua, inutile. Assaporava quell’attimo in cui il tempo sembrava essersi fermato e, come in un film, riusciva quasi ad essere protagonista condividendo quegli attimi non suoi, librandosi in volo con la fantasia. Visse la sua rinascita, la sua “fenice”. Ne fu’ felice. Si ritrovo’ serena, si accorse di aver ricevuto tra le mani una parte della vita di un’altra persona e capi’ di aver condiviso parte dell’anima. L’abbraccio’, un bacio in fronte, a voler ringraziare del dono. Poi in silenzio guardarono il tramonto, con la consapevolezza di aver posto alcuni mattoni per quella che potrebbe chiamarsi Amicizia.
Shhhh, silenzio!

Abbiamo tutti in fondo bisogno di ascoltare il nostro silenzio. Forse pochi lo ammettono ma prima o poi, quello che i “nonni” chiamano esame di coscienza, ci “tocca”. Magari non tutte le sere prima di addormentarsi, quando la vita diventa sogno e il sogno prende vita, magari non davanti a fatti eclatanti che possono sconvolgere l’esistenza, pero’ arriva il momento di cercare, deisderare, pretendere, di ascoltare il proprio silenzio. Siamo sempre tutti pronti a commentare, additare, giudicare gli altri, ma quanto e’ difficile farlo con noi stessi? Un “gioco” che mi e’ sempre piaciuto fin da bambimo e’ quello delle “scommesse/penitenze”, primo per la sfida in se stessa, secondo per la sana e naturale competizione che avviene quando c’e’ qualcosa in palio; bene, dicevo, che fin da piccolo quando, in caso di vittoria, dovevo decretare la penitenza di qualcun’altro veniva fuori il massimo della mia perfidia: “La penitenza? Trovatela da solo”. Gelo, freddo… la persona che avevo davanti si trovava e si trova tutt’ora spiazzata, scegliersi la penitenza e’ ancora piu’ difficile che farla! Se si sceglie qualcosa di semplice, in cuor proprio si sa che non e’ una vera peniteza, scegliere qualcosa di estremamente duro mica e’ facle. Che c’entra tutto questo col discorso? Semplice, anche in quel caso bisogna ascoltarsi. Non si puo’ mentire a se stessi, non ci si riesce… e’ impossibile. E’ proprio verso noi stessi che le nostre critiche diventano ancora piu’ pesanti, feroci, taglienti. Non ci sono maschere, non ci sono balle da raccontare. Il nostro essere parla di noi. Eppure arriva quel momento, quell’attimo in cui ognuno di noi cerca il silenzio! Abbandonato in riva al mare resto zitto ad ascoltare la natura: le onde scivolano lente a intervalli regolari, un gabbiano garrisce volando, una barca a motore si allontana verso l’orizzonte, il vento agita i rami facendo sentire il suo fruscio, dei bambini ridono sulla sabbia. Sento il battito del mio cuore e il mio lento respiro, ho quasi la sensazione di sentire pure i pensieri formarsi. E l’anima grida, in silenzio. Pretende attenzione, la mia! Quante cose ha da dirmi, o da ricordarmi. Chiudo gli occhi, sembra notte. Mi affronto in questo improvvisato ring senza arbtro, spettatori, non ho nemmeno nessuno all’angolo. Mi affronto allo specchio, ogni mossa rifatta uguale e contraria. Mi attacco se attacco, mi difendo se difendo. Nudo verso la meta, alla ricerca della mia assoluzione. Deserto Quanto è difficile silenziare, rimanere in presenza di se stessi, affrontarsi! Quanto è bello scontrarsi con il nulla, con sé; quel silenzio irreale, freddo e caldo allo stesso contempo. Silenzio, lasciatemi qui nel mio Deserto. 14/12/1989 Shhhhh, Silenzio…. Non ho ancora finito di parlarmi e ascoltarmi, ascoltando il silenzio e penso che mai smettero’ di farlo. L’uomo, perennemente insoddisfatto e costantemente alla ricerca di qualcosa; eppure quelle onde, quel gabbiano, quella barca… non sono gia’ tutto? O quasi?. Pensieri che si attorcigliano e si accavallano. L’uomo, unico essere dotato di intelletto, è il primo essere a spezzare il perfetto equilibrio del mondo e, bene o male, anche io sono un uomo… Prima foto: da www.nikonclub.it – foto di manuela innocenti Seconda foto da: http://www.arabia.it/
La voce del Lupo.

Passeggio nella notte senza poter ululare alla luna. Notte di sole stelle a illuminare la via. Sono un lupo solitario, per scelta, per necessità, per caso… Penso a me, al mio territorio, alla mia vita, non riesco a stare nel branco. Nel branco non si stà per scelta ma per convenienza, forse perchè l’unione fa la forza, o dona la forza. Eppure io non riesco a conformarmi alle regole, forse perchè non le accetto e così il branco non accetta me. Incrocio nel cammino altri lupi, spesso soli come me, camminiamo a volte assieme, affiancati, uniti…. a volte ci si illude che si possa “fare di più”, fose ci si illude pure di un amore; ma poi inevitabilmente ci si separa, o mi separo…. e torno a camminare solo. Sono libero, come il mio spirito. Guardo la maestra montagna, pronta ad insegnarti a non fidarti dels entiero facile, a ricordarti che la roccia può franare, che l’acqua del ruscello in piena sradica gli alberi, che non sempre in un temporale il riparo di un albero è sicuro; ma ti insegna anche il sapere aspettare, che devi spargere molti semi per vedere nascere una pianta, che anche sulla roccia più brulla può nascere un fiore, che l’acqua è forza, ma anceh gentilezza, che l’albero insicuro nel temporale ti ripara dal sole. Son salito in cima alla montagna in questa notte senza luna, a guardare l’orizzonte. Mi sento parte di questo tutto, di questo niente. Incurante del cacciatore a valle e del notturno silenzio, prima di iniziare la discesa, ululo alla vita.
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Son rimasto fuori dal tuo quadro, anche dalla cornice. Lontano dai giorni quando bastava il silenzio, osservo il dipinto come fosse storia, non piu’ la mia. 21/08/08
Profondo

Inabissato, nel profondo mare cerco la luce. Correnti mi trasportano scavandomi l’anima. Mi perdo alla ricerca di quel che sono, lasciando scorrere il sangue nelle vene. Apnea, silenzio, pace…. Forse sono tutto questo: il viaggio non è ancora finito. Brazir
Cercami

Cercami in un raggio di sole, nelle onde del mare, nei fili d’erba. Cercami nel vento, nelle nuvole, nel silenzio. Sarò dove non mi vedi, sarò dove non mi pensi. Leggeri battiti d’ali di farfalla. Cercami nelle parole, nei suoni, nei colori. Cercami nell’arcobaleno, cercami nella pioggia, cercami nella luna. E se tutto sarà buio, cercami semplicemente nel tuo coure