“ode al silenzio”

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C’è il silenzio dopo parole arrabbiate,c’è il silenzio dei pensieri, c’è il silenzio degli innamorati, c’è il silenzio dell’abbandono, c’è il silenzio della neve che cade, c’è il silenzio della notte e quello della morte. C’è il silenzio della lontananza, c’è il silenzio del dubbio, c’è il silenzio dell’ignoranza, c’è il silenzio del “deserto”, c’è il silenzio della preghiera, c’è il silenzio dell’anima, il silenzio voluto, il silenzio dovuto, quello cercato, quello imposto. E poi c’è il silenzio da ascoltare, quello che urla, quello che avvolge, quello che adombra, spera, grida, quello che ti fa sorridere, piangere, sperare…   Silenzio… chi lo ama… chi lo odia… chi lo cerca… chi lo evita…   Shhhhhhhhhhhhh…. silenzio….  

Seconda edizione concorso letterario ass. Greta e la Nuvola

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SECONDA EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO A TEMA INDETTO DALL’ASSOCIAZIONE GRETA E LA NUVOLA IN COLLABORAZIONE CON ALBERTO DAMILANO “VOSTRO AMICO SIA IL CAMBIAMENTO“ Scadenza 30 aprile 2012 Partecipazione gratuita   L’Associazione Greta e la nuvola, ispirandosi ai principi della solidarietà sociale si prefigge come scopo: la sensibilizzazione nei confronti di Enti e persone sulle problematiche relative ai pazienti con malattie “rare” e gravi patologie; il sostentamento morale ed economico delle famiglie in condizioni di disagio; in particolare, si sottolinea l’impegno dell’Associazione nei confronti di pazienti in stato vegetativo e Sla, e pazienti con cerebro lesioni gravi; sostegno economico a favore di Centri che si occupano di riabilitazione per questi pazienti. Per la realizzazione dello scopo e nell’intento di agire a favore di tutta la collettività, l’Associazione si propone di: sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche concernenti l’assistenza dei malati, e su tutti i problemi ad esse connessi o legate alle condizioni o situazioni familiari attraverso dibattiti, conferenze, concerti, mostre, concorsi letterari artistici a tema, gare e tornei a tema, pubblicando e sostenendo la divulgazione di libri scritti da malati o di argomenti attinenti alle malattie rare e gravi patologie, utilizzandoli per una maggiore divulgazione e sensibilizzazione degli Enti e persone durante le presentazioni e dibattiti.     TEMA DEL CONCORSO:   .. Ecco, erano stati i burattini. Andrea e tutti quelli come lui erano tutti dei burattini, visti da fuori. Lavati, vestiti, imboccati, privi di movimento proprio, senza voce a meno che qualcuno gliela prestasse. Tutto il movimento era dentro. Ma non si vedeva. Per lasciare ancora un segno, il burattino doveva reinventarsi, parlare una lingua nuova. L’altro, il sano che gli stava innanzi, era come il bimbo di fronte al sipario. Il sipario si alzava e il burattinaio che era dentro Andrea, e dentro tutti quelli come lui, doveva saperlo animare e permettergli, così, di raccontare un’altra storia, una nuova storia. Se questo non fosse accaduto, il burattino sarebbe rimasto, inanimato, appoggiato al margine della scena. Avrebbe fatto simpatia e tristezza, avrebbe forse raccolto applausi commossi, ma la vitalità presente in lui non si sarebbe manifestata… (Dal prologo del romanzo “Stanotte è la mia” di Alberto Damilano)   Il cambiamento è compagno inseparabile delle nostre vite. Che lo si insegua o che sia lui a braccarci, che sia oggetto di desiderio o perdita irreparabile e temuta, il cambiamento fa parte della nostra natura. Renderselo comunque amico, anche nelle circostanze più dolorose, è una sfida a cui nessuno può pensare di sottrarsi. Solo così si può cogliere il senso del tragico, ma anche del buffo e del poetico, che alberga in ogni esperienza di cambiamento, anche la più estrema. Regolamento:   art. 1 L’associazione Greta e la nuvola bandisce la seconda edizione del Concorso Letterario “Vostro amico sia il cambiamento”   art. 2 Possono concorrere al Premio, opere inedite a tema di narrativa, sceneggiature teatrali, poesia . Sono esclusi dalla partecipazione i membri della Segreteria e della Giuria del Premio Letterario.   art. 3 Il concorso si articola nelle seguenti sezioni:   Sezione A – “Poesia inedita” in lingua italiana – Si partecipa con una poesia inedita a tema, mai premiata in altro concorso letterario. Condizioni di partecipazione all’art.4   Sezione B – “Racconto inedito” in lingua italiana – Si partecipa con un racconto inedito a tema, mai premiato in altro concorso letterario. Il racconto dovrà essere lungo massimo tre cartelle formato A4 (testo Times New Roman o Arial dimensione carattere 12) Condizioni di partecipazione all’art.4   Sezione C – “Sceneggiatura teatrale” in lingua italiana a tema. Sono ammessi testi in lingua italiana mai rappresentati, con almeno due personaggi, la cui durata non superi un’ora circa di rappresentazione. Verrà valutata, oltre all’originalità della forma e alla qualità della scrittura, la possibilità di rappresentazione. Ogni autore è ammesso con un unico testo. Nel caso nessun testo sia considerato adeguato l’organizzazione mantiene la facoltà di non proclamare alcun vincitore Il testo vincitore verrà rappresentato da una compagnia teatrale che sosterrà l’iniziativa di sensibilizzazione curata dall’Associazione Greta e la nuvola, l’autore rinuncia a qualunque forma di rimborso economico sui diritti d’autore e autorizza l’eventuale rappresentazione pur mantenendo i diritti letterari.     art. 4 INVIO OPERE SEZIONE POESIE – RACCONTI: le opere inviate dovranno pervenire in n. 3 copie dattiloscritte in forma anonima. In busta a parte, da inserire nel plico, il candidato dovrà formulare la domanda di partecipazione consistente in una scheda con le indicazioni relative all’autore: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero telefonico e, laddove sia possibile, indirizzo e-mail (il modello è allegato al bando). Inoltre, il candidato, in calce alla suddetta scheda, dovrà dare il proprio consenso per il trattamento dei dati personali come previsto dal D.Lgs 196/03 per i fini e gli scopi connessi allo svolgimento del concorso. Il candidato, infine, dovrà dichiarare che le opere presentate sono frutto della propria fantasia, inedite e mai premiate. Il plico va inviato tramite Posta Prioritaria entro il 30 aprile 2012 (farà fede il timbro postale) presso Associazione Greta e la nuvola SECONDA EDIZIONE CONCORSO LETTERARIO “Vostro amico sia il cambiamento”strada comunale di Bertolla 4 Torino 10156, oppure la consegna può essere effettuata “a mano” presso la suddetta segreteria. INOLTRE E’ INDISPENSABILE INVIARE UNA COPIA DELL’OPERA IN FORMATO WORD CON I DATI DELL’AUTORE A: greta-e-la-nuvola@libero.it Oggetto: Concorso Letterario seconda edizione INVIO OPERE SEZIONE SCENEGGIATURE TEATRALI: le opere inviate dovranno pervenire in 1 copia dattiloscritta. In busta a parte, da inserire nel plico, il candidato dovrà formulare la domanda di partecipazione consistente in una scheda con le indicazioni relative all’autore: nome, cognome, indirizzo, data di nascita, numero telefonico e, laddove sia possibile, indirizzo e-mail (il modello è allegato al bando). Inoltre, il candidato, in calce alla suddetta scheda, dovrà dare il proprio consenso per il trattamento dei dati personali come previsto dal D.Lgs 196/03 per i fini e gli scopi connessi allo svolgimento del concorso. Il candidato, infine, dovrà dichiarare che le opere presentate sono frutto della propria fantasia, inedite e mai premiate. Il plico va inviato tramite Posta Prioritaria entro il

Disquisizione semiseria sugli Haiku

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Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo    (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo.   3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5  sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo.  Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai  la connotazione umoristica è decisamente marcata.   Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta)   Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione.   E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda.   Uno studioso zen di haiku  una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza.   Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”.   Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che  gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente.     Curiosita’   Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia   Anche Ian Fleming  si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia”   Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve

Propositi…

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Quest’anno non ho fatto bilanci… e nemmeno propositi…di certo non è andato tutto bene… ma non posso nemmeno dire che è andato tutto male… Diciamo che è andato…forse son riuscito a “vivere” un po’ più intensamente alcuni momenti che prima lasciavo correre, ma non ne sono nemmeno tanto sicuro. Non ho vinto, ma non ho nemmeno perso. E’ “solo ” passato un altro anno.. e quello che viene mi porta verso gli “anta”… Ho trovato online dei “propositi” universali, immodestamente mi son permesso di tradurli… penso che questi possano diventare gli obiettivi di quest’anno, almeno per me.    

Incongruenze?

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Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Articolo 27 «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»   << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione >> Articolo 21 della Costituzione Italiana, comma 1 ———————————   Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» ——————————— MAH! Secondo me qualcosa non torna…

Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte

Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste:   Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni:   Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità –  mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…).   La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく

Una notte

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Una notte passata a tracciare la mappa dei tuoi nei, a contare i tuoi sospiri; a godere dei tuoi gemiti. Una notte passata ad amare, ad amarci, finché giunse l’ora di separarci: “è così tardi che è quasi presto”.

Ligabue, Un colpo all’anima

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Testo Un colpo all’anima Luciano Ligabue Tutte queste luci tutte queste voci tutti questi amici tu dove sei!? Tutto questo tempo pieno di frammenti e di qualche incontro e tu non ci sei… Tutte queste radio piene di canzoni che hanno dentro un nome ecco chi sei..! Non ti sai nascondere per bene Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è sempre un colpo all’anima Tutto questo posto forse troppo visto deve avere un guasto tu non ci sei tutte quelle case piene di qualcuno e fra quei qualcuno tu con chi sei!? tutte queste onde pronte a scomparire resta solo il mare quanto ci sei non ti sai nascondere davvero… Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è sempre un colpo all’anima quante volte sei mancata quante volte mancherei un colpo al cerchio ed un colpo all’anima Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è un colpo sordo all’anima Quante volte sei mancata quante volte mancherai un colpo al cerchio ed un colpo all’anima all’anima E’ Ligabue. E’ tornato. Dopo 5 anni d’attesa. L’11 Maggio uscirà il nuovo album. Ma… Ma sinceramente mi sembra (almeno in questa canzone) che abbia fatto un bel “compitno”. Nulla di nuovo sotto il sole, ma nemmeno sotto la pioggia. Che forse ora le cose migliori le faccia quando scrive per gli altri? (Mannoia, Elisa giusto per citare 2 esempi). La canzone è carina, si fa ricordare, sicuramente radiofonica ma…. ma mi sa tanto di già sentito. A ditanza di poche ore su youtube si trovano già tanti video amatoriali di cover…. Non lo so, non mi convince fino in fondo. Sarò nostalgico ma il “primo Liga” diciamo quello dei primi 10 anni di carriera era un’altra cosa. Un pugno allo stomaco… una sorpresa continua…ora è un lento ripetersi din un solito clichè con qualche sprzzo di “botta di vita”. Insomma a mio modesto modo di vedere un singolo per “salvarsi la pelle” (e pararsi qualcusa d’altro) rincorrendo vecchi “sogni di R&R”

Fantasmi

Tornano come ectoplasmi o giovani e vecchi ricordi. Ricalcando orme, scovando e cercando d’allontanarti da cio’ che pensano esser loro. C’e’ chi li cerca, chi crede in loro, chi e’ pronto a giurare d’aver visto una luce, o una lucciola. Ed io? Io, immodestamente, non credo ai fantasmi.

Nuvole Barocche e Damiano

Birre vino, tavolini e fumo di sigarette. Fuori dal Teatro Ringhiera un cartellone con la programmazione. Persone raggruppate in nuvole discorrono sull’evento della serata che per molti non e’ “Nuvole Barocche” ma il post rappresentazione:  Damiano fara’ un mini concerto omaggio a De Andre’. “Damiano?, quel Damiano?” Si, quel Damiano, quello di XFactor… quello “della Mori”, quello che ha fatto uscire un disco con un suo pezzo inedito:  Anima. Per Damiano e’ un ritorno al passato: quel teatro e’ a due passi dalla casa dove e’ vissuto, nel quartire che l’ha visto bambino,  su quel teatro ha fatto alle medie il suo saggio di musica. Improvvisamente come per un colpo di vento le nuvole si spostano e si assembrano. Foto, parole, abbracci, baci, autografi:  e’ arrivato, semplice, spettinato, quasi assente: non e’ cambiato. Passano i minuti e molti sono a chiedersi che senso ha dover vedere uno spettacolo prima di poterlo sentire, alcuni pensano di tornare piu’ tardi, poi si aprono le porte, si prende posto. “Nuvole Barocche”  drammaturgia e regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Luca Stano, con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, Elisa Marinoni. “1979: l’estate dei grandi sequestri. In scena sono Nico l’anarchico, Beppe l’alcolizzato, Pier l’emarginato, tre teppistelli sbandati e balordi, in cerca del colpo che cambia la vita. Nel chiuso di uno squallido scantinato di una qualsiasi periferia metropolitana, progettano il rapimento di un bambino, puntando lì le carte sbagliate di un possibile riscatto, ma finiscono solo per implodere in un feroce gioco al massacro a tre e per azzerare ogni orizzonte di futuro. La disillusione, il rapporto con la loro infanzia, l’amicizia ormai tramutata in qualcos’altro e la perdita della loro innocenza, sono temi che dominano i dialoghi. Quasi un noir, sullo sfondo storico dei violenti anni ’70, poco prima dei rampanti e ottusi anni ’80. E sull’eco allusiva del sequestro vero, nel 1979, di Dori Ghezzi e Fabrizio De André, indimenticabile musicista-poeta, autore dell’album omonimo da cui è ripreso il titolo dello spettacolo. E come le nuvole gonfie minacciano di squarciarsi in pioggia, così esplodono le anime di Nico, Beppe e Pier, perdenti nella vita e perduti dentro di sé.”   (dal sito della compagnia http://www.carrozzeriaorfeo.it/) Intenso, linearmente complicato, ironico, drammatico, dai tempi perfetti. La Figura di De Andre’ che rieccheggia senza invadere, personaggi (a detta degli autori stessi) che si rifanno alla “poetica” del maestro:  l’anarchico, il malato, l’emarginato, la puttana. Un monologo centrale sulla notte carico di significato e bellezza, dove non vi e’ solo voce ma anche corpo e anima. Fino ad arrivare all’epilogo dove, come ha detto sorridente Dori Ghezzi, che era presente allo spettacolo, “ascoltare De Andre’ non fa bene”. Pubblico senza parole e senza fiato, bella e inattesa sorpresa di un teatro ancora vivo, intenso e “nuovo”, nonostante tutte le difficolta’. Pausa. Le nuvole si ritrovano ancora fuori a parlare, bere, discutere. Si conoscono o riconoscono persone, volti amici e volti magari visti dietro uno schermo. Fumo, cellulari. Una visita alla mostra di disegni ispirati all’opera. Si riaprono le porte, gli interpreti e la Ghezzi commentano lo spettacolo, dando luce ad aspetti magari trascurati: gli anni 70, gli anni 80, le decisioni e le indecisioni, le certezze,  le illusioni, la paura, la speranza, la forza di sorridere di drammi anche personali. Pensieri sul sequestratore che diviene sequestrato… solitudine e disillusioni. Si spengono le luci, il teatro e’ un po’ piu’ pieno. Un faro, un uomo, una chitarra: emozioni sulle note di del Poeta: Amore che vieni amore che vai. Poi, l’entrata dei musicisti de  “la Nuova Orchestra “da camera” della Città Vecchia (Diego Maggi – pianoforte e tastiere, Claudia Zannoni – gia’ voce dei “Monopoliodistato” – basso e voce  e percussioni–  e Frank Ferrara – fiati e voce) si aggiunge atmosfera all’atmosfera. Tutti assieme  accompagnano la calda voce di Damiano in Geordie, La canzone dell’amor perduto, Crueza de Ma, Rimini… intervallate da poche parole e qualche “cazzata”, testi da leggere e fogli che cadono. Fine? Si, Fine. Ma il pubblico chiama ancora e ancora ritorna un uomo con la sua chitarra e la sua voce:  Se ti tagliassero a pezzetti e, su richiesta quasi esplicita della signora Ghezzi, Damiano ci regala un suo inedito “Non quello che passa alle radio adesso…non facciamo promozione, un altro pezzo scritto da me, di cui, dopo vorrei un parere privato di Dori“: Fai da te. Ma non e’ finita, mentre si smonta l’attrezzatura Damiano e’ ancora in mezzo alla gente, la sua gente. Altri autografi, saluti, foto, pupazzi regalati, pacche sulle spalla, in bocca al lupo… finche’ le nubi si sperdono in una notte di dicembre, anime calde in una fredda serata.

santi moderni

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Non vi son più santi in paradiso, son tutti in terra. Uomini perfetti giudicano e sentenziano in un’ anticipata apocalisse, trasmessa a reti unificate. Doni, talenti e capacità quali segni distintivi. Finchè l’argentea scure oscurerà il cielo e, come boomerang, colpirà chi il male ha vomitato in orecchie pronte a cibarsi d’inutili parole, lasciando ai corvi un succulento banchetto

La tua invidia

Perirai di quel male oscuro che semini a piene mani in campi gia’ concimati d’asini sapienti. Nessuna musica in una dissonanza d’intenti. Sfodera la spada e affronta il duello: non ho paura d’affrettare la tua fine.

stelle cadenti

E se le stelle cadenti non fossero speranze di sogni da realizzare ma sogni ormai svaniti, dimenticati, perduti, abbandonati, rifiutati, mai realizzati?A parte il fatto che poi non sono stelle ma semplci frammenti di polvere che cadono sulla terra, in ogni caso quella sia di luce segna qualcosa "che muore".Osservando il cileo in questi giorni (questi ultimi 2 giorni a dire il vero… per il resto sempre nuvolo) mi è venuto da pensare che forse sarebbe "meglio" dare alle stelle che restano nel cielo la "potenza" di sogni… e non curarci di quelle che "cadono" e "muoiono".A quanti sogni rinunciamo nella vita? Quante volte manco alziamo la testa?Non sognamo più, non abbiamo più la forza di credere in qualcosa o semplicemente non ne abbiamo voglia.E’ più facile trovare "confezionato" o "accontentarsi" che sputare sangue e sudare per raggiungere una stella…Però… guardando le stelle… fantasticavo… e se una stella cadente cade proprio alla fine di un arcobaleno?    Modà: Sala d’attesa dall’album Sala d’attesa Penso sempre che non ci riesco A fare quello che voglio Forse mi impegno troppo o forse non abbastanza Mi chiudo dentro me stesso, mi chiudo dentro una stanza Ma quando mi guardo dentro, poi capisco che infondo Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti A volte mi fa paura vivere all’avventura Ma almeno so che ho ogni giorno un’emozione sicura La sfida non garantisce spesso una vittoria Ma almeno puoi dire sempre che hai creduto in qualcosa Il cielo non e’ lontano e arrivi anche se vai piano Basta che tutti i giorni ti costruisci un gradino Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti Ho capito che non e’ il botto, che ti fa fare il salto Ma che se voli basso ti gusti meglio il raccolto Perche’ per volare alto bisogna saper cadere E intanto che aspetto il turno Mi sto allenando ad atterrare Le paure che ho non le faccio vedere e capire pero’ Se la colpa e’ la mia so anche chiedere scusa prima di andare via Ma poi c’è sempre chi non sa apprezzare ma solo offenderti e giudicarti

Ti scattero’ una foto… si ma con che macchina

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La fotografia dalla sua nascita ha subito una serie infinite di “trasformazioni”. Senza entrare troppo nei particolari vorrei sottolineare alcune differenze fondamentali per capire di cosa parleremo e del perche’ alcune cose saranno “impossibili”, anche se comunque e’ sempre meglio saperle. La prima e piu’ grande differenza oggi come oggi tra i vari tipi di macchine fotografiche e’ quella tra macchine “tradizionali” (a pellicola) e “digitali”, anche se, a mio avviso, la differnza principale dovrebbe rimanere sempre tra macchina fotografica compatta e reflex. La principale diversita’ tra macchina analogica e digitale e’ data dal supporto di “archiviazione” delle immagini stesse: rullino (bianco e nero, colori, infrarossi, per luce notturna o diurna etc etc) o supporto digitale (solitamente schede di memoria). In poche parole, il vantaggio consiste nell’ingombro sia delle macchine che dei “riusultati”, vi ricordate vero i raccoglitori delle diapositive (oltre che al proiettore), i vari album per le foto, l’antina dell’armadio o la scatola piena dei negativi? Ora si mette tutto su CD o DVD… e via. Ricordatevi pero’ che anche i cd e i dvd non sono eterni (vi conviene copiarli ogni 2 o 3 anni) e che per ogni foto e’ meglio avere una duplice copia…non si sa mai!. Passiamo ora alla differenza che secondo me e’ piu’ importante: macchina compatta o macchina reflex. Senza entrare in discorsi tecnici possiamo dire che con le reflex fotografi ESATTAMENTE quello che vedi nel mirino e esattamente nel momento in cui scatti. Questo perche’ tramite un gioco di specchi nel mirino (o nello schermo LCD per alcuni modelli) viene trasmesso esattametne quello che si vede nell’obiettivo. Una reflex e’ sicuramente piu’ pesante di una compatta ma ha dei vantaggi: Possibilita’ di intervenire manualmente su ogni aspetto della foto, possibilita’ di cambiare gli obiettivi (dal grandangolo per i paesaggi ai superzoom), la possibilita’ usare flash esterni e motori per le foto in sequenze/sportive… D’altro canto le compatte sono estremamente trasportabili, costano soltiamente molto meno, sono facili da usare e permettono di registrare anche filmati ormai quasi tutti con audio. Insomma, in parole povere se non si ha bisogno di fare foto con molta “interpretazione personale”, in condizioni di luce critica (notte, alba o tramonto), eventi o concerti, ma volete semplicemente avere qualche foto “ricordo” di persone care o delle vacanze una macchina compatta va benissimo, ma se in alternativa volete fare foto “particolari” (controluce, concerti, chiese, notte etc etc) rischierete solamente di avere foto “inutili”, nere o troppo luminose. Ah.. dimenticavo… piccolo suggerimento per chi fa le foto “mosse” con la digitale. Sappiate che dato che ogni foto deve essere rielaborata tramite dei software interni alla macchina, prima di muovere la macchina stessa conviene sempre aspettare che venga fatta vedere l’anteprima della foto, infatti come accennato prima la foto catturata non e’ esattamente quella di quando avete “scattato”.

Dicono del Libro Fotografie di Pensieri

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Siamo sempre alla ricerca di un senso della vita, capire perché siamo al mondo, cosa dobbiamo fare, come dobbiamo comportarci. È l’interrogativo che ancora una volta si pone anche l’autore di queste poesie, queste “fotografie di pensieri”. Sono riflessioni sulla vita, la morte, le persone vicine e lontane, il quotidiano, quello che si cerca e quello che si trova. Sempre alla ricerca del nuovo se stesso, in costante mutazione. Tenta di affermare con le parole quello che gli brucia i pensieri, ma la definizione giusta sfugge sempre, perché le parole, per quanto precise restano imperfette per esprimere il tumulto interiore. La soluzione lui la trova negli affetti familiari, in quel che lui era ieri, bambino. L’infanzia assume i contorni di una terra mitica, in cui tutto era possibile e permesso. C’è questa voglia di liberarsi di incombenze e problemi, affidandosi all’inconsapevolezza dei primi anni di vita. Parla di morte, senza paura, per poter affermare a gran voce la vita. Poi ancora la solitudine, il dialogo amoroso, il desiderio, la rabbia, la curiosità. Sbircia di soppiatto gli altri, o li guarda apertamente in faccia per cercare risposte ai suoi interrogativi. Racconta i suoi “frammenti di vita condivisa”. Ogni pagina di poesia propone un diverso sguardo sulla realtà che ci circonda. Ci vuol far vedere il bicchiere mezzo pieno, ci invita a vivere intensamente e serenamente, godendo delle piccole meraviglie quotidiane. Usa un linguaggio semplice, immagini quotidiane, niente giri arzigogolati ed esperienze stravaganti. I suoi testi sono lo specchio del vivere di una persona comune che potremmo incontrare per la strada, andando a far la spesa, in coda alla posta, sul treno. Nell’ultima parte del libro si trova un assaggio di altre forme narrative: gli Haiku giapponesi e i racconti brevi. É un altro modo di usare le parole per ribadire gli stessi concetti. Gli Haiku esprimono in modo più schietto e diretto la meraviglia per il quotidiano, mentre i racconti continuano a porre, incessantemente, la domanda: cosa cerchiamo? Una scrittura leggera che regala spunti per riflettere. Recensione di Marta Lavagnoli, del “Writer’s Dream“