Sul ponte sventola bandiera bianca
E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)” Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca. Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca! No, non è un omaggio a Franco Battiato ma semplicemente un prendere atto della situazione. Dopo due mesi dalla mia richiesta di collaborazione per il “nuovo libro” non ho avuto alcun riscontro se non di un paio di persone. Probabilmente, anzi sicuramente, sarò stato poco incisivo io o non son riuscito a spiegarmi bene oppure semplicemente la proposta non interessa; in ogni caso il risultato è lo stesso… nessuna o meglio poche risposte. QUINDI? Quindi semplicemente mi si presentano 2 possibilità: RINUNCIARE PROSEGUIRE AUTONOMAMENTE Dato che non sono un tipo che rinuncia facilmente, molto probabilmente l’opzione scelta sarà la seconda… ma con tempi, modi tutti da verificare… Dovrò anche ripensare all’idea di “condividere” tutto… la mia era un’idea per, appunto, condividere il come fare per autoprodursi un libro (magari a costo zero), che strumenti usare, che passi seguire… Se mai pubblicherò questo libro per me sarà il quarto (oltre ad un quinto – per beneficenza – di cui ho seguito tutte le fasi) e… so già cosa e come farlo… Ora lascio sventolare la bandiera… prima o poi qualcuno o qualcosa mi farà prigioniero. E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)”
M’aggrappo ancora.
Non sarà mai, bianco o nero: veloce tu sei, nel cambiar parere, umore, sorriso, pianto. La morte lenta è per chi vuol morire, o lasciarsi andare; ancora una volta, oggi come ieri e domani, m’aggrappo alla vita.
La forza della decisione
Si alzo’ nel momento in cui non ebbe piu’ lacrime da versare, la caduta ormai era finita, facendola arrivare a raschiare il profondo dell’anima.
Un bivio, una scelta, una moneta da lanciare in aria: se viene testa….
Ma in cuor suo aveva gia’ deciso, la sua scelta, in fondo era una scelta d’amore per se, per lui…per la propria e altrui vita.
Un articolo della Ginzburg del 1988
Un argomento ancora attuale: Il crocefisso nelle scuole (e negli uffici pubblici). Trovo particolarmente interessante queste argomentazioni a cui penso che ogni mio commento sia superfluo: “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese. Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza. I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla. E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole. Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l’espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati. L’ora di religione è una prepotenza politica. E’ una lezione. Vi si spendono delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica? Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E’ muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder
Quando sara’ il momento
Vorrei lasciarti il calco dell’anima con le sue rughe crepe e tromenti. Vorrei lasciarti il rumore della mia voce. Vorrei lasciarti il soffio di una carezza, il calore di uno sguardo, il brivido di un abbraccio. Vorrei lasciarti quello che ero e che sono. Vorrei lasciarti un ricordo impresso nella mente delle onde infrante sugli scogli. Quando per noia, scelta, morte, vita, desiderio o casualita’, sara’ il momento, di prendere strade diverse, mi basterebbe solo lasciarti il sorriso che mi donasti all’inizio del cammino.
La voce del Lupo.
Passeggio nella notte senza poter ululare alla luna. Notte di sole stelle a illuminare la via. Sono un lupo solitario, per scelta, per necessità, per caso… Penso a me, al mio territorio, alla mia vita, non riesco a stare nel branco. Nel branco non si stà per scelta ma per convenienza, forse perchè l’unione fa la forza, o dona la forza. Eppure io non riesco a conformarmi alle regole, forse perchè non le accetto e così il branco non accetta me. Incrocio nel cammino altri lupi, spesso soli come me, camminiamo a volte assieme, affiancati, uniti…. a volte ci si illude che si possa “fare di più”, fose ci si illude pure di un amore; ma poi inevitabilmente ci si separa, o mi separo…. e torno a camminare solo. Sono libero, come il mio spirito. Guardo la maestra montagna, pronta ad insegnarti a non fidarti dels entiero facile, a ricordarti che la roccia può franare, che l’acqua del ruscello in piena sradica gli alberi, che non sempre in un temporale il riparo di un albero è sicuro; ma ti insegna anche il sapere aspettare, che devi spargere molti semi per vedere nascere una pianta, che anche sulla roccia più brulla può nascere un fiore, che l’acqua è forza, ma anceh gentilezza, che l’albero insicuro nel temporale ti ripara dal sole. Son salito in cima alla montagna in questa notte senza luna, a guardare l’orizzonte. Mi sento parte di questo tutto, di questo niente. Incurante del cacciatore a valle e del notturno silenzio, prima di iniziare la discesa, ululo alla vita.
Esserci o non esserci?
Spesso gli amici (e a volte anche gli Amici) ti chiedono di Esserci… di essere presente. Ma qui sorge il problema: devi esserci come vogliono loro o come “sei tu”? Io non son capace di “fingere”, si lo posso fare.. mi posso adeguare, ma non per molto. Subito o quasi subito (e chi mi conosce bene lo sa) vengo “scoperto” e allora preferisco essere chiaro dall’inizio. Se non approvo una scelta, un modo di fare anche un modo di vivere, lo dico e lo faccio presente. Posso gioire delle sue gioie e/o intristirmi delle sue tristezze, ma se non mi sento “partecipe” non saro’ mai cosi’ contento o mai cosi triste… o forse anche un po’ l’opposto. Non e’ sempre facile essere distanti e equi e non e’ nemmeno facile non dire o pensare “te lo avevo detto”. La mano, la mia mano resta sempre tesa, la disponibilita’ non cambia, ma mi accorgo che non sempre quello che ho da offrire e’ quello che l’amico o l’Amico cerca.