Silente Attesa

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Ascoltoil tuo silenziocarico di domande,restando qui,dove sempre fui. Dubbi e incertezzeaccompagnanoil mio accettareil tuo non detto. Restiamo così:infinito abbracciomai realizzato.

E ti capita di pensare

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E ti capita di pensare alla tua inutilità di fronte ad un problema, ad un punto, ad un rifiuto, ad un silenzio. E ti capita di pensare a come essere vicino essendo lontano per distanza,. per impossibilità, per richiesta. E ti capita di pensare a come un messaggio può portare un sorriso, può portare un pensiero, può ancora fare riflettere. E ti capita di pensare che essere “fratelli” è con-dividere, è con-patire è con-prendere. E ti capita di pensare che a volte puoi solo pensare, pregare, sperare, a chi e con chi senti vicino, nella distanza. E allora uniamoli questi pensieri, il pensare “bene”, il pensare “positivo” può solo portare al bene, al positivo. Smettiamola di avere paura a dire “ci sono”, conta su di me, ti sono vicino, ti sono amico, ti sono fratello. Smettiamola anche, però, di aver paura a tendere la mano per dare ma soprattutto per chiedere, di sentirci in difetto a domandare aiuto, di aver paura a farci vedere deboli. Siamo uomini, siamo amici, siamo fratelli… Niente grazie, niente prego….insieme per quanto possibile, per quanto possiamo, per quello che siamo….

Promessa

Non chiederò di sapere quello che non vuoi dire; non aspetterò parole che non vogliono essere udite. Aspetterò un sorriso, o una lacrima, un lamento, o un sospiro, oppure semplicemente accompagnerò il tuo silenzio, senza paure, nè domande, ma semplicemente standoti accanto.

Evitarsi

Facce contro diversi muri, per non incontrar gli sguardi: ignorati i segnali, inutili i messaggi. Orgoglio o pregiudizio, incomprensibile incomprensione, assenza di voglia di quel necessario chiarimento, mentre un muro di ghiaccio separa anime fino a poco fa amiche.

Nuvole Barocche e Damiano

Birre vino, tavolini e fumo di sigarette. Fuori dal Teatro Ringhiera un cartellone con la programmazione. Persone raggruppate in nuvole discorrono sull’evento della serata che per molti non e’ “Nuvole Barocche” ma il post rappresentazione:  Damiano fara’ un mini concerto omaggio a De Andre’. “Damiano?, quel Damiano?” Si, quel Damiano, quello di XFactor… quello “della Mori”, quello che ha fatto uscire un disco con un suo pezzo inedito:  Anima. Per Damiano e’ un ritorno al passato: quel teatro e’ a due passi dalla casa dove e’ vissuto, nel quartire che l’ha visto bambino,  su quel teatro ha fatto alle medie il suo saggio di musica. Improvvisamente come per un colpo di vento le nuvole si spostano e si assembrano. Foto, parole, abbracci, baci, autografi:  e’ arrivato, semplice, spettinato, quasi assente: non e’ cambiato. Passano i minuti e molti sono a chiedersi che senso ha dover vedere uno spettacolo prima di poterlo sentire, alcuni pensano di tornare piu’ tardi, poi si aprono le porte, si prende posto. “Nuvole Barocche”  drammaturgia e regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti e Luca Stano, con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Luca Stano, Elisa Marinoni. “1979: l’estate dei grandi sequestri. In scena sono Nico l’anarchico, Beppe l’alcolizzato, Pier l’emarginato, tre teppistelli sbandati e balordi, in cerca del colpo che cambia la vita. Nel chiuso di uno squallido scantinato di una qualsiasi periferia metropolitana, progettano il rapimento di un bambino, puntando lì le carte sbagliate di un possibile riscatto, ma finiscono solo per implodere in un feroce gioco al massacro a tre e per azzerare ogni orizzonte di futuro. La disillusione, il rapporto con la loro infanzia, l’amicizia ormai tramutata in qualcos’altro e la perdita della loro innocenza, sono temi che dominano i dialoghi. Quasi un noir, sullo sfondo storico dei violenti anni ’70, poco prima dei rampanti e ottusi anni ’80. E sull’eco allusiva del sequestro vero, nel 1979, di Dori Ghezzi e Fabrizio De André, indimenticabile musicista-poeta, autore dell’album omonimo da cui è ripreso il titolo dello spettacolo. E come le nuvole gonfie minacciano di squarciarsi in pioggia, così esplodono le anime di Nico, Beppe e Pier, perdenti nella vita e perduti dentro di sé.”   (dal sito della compagnia http://www.carrozzeriaorfeo.it/) Intenso, linearmente complicato, ironico, drammatico, dai tempi perfetti. La Figura di De Andre’ che rieccheggia senza invadere, personaggi (a detta degli autori stessi) che si rifanno alla “poetica” del maestro:  l’anarchico, il malato, l’emarginato, la puttana. Un monologo centrale sulla notte carico di significato e bellezza, dove non vi e’ solo voce ma anche corpo e anima. Fino ad arrivare all’epilogo dove, come ha detto sorridente Dori Ghezzi, che era presente allo spettacolo, “ascoltare De Andre’ non fa bene”. Pubblico senza parole e senza fiato, bella e inattesa sorpresa di un teatro ancora vivo, intenso e “nuovo”, nonostante tutte le difficolta’. Pausa. Le nuvole si ritrovano ancora fuori a parlare, bere, discutere. Si conoscono o riconoscono persone, volti amici e volti magari visti dietro uno schermo. Fumo, cellulari. Una visita alla mostra di disegni ispirati all’opera. Si riaprono le porte, gli interpreti e la Ghezzi commentano lo spettacolo, dando luce ad aspetti magari trascurati: gli anni 70, gli anni 80, le decisioni e le indecisioni, le certezze,  le illusioni, la paura, la speranza, la forza di sorridere di drammi anche personali. Pensieri sul sequestratore che diviene sequestrato… solitudine e disillusioni. Si spengono le luci, il teatro e’ un po’ piu’ pieno. Un faro, un uomo, una chitarra: emozioni sulle note di del Poeta: Amore che vieni amore che vai. Poi, l’entrata dei musicisti de  “la Nuova Orchestra “da camera” della Città Vecchia (Diego Maggi – pianoforte e tastiere, Claudia Zannoni – gia’ voce dei “Monopoliodistato” – basso e voce  e percussioni–  e Frank Ferrara – fiati e voce) si aggiunge atmosfera all’atmosfera. Tutti assieme  accompagnano la calda voce di Damiano in Geordie, La canzone dell’amor perduto, Crueza de Ma, Rimini… intervallate da poche parole e qualche “cazzata”, testi da leggere e fogli che cadono. Fine? Si, Fine. Ma il pubblico chiama ancora e ancora ritorna un uomo con la sua chitarra e la sua voce:  Se ti tagliassero a pezzetti e, su richiesta quasi esplicita della signora Ghezzi, Damiano ci regala un suo inedito “Non quello che passa alle radio adesso…non facciamo promozione, un altro pezzo scritto da me, di cui, dopo vorrei un parere privato di Dori“: Fai da te. Ma non e’ finita, mentre si smonta l’attrezzatura Damiano e’ ancora in mezzo alla gente, la sua gente. Altri autografi, saluti, foto, pupazzi regalati, pacche sulle spalla, in bocca al lupo… finche’ le nubi si sperdono in una notte di dicembre, anime calde in una fredda serata.

Ore 10.40

A quell’ora sono stato contattato da una persona con cui non sono in rapporti "chiari". Sto aspettando delle risposte a dubbi mai sciolti.Non ho nulla da rimproverarmi e sono tranquillo, come si suol dire cammino a testa alta. Ma torniamo al discorso principale.Dicevo che vengo contattato e mi dice che oggi alle 13 sarebbe stata dalle mie parti e se potevamo inontrarci cosi’ da consegnarle il mio libro. Ho rifiutato.   Primo perche’ non giro solitamente con copie di Fotografie di Pensieri nella borsa, secondo perche’ non posso prendere e mollare il lavoro senza preavviso o quasi ed infine perche’ non "capisco" il motivo dell’incontro se non ci si e’ chiariti (o almeno cosi’ e’ per me). Sapete tutti e se non lo sapete lo dico e ridico ora quanto tenga a FdP. Sapete o potete immaginare cosa voglia dire per me sapere che un’altra copia e’ vissuta e apprezzata, ma gia’ una volta sono stato accusato di "mantenere una amicizia" per poter vendere "2 copie del mio libro", quindi ora…preferisco limitare il mio "volo", ma non cadere nello stesso errore.   E con questo… penso che non raggiungero’ mai il primo traguardo che mi ero posto per il libro…. pero’ posso sempre dire di averci provato.

Perche’ fare l’amico non e’ proprio uguale dell’essere amico (Povia)

Al giorno d’oggi molti FANNO gli amici ma non SONO amici. Non ho mai detto d’essere un buon amico.Prima di definire un rapporto amicizia devo aver sputato sangue… e aver ricevuto in faccia quello dell’altra persona, quindi… non chiamatemi amico… se non lo sentiamo in 2.Saremo complici, conoscenti, in com-prensione, ma non saremo (ancora o mai) amici. Mi guardo le mani. 10 dita. Non posso dire di avere altrettanti amici.  

Abuso “letterario”.

In un mondo dove ormai la parola cede il passo all’immagine, dove tutto e’ veloce, asettico, impersonale, non c’e’ piu’ tempo per pesare il vero senso di quello che diciamo.Le parole perdono significato, spessore, colore, "sapore".Girando sul web (forum, blog, siti, guestboook) si leggono milioni di volte le parole Ti VOGLIO BENE, TVB, SEI IMPORTANTE, per non parlare del significato e del senso di parole come amico e amicizia….   Amicizia: Questa (in corsivo) e’ la definizione da vocabolario:Legame sentimentale, quindi che prevede un sentimento, basato su affinita’ di idee, che vanno quindi condivise, e reciproca stima, quindi prevede un rapporto, una conoscenza, un qualcosa di costruito.Non basta qualche messaggio, telefonata, conversazione per definirsi amici o come piace a me dire Amici.A tal proposito parlando con una persona che sento a me vicina tempo fa si parlava addirittura di mici e ici rispetto ai rapporti con le persone. Come faccio a definirti amico se non ti conosco? Posso sapere tante cose di te piu’ o meno belle, piu’ o meno intime, piu’ o meno personali ma questo non vuol dire che sei mio amico.Leggevo non ricordo piu’ dove che volere bene ad una persone e’ un lungo viaggio e per un lungo viaggio ci si prepara, si programma, si fa una valigia, si stabilisce una meta, si fanno delle tappe…. non si prende e si parte cosi’…a caso; quello l’ha fatto Forrest Gump ed ad un certo punto ha smesso di correre senza meta.Detto tutto questo sono ancora a chiedermi se oggi pensiamo a quello che diciamo e se diamo il giusto peso alle parole e lo dico io che con le parole mi diverto a "scherzare" ad "unirle" per dar forma ai miei pensieri e spesso mi dico di no e che la fretta ci porta a "costruire male le nostre case chimate rapporti" poi, come nella fiaba dei tre porcellini resta in  piedi una casa su tre (se va bene). Pensiamoci prima di lasciarci trasportare dalle emozioni e dire qualcosa che poi, in fondo in fondo, non pensiamo o non sentiamo.

…Amicizia?

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Rimase intenta ad ascoltare le sue parole. Seduta in riva al mare, faceva tesoro di ogni sillaba pronunciata. Pensieri si accavallavano nella mente, un misto tra stupore, rabbia, gioia, rispetto e ammirazione. “Una vita raccontata in cinque minuti” – le disse – che poi divennero ore. Racconti di episodi lontani impressi nella mente. VIVI, presenti. Attimi anche difficili, terribili, duri: morte, vita, rassegnazione, fallimento, forza, costanza, rinascita, accettazione, ricadute, riprese… Un quadro a colori dietro una lastra grigia… sprazzi vivi in un contesto monocromatico. Non riusciva a parlare, ogni parola sarebbe stata superflua, inutile. Assaporava quell’attimo in cui il tempo sembrava essersi fermato e, come in un film, riusciva quasi ad essere protagonista condividendo quegli attimi non suoi, librandosi in volo con la fantasia. Visse la sua rinascita, la sua “fenice”. Ne fu’ felice. Si ritrovo’ serena, si accorse di aver ricevuto tra le mani una parte della vita di un’altra persona e capi’ di aver condiviso parte dell’anima. L’abbraccio’, un bacio in fronte, a voler ringraziare del dono. Poi in silenzio guardarono il tramonto, con la consapevolezza di aver posto alcuni mattoni per quella che potrebbe chiamarsi Amicizia.

compassione e comprensione

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Compassione: moto dell’animo che porta a soffrire dei mali altrui come se fossero propri Comprensione: capacita’ di considerare con animo tollerante i sentimenti altrui Parole simili, parole a volte abusate. NON MI PIACCIONO, specialmente in un rapporto che si definisce di AMICIZIA, e sottolinea amicizia e non “conoscenza reciproca”.   Tra amici non bisogna avere compassione dell’altro perche’ a primo acchito compassione diventa un termine negativo, a meno che DAVVERO si sia talemnte amici da SENTIRE i mali (ma anche le gioie) altrui come propri e allora diventa CON PATHOS, PATIRE CON…. e vediamo come semplicemente girando le parole come ci sembra di significato diverso…   Tra amici non si dovrebbe nemmeno Comprendere…. si dovrbbe gia’ sapere! Un amico considera di fatto con animo tollerante i sentimenti altrui. Ma se un comportamento o un modo di fare/pensare non mi sta bene…. dovrei stare zitto? Quando un amico fa una critica la fa costruttiva o almeno questa dovrebbe essere l’intenzione….poi il seme puo’ marcire, fare radici sulla sabbia o sulla terra fertile e portare l’amico ad avere almeno una riflessione… una idea di mettersi in discussione, a volte pero’ il seme torna indietro perche’ si scontra con un muro di gomma che lo fa rimbalzare.   Ecco ancora una volta spiegato perche’ per me la parola AMICO vuol dire qualcosa… e nella mia mente bacata ho addirittura una specie di classificazione delle “persone”: indifferenti conoscenti amici e… Amici.   Dove sta la differenza? in quella A maiuscola quella A che si avvicina e molto alla A di Amore…quella sottile differenza che permette di far si che tu sia disposto ad avere COMPASSIONE del tuo Amico o meglio ancora dell’uomo o della donna che ti sono davanti e che magari, di colpo si spogliano l’anima e te la fanno vedere e tu ti ritrovi pronto a “rischiare” qualcosa pur di non perdere quell’anima, ti ritrovi pronto a spogliarti anche tu…col rischio di non avere difese e affondare un colpo mortale all’altro, o riceverne uno.   In tutta onesta’ devo dire che non sono poi molte le persone da cui e per cui sarei disposto di dare o ricevere un colpo mortale.