Se potessi scrivere una recensione

Sara

Si sa, coi se e coi ma la storia non si fa… Però con i SE Sara Magnoli ha fatto una trilogia:   Se un cadavere chiede di te Se il freddo fa rumore Se è così che si muore   Tre storie, tre gialli, 4 cadaveri, una protagonista (e mezzo). Una scrittura che nel primo libro è molto “solista” per diventare, nel terzo romanzo, “corale”, non è più solo la voce della protagonista Lorenza Maj (giornalista) a parlare ma, man mano, anche quella del vicequestore Luciano Mauri oltre a quella delle vittime e dei vari co-protagonisti dei romanzi stessi. Personaggi che entrano nell’anima, perché caratterizzati nel loro essere, con le loro vite, i loro sentimenti e le loro paure, i loro amori i loro pensieri. Vite che si rincorrono, incrociano, si allontanano e si riavvicinano mentre sullo sfondo storie di drammi familiari (se un cadavere chiede di te), violenza psicologica sulle donne (se il silenzio fa rumore) e tratta di esseri umani (se è così che si muore) portano il lettore ad andare oltre la storia, a porsi delle domande che non sono solo “chi è l’assassino”. Forse un uomo non sarebbe stato capace di dipingere così bene i pensieri delle donne (o forse sì) ma sicuramente Sara Magnoli ci è riuscita, dando anche uno spessore psicologico ai suoi libri, accarezzando drammi che sono nel nostro quotidiano ma a cui spesso non vogliamo pensare.Drammi ” della porta accanto” per i quali, almeno in questi libri (ma anche in Dark Web – romanzo per ragazzi sul sexthing), la porta rimane aperta, permettendoci di guardare dentro.

Quel senso di inquietudine

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E poi ti assale quel senso di inquietudine: umore grigio come il cielo di questa giornata d’ottobre e anima umida come nebbiolina leggera. Impotente di fronte a scelte incomprensibili resti tra l’accettare, l’incazzarti, l’andartene o l’attendere. Stanco di parole al vento e di promesse non mantenute per paura od orgoglio. Stanco d’attendere un “proviamoci” al posto di un forse. Stanco di pensare per due, trovandosi di fronte ad un uno. Chiaro il percorso nella mente, chiaro l’obiettivo e le eventuali rinunce, oscuro il capire se quanto credi è recepito da chi non dovrebbe nemmeno chiederti le priorità. Ed una malinconia s’insinua nelle vene… lasciandoti come dopo un pianto senza lacrime

Pensieri di prima mattina

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Passano diversamente uguali questi ultimi giorni, scanditi da notizie e da orari, da sorrisi e affaticamenti. Si perdono le date e i riferimenti, cercando la luce in fondo al tunnel, avvicinandosi ad essa, con la paura di ostacoli imprevisti. Preghiera, fede, comunione, bene comune, speranza, pensieri positivi, dita incrociate… attendendo una data, un pronunciarsi che arriverà quando non te lo aspetti. Lotto, lotta, lottiamo ogni momento…piú dura è la prova, piú grande sará la gioia una volta superata.

E quando sei li…

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E quando sei li ad augurarti che il telefono non suoni, a sperare che pian piano tutto si sistemi, a chiedere l’auto di chiunque possa esprimere un pensiero, una preghiera… E quando sei li che non dormi la notte… E quando sei li che mangi poco e vivi male… E quando sei li che i tempi sono scanditi “dagli orari delle visite”… E quando sei li che attendi una parola “buona” da un “camice”… E quando sei li che non sai più a cosa pensare… Riscopri la vera verità… bisogna vivere e non sopravvivere, perché tutto può finire in un attimo, senza se e senza ma… Trovi la forza di andare avanti, col sorriso e la spreranza… Capisci che devi “lottare” (almeno) per e in due.

Sul ponte sventola bandiera bianca

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E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)” Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca. Sul Ponte Sventola Bandiera Bianca! No, non è un omaggio a Franco Battiato ma semplicemente un prendere atto della situazione. Dopo due mesi dalla mia richiesta di collaborazione per il “nuovo libro” non ho avuto alcun riscontro se non di un paio di persone. Probabilmente, anzi sicuramente, sarò stato poco incisivo io o non son riuscito a spiegarmi bene oppure semplicemente la proposta non interessa; in ogni caso il risultato è lo stesso… nessuna o meglio poche risposte. QUINDI? Quindi semplicemente mi si presentano 2 possibilità: RINUNCIARE PROSEGUIRE AUTONOMAMENTE Dato che non sono un tipo che rinuncia facilmente, molto probabilmente l’opzione scelta sarà la seconda… ma con tempi, modi tutti da verificare… Dovrò anche ripensare all’idea di “condividere” tutto… la mia era un’idea per, appunto, condividere il come fare per autoprodursi un libro (magari a costo zero), che strumenti usare, che passi seguire… Se mai pubblicherò questo libro per me sarà il quarto (oltre ad un quinto – per beneficenza – di cui ho seguito tutte le fasi) e… so già cosa e come farlo… Ora lascio sventolare la bandiera… prima o poi qualcuno o qualcosa mi farà prigioniero.   E alla fine, dopo 2 anni, ho fatto da solo. Da maggio è disponibile il mio nuovo libro “Anima Nuda 2 (senza titolo e non)”

Lettera inedita di Primo Levi ad una bambina

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25/4/83 Cara Monica, la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritta nel libro che conosci. Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto Primo Levi   Articolo completo: http://www.lastampa.it/2015/01/23/cultura/gli-avevo-chiesto-come-potevano-essere-cos-cattivi-yujG71cq0e9HlC0SBwQMGP/pagina.html

“ode al silenzio”

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C’è il silenzio dopo parole arrabbiate,c’è il silenzio dei pensieri, c’è il silenzio degli innamorati, c’è il silenzio dell’abbandono, c’è il silenzio della neve che cade, c’è il silenzio della notte e quello della morte. C’è il silenzio della lontananza, c’è il silenzio del dubbio, c’è il silenzio dell’ignoranza, c’è il silenzio del “deserto”, c’è il silenzio della preghiera, c’è il silenzio dell’anima, il silenzio voluto, il silenzio dovuto, quello cercato, quello imposto. E poi c’è il silenzio da ascoltare, quello che urla, quello che avvolge, quello che adombra, spera, grida, quello che ti fa sorridere, piangere, sperare…   Silenzio… chi lo ama… chi lo odia… chi lo cerca… chi lo evita…   Shhhhhhhhhhhhh…. silenzio….  

Disquisizione semiseria sugli Haiku

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Gli Haiku Wikipedia L’haiku è un componimento poetico nato in Giappone, composto da tre versi per complessive diciassette sillabe. Cascina Macondo 1) HAIKU – definizione di Cascina Macondo L’ Haiku è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe. Deve contenere il Kigo (un riferimento alla stagione) o il Piccolo Kigo    (un riferimento ad una parte del giorno) 2) SENRYŪ – definizione di Cascina Macondo Il Senryū è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 – 7 – 5  sillabe che non contiene il Kigo, né il Piccolo Kigo.   3) HAIKAI – definizione di Cascina Macondo L’ Haikai è un componimento poetico rigorosamente composto di tre versi rispettivamente di 5 –7 –5  sillabe con connotazione decisamente umoristica, comica, demenziale. Può o no contenere il Kigo o il Piccolo Kigo.  Non bisogna confonderlo con l’haiku pervaso dallo stato d’animo Karumi (la delicatezza, la leggerezza, l’innocenza, il piccolo sorriso, la piccola ironia, il piccolo umorismo, la visione leggera, fanciullesca, libera dal peso della cultura e della tecnica). Nell’haikai  la connotazione umoristica è decisamente marcata.   Isoladellapoesia.com L’haiku è un componimento poetico la cui struttura tradizionale è formata solo da tre versi, rispettivamente di 5-7-5 sillabe, per un totale dunque di 17 sillabe. Si tratta di una delle forme più importanti, e probabilmente più conosciute all’estero, di poesia tradizionale. Creato in Giappone nel secolo XVII, l’haiku ha come soggetto scene rapide ed intense che rappresentano, in genere, la natura e le emozioni che esse lasciano nell’animo dell’haijin (il poeta)   Filosofipercaso.it Nella letteratura giapponese, gli haiku rappresentano una parte molto importante nella cultura nipponica. Il compito di base e’ di testimoniare la verità, tornando ad un linguaggio puro semplice e istintivo. L’energia vitale si svela alla mente priva di schemi e pregiudizi . Nella loro semplicità esprimono l’esigenza dell’uomo di essere tutt’uno con la natura. La poesia haiku, và sempre interpretata come testimonianza di una visione , la propria visione.   E si potrebbe continuare a riportarne altre definizioni, ma non mi sembra il caso. Iniziamo con lo stabilire dei punti fermi: L’haiku nasce in Giappone nel XVII secolo ed e’ un componimento di 17 sillabe diviso su 3 strove di 5 – 7 – 5 sillabe. L’haiku classico, al suo interno prevede l’inserimento del Kigo o del piccolo Kigo (riferimento esplicito o implicito alle stagioni o alle parti del giorno). L’haiku “rappresenta quello che accade mentre accade”. Inutile affermare che questo tipo di poesia nasce e si sviluppa all’interno di una cultura Buddista Zen: la semplicita’, la ricerca, quel desiderio di spingere lo sguardo oltre alle semplici parole sono le caratteristiche degli haiku.. E’ quindi una poesia facile? No, assolutamente. Proprio per quanto detto poc’anzi: la semplicita’ e’ solo nella “forma”, mentre il contenuto porta ad esplorare l’animo umano mettendolo a confronto con quello che lo circonda.   Uno studioso zen di haiku  una volta ha affermato “Davanti allo stupore e al silenzio anche 17 sillabe possono essere troppe”: e’ proprio questo il senso dell’haiku, parole come pennellate, segni leggeri ed essenziali, nulla lasciato al caso, ma al contempo nulla di superfluo. E’ con questo intento che mi sono accostato a questo genere di poesia, che mi e’ stata fatta conoscere da un “amico di web”. Probabilmente, volendo essere precisi, i miei componimenti spaziano dall’haiku al senriu o, se si preferisce, si potrebbero definire haiku moderni (essendo che alcuni non parlano del legame Natura/Uomo); nonostante cio’ lo spirito che mi porta a scrivere questi haiku e’ quello descritto in precedenza.   Come accennato prima l’haiku ha anche una “cultura moderna” o, a mio avviso, occidentalizzata, se posso considerare haiku anche componimenti che non abbiano il kigo o il piccolo kigo, mi riesce difficile accettare come haiku componimenti che dalla regola 5/7/5 sono passati alla regola “quanto/mi/serve”. Certo puo’ capitare (e vi sono studi che supportano questa teoria) che si tolga o si aggiunga qualche sillaba per mantenere il senso della poesia, ma restano eccezioni, non un sistematico infrangere delle “regole”.   Come ultima considerazione poi, vorrei ricordare che  gli haiku sono insegnati anche nelle scuole (p.e. Usa e Marocco) ed e’ proprio dai componimenti dei bambini che spesso riusciamo a ritrovare (soprattutto in occidente) quella semplicita’ che deve caratterizzare l’haiku, facendo in modo di ribaltare le nostre convinzioni fino a considerare “maestri” chi e’ si’ privo di cultura ma anche di quelle “architetture ideologiche” che portano l’uomo istruito a non riuscire a spingere lo sguardo oltre a quello che risulta apparente.     Curiosita’   Un personaggio dei romanzo It di Stephen King, da ragazzino, scrive su una cartolina un haiku per conquistare la ragazzina di cui è innamorato, il cui testo è: Brace d’Inverno I capelli tuoi Dove il mio cuore brucia   Anche Ian Fleming  si cimenta in un Haiku (nella concezione moderna) infatti il libro “Si vive solo 2 volte” fa proprio riferimento ad un Haiku che Bond compone su invito del Tigre: ”Si vive solo due volte una volta quando si nasce e una volta quando si guarda/la morte in faccia”   Contro decalogo per scrivere gli Haiku (http://oradistelle.altervista.org) 1. L’haiku NON è una sentenza, un giudizio o un commento con scopi didattici o morali, né tantomeno è un qualunque pensiero frazionato in tre versi. 2. L’haiku NON è un quadretto pittoresco da incorniciare con belle parole… 3. … e NEPPURE la generalizzazione di una situazione; l’attenzione, infatti, va focalizzata su un evento, un luogo o un momento particolare, poiché catturare la natura delle cose è l’essenza dello haiku. 4. NON è una summa filosofica, ma deve comunque avere una sua profondità. Un buon haiku non è piatto, ma pluridimensionale. 5. Lo haiku NON è una dimostrazione di artifici retorici, né un gioco. 6. L’haiku NON deve per forza trattare del primo oggetto che ci compare sotto gli occhi (per quanto bello o brutto esso sia) o della prima idea che ci viene in mente. L’haiku dovrebbe esser frutto della riflessione (ossia: l’ispirazione deve

Appello

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Chiedo cortesemente a chiunque abbia letto Fotografie di Pensieri e non l’abbia ancora fatta a pubblicare una propria recensione sul sito dell’editore a questo indirizzo “http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=7761&formato=6539“. (stessa cosa si puo’ fare per Haiku a questo indirizzo http://ww7.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=15146 – ma in questo caso ne servono molte di piu’ di 6)   Al momento ho 5 recensioni, se dovessi superare le 11 avrei pubblcita’ nei libri piu’ recensiti. Grazie Brazir

Celentano

So che mi attirero’ le ire di qualcuno (o di molti) e premetto che: 1) Non me ne frega nulla se qualcuno si offendera’ 2) Per impegni personali ieri non ho sentito il discorso di Celentano ma ho letto i commenti che ho trovato online; comunque volevo dire al sig. Celentano che: “Non sono d’accordo con le tue opinioni, ma difenderò sempre il tuo diritto ad esprimerle.  Voltaire” Cio’ nonostante pero’ non capisco perche’ debba pagare per permetergli di espiremere le sue opinioni. E non venitemi a dire che li dona in beneficenza perche’ anche io son capace di fare beneficenza se mi danno 350 mila euro (o 700 se fa piu’ sere); se avesse voluto fare beneficenza (che per inciso solitamente si fa ma non si dice) avrebbe potuto farla PRIMA e intascarsi il compenso… Altra cosa che non capisco e’  poi perche’ un cantante (perche’ di questo si tratta) debba fare la morale… capisco un comico che possa fare satira (vedi Luca e Paolo) ma non capisco predicozzi (condivisi o meno) da un cantante… Certo che se poi paragoniamo l’intervento con quello di Benigni (che non apprezzo manco lui appieno)  l’anno scorso…. CHE NOSTALGIA!!!

Propositi…

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Quest’anno non ho fatto bilanci… e nemmeno propositi…di certo non è andato tutto bene… ma non posso nemmeno dire che è andato tutto male… Diciamo che è andato…forse son riuscito a “vivere” un po’ più intensamente alcuni momenti che prima lasciavo correre, ma non ne sono nemmeno tanto sicuro. Non ho vinto, ma non ho nemmeno perso. E’ “solo ” passato un altro anno.. e quello che viene mi porta verso gli “anta”… Ho trovato online dei “propositi” universali, immodestamente mi son permesso di tradurli… penso che questi possano diventare gli obiettivi di quest’anno, almeno per me.    

Arrivederci Facebook

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In vena di velocita’, essenzialita’ e di cambiamenti, ho deciso di “togliere” momentaneamente il collegamento con Facebook. Pur restando la possibilita’ di condividere su questo social network, ho tolto tutti quei collegamenti automatici. Lascio invece quelli con Twitter, forse perche’ mi piace il cinguettare….

Attesa

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Una sala vuota, ventotto quadri, un tavolo, libri e volantini. Un’ora, tra un’ora si inaugura la mostra e la presentazione di un libro, il mio libro Haiku. Preoccupato?  Forse più ansioso e in attesa. Attesa di capire cosa accadrà. Poi c’è il mescolare pittura e poesia, unire l’arte, per quanto “piccola”, almeno nel mio caso essa possa essere, ad altra arte. Solo, attendo. Tra poco non potrò nascondermi. Voglio vivere il momento, attimo per attimo, poi accada quel che accada.

Incongruenze?

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Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo Articolo 27 «Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici. Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»   << Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione >> Articolo 21 della Costituzione Italiana, comma 1 ———————————   Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., p. 24, alla lettera a) recita: «Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.» ——————————— MAH! Secondo me qualcosa non torna…

Un piccolo aiuto

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Come ogni tanto capita sono a scrivervi per avere da voi “un piccolo aiuto”. Qualche post addietro vi avevo avvisati che ora i miei libri sono editi da photocity; orbene, nel cambiamento ho notato che ora si possono inserire le recensioni. Sono quindi a chiedere a tutti quelli che hanno letto FdP e Haiku di scrivere una recensione sul sito dell’editore, mentre chiedo a tutti quelli che ancora non li hanno letti di ordinalrli e… recensirli :-).   Grazie!

Noi, poveri “ragazzi” degli anni 80 e la tv – prima parte

Oggi, vorrei iniziare a parlare della mia generazione. Quella nata sul finire del boom economico italiano del secolo scorso, che ha passato l’infanzia nella “crisi” degli anni ’70 e l’adolescenza e la giovinezza negli anni ’80. Quella generazione che è “nata” assieme alla televisione in tutte le case e che ne ha visto il passare dal bianco e nero al colore. Già, la televisione…. ma vi rendete conto di quanto abbia potuto “traumatizzare” e indirizzare male? Già dal mattino ci facevano prima vedere un immagine più o meno come queste:   Con un BIIIIIIIIIIIP di sottofondo continuo e fastidiosissimo, per poi ipnotizzarci con video in loop dell’apertura delle trasmissioni:   Immagini fisse e colorate… poi “loop” di disegni geometrici… che fosse tutto organizzato da qualche “ipnotizzatore”? Poi, spesso partiva un filmato, sempre e solo musicale, dove ci venivano raccontate varie scene esterne di una famiglia, io ricordo la visita allo zoo… Infine, se tutto andava bene, iniziavano finalmente le vere trasmissioni, a meno che non partisse l’immancabile “intervallo”: Musiche rilassanti, certo, ma che a noi bambini facevano restare come “ebeti” in attesa di quello che veniva dopo…. E cosa veniva dopo? Ma i cartoni animati! E qui si apre un mondo a se’ stante… Heidi: sfortunata bambina rimasta orfana che vive col nonno in una baita e a cui “le caprette fanno ciao”, che ha come amici “mu mu, cip cip, be be”, che vive dove la “neve candida come latte di nuvola”, che canta lo jodel col suo nome: “Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi – Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi, Holalaidi -Ho-la-lai-di, Lai-di, Lai-di, Lai-di, Ha-ho” e che si fa i “trip” sulle nuvole: Remì: Altro bambino sfortunato, che va in giro per il mondo suonando l’arpa e facendo ballare “la scimmietta e il cane”, non ha una casa ma a cui basta un pote, e chissenefrega se non mangia, l’importate è stare in compagnia!! Candy Candy: altra bambina sfortunella che però è allegra, simpatia, zucchero filato, che non è mai sola nemmeno nella neve più bianca e alta (come latte di nuvola???), che gira sempre col suo gatto…e che, assieme a Georgie (che corre felice nel prato…) ha sdoganato il rapporto incestuoso tra fratelli (la prima che è interessata a Terence il quale sembra però più interessato a Antony – non poteva mancare l’omosessualità –  mentre la seconda viene “scaldata” dal corpo del fratello sul suggerimento dello zio…).   La lista però DEVE assolutamene continuare: che dire di Pollon, la figlia di Zeus prima pusher dichiarata che andava in giro a dispensare una polverima magica che sembra talco ma non è serve a darti l’allegria? Se lo lanci o lo respiri ti da’ subito l’allegria??? E che dire di Spank? Cane innamorato di una gatta? E di Lady Oscar, prima trasgender mondiale e anticipatrice delle donne nell’esercito? Questa tipetta il cui padre voleva un maschietto è diventata nientemeno che capo (non capa!!!) delle guardie reali, Altro che drag queen o Vladimir Luxuria! Nello stesso filone non va’ però dimentico/a RANMA cui bastava dell’acqua per passare da uomo a donna…. Se prima abbiamo parlato di omosessualità maschile, per par condicio dobbiamo ricordare Sailor Moon che ci ha fatto conoscere con largo anticipo le coppie di fatto (Sailor Uranus e Sailor Neptune). Capitolo a parte per Puffetta, unica fanciulla in mezzo a una miriade di omini blu… un inno alla promiscuità, chissà chi saranno i padri dei baby puffi!!! Altra menzione speciale va fatta per tutti quei cartoni che “incitano” alla violenza sulle donne: “Mimi’”, Jenny la tennista”, “Maya” che, più o meno volontariamente venivano vessate e maltrattate da allenatori, compagni, registi… Ma per concludere questa prima parte, vorrei segnalare l’incubo dei maschietti: Venus e i suoi missili fotonici, potete capire il “trauma” nel vedere cosa erano e da dove partivano i missili? Trauma superato (a aumentato) abbondantemente anni dopo con l’avvento di …ma questa è un’altra storia e soprattutto un’altra puntata…. P.s. Potete ora iniziare a capire perchè la mia generazione è così “complessata”??? つづく

Ligabue, Un colpo all’anima

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Testo Un colpo all’anima Luciano Ligabue Tutte queste luci tutte queste voci tutti questi amici tu dove sei!? Tutto questo tempo pieno di frammenti e di qualche incontro e tu non ci sei… Tutte queste radio piene di canzoni che hanno dentro un nome ecco chi sei..! Non ti sai nascondere per bene Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è sempre un colpo all’anima Tutto questo posto forse troppo visto deve avere un guasto tu non ci sei tutte quelle case piene di qualcuno e fra quei qualcuno tu con chi sei!? tutte queste onde pronte a scomparire resta solo il mare quanto ci sei non ti sai nascondere davvero… Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è sempre un colpo all’anima quante volte sei mancata quante volte mancherei un colpo al cerchio ed un colpo all’anima Quante volte sei passata quante volte passerai e ogni volta è un colpo sordo all’anima Quante volte sei mancata quante volte mancherai un colpo al cerchio ed un colpo all’anima all’anima E’ Ligabue. E’ tornato. Dopo 5 anni d’attesa. L’11 Maggio uscirà il nuovo album. Ma… Ma sinceramente mi sembra (almeno in questa canzone) che abbia fatto un bel “compitno”. Nulla di nuovo sotto il sole, ma nemmeno sotto la pioggia. Che forse ora le cose migliori le faccia quando scrive per gli altri? (Mannoia, Elisa giusto per citare 2 esempi). La canzone è carina, si fa ricordare, sicuramente radiofonica ma…. ma mi sa tanto di già sentito. A ditanza di poche ore su youtube si trovano già tanti video amatoriali di cover…. Non lo so, non mi convince fino in fondo. Sarò nostalgico ma il “primo Liga” diciamo quello dei primi 10 anni di carriera era un’altra cosa. Un pugno allo stomaco… una sorpresa continua…ora è un lento ripetersi din un solito clichè con qualche sprzzo di “botta di vita”. Insomma a mio modesto modo di vedere un singolo per “salvarsi la pelle” (e pararsi qualcusa d’altro) rincorrendo vecchi “sogni di R&R”

Un articolo della Ginzburg del 1988

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Un argomento ancora attuale: Il crocefisso nelle scuole (e negli uffici pubblici). Trovo particolarmente interessante queste argomentazioni a cui penso che ogni mio commento sia superfluo: “Dicono che il crocifisso deve essere tolto dalle aule della scuola. Il nostro è uno stato laico che non ha diritto di imporre che nelle aule ci sia il crocifisso. La signora Maria Vittoria Montagnana, insegnante a Cuneo, aveva tolto il crocefisso dalle pareti della sua classe. Le autorità scolastiche le hanno imposto di riappenderlo. Ora si sta battendo per poterlo togliere di nuovo, e perché lo tolgano da tutte le classi nel nostro Paese. Per quanto riguarda la sua propria classe, ha pienamente ragione. Però a me dispiace che il crocefisso scompaia per sempre da tutte le classi. Mi sembra una perdita. Tutte o quasi tutte le persone che conosco dicono che va tolto. Altre dicono che è una cosa di nessuna importanza. I problemi sono tanti e drammatici, nella scuola e altrove, e questo è un problema da nulla. E’ vero. Pure, a me dispiace che il crocefisso scompaia. Se fossi un insegnante, vorrei che nella mia classe non venisse toccato. Ogni imposizione delle autorità è orrenda, per quanto riguarda il crocefisso sulle pareti. Non può essere obbligatorio appenderlo. Però secondo me non può nemmeno essere obbligatorio toglierlo. Un insegnante deve poterlo appendere, se lo vuole, e toglierlo se non vuole. Dovrebbe essere una libera scelta. Sarebbe giusto anche consigliarsi con i bambini. Se uno solo dei bambini lo volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un bambino che desidera un crocefisso appeso al muro, nella sua classe, bisogna ubbidire. Il crocifisso in classe non può essere altro che l’espressione di un desiderio. I desideri, quando sono innocenti, vanno rispettati. L’ora di religione è una prepotenza politica. E’ una lezione. Vi si spendono delle parole. La scuola è di tutti, cattolici e non cattolici. Perchè vi si deve insegnare la religione cattolica? Ma il crocifisso non insegna nulla. Tace. L’ora di religione genera una discriminazione fra cattolici e non cattolici, fra quelli che restano nella classe in quell’ora e quelli che si alzano e se ne vanno. Ma il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E’ l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo forse smettere di dire così? Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. E’ muto e silenzioso. C’è stato sempre. Per i cattolici, è un simbolo religioso. Per altri, può essere niente, una parte dei muro. E infine per qualcuno, per una minoranza minima, o magari per un solo bambino, può essere qualcosa dì particolare, che suscita pensieri contrastanti. I diritti delle minoranze vanno rispettati. Dicono che da un crocifisso appeso al muro, in classe, possono sentirsi offesi gli scolari ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato, e non è forse morto nel martirio, come è accaduto a milioni di ebrei nei lager? Il crocifisso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e dei prossimo. Chi è ateo, cancella l’idea di Dio ma conserva l’idea dei prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. E’ vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Tutti, cattolici e laici portiamo o porteremo il peso, di una sventura, versando sangue e lacrime e cercando di non crollare. Questo dice il crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo ai cattolici. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Sono il contrario di tutte le guerre. Il contrario degli aerei che gettano le bombe sulla gente indifesa. Il contrario degli stupri e dell’indifferenza che tanto spesso circonda le donne violentate nelle strade. Si parla tanto di pace, ma che cosa dire, a proposito della pace, oltre a queste semplici parole? Sono l’esatto contrario del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci pensiamo sempre, trovando esattamente difficile amare noi stessi e amare il prossimo più difficile ancora, o anzi forse completamente impossibile, e tuttavia sentendo che là è la chiave di tutto. Il crocifisso queste parole non le evoca, perché siamo abituati a veder