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Abbiamo tutti in fondo bisogno di ascoltare il nostro silenzio. Forse pochi lo ammettono ma prima o poi, quello che i “nonni” chiamano esame di coscienza, ci “tocca”.
Magari non tutte le sere prima di addormentarsi, quando la vita diventa sogno e il sogno prende vita, magari non davanti a fatti eclatanti che possono sconvolgere l’esistenza, pero’ arriva il momento di cercare, deisderare, pretendere, di ascoltare il proprio silenzio.
Siamo sempre tutti pronti a commentare, additare, giudicare gli altri, ma quanto e’ difficile farlo con noi stessi?
Un “gioco” che mi e’ sempre piaciuto fin da bambimo e’ quello delle “scommesse/penitenze”, primo per la sfida in se stessa, secondo per la sana e naturale competizione che avviene quando c’e’ qualcosa in palio; bene, dicevo, che fin da piccolo quando, in caso di vittoria, dovevo decretare la penitenza di qualcun’altro veniva fuori il massimo della mia perfidia: “La penitenza? Trovatela da solo”.
Gelo, freddo… la persona che avevo davanti si trovava e si trova tutt’ora spiazzata, scegliersi la penitenza e’ ancora piu’  difficile che farla! Se si sceglie qualcosa di semplice, in cuor proprio si sa che non e’ una vera peniteza, scegliere qualcosa di estremamente duro mica e’ facle.
Che c’entra tutto questo col discorso? Semplice, anche in quel caso bisogna ascoltarsi.
Non si puo’ mentire a se stessi, non ci si riesce… e’ impossibile. E’ proprio verso noi stessi che le nostre critiche diventano ancora piu’ pesanti, feroci, taglienti.
Non ci sono maschere, non ci sono balle da raccontare. Il nostro essere parla di noi.
Eppure arriva quel momento, quell’attimo in cui ognuno di noi cerca il silenzio!
Abbandonato in riva al mare resto zitto ad ascoltare la natura: le onde scivolano lente a intervalli regolari, un gabbiano garrisce volando, una barca a motore si allontana verso l’orizzonte, il vento agita i rami facendo sentire il suo fruscio, dei bambini ridono sulla sabbia. Sento il battito del mio cuore e il mio lento respiro, ho quasi la sensazione di sentire pure i pensieri formarsi.
E l’anima grida, in silenzio.
Pretende attenzione, la mia! Quante cose ha da dirmi, o da ricordarmi. Chiudo gli occhi, sembra notte. Mi affronto in questo improvvisato ring senza arbtro, spettatori, non ho nemmeno nessuno all’angolo. Mi affronto allo specchio, ogni mossa rifatta uguale e contraria. Mi attacco se attacco, mi difendo se difendo.
Nudo verso la meta,  alla ricerca della mia assoluzione.

Deserto

Quanto è difficile
silenziare,
rimanere in presenza
di se stessi,
affrontarsi!
Quanto è bello
scontrarsi con il nulla, con sé;
quel silenzio irreale,
f
reddo e caldo allo stesso
contempo.
Silenzio, lasciatemi qui nel mio
Deserto.
14/12/1989

Shhhhh, Silenzio….
Non ho ancora finito di parlarmi e ascoltarmi, ascoltando il silenzio e penso che mai smettero’ di farlo.
L’uomo, perennemente insoddisfatto e costantemente alla ricerca di qualcosa; eppure quelle onde, quel gabbiano, quella barca… non sono gia’ tutto? O quasi?.
Pensieri che si attorcigliano e si accavallano.
L’uomo, unico essere dotato di intelletto, è il primo essere a spezzare il perfetto equilibrio del mondo e, bene o male, anche io sono un uomo…

Prima foto: da www.nikonclub.it – foto di manuela innocenti
Seconda foto da: http://www.arabia.it/

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